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Il denaro nell’ideologia e nella produzione letteraria di Dickens

Capitolo 4: Il nostro comune amico di Charles Dickens

4.1 Il denaro nell’ideologia e nella produzione letteraria di Dickens

Charles Dickens viene sovente indicato dai critici letterari come un esponente della corrente letteraria dell’“anti-industrialismo romantico”, derivante direttamente dall’anticapitalismo, ideologia che vede nel processo di industrializzazione l’origine dell’atomismo sociale, della disgregazione delle forme di vita comunitarie e del processo di alienazione dell’individuo, che avviene attraverso il passaggio da un lavoro manuale ed artigianale, che salvaguarda il bioritmo naturale dell’uomo, al lavoro meccanico in fabbrica, al quale l’operaio non partecipa mai realmente e che si ricollega alla perdita del valore identitario dell’uomo stesso. L’attività industriale, inoltre, provoca una trasformazione della comunità e causa forti ripercussioni sulla società: in primo luogo, esalta la frattura di classe e le distanze sociali, andando ad aumentare il fenomeno della povertà; in secondo luogo muta radicalmente il concetto di famiglia che si trasforma «da unità sintetica di produzione/consumo a semplice unità di consumo»255; infine si rende fautrice del processo di urbanizzazione dei centri cittadini, esaltando l’antitesi tra campagna e città, scaturendo un massiccio fenomeno migratorio.

Per Dickens l’impatto della rivoluzione industriale sulla società è segno «di una profonda crisi sociale, morale e culturale»256 ed infatti, secondo la sua visione, il sistema industriale non possiede alcun valore condivisibile e meritevole di essere conservato, poiché provoca esclusivamente danni tali da non poter essere attenuati da alcuna riforma o miglioria burocratica; l’unica attenuante possibile risiede nella

255 E. Grendi, L’Inghilterra vittoriana, Firenze, Sansoni, 1975, p. 4 256 Ibidem, p. 7

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facoltà umana dell’esercizio delle proprie qualità e dei propri valori (come umiltà, pietà e gentilezza) e nel rifiuto dell’accettazione della realtà industriale.

In Dickens la visione del progresso e, di conseguenza, la sua produzione letteraria si incupiscono sempre maggiormente poiché si affievolisce la speranza che la società possa di fatto migliorare.

L’opposizione al capitalismo e all’industrialismo, e la conseguente critica, sono ben visibile nella produzione dickensiana, in cui denaro e società formano un binomio indissolubile.

L’intento narrativo dickensiano non si pone, però, come meramente polemico nei confronti della società, bensì si mostra concreto poiché egli possiede la capacità di «“vedere” la realtà del suo tempo»257. Per questa ragione Dickens si pone il fine di

riuscire ad offrire un quadro vivido della realtà londinese e, di fatto, l’idea di fondo su cui si articola la produzione romanzesca dickensiana si basa sulla destinazione simultaneamente informativa, per il lettore, e di denuncia supplichevole, per i governanti: infatti le condizioni in cui versa Londra in epoca vittoriana sono devastanti e disumane: fuori dai quartieri eleganti, la popolazione si affolla in cunicoli freddi, sporchi e maleodoranti, delle vere e proprie «fogne a cielo aperto»258, che, a causa della mancanza totale di igiene, diventano tragica sede di innumerevoli decessi infantili.

La convergenza di tutti questi fattori e il forte impatto della critica sociale vanno a costituire il fondamento della tipologia narrativa del “novel realistico”259, di cui

Dickens è massimo esponente, che si basa sul «canone della verosimiglianza realistica»260. Questa tipologia narrativa prende la forma del “romanzo sociale”,

ovvero «un componimento misto di sociologia e d’invenzione»261 che unisce,

dunque, la storicità e la socialità; quello dickensiano si avvale, in particolar modo,

257 P. Bertinetti, Il romanzo inglese, Roma, Laterza, 2017, p. 48 258 Ibidem, p. 47

259 C. Pagetti, Vivere e morire a Londra, in C. Dickens, Il nostro comune amico, Torino, Giulio Einaudi Editore, 2002, p. V

260 V. Spinazzola, Le metamorfosi del romanzo sociale, Pisa, Edizioni Ets, 2012, p. 10 261 Ibidem, p. 9

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«delle conquiste del pensiero sociologico»262, ponendo «a raffronto lo status economico, morale e civile»263 della fascia di popolazione presa in considerazione, cui appartengono i personaggi di finzione delle sue opere.

Ad esempio, nel romanzo Tempi difficili, lo scrittore si scaglia duramente contro i valori culturali moderni, frutto della società industriale. Il romanzo, che inizialmente viene pubblicato a puntate sul settimanale di proprietà dello stesso Dickens, Household Words, dall’aprile all’agosto del 1854, e che poi, dato il

successo riscosso, viene riproposto in volume unico nell’agosto dello stesso anno, è ambientato nell’emblematica e fittizia città industriale di Coketown - letteralmente “Città del carbone” e si configura come un’aspra critica al materialismo e all’utilitarismo, analizzando le differenze che intercorrono tra i ceti sociali e mostrando, attraverso le vicende della famiglia Gradgrind, quali siano le conseguenze del meccanicismo industriale, che sopprime duramente qualsiasi libertà di pensiero e di immaginazione, con la disastrosa conseguenza dell’annullamento totale dell’individuo. Dickens, di fatti, scagliandosi contro la rigida pedagogia, il cui scopo è quello di indottrinare con precetti sterili ed acritici, si fa portavoce della potenza dell’immaginazione e di una tipologia educativa che, prediligendo la libera espressione artistica, è volta alla crescita personale e all’apprendimento spontaneo ed esaltando «l’energia creativa dello scrittore»264.

Per il suo primo romanzo, Il circolo Pickwick, lo scrittore trae ispirazione da una triste e dura vicenda autobiografica che nel 1824 lo vede direttamente coinvolto e che lo segnerà profondamente: il padre, John, viene imprigionato per debiti nel carcere londinese di Marshalsea ed il giovane Charles, a soli 11 anni, è costretto a lavorare alla Warren’s Blacking Warehouse, una fabbrica di lucido per scarpe; nell’opera, che viene pubblicata inizialmente a fascicoli nell’arco di 20 mesi e, nel 1836, in volume unico, Dickens rappresenta il cinismo del suo tempo descrivendo, con ironia, «la vita disperata e violenta, ma per molti aspetti pittoresca»265 di coloro

262 Ibidem, p. 10 263 Ivi

264 C. Pagetti, Vivere e morire a Londra, in C. Dickens, Il nostro comune amico, p. V 265 S. Teucci, La letteratura e il denaro

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i quali, imprigionati a causa dei debiti, una volta usciti dal carcere, rimangono così spiazzati di fronte alla pericolosa realtà del mondo che se potessero scegliere, tornerebbero nelle sicure mura carcerarie.

Oliver Twist è il romanzo dickensiano che riscuote maggior successo e che gode

tutt’oggi di grande notorietà e rappresenta uno dei primi esempi della tipologia del romanzo sociale, poiché affronta i drammatici temi dello sfruttamento del lavoro minorile nelle fabbriche, il degrado del slums, i quartieri operai, e la problematica tematica dell’ingiustizia sociale, tutte realtà vivide presenti nell’Inghilterra vittoriana della Rivoluzione industriale.

Inoltre, in quest’opera Dickens riprende i fieldinghiani temi del romanzo di formazione, seguendo il protagonista, un orfano che, fuggito dall’orfanotrofio, vaga per le strade londinesi, nei suoi tentativi di mantenere integra la propria originaria e naturale bontà e di preservarla dal male e dalle tentazioni del mondo.

Il tema della brama di possesso del denaro e della spasmodica speculazione finanziaria, frutto del capitalismo, viene affrontato dallo scrittore inglese nel romanzo Nicholas Nickleby, pubblicato originariamente in capitoli sul settimanale edito da Chapman and Hall tra l'aprile del 1838 e l'ottobre del 1839, in cui viene descritto come l’avidità distolga dai contatti umani e anche dagli affetti familiari. In nuce si può asserire che, come scrive Thomas Alfred Jackson, Dickens, prevalentemente negli ultimi romanzi, «cercava di conseguire, attraverso gli intrecci […], una struttura morale che fosse indice e simbolo di una critica etico- politica della vita di società del suo tempo»266.