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La monomanie ambitieuse e la critica alla civilizzazione

Riguardo all'influenza della politica sulla teoria alienista, non si può non fare riferimento alla

monomanie ambitieuse o monomania d'orgoglio. La questione è strettamente collegata alla

critica sia della civilizzazione e del progresso come cause principali di follia sia agli eventi rivoluzionari del 1789:

Les commotions politiques, en imprimant plus d'activité à toutes les facultés intellectuelles, en exaltant les passions tristes et haineuses, en fomentant l'ambition, les vengeances, en bouleversant la fortune publique et celle des particuliers, en déplaçant tous les hommes enfantent un grand nombre de folies. […] L'influence des nos malheurs politiques a été si constante, que je pourrais donner l'histoire de notre révolution, depuis la prise de la Bastille jusqu'à la dernière apparition de Bonaparte, par celle de quelques aliénés dont la folie se rattache aux évènemens qui ont signalé cette longue période de notre histoire.127

Il momento rivoluzionario è visto come un momento di rinnovamento e di distruzione di buona parte dei valori tradizionali; e se è proprio questo sconvolgimento che permette il progresso, esso provoca anche una perdita dei punti di riferimento già consolidati. D'altro canto, la spinta verso un cambiamento radicale dello status quo stimola l'ambizione e l'orgoglio di molti a tal punto da far sconfinare questa passione dell'animo umano nella patologia. Si moltiplicano allora i “civilisateurs et régénerateurs du monde” che si credono destinati alle più alte imprese. Un tale tipo di follia era per Leuret il più difficile da guarire in quanto è fortemente radicato nel carattere dell'individuo. In effetti anche Esquirol aveva notato la difficoltà ad affrontare un'alienazione basata su un sentimento come l'orgoglio; infatti: “l'uomo divorato da questa funesta passione […] giudica e decide su tutto senza discrezione e senza prudenza; tutto ciò che è in opposizione con le sue idee è ingiusto o irragionevole; la resistenza lo inasprisce, e non fa che rinforzarlo nei suoi sentimenti.”128

126 Cfr. Ivi, p. 149

127 Cfr. J.E.D. Esquirol, Des maladies mentales...,cit., t. 1, pp. 53-54 128 M. Galzigna (a cura di), J.E.D. Esquirol, Delle passioni...,cit., p. 76

Considerazioni che molto spesso portavano alla sentenza di incurabilità.

Ma dietro la patologizzazione del progresso e di tutti coloro i quali se ne vorrebbero rendere protagonisti, albergavano motivi prettamente politici: le pagine di Leuret ed Esquirol vanno inserite in un periodo come quello della prima metà dell'Ottocento in cui si era sospesi tra il ricordo degli eccessi della Rivoluzione e la paura nei confronti delle nuove utopie. Saint- Simon morì nel 1825, l'anno di pubblicazione del suo Nuovo Cristianesimo. Fourier scomparve nel 1837 ma il suo Nuovo Mondo Industriale e Societario era già stato pubblicato nel 1829, la Teoria dei quattro movimenti era del 1808 e il Trattato di associazione domestica

e agricola del 1822. Esquirol era ancora in vita quando tra il 1832 e il 1833 le idee di Fourier

erano diffuse dalla rivista “Le Phalanstère”. In un tale clima si avvertiva chiaramente la pericolosità sociale di tutti quelli che si autodefinivano dei riformatori sulla base di questi pensieri radicali.129 Non bisogna stupirsi allora se il filosofo August Comte, a quel tempo seguace di Saint-Simon, fu considerato da Esquirol un megalomane incurabile quando nella primavera del 1826 fu ricoverato nella sua clinica privata.130 D'altronde la critica alla civilizzazione era un cavallo di battaglia di tutta l'ala conservatrice di quel tempo: uno degli autori più vicini dal punto di vista ideologico e politico al tradizionalismo esquiroliano era senza dubbio Louis De Bonald, ritenuto un capostipite del movimento reazionario francese. Dalla Théorie du pouvoir politique et religieux dans la société (1796), alla Législation

primitive (1802), fino alle Recherches philosophiques (1818) egli sviluppa un'idea di società

civile come unione indissolubile di un'anima (la religione) e di un corpo (la politica); solo in una tale condizione la natura dell'homme social si può considerare perfetta in quanto realizzata in una vita comunitaria che non ha bisogno di alcun patto sociale. Il système

révolutionnaire diventa allora un attacco alla civilizzazione poiché essa corrisponde al

mantenimento del potere monarchico legittimato dalla religione e dalla tradizione. Si ribalta dunque il concetto di civilisation elaborato dagli illuministi che era invece basato sulla perfettibilità dell'uomo e secondo cui il momento rivoluzionario era funzionale al progresso verso la perfezione. Per Bonald è la rivoluzione a distruggere la società ideale disancorando gli individui dalla loro necessaria appartenenza all'anima e al corpo della comunità.131 Si può capire allora perché Esquirol guardasse con preoccupazione a quelle che chiama commotions

politiques le cui conseguenze distruttive disorientavano la psiche dei cittadini sganciandola

dalle coordinate della tradizione. Non a caso egli sottolinea come sul piano individuale il cambiamento delle abitudini possa essere causa di alienazione:

129 Cfr. M. Galzigna, La malattia morale. Alle origini della psichiatria moderna, cit., pp. 190-191 130 Cfr. Ivi, pp. 181-186

Le besoin de se déplecer, la manie des voyages, le mal-être qu'éprouvent quelques individus lorsqu'ils sont sans occupations, le défaut d'habitudes, en laissant le coeur et l'esprit dans un vague au milieu duquel l'homme roule sans pouvoir se satisfaire, prédisposent à l'aliénation mentale; tandis que l'abandon des anciennes habitudes, la nécessité d'en contracter des nouvelles, causent la folie, et souvent annoncent sa prochaine explosion.132

Ed è proprio su una tale considerazione che la salute psichica dell'individuo e la collettività si trovavano strettamente collegati. Gli sconvolgimenti politici hanno inevitabilmente delle ripercussioni sul modo di vivere delle persone, e questi cambiamenti, il più delle volte bruschi e repentini, destabilizzano l'equilibrio della mente fino a farla precipitare nella follia. Tali considerazioni saranno alla base di tutta l'interpretazione alienista dei moti rivoluzionari che attraversarono l'Ottocento dalle agitazioni del 1848 fino alla Comune di Parigi. Brierre de Boismont definì i comunardi affetti da una vera e propria folie démagogique mentre per Morel essi non erano dei folli ma semplicemente dei monstres de l'ordre moral.133 Per meglio

comprendere il calibro della critica e quanto convinzioni politiche e alienismo fossero intrecciati, basta riportare le parole di Taguet:

De pareils propos ont été entendus et répétés maintes et maintes fois dans les réunions publiques de Belleville et d'ailleurs. Personne n'a songé, que je sache, à accuser de folie ceux qui les tenaient; plus récemment encore ces mêmes paroles ont été prononcées dans les clubs de femmes sous l'ignoble Commune. Si des hommes étrangers à la science avaient eu à examiner l'état mental de Mme A..., à cette époque, ils n'auraient pas manqué de crier hautement à la sequestration illégale et de présenter les asiles d'aliénés comme des prisons et les médecins comme des autocrates et des vendus. Quelques mois plus tard, Mme A... tombait dans un état voisin de la démence. Les observations 14 et 15 nous semblent démontrer, sans qu'il soit besoin d'insister davantage, l'influence considération de la presse radicale et des clubs sur la production de l'alienation mentale.134

Qui è evidente che l'attacco alle commotions politiques era funzionale sia al mantenimento dell'ordine costituito sia alla preservazione del potere medico nell'ambito della gestione pubblica dell'alienazione mentale. Nell'analisi di un evento specifico come la Comune di Parigi, non è più qualsiasi sconvolgimento politico a essere causa di follia ma specificatamente quello che tende verso una maggiore democratizzazione e un sovvertimento 132 Cfr. J.E.D. Esquirol, Des maladies mentales...,cit., t. 1, p. 46

133 Cfr. M. Galzigna, La malattia morale. Alle origini della psichiatria moderna, cit., pp. 193-197 134 Annales médico-psichologiques, Masson, Paris 1873, p. 62

della morale dominante; nell'osservazione clinica riportata appena prima del passo citato, infatti, l'internata Mlle A... non solo si lamenta del sequestro illegale di qualche suo compagno all'interno del manicomio ma, esponendo le sue idee politiche e religiose, denuncia il prosperare della classe militare e dei proprietari, il dispotismo di Bonaparte e la miseria dei lavoratori; a ciò aggiunge tutto il suo odio verso il clero e particolarmente verso i gesuiti. Dunque ella porta nel suo presunto delirio tutte quelle convinzioni che venivano diffuse a quel tempo dai clubs rivoluzionari e dalla stampa radicale rappresentando un pericolo per l'intera società.135

Sempre dallo stesso punto di vista è interessante notare come la critica al ruolo del medico e all'istituzione asilare si inserisca all'interno di una più ampia riformulazione politica volta a scardinare gli elementi chiave del potere vigente. Essa affonda le sue radici nei dibattiti sulla legge del 1838 e ha il suo punto focale nel diritto alla libertà degli individui. Abbiamo già ricordato nel capitolo precedente la messa in discussione della scientificità dell'alienismo e quindi la necessità di un ritorno all'interdizione giudiziaria per giustificare l'internamento. Il fatto che quasi alla metà degli anni Settanta dell'Ottocento gli alienisti sentissero ancora il bisogno di difendersi dall'accusa di essere arbitrari nelle proprie decisioni o di essere solamente un ingranaggio della macchina poliziesco-amministrativa, è il sintomo della debolezza del potere medico nonostante la sua legittimazione. Ciò emerge anche dalle parole di Taguet secondo cui Mlle A... sarebbe stata definita totalmente sana da un occhio non scientifico: una chiara riaffermazione dell'esclusività del sapere alienista la cui necessità deriva dalla sfida lanciata da altre forze intenzionate a dire la loro verità sulla follia; una sfida che si manifesterà in tutta la sua portata quando più avanti parleremo della monomania omicida e del ruolo degli psichiatri nelle corti di giustizia. Inoltre, l'osservazione appena discussa, era riportata tra i casi di lipemania accompagnata da un eccesso di orgoglio; un ulteriore sforzo da parte dell'autore nel dimostrare la stretta connessione tra l'atto rivoluzionario, l'idea fissa e un'illimitata stima di sé e dei propri obiettivi. D'altronde la categoria esquiroliana della monomania sarà ampiamente utilizzata al di fuori del contesto medico soprattutto nella letteratura e nella critica politica di stampo conservatore. Hyppolite Taine in Les origines de la France contemporaine definirà i capi giacobini affetti da una monomania fredda e furiosa:

Così si completa questo carattere [dei giacobini], simile a quello di un teologo che diventasse inquisitore. Dei contrasti straordinari si radunano per formarlo: è un pazzo che ha della logica, 135 Ibidem

e un mostro che crede avere della coscienza. Sotto l'ossessione del suo dogma e del suo orgoglio, egli ha contratto due deformità, una dello spirito, l'altra del cuore: egli ha perduto il senso comune, e ha pervertito in sé il senso morale. […] Qualificando le cose al rovescio di quelle che sono, egli ha falsato in se stesso le preziose nozioni che ci conducono alla verità e la giustizia. Nessuna luce arriva più agli occhi che considerano il loro accecamento per chiaroveggenza; nessun rimorso colpisce più l'anima che erige la sua barbarie in patriottismo e si fa dei doveri de' suoi attentati.136

L'ossessione del dogma e un comportamento eccessivamente orgoglioso erano dunque le cause di un'alterazione dell'equilibrio mentale che portava il giacobino a distorcere i dati dell'esperienza e a piegarli alle proprie idee preconcette. In preda a questa condizione patologica egli pretendeva di governare la Francia partorendo decisioni mostruose come quelle prese sotto il Terrore. Tali considerazioni illuminano inoltre sulla diffusione e sul radicamento del concetto di monomania nell'opinione pubblica anche quando, fortemente criticato negli anni Cinquanta dell'Ottocento, cadde progressivamente in disuso nella pratica medica. Esso infatti rimaneva molto utile nella critica politica in quanto era ancora un ottimo strumento per patologizzare il dissenso e giustificarne la repressione. Anche se, bisogna aggiungere, il rivoluzionario si trovò sempre in un punto intermedio tra il pazzo e il mostro morale poiché, se le sue idee dovevano passare come deliranti, gli si doveva comunque imputare la colpevolezza dei suoi gesti e delle sue parole.137 D'altro canto, secondo Jan Goldstein, la monomania riuscì ad uscire dalla sfera medica e a diventare di dominio pubblico soprattutto grazie all'ambiente culturale della neonata società borghese in cui l'esaltazione dell'individuo e delle sue possibilità di avere successo tramite i propri sforzi, alimentava le fissazioni su determinati obiettivi e costruiva percorsi rigidi per raggiungerli.138 Interessante da questo punto di vista è la caricatura di Honoré Daumier intitolata Le Charenton

ministériel: differéntes monomanies des aliénés politiques uscita sul giornale La Caricature il

31 Maggio 1832: si tratta di una satira contro il governo di Luigi Filippo d'Orleans in cui i vari ministri sono rappresentati mentre, in preda ad un delirio di potenza, si atteggiano da marescialli, censori, giudici e abati.139 Al di là del significato specifico dell'illustrazione, essa è un indizio di un certo rilievo al fine di dare una misura di quanto il vocabolo monomania e i suoi rimandi potesse essere diffuso nella società.

136 H. Taine, La rivoluzione, Treves, Milano 1921, p. 27

137 Cfr. M. Galzigna, La malattia morale. Alle origini della psichiatria moderna, cit., p. 198 138 Cfr. J. Goldstein, Console and classify, cit., pp. 161-162

139 Cfr. J. Kromm, The Art of Frenzy. Public Madness in the Visual Culture of Europe, 1500-1850, Continuum, London-New York 2002, p. 247

Ma torniamo ad Esquirol. L'analisi delle commotions politiques si basava sulla convinzione che la vita di ogni singolo cittadino è così tanto influenzata dalla comunità in cui si trova che la stessa forma di governo può incentivare o frenare il diffondersi dell'alienazione:

Si la forme du gouvernement influe sur les passions et les moeurs des nations, il ne faut pas être surpris qu'elle exerce quelque influence sur la production et le caractère de la folie. Scott, compagnon de lord Macarthney, n'a vu que très peu de fous en Chine: tous les voyageurs assurent qu'il y en a moins qu'ailleurs en Turquie, en Espagne, au Mexique; c'est, disent les Anglais, parce que ces pays gémissent sous le dispotisme qui étouffe les lumières et comprime les passions. D'un autre côté, le gouvernement républicain ou représentatif, en mettant plus en jeu toutes les passions, doit, toutes choses égales d'ailleurs, être le plus favorable à la production de la folie.140

Ancora una volta riaffiora la questione della civilizzazione: da una parte i governi dispotici, contrari ad ogni avanzamento dei lumi e della scienza, riescono a tenere a freno le passioni limitando la diffusione della follia, dall'altra i governi repubblicani e basati sulla rappresentanza popolare, generando molteplici fazioni e fomentando gli scontri per questioni politiche, eccitano le passioni e moltiplicano i pericoli per la salute. L'avanzamento della società civile, se non può e non deve essere ostacolato, deve però essere inserito all'interno di una conformazione socio-politica adeguata a limitarne gli effetti nocivi. Di qui la necessità di una monarchia e di una religione forti in grado di garantire sia la stabilità politica sia una morale pubblica adeguata. Su questa base Esquirol promuoveva la collaborazione tra l'amministrazione statale e gli alienisti per un lavoro statistico sulla popolazione al fine di monitorare le sue tendenze mentali e scongiurare così pericoli per le autorità dello Stato.141 La preoccupazione di fondo era sempre legata al diffondersi della monomania d'ambizione: “Nos convulsions politiques en ont produit beaucoup [de monomaniaques] […] Ainsi, le délire de la liberté causa beaucoup de monomanies. […] Enfin, on trouve dans les maisons d'aliénés plusieurs individus qui se croyent dauphins de France, et destinés au trône”.142 Lo scompaginarsi dell'ordine sociale e politico dopo la Rivoluzione, tutte le complicate vicende che la seguirono e l'instaurarsi della società borghese stavano eccitando l'ambizione delle persone fino a far loro credere di ricoprire le più alte cariche o di avere grandi onori. Così Leuret apriva il suo capitolo sulla monomanie d'orgueil nei suoi Fragments psychologiques: “La part de l'orgueil est si large dans la société que l'on s'étonne presque de voir les excès de 140 J.E.D. Esquirol, Des maladies mentales...,cit., t. 1, pp. 52-53

141 Cfr. J. Goldstein, Console and classify, cit., p. 158

cette passion compter au nombre des aberrations de l'esprit”143. Che la monomania d'ambizione fosse un male proprio della neonata borghesia si poteva evincere soprattutto dalla provenienza sociale degli internati. Tra il 1841 e il 1842 la maggior parte dei monomaniaci ricoverati a Bicêtre apparteneva alla classe media: vi erano cartai, stampatori, studenti di medicina e di legge, gioiellieri e uomini d'affari. Il fatto che questo tipo di patologia stava effettivamente prendendo piede lo dimostravano ancora i dati riguardanti gli alienati di Bicêtre e della Salpêtrière. Sempre tra il 1841 e il 1842, il 25% degli internati a Bicêtre erano stati riconosciuti affetti da monomanie ambitieuse, mentre alla Salpêtrière soltanto il 10 %.144 Tali numeri dimostrano come gli uomini fossero considerati più inclini a contrarre questo tipo di alienazione forse perché, avendo più possibilità di carriera avevano anche più ambizioni. Ma rispetto alle statistiche appena riportate, bisogna tenere conto di altri fattori: tra il 1826 e il 1833 gli internati a Charenton sotto la supervisione di Esquirol per circa il 45% erano considerati monomaniaci e tra il 1826 e il 1829 nel manicomio di Montpellier per circa il 23%.145 La monomania era praticamente la prima o la seconda diagnosi effettuata, sorpassata in alcuni casi dalla paralisi generale. Un così alto tasso di monomaniaci, visto che si stanno considerando gli internamenti degli anni Venti, periodo di massimo successo della nuova categoria esquiroliana, può essere solo spiegato con una propensione eccessiva da parte dei medici a riconoscere come monomani soggetti che in precedenza sarebbero stati classificati in modo differente. Inoltre la monomania era spesso ritenuta una complicazione della paralisi generale, o per meglio dire, il delirio contemporaneo o successivo alle difficoltà di parola e di movimento tipiche della patologia in questione veniva spesso considerato come monomaniaco. Lo stesso Bayle, che nel 1822 isolò la paralisi generale come forma patologica specifica, riteneva la monomanie ambitieuse un passaggio quasi costante nel decorso della malattia:

Les quatres premières observations de ce groupe, presque entièrement analogues à celles de la première série, présentent les symptômes ordinaires de la méningite chronique, savoir: dans les primiers temps une monomanie ambitieuse plus ou moins incohérente, avec ou sans agitation, accompagnée d'une paralyse incomplète commençante de la langue et des membres inférieurs; plus tard, une agitation maniaque, avec des idées ambitieuses dominantes; et dans la dernière période, un état de démence semi-paralytique très-marqué.146

143 F. Leuret, Fragments psichologiques sur la folie, Crochard, Paris 1834, p. 308 144 Cfr. J. Goldstein, Console and classify, cit., p. 161

145 Cfr. Ivi, p. 154

146 A.L.J. Bayle, Traité des maladies du cerveau et de ses membranes: maladies mentales, Gabon et compagnie libraire, Paris 1826, p. 250

Per tali ragioni lo stesso quadro sintomatologico era a volte indicato come paralisi generale a volte come monomania. Se si tiene conto di ciò e delle statistiche appena riportate, risulta evidente che la nuova categoria esquiroliana fu per tutta la prima metà del XIX secolo non solo predominante ma rappresentò anche la pietra angolare dell'edificio teorico attraverso cui venivano sistematizzate le osservazioni.

Nonostante gli sforzi di Esquirol, il governo francese non arrivò ad impiegare in modo formale gli alienisti per un controllo statistico sulle condizioni psichiche della popolazione. Le sue richieste, comunque, non rimasero del tutto inascoltate: il ministero dell'interno, infatti, inviò nel 1833 una circolare a tutti i prefetti in cui si chiedeva di raccogliere dati relativi alle cause di alienazione mentale per ogni singola località e quale fosse il numero degli alienati in proporzione al numero di abitanti. Sicuramente un caso singolo e limitato ma che dimostrava come una concezione epidemiologica della follia e della monomania in particolare cominciasse ad assumere un interesse politico ed istituzionale.