• Non ci sono risultati.

La disputa sulla fisiognomica tra Lavater e Lichtenberg

L'alienismo e la rappresentazione delle passioni tra fisiognomica e patognomica

3.3 La disputa sulla fisiognomica tra Lavater e Lichtenberg

Abbiamo ora tutti gli elementi necessari per affrontare la teoria di Johann Kaspar Lavater: nato e vissuto a Zurigo, ebbe una rigida formazione religiosa e svolse una fervida attività di moralista. Il suo interesse per la fisiognomica fu manifestato la prima volta nel 1771 quando tenne una conferenza su questo argomento alla Società di Storia Naturale; il dibattito che ne seguì lo spinse a scrivere tra il 1775 e il 1778 un'opera dal titolo Physiognomische Fragmente

zur Beförderung der Menschenkenntis und Menschenliebe in cui esponeva in modo dettagliato

le proprie tesi. Inoltre, con l'intento di raggiungere un pubblico più vasto, la tradusse e la ampliò in francese pubblicando una nuova edizione nel 1781261.

Per comprendere a fondo il pensiero di Lavater non si può prescindere dai suoi rapporti con la religione: di una fede inamovibile, egli era fortemente convinto che Dio avesse creato tutte le parti dell'universo seguendo una medesima legge e costituendolo come un'unità armonica; era perciò possibile, osservando un singolo elemento, poter risalire a tutti gli altri, fossero essi materiali o spirituali: infatti, sempre secondo questa stessa idea, si poteva riscontrare un'unica regola che legasse in modo certo e necessario la natura allo spirito. Tutto il visibile diveniva allora la figura manifesta dell'invisibile:

Dans le sens plus étendu […] la physionomie humaine serait donc la science qui enseigne à connaître le rapport de l'exterieur avec l'intérieur, de la surface visible avec ce qu'elle embrasse d'invisible, de la matière animée et perceptible avec le principe non perceptible qui lui imprime le caractère de vie, de l'effet manifesté avec la force cachée qui le produit.262

Se ciò era vero per il mondo intero, a maggior ragione lo era per l'uomo nel quale l'aspetto esteriore era la manifestazione diretta della propria anima. Nello sviluppare tale aspetto particolare del sua teoria, Lavater sembra essere stato influenzato dalla teologia mistica di Swedenborg che aveva distinto nell'essere umano un corpo spirituale ed uno materiale. Quest'ultimo era soltanto il contenitore dello spirito e un ricettacolo di desideri libidinosi; studiando la sua forma, però, era possibile leggere al suo interno e conoscere le inclinazioni caratteriali di un individuo. Ma perché si potesse avere una lettura quanto più obiettiva 261 In questo caso sarà utilizzata l'edizione che ebbe maggior fortuna e diffusione curata da Jacques-Louis

Moreau de La Sarthe pubblicata per la prima volta in 10 volumi tra il 1805 e il 1809 e intitolata L'art de connaître les hommes par la physionomie par Lavater; nouvelle édition corrigée et disposée dans un ordre plus méthodique, précédée d'une notice hist. Sur l'auteur, augmentée d'une exposition des recherches ou des opinions de La Chambre, de Porta, de Camper, de Gall, sur la physionomie, d'une histoire anatomique et physiologique de la face.

possibile delle fattezze esteriori bisognava sviluppare un metodo attraverso cui rilevare i dati. Era necessario innanzitutto chiarire lo status della fisiognomica: se da una parte essa si poteva definire una scienza, in quanto poggiava sulla corrispondenza certa tra anima e corpo, dall'altra non tutti potevano diventare dei grandi fisionomisti; se, infatti, tutti possedevano un “senso fisiognomico” con cui giudicavano le persone basandosi sul loro aspetto esteriore, soltanto alcuni avevano un grande intuito e un genio adatto a cogliere i tratti essenziali di una fisionomia. Questo fatto, che sembrava minare la scientificità della sua disciplina poiché lasciava troppo spazio alle qualità personali a discapito di regole certe e generali, non era assolutamente un problema per Lavater:

La physionomie, comme toutes les autres sciences, peut, jusqu'à un certain point, être reduite en lois déterminées, avoir des caractères qu'on pourra enseigner et apprendre, communiquer, recevoir et transmettre. Mais, ici comme dans toutes les autres sciences, il faut beaucoup abandonner au génie, au sentiment; et dans bien des parties, la science manque encore de signes et de principes déterminés ou déterminables. De deux choses l'une, il faut ou refuser le nom de science à toutes les sciences quelconques, ou l'accorder également à la physiognomie.263

Come in tutte le scienze, dunque, anche nella fisiognomica vi era una parte che non poteva essere insegnata ma che doveva essere lasciata all'intelligenza del genio il quale, attraverso la propria opera, avrebbe contribuito a nuove scoperte e all'avanzamento della conoscenza in quel determinato campo. Inoltre, il bravo fisionomo avrebbe dovuto essere privo di deformità fisiche ed avere un irreprensibile rigore morale. Ma d'altronde, proprio in base agli stessi principi fisiognomici le due cose sarebbero state strettamente collegate.

Se lo studio delle fisionomie era una scienza, essa era allo stesso tempo un'arte: qui Lavater seguiva una distinzione presente già negli articolo “art” e “science” dell'Encyclopédie per cui il termine scienza doveva essere riferito alla teoria pura, ossia alla ricerca della verità, mentre per arte si intendeva tutto ciò che aveva a che fare con il sapere applicato264. Ed effettivamente la fisiognomica constava di una parte teorica nella quale si cercava la corrispondenza tra una determinata forma corporea ed una disposizione dell'anima, e di una parte pratica nella quale bisognava disegnare le parti del corpo analizzate descrivendole con un linguaggio quanto più preciso possibile. Riemergeva ancora una volta l'importanza del disegno. Ma che cosa e come

263 Ivi, p.269

264 L. Baridon, M. Guédron, Corps et arts. Physionomies et physiologies dans les arts visuels, Harmattan, Paris – Montreal 1999, p.77

bisognava disegnare? Innanzitutto nell'uomo tutto era fisiognomica: la mimica, la parola, i gesti e perfino la scrittura. Si potevano dunque distinguere sei fisiognomiche differenti a seconda della prospettiva da cui si osservava: vi era una fisiognomica fondamentale che osservava la struttura dell'uomo, la proporzione delle membra “sulla base di un determinato ideale di equilibrio, bellezza, perfezione265”, ossia sulla base di un canone di riferimento; una volta formulato un giudizio su questi elementi era possibile ricavare un giudizio anche sul carattere; una fisiognomica anatomica che si occupava dello studio delle ossa dei muscoli e delle interiora nel loro complesso; una fisiognomica temperamentale che studiava la composizione sanguigna, la costituzione, la temperatura, la pesantezza, la leggerezza, aridità, umidità dell'uomo da cui trarre delle conclusioni sulle sue inclinazioni caratteriali, una

fisiognomica medica che equivaleva ad un'indagine sintomatologica; una fisiognomica morale

che, a partire dai dati esteriori, indagava la propensione dell'uomo a fare il bene o il male ed infine una fisiognomica intellettuale che cercava di comprendere le forze spirituali di uomo attraverso il suo aspetto. Ma se queste sei forme si potevano far rientrare in una definizione ampia di fisiognomica intesa come sapere del rapporto tra l'interno è l'esterno, Lavater aggiungeva: “in senso più stretto fisionomia è la forma del viso, fisiognomica la conoscenza dei lineamenti del viso e del loro significato”266. Il volto rimaneva quindi l'elemento fondamentale per conoscere il carattere di un individuo. La sua raffigurazione doveva essere eseguita seguendo la concezione neoclassica, ovvero: nella rappresentazione di un oggetto bisognava eliminare tutti gli elementi spuri per coglierne la perfezione e la semplicità; tutto ciò che era accidentale veniva addirittura relegato dal fisionomo svizzero nell'ambito del mostruoso:

Distinguez soigneusement ce qui est naturel, ce qui est accidentel, ce qui est produit par des causes violentes. Tout ce qui est naturel est continu; et cette continuité est la sceau que la nature imprime à toutes les formes qui ne sont pas monstreuses; il n'y a que des accidens qui puissent interrompre l'ordre général.267

Il naturale si distingueva dal mostruoso grazie alla continuità: era dunque necessario evitare nel ritratto gli elementi discontinui. Perché ciò potesse avvenire bisognava limitarsi al disegno dei contorni:

265 J. C. Lavater, Frammenti di fisiognomica, Edizioni Theoria, Roma – Napoli 1989, p. 32 266 Ivi, p. 31

J'ai déjà dit plus d'une fois que le physionomiste ne saurait se passer du dessin. Pour acquérir dans cet art le degré d'habitude qui lui est nécessaire, il doit uniquement se borner aux contours, soit qu'il copie la nature, soit qu'il dessine d'après des bustes, des tableaux, des gravures, ou d'après tel autre modèle. Il faut qu'il sache distinguer, résoudre, simplifier et expliquer ce qui est composé confus ou vague.268

Tracciando esclusivamente il profilo di un volto si potevano cogliere i tratti essenziali dell'anima; perché esso potesse essere disegnato nel modo giusto il soggetto doveva essere colto in uno stato di massima tranquillità: le passioni costituivano infatti un elemento disturbatore dell'indagine fisiognomica in quanto alteravano le parti del viso e quindi l'immagine dello spirito. Non a caso Lavater affermava che soltanto dopo la morte era possibile trovare, tramite l'osservazione, una perfetta corrispondenza tra interno ed esterno: ciò accadeva perché, nel corpo esanime, tutte le membra si ricomponevano nelle loro proporzioni naturali. L'idea che le emozioni impedissero di risalire al vero carattere dell'anima era ripresa direttamente da Winckelmann il quale aveva raccomandato di rappresentare i corpi in uno atteggiamento quanto più calmo e sereno possibile. Le silhouettes divenivano allora uno strumento particolarmente adatto grazie alla loro essenzialità: essendo la proiezione di un profilo nero su sfondo bianco, tutti gli elementi del volto votati all'espressione dei sentimenti come muscoli, rilievi, cavità e colori venivano eliminati. Rimaneva soltanto una parte delle labbra il cui peso si poteva ritenere trascurabile. Una volta disegnata, si poteva analizzare la

silhouette scomponendola in più sezioni, delimitate da rette orizzontali, verticali ed oblique; si

sarebbero così individuate tutte le sue unità costitutive:

Mais, je le répète encore, pour bien étudier la physiognomonie, il faut revenir aux silhouettes. Choisissez-en pour cet effet de bien exactes; coupez-les de plusieurs lignes horizontales, perpendiculaires et obliques; puis cherchez les rapports de ces lignes; et, après un petit nombre d'essais faits avec soin, vous avancerez à pas de géant. Nous allons soumettre à cette épreuve un profil, par le moyen des lignes qui le partagent. Observez, en premier lieu, la déviation de la ligne (aaa), du parallélisme des lignes perpendiculaires (iii et hhh). Remarquez, en second lieu, l'angle que forme la ligne (ddd) avec la ligne (aaa), et principalement avec la section inférieure. Troisièmement, observez le triangle caractéristique qui résulte des lignes ( ddd, ff et hhh); et faites attention sur-tout à la longueur et au rapport des deux côtés de l'angle droit ( h-e), qui détermine la position du front. Quatrièmement, considérez la distance de la ligne horizontale ( eeee), à celle qui traverse la point du nez (ffff); et finalement, la distance de cette dernière ligne à celle qui coupe le point milieu de la bouche 268 Ivi, vol. V, p. 45

(ggg). Analysez ainsi les profils qui diffèrent le plus entre eux, et vous serez étonné à quel point la nature est toujours fidèle, toujours vraie, et toujours régulière.269 (fig. 8)

Ogni sezione della complessa costruzione geometrica era come una sillaba del linguaggio del volto: ognuna di esse infatti comunicava una certa inclinazione dello spirito e l'analisi dei loro rapporti e proporzioni avrebbe manifestato nella sua interezza l'anima di un soggetto. Ciascuna parte del viso, inoltre, era specializzata nel segnalare determinati significati patemici e attitudini morali: così il naso mostrava il gusto, le labbra, la mansuetudine o la collericità, l'amore e l'odio. Il mento, il tipo di sensualità; il cranio, l'intelligenza; la parte posteriore della testa, la mobilità e l'elasticità del carattere270. Ogni tipologia di individuo aveva per di più un tratto distintivo e caratteristico, esso andava estrapolato attraverso l'osservazione e la comparazione:

Se mi pongo di fronte le immagini di venti uomini di genio, quale tratto, o quali tratti, appaiono per lo più comuni a tutti? Per esempio, individuo un significativo tratto di somiglianza nella conformazione della fronte, sotto le sopracciglia, oppure nella profonda curvatura che sovrasta la palpebra superiore. […] Dopo aver eseguito queste osservazioni sperimentali sulle immagini, torno a rivolgermi direttamente all'osservazione degli uomini, e mi accorgo subito che ve ne sono molti, dotati di grande intelligenza che non recano i tratti precedentemente individuati. Ne devo necessariamente dedurre che questi non sono gli unici contrassegni dell'intelletto. D'altra parte, posso constatare che più o meno tutti coloro che recano questi tratti sono uomini sono uomini dotati di grande intelligenza.271

Il processo dell'indagine fisiognomica si svolgeva dunque in un continuo andirivieni tra la realtà e il disegno per poi stabilire quali fossero i tratti distintivi e manifesti di una determinata conformazione spirituale. Dalla citazione appena riportata si comprende anche quanto alto fosse il margine d'errore e come, ancora una volta, l'intuito e la genialità del fisionomo facesse la differenza nell'estrapolare tramite l'osservazione gli elementi essenziali; e in effetti, le varie parti di un profilo comunicavano spesso delle informazioni contraddittorie e non era facile capire quale di esse rivelasse la verità sul soggetto analizzato: ci si poteva, per esempio, trovare di fronte ad un demente che aveva alcune forme della genialità mescolate con quelle della follia; bisognava avere quindi grande perizia per arrivare alla giusta conclusione. D'altronde era necessario fare i conti anche con dei tratti impercettibili: essi lo 269 Ivi, vol. I, pp. 31-32

270 Cfr. J. C. Lavater, Frammenti di fisiognomica, cit., pp. 158-159

271 G. Gurisatti (a cura di), J. C. Lavater, G. C. Lichtenberg, Lo specchio dell'anima, Il Poligrafo, Padova 1991, p. 91

erano o perché l'occhio dell'osservatore non era abbastanza allenato o perché effettivamente non erano percepibili; in tal caso non bisognava preoccuparsi in quanto essi avrebbero seguito sempre il principio della ragion sufficiente, ossia quel principio garante della corrispondenza tra interno ed esterno:

Stando così le cose, l'inclinazione e la tensione di una qualsiasi linea impercettibile del volto, quale che sia la sua espressione, non possono essersi formate senza una ragion sufficiente, o secondo leggi diverse da quelle che determinano il lineamento più marcato o il tratto curvo più evidente. […] Il fatto che io ho questa mano, e non un'altra, rende evidente che ho anche un'anima determinata in modo del tutto caratteristico; e ciò vale per ogni muscolo, anzi per ogni fibra muscolare. Forse si trova ridicolo condurre osservazioni fisiognomiche a partire da un osso o da un dente. […] Tuttavia non posso fare a meno di pensare che il divino Creatore abbia stabilito, fra tutte le parti della macchina del corpo umano, proporzioni e analogie talmente precise che un intelletto superiore, una facoltà angelica, sarebbe in grado di determinare l'intera conformazione esterna di un corpo umano, e cioè il suo contorno complessivo, in base a un'articolazione o un muscolo.272

E qui si trova forse una delle maggiori contraddizioni del pensiero di Lavater: se effettivamente c'è una ragion sufficiente che regola non solo il rapporto tra corpo e anima ma anche le proporzioni tra le varie parti dell'intero organismo, come è possibile avere tratti del viso che veicolano informazioni contraddittorie? Una risposta del fisionomo svizzero a questa obiezione può essere trovata nelle sue considerazioni sulla corrispondenza tra la bellezza morale e quella fisica: una volta assodato che un uomo virtuoso doveva essere necessariamente bello, egli constatava che effettivamente non tutti gli uomini dotati di virtù lo erano anche di bellezza. Ciò accadeva perché i fattori ambientali avevano trasformato la sua conformazione originaria: così, la gestazione nel seno materno, l'educazione durante l'infanzia, le condizioni di vita, le malattie, la professione, il clima e molto altro ancora influivano sulla forma fisica273. Se da una parte questa si può considerare una risposta parziale in quanto tutti gli uomini avevano una storia individuale in un determinato ambiente che li sottoponeva a determinate trasformazioni e che alterava le loro proporzioni “genetiche”; dall'altra essa ci porta a considerare un altro aspetto della teoria fisiognomica, ossia l'importanza data alle parti fisse e particolarmente della struttura ossea:

Le système osseux doit être regardé comme l'esquisse du corps humain; et à mes yeux le 272 Ivi, pp. 77-78

crâne est la base, l'abrégé de ce système, de même que le visage est le résultat et le sommaire de la forme humaine en général. D'après ces principes, les chairs ne sont en quelque sorte que le coloris qui relève le dessin; et l'objet principal de mes recherches sera la forme et la courbure du crâne.274

La conformazione delle ossa, a differenza della carne e di tutte le parti molli, non poteva essere trasformata dall'ambiente circostante e dunque esse costituivano un dato certo su cui basare le proprie osservazioni. Nel fare la distinzione tra parti fisse e mobili e nell'attribuire loro un diverso valore in relazione alla capacità di manifestare il carattere dell'anima, Lavater fu quasi sicuramente influenzato da Franz Anton Mesmer il quale distingueva nell'essere naturale la sostanza e la vita; la prima era legata alla fissità mentre la seconda alla mobilità. Esse erano dovute all'attività della materia fluida universale che, nel momento in cui si fermava, determinava la costituzione delle sostanze; quando era in movimento, invece, le trasformava rinnovando o modificando le forme dell'esistente. Solo nel fisso dunque si potevano cogliere in modo esatto le forze sottostanti alla natura. Così come in Camper, la struttura ossea e la sua misurazione (particolarmente quella del cranio) assumevano allora un'importanza fondamentale; usando rette ed angoli, ad esempio, si poteva stabilire l'intelligenza di un soggetto:

La retta verticale che passa per lo zenit del profilo di una fronte e quella orizzontale che passa per il suo estremo anteriore più esterno, si incontrano formando un angolo retto; si confronti dapprima il rapporto che si stabilisce fra queste due linee e poi quello di entrambe con la diagonale che le interseca nei punti suddetti; dalle relazioni reciproche di queste tre linee è possibile, per lo meno in generale, stabilire la capacità della fronte esaminata. […] La fronte che ha la base all'incirca di due terzi più corta dell'altezza, è la fronte di un pazzo. Quanto più corta, in rapporto all'altezza verticale che la interseca, è la base orizzontale, tanto più è stupido è il soggetto; viceversa, quanto più è lunga la base, e quanto più è simile alla propria diagonale, tanto più intelligente è il soggetto.275

Partendo dai dati raccolti si sarebbe potuta compilare una tavola proporzionale contenente le caratteristiche di tutte le scatole craniche; essa sarebbe dovuta servire a mostrare il rapporto tra le varie parti del cranio e le facoltà dell'anima e a prevedere il cambiamento delle forme dai primi anni di vita fino all'età adulta276; individuando infatti le costanti della morfologia 274 J. C. Lavater, L'art de connaître les hommes par la physionomie, cit., vol. II, p. 26

275 G. Gurisatti (a cura di), J. C. Lavater, G. C. Lichtenberg, Lo specchio dell'anima, cit., pp. 161-162 276 J. C. Lavater, Essai sur la physionomie, destiné à faire connoître l'homme et à faire aimer, La Haye, 1781-

naturale, si sarebbero determinate anche le trasformazioni potenziali di un soggetto. Attraverso la ricerca delle proprietà matematiche era inoltre possibile elaborare la cosiddetta “linea di animalità”: molto simile alla scala evolutiva di Camper, utilizzava sempre l'angolo facciale per marcare sia le differenze tra le varie specie sia quelle interne ad ognuna di esse277. Se anche in questo caso l'espressione di massima intelligenza e bellezza si ritrovava nell'Apollo Pizio, il fisionomo zurighese considerava il volto del Cristo come il vero modello di perfezione: Gesù era infatti l'incarnazione fisiognomica di Dio e ogni suo tratto era espressione dell'immensa bontà e bellezza del Creatore278.

Le teorie di Lavater sollevarono un vivace dibattito e furono oggetto di numerose polemiche: il punto focale della questione ruotava soprattutto intorno al rapporto tra fisiognomica e