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F

IRENZE

,B

IBLIOTECA

N

AZIONALE

C

ENTRALE

,M

AGLIABECHIANO

VII1348.

Cart., comp., mm. 213×145, sec. XVI, autogr., rileg. otto-novecentesca in cartone e mezza pergamena, cc. III, 194, I’. Fascc. I-V2, VI2+1 (num. autogr. riquadrata 1-6), VII-XVII2

(num. autogr. A-L, con un fasc. K), XVIII-XXIII2 (num. autografa riquadrata 1-6),

XXIV1+2 (num. autogr. riquatrata «7» sulla prima c.), XXV-XXXI2 (num. riq. autogr. «1-

7»), XXXII-XXXVII2, XXXVIII1+2, XXXIX2, XL2+1, XLI2, (i fascc. XXXVIII-XLI hanno

num. autogr. riquadrata 1-4) XLII1+2, XLIII-XLVII2, XLVIII1+2, XLIX-LI2 (i fascc.

140 I criterî da seguire per una futura edizione critica sono stati esposti sommariamente in PANNO-

LV

XLVIII-L presentano num. autogr. 1-3), LII5, LIII6, LIV-LV12, LVI16, LVII8, LVIII10,

LIX14, LX6. Provenienza: biblioteca Medicea Palatina (n. 413).

Bianche le cc. 23r, 35v, 49, 68v, 77v, 86v-87v, 97, 105v, 108v, 109-110, 113-116, 117v, 121v, 154-156, 162v, 163-164, 173v, 174-175, 186v, 187-188, 194r.

Mano del Grazzini cc. 1-105. Altra mano non identificata (α) cc. 106r-108r, che sembra stendere anche la rubrica di c. 111 («Il Lasca contro a Fr.co Bonani (che) biasmò l’Ariosto»), il cui testo (cc. 111r-112r) però, se non è una versione altamente calligrafica della stessa mano, appartiene a una mano β. I fascc. ai quali i componimenti appartengono sono costituiti da due diverse aggregazioni seriori di testi originariamente missivi. S’individuano inoltre una mano γ a cc. 117r-186r; e una mano δ a cc. 189r-194v.

Varie numerazioni alfanumeriche autografe per le serie di binioni. Una numerazione delle singole cc., più tarda e probabilmente del XVIII secolo, sostituisce quella laschiana per fascicoli.

Sulla controguardia anteriore, cartellino della biblioteca con attuale segnatura e provenienza (Med. Pal. 413); la prima c. di guardia è recente. A c. IIr, in alto a destra segnatura magliabechiana «1348», a lapis: «VII | Lasca»; alla c. seguente, di mano del sec. XVII-XVIII (la stessa mano su altri codici di provenienza mediceo palatina, come M2141):

«POESIE | DEL LASCA | E ALTRI». Note del bibliotecario sulla controguardia posteriore (datate «dicembre 1915» e firmate D.S.).

A c. 12v la seconda ottava trascritta (I, XLII) è interamente biffata e riportata nella

seguente, avventizia. Mancando tre ottave per concludere la copia del testo, trascritto in una sezione dotata di una propria segnatura fascicolare, l’autore sembra aver preferito aggiungere una carta sciolta, anziché un nuovo bifoglio che sarebbe potuto rimanere in gran parte bianco o avrebbe interferito col progetto di ‘plaquette’ che regola questo gruppo di binioni, tutti dedicati alla Guerra de’ mostri.

A c. 35r, su una carta bianca, si legge In lode del Padre Varchi, che vale come titolo dell’intera sezione.

A c. 41v il sonetto al Varchi Questo popol non vuol più tuoi sonetti s’interrompe al v. 10; con altra penna la mano del Lasca aggiunge il v. 11 e annota «Manca?».

A c. 45r tre file di punti segnalano la caduta di 3 vv. nel son. Fassi noto à ciascun

com’hoggi il Varchi. La caduta di questi versi era probabilmente già nell’antigrafo, forse

dovuta a un saut du même au même che l’autore era riuscito a riconoscere per il numero di versi (il testo è su due sole rime, contesto che spiegherebbe facilmente il fenomeno).

A c. 46r sotto il v. 19 («Egli ha di nuovo composto un Libello») è tracciata una linea orizzontale preceduta da due apici (» ») indicanti la caduta del v. 20, integrato a piè di pagina («da crepar di rider le Persone»), dove si trova, biffata, anche la rubrica «Al Medesimo», ripresa nella c. successiva, al testo della quale si riferiva. Biffati sono pure a c. 46v i primi 2 vv. del son. caudato Poi ch’e’ non può sattezzar più Garzonj, già trascritti (c. 43rv).

LVI

A c. 48v si ritrovano biffati i primi 4 vv. del son. Sempre lodato, e ringraziato sia, il cui testo prosegue regolarmente a c. 50r. La biffatura è dovuta evidentemente all’intenzione del Lasca di modificare il testo. Al v. 4 si legge infatti la lezione ma segue il

Varchi, la diritta via: rispetto alla quale le parole ma hor seguite, che seguono sotto,

rappresentano una variante evolutiva rimasta allo stadio di tentativo irrisolto. Seguono infatti, non cassate, ma staccate dall’emistichio e trascritte poco più in basso, le parole

Varchi voi (si avrebbero dunque due varianti evolutive ma hor seguite… > Varchi, Voi, che

rappresentano due stadi consecutivi facenti capo a due emistichi diversi dello stesso verso, entrambi da considerarsi incompiuti). La correttezza della ricostruzione, che il Verzone non riuscì a offrire142, è confermata dall’inserimento della c. 49, bianca, aggiunta al bifoglio

originario, che doveva servire a ricopiare a pulito il testo con i vv. corretti.

A c. 50v, in fondo, si legge Il fine delle composizionj in lode del Padre Varchj, rubrica che indica la fine della sezione.

A c. 54r il verso «o vòto, o troppo pien di fantasia» (XLVII, 4), è trascritto in interlinea, evidentemente perché erroneamente tralasciato nella prima fase di copia.

A c. 57r, in corrispondenza dopo il v. 14 del testo LII l’autore trascrive erroneamente le parole un’huom, che non sei: si tratta di una porzione del v. 17, che per questo viene depennata con un frego orizzontale e fatta seguire regolarmente dal v. 15. Un’altra ‘falsa partenza’ è anche a c. 62r, ove il Lasca scrive hai fatto gire, subito depennando. Si tratta del secondo emistichio di LVIII, 19, riportato di seguito correttamente (d’alto cadendo, hai fatto gire al basso).

A c. 68r dopo la rubrica «Al Medesimo» la c. resta bianca (anche nel verso), indice evidente della caduta di un testo.

A c. 77r (aggiunta al bifoglio originario) si legge «Seguita la Eufrosinaria | Componimentj contro à | Ser Frosin Lapinj | dal quale fui primamente ingiuriato».

Biffati i testi delle cc. 83r-85r (la prima quartina del sonetto caudato Eufrosino, io feci quel

sonetto; il madrigale, già trascritto a c. 82rv, O sommi eterni Dei; il sonetto caudato Deh, ditemi di grazia Eufrosino, anche questo già trascritto, a c. 82v-83r) per errore di

trascrizione. L’errore è sanato con l’aggiunta di una c. (ora 84rv) al bifoglio originario, ove si legge nel recto la rubrica «Al Medesimo» (scil. Eufrosino Lapini) e la trascrizione di

Eufrosino, io feci quel sonetto sul verso. Tale aggiunta e le biffature valgono a ristabilire la

correttezza della serie.

Nella sezione dedicata a Vincenzio Buonanni (cc. 89r-96v) l’ultima c. di ogni fascicolo presenta un richiamo (c. 89v «Non bastava egli»; c. 91v «Se tu fai questj»; c. 93v «Quella pace»; c. 95v, «e di fuorj a vedello»), ciascuno coerente con la seriazione dei testi.

142 A p. 33 n. della sua ed. scrive infatti: «Questa quartina, non se ne capisce la ragione, nell’autogr. fu

cancellata, pare, dal Lasca stesso». La lezione da lui proposta, tra l’altro necessita di una diversa interpunzione al v. 3 (con virgola dopo mercè: la cui mercè, non più quella d’errore, dove il sostantivo ha valore di compl. causale riferito a Giove, Saturno, Venere ed Amore del v. 2). Non si parlava ancora di varianti evolutive quando il benemerito editore dava alle stampe il suo lavoro, ma se ne parla oggi, e per questo la constitutio textus terrà conto della fatica incontrata dall’autore.

LVII

Una mano diversa da quella del Lasca aggiunge la rubrica «A M. Noferi Bracci» a c. 93v (XCIX). Altri due richiami si ritrovano nelle sezioni precedenti: c. 64v, 66v.

A c. 112v si legge un appunto di mano calligrafica (la stessa che copia le stanze cc. 111r- 112r, Sarebbe assai, che tu fussi da Siena): «dell’ortografia. f.s.n. 27. | difendino - difendano».

Contiene: lettere dedicatorie e componimenti diversi del Lasca autografi (cc. 1r- 105r); altri componimenti del Lasca apografi (cc. 106r-112r); La Gigantea di Girolamo Amelonghi, con dedicatoria a Cosimo de’ Medici (117r-153v); un capitolo A M. Lodovico

Domenichi di Andrea Lori (157r-162r); ottave anonime e anepigrafe Rodomonte

innamorato, inc. Di sdegno pien contro le Donne il fero (cc. 165r-173r); un capitolo Della

Galea di B.P. (= B[ronzino] P[ittore]) inc. Viene alla volta vostra hor la seconda (cc. 176r-

186); 20 Stanze con questo titolo sulle 2 cc. [189r, 194v] a inizio e chiusura di fasc. Incipit:

Quando l’alta cagion se stessa aprendo (cc. 190r-193r: sono attribuite a Cinzio d’Amelia

nel Magl. VII 1206, cc. 150r-154v), segue un sonetto della stessa mano Della s. Veronica

Gambara da Coreggio, Scelse da tutta la futura gente (c. 193v).

Indice dei testi laschiani:

- Lettera di dedica Allo Stradino, Fondatore, e Padre della Accademia degli Humidi (inc. Come ne piu, ne meno interviene à i Fiumi, expl. havendo, se non tuttj, la

maggior parte di loro, le corna, e la coda. Di Firenze à mezzo Maggio, del M.D.CCCCVII. Il Lasca tutto vostro), cc. 1r-2v;

- La Guerra dei Mostri (inc. Gia fè la rabbia, de’ Giganti, altera), cc. 2v-13v; - [Lamento dell’Accademia degli Humidi]143 (inc. Dall’Accademia hor ben sperar

si puote), cc. 14r-14v;

- Al Medesimo (inc. Per ch’io sia stradin mio, da voi lontano), cc. 14v-15v; - Al Medesimo. (inc. L’asso [sic], ohimè ch’io son vituperato), c. 16r; - Al Medesimo. (inc. S’io feci daddover, Padre stradino), cc. 16v-17r;

- Nella caduta di Giovan Mazzuolj; ò ver dello Stradino, ò del Consagrata (inc.

Sarai tu Febo mio si crudelaccio), cc. 17r-18r;

- Sopra il Medesimo (inc. Se tu sei Febo mio, quello immortale), c. 18rv; - Al Padre Stradino (inc. Io credetti stradin, che questa Strata), cc. 18v-19r;

- In nome di Giovan Compagni Allo Strdino [sic] (inc. Se voi volete far Padre

stradino) cc. 19v-20r;

- Dialogo, Stradino e Cavalier Nano (inc. Bambolin mio, che Dio vi benedica), cc. 20r-22r;

- Al Medesimo Stradino in nome del suo Muletto (inc. Se come volle il mio fatal

Destino), c. 22rv);

- Al Medesimo (inc. Voi ci poneste stradino, a piuolo) cc. 22v-23v; - Al Medesimo (inc. Potta ch’io non vò dir di fra Martino) c. 24rv; - Al Medesimo (inc. Io m’era stradin mio, quasi promesso) cc. 24v-25r;

LVIII

- Al Medesimo (inc. Buon prò vi faccia Padre Consagrata) c. 25rv; - Al Medesimo (inc. Hor sì può ben chiamare isventurata) cc. 25v- 26r; - Al Stradino (inc. Hor son’io certo che per l’Armadiaccio) c. 26rv; - Al Medesimo (inc. Padre stradin, tra le venture tante) cc. 26v-27v; - Al Medesimo (inc. Io vorrei greca la Casa, e ’l Podere) cc. 27v-28r;

- Lettera Al Magn.co Ms. Giovannj Cavalcantij nella Morte del Padre Stradino (inc. Poi che morto Gismondo Martelli, voi solo; expl. dubito punto che egli non ne

fusse andato la metà piu contento, e consolato nell’altro Mondo. Di Firenze alli X di Giugno M.D.X.X..X.X.I.X) c. 28rv;

- Canzone, in Morte di Giovannj Mazzolj (inc. Hora hai fatto l’estremo di tua

possa) cc. 28v-31v);

- In morte del Medesimo. A M. Francesco Ruscellai, Capitolo (inc. Standomi una

Mattina à bel diletto), cc. 31v-34v;

- Lettera (s.d.) A Ms. Benedetto Varchi in nome de L’Anima di Alfonso Pazzj (inc.

Così come nel vostro Mondo in Anima, e in corpo; expl. e pregandovi che per Firenze rinfreschiate la memoria del mio nome vi baci le Mani, e fo fine alla Presente || L’Anima d’Alfonzo Pazzj), c. 36rv;

- A M. benedetto Varchi, sonetto primo (inc. Varchi alla fè, tu hai dell’Ognissanti) cc. 36v-37r;

- Al Medesimo, sonetto secondo (inc. Varchi, se Dio ti guardi dal pan bianco), c. 37rv;

- Al Medesimo (inc. Con meraviglia e con gran divozione), cc. 37v-38r; - Al Medesimo (inc. Sì come io penso Varchi che bramiate), cc. 38r-39r; - Al Medesimo (inc. Per ch’io so che voi sete accorto, e dotto), cc. 39r-40r; - Al Medesimo (inc. Trovosse come dir tra l’Arno e ’l Tevere), c. 40rv; - Al Medesimo (inc. O Padre Varchi Socrate novello), cc. 40v-41r; - Al Medesimo (inc. Pure alla fin v’ha fatto il Ciel trovare), c. 41rv; - Al Medesimo (inc. Questo Popol non vuol più tuoi sonetti), cc. 41v-42r; - Al Medesimo (inc. A braccia aperte, e a Brache calate), c. 42r;

- Al Medesimo (inc. Non fu mai visto il più bello homaccione), cc. 42r-43r; - Al Medesimo (inc. Poi ch’ei non può sbattezzar più Garzonj), c. 43rv; - Al Medesimo (inc. Il Varchi ha fitto il capo nel Girone), cc. 43v-44r;

- In nome di Luigi Pulci Al Medesimo (inc. Se Morgante e Ciriffo Calvaneo), c. 44rv;

- Al Medesimo (inc. Il Varchi è stato gran tempo Giudeo), cc. 44v-45r; - Al Medesimo (inc. Fassi noto à ciascun com’hoggi il Varchi), c. 45rv;

- Al Medesimo (inc. Varchi, fu egli antico, ò pur moderno), cc. 45v [errore di trasposizione > Varchi, e’ fu moderno o pur antico, : Amico : ridico : Bellico]; - Etrusco, il Varchi ha mandato il ceruello, c. 46r;

- Al Medesimo (inc. Varchi, se voi volete farvj Magio), c. 46v; - Al Medesimo (inc. Varchi, io mi son creduto infino à hora), c. 47rv;

LIX

- Al Medesimo (inc. Varchi, il Cino ha la Villa posta in loco), cc. 47v-48r; - Al Medesimo (inc. Così la Fama mia sopra il Ciel saglia), c. 48rv; - Al Medesimo (inc. Sempre lodato, e ringraziato sia), c. 48v-50r144;

- In lode del Medesimo. La Cattedra dell’Accademia (inc. Dunque alla Mensa, dove

freschi, e bellj), c. 50rv;

- In lode d’Alfonso de’ Pazzi (inc. Se già gran tempo pazzo da Catene), c. 51rv; - Canzone a ballo nella Morte dell’Ambraino (inc. Pianga ogniuno à capo chino), cc. 51v-53v;

- A M. Alfonso de’ Pazzj sendo Podesta à Fiesole (inc. Lasciam da parte la

Podesteria), c. 54rv;

- Canzone non finita (inc. Su, su, Cornacchie, aguzzativi l’ugna), cc. 54v-55v; - Ecco che gli è venuto via il Francesco, cc. 55v-56r;

- A M. Alfonso de Pazzj (inc. Tu parrai tosto Alfonso una Gallina), c. 56rv; - Al Medesimo (inc. Vedi che pure hara dato in iscoglio), cc. 56v-57r; - Al Medesimo (inc. Bufolo in carne humana travestito), cc. 57v-58r;

- Al Medesimo in nome altruj (inc. Attendi intendj Lasca, il mio parlare), c. 58rv; - In nome di M. Goro della Pieve (inc. Troppo debolle, e basso, è nel Soggetto), cc. 58v-59r;

- Al Medesimo Alfonso (inc. Alfonso, tu ci hai stracco e infastidito), c. 59rv; - Al Medesimo (inc. Tu hai pur dato, Alfonso nella Ragna), cc. 59v-60r; - Fatappio bigio e magro Cerretano, cc. 60v-61r;

- Al Medesimo (inc. Tu pur solevi Alfonso), cc. 61r-62r; - Se volete del Mondo cacciar via, c. 62rv;

- In morte di Alfonso de’ Pazzi (inc. Piangi Fiorenza bella, piangi quello), c. 63rv; - In Morte del Medesimo (inc. La Gloria di Parnaso, hor vile, e scema), cc. 63v-64r; - Epitaffio (inc. Colui c’hebbe si stratta fantasia), c. 64r;

- Al Medesimo In nome di Michel’Agnol Buonarrotj (inc. Voi sete Alfonso un

solenne Uccellaccio), c. 64v;

- A Michel’Agnol Vivaldi (inc. Fra quanti fur poeti ò prima, ò poi), cc. 65r-66r; - Al Medesimo (inc. Come la sua Republica, Platone), c. 66rv;

- Al Medesimo (inc. Chi vuol vedere un che se stesso laldi), cc. 66v-67r; - Al Medesimo (inc. Vanne Vivaldi à Roma; io ti ricordo), cc. 67r-68r; - A Giovambatista Gellj (inc. Tu eri stato in sul tirato un pezzo), c. 69rv;

- In morte del Medesimo (inc. Sò dir che ’l Sol fece un bel Passerotto), cc. 69r-70r; - Così lo Igniogni, il Gallo e ’l Re piccino, c. 70rv;

- A M. Jacopo Corbinellj (inc. Un corbo, diventato Cornacchione), c. 71r; - Fra tutti gli altri Uccei, tristo e maligno, cc. 71v-72r;

- Al Medesimo (inc. Se bene à molti par che tu sii Corbo), c. 72rv;

- A Gherando Spini, da Perugia (inc. Ò del gran Turco, ò dell’Imperadore), c. 73rv;

LX

- A Gherando spini da Perugia (inc. Non so gia spina, in quanta Acqua si varca), cc. 73v-74r;

- In lode del Medesimo (inc. Di nuovo è qua lo spina comparito), c. 74rv; - A Girolamo Rucello (inc. Un tuo Vocabolista, ser Rucello), c. 75rv; - Al Medesimo (inc. Com’hai tu tanto ardir, brutta Bestiaccia), cc. 75v-76v; - A Ser Frosin Lapini (inc. Com’esser può che voi insegniate Greco), c. 78rv; - Al Medesimo (inc. Pensando al caso vostro, io mi dispero) cc. 78v-79r;

- In nome di ser Tarsia Al signor consol[o] dell’Accademia Fiorentina; ser frosin

Lapini (inc. Poi ch’io feci sì gran coglioneria), cc. 79v-80r;

- Al Medesimo (inc. Poi che non ha potuto il nostro sere), c. 80rv; - Al Medesimo (inc. A questa pur disiata Impruneta), cc. 80v-81r;

- In nome di ser Tarsia (inc. Ser Frosino ha sgarato i Buondelmontj), c. 81rv; - Al Medesimo (inc. Fatevi innanzi voi buone Persone), cc. 81v-82r;

- O sommi eterni Dei, cc. 82rv;

- Al Medesimo (inc. Deh ditemi di grazia Eufrosino), cc. 82v-83r; - Al Medesimo (inc. Eufrosino, io feci quel sonetto), c. 84v;

- Nella Malattia di ser Fruosino (inc. Siati raccomandato Eufrosino), c. 85rv; - Nella Malattia del Medesimo (inc. Io ti potettj ben Febo pregare), c. 86r; - A M. Vincenzio Buonannj (inc. O Tu, c’hai preso Dante a comentare), c. 88r; - Al Medesimo (inc. Se nella lingua altrui Greca, o Latina), c. 89v;

- Al Medesimo (inc. Chi t’hebbe invidia, hor t’ha compassione), cc. 88v-89v; - A M. Vincenzio Buonannj (inc. Non bastava egli esserti fatto in Rima), c. 90rv; - Al Medesimo (inc. Poi che tu mi domandi, io son contento), c. 91r;

- Al Medesimo (inc. Il Trissino, huomo già che pei suoi merti), c. 91rv; - Al Medesimo (inc. Se tu fai questi canti per burlare), c. 92r;

- Al Medesimo (inc. Da parte dell’Illustre alto Collegio), c. 92r; - Al Medesimo (inc. Doverresti veder che ci hai stracco), c. 92v;

- A m. Noferi Bracci (inc. Fra l’opere più degne, e più notabili), cc. 93v-94r; - Tre Pazzi oggi sì son canonezzati, c. 94r;

- A M. Donato Rondinelli, detto Malacarne Contro al Buonannj (inc. Messer

Donato mio, poi che Voi siete), cc. 94v-96v;

- Cena, alla fiorentina, fatta da Berrettone, à Ser Tarsia. Prima la Insalata. A ser

Tarsia nella commedia della Alchimia (inc. Tu hai pur goffo, ser Frosin Lapini), c.

98rv;

- Il Lesso. À M. Bernardo Pandolfinj (inc. Poi che tu sei Lanciaino, huom

gala<n>te), cc. 99r-100r;

- L’Arrosto. Al ser Tarsia (inc. Voi sete Corbacchion di Campanile), cc. 100r-101v; - Al Medesimo (inc. Io t’ho più volte detto, ser Tarsia), c. 102r;

LXI

- [Lettera di congedo al Tarsia], inc. Io credo fermamente, ser Tarsia mio, dabbene,

e buono; con questa mia cenetta; expl. e di gia sendo fornito affatto la Cena, vene potete andare à vostra posta. Il fine | La Befana al Tarsia, cc. 102v-103v;

- Se tu non lasci i tuoi versacci sciocchi (c. 103v);

- Scritta doppo. Altra nota più tarda, ma pure autogr. a s. Piero Cardi (inc. Se quel

c’havete ser Pier mio, in favore), c. 104rv;

- Al Medesimo (inc. Doppo cotante Burle, Beffe, e Giarde), cc. 104v-105r; Apografi:

- D’Ant.o Grazini (inc. Se si dolce et soave), cc. 106r-108r;

- Il Lasca contro a Fr.co Bonani (che) biasmò l’Ariosto (inc. Sarebbe assai, che tu

fussi da Siena), cc. 111r-112r.

BIBLIOGRAFIA: Rime burlesche edite e inedite, ed. Verzone, p. LX (erroneam. indicato

come 1248); C. Arlìa, Spigolature laschiane, pp. 352-354, 357-361; Autogr. d. lett. ital., I, p. 231.