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Descrizioni oppure ritratti? I principi medicei e l'ascesa di Cosimo

Gli anni di Clemente VII e Cosimo

V.4 Descrizioni oppure ritratti? I principi medicei e l'ascesa di Cosimo

La pratica di inviare ritratti nel corso dei negoziati matrimoniali continuò a convivere a lungo con l'uso più antico di ottenere da ambasciatori e rappresentanti descrizioni scritte di candidate e candidati, con le quali accertare le loro condizioni di salute e la loro bellezza così come le risorse economiche della famiglia di appartenenza. Nelle trattative portate avanti da Cosimo I per un'alleanza dinastica con Pedro de Toledo, proprio le descrizioni scritte furono determinanti per la scelta della futura moglie. Il Viceré di Napoli era infatti intenzionato a concedere al duca di Firenze la prima delle sue figlie, Isabella, la quale tuttavia non godeva di buona fama. Della cosa era stato prontamente avvisato Cosimo I con una lettera di Agnolo Niccolini, il quale da Roma aveva scritto a Firenze ad Ugolino Grifoni:

"Domandandomi il Valenzuola del parentado col Vice-re, dicendo che intendeva gli voleva dare la prima, gli risposi non ci haver lettere, né avisi circa questo articolo di costà, ma havevo ben sentito dire che la era bruttissima; egli me la commendò con certe parole pure assai fredde, il medesimo havevo ritratto per via di Lopez, e don Luigi suo cognato, benché non l'avessi creduto. Penso che il Vice-re desideri dar via questa, come maggiore d'età, et più difficile a trovar conditione, o veramente mettere innanzi questa per vendere forse meglio l'altra. Stateci per

Hans Holbein il Giovane, Elizabeth, Lady Audley, 1538 circa. Gessetti, inchiostro e punta metallica su

113

carta preparata, 29,3 x 20,8 cm. The Royal Collection, Windsor, Inv. n. RCIN 912191.

Hans Holbein il Giovane, Elizabeth, Lady Audley, 1538 circa. Acquerello su pergamena incollata su carta

114

da gioco, 5,6 cm (diametro). The Royal Collection, Windsor, Inv. n. RCIN 422292. Su entrambe le opere, si vedano Strong 1983, pp. 49-50, nn. 31-32; Rowlands 1985, p. 151, n. M.9; Roberts 1993, pp. 88-89, n. 30; Reynolds 1999, pp. 49-50, n. 5; Hans Holbein 2003, pp. 126-129 e pp. 173-174, nn. 31-32 (schede di catalogo: Ariane van Suchtelen); Foister 2006, p. 106, nn. 115-116; The Northern Renaissance 2011, p. 182, n. 82 (scheda di catalogo: Vanessa Remington).

vostra fè bene advertiti di non consentire al primo trattato perché, secondo la relatione et fama di qui, la maggiore figlia del vice-re è brutta, e di cervello è il ludibrio di Napoli" . 115

La notizia giunta alle orecchie del duca si rivelò determinante per far ricadere la scelta definitiva del Medici sulla sorella minore di Isabella, la bella Eleonora di Toledo . 116

Un enigmatico ritratto, conservato al Philadelphia Museum of Art, raffigura Cosimo I nei panni di Orfeo (Fig. 42). La tavola, con la quale sembra aprirsi la stagione del Bronzino al servizio del duca di Firenze, ritrae il Medici seminudo, seduto alle porte dell'Ade mentre impugna con grazia la sua melodica lira da braccio. Come il mitico cantore Orfeo, Cosimo si accinge ad addormentare il mostruoso Cerbero, le cui teste animalesche si stagliano sulla sinistra del dipinto . 117

Colto nel pieno della sua giovinezza, virile ma allo stesso tempo con il volto appena ombreggiato da una leggera barba, il Medici sembra confermare un'età non troppo distante dal 1539, anno delle sue nozze con Eleonora di Toledo. Sebbene l'attribuzione al Bronzino sia oggi concordemente riconosciuta, l'assenza di qualsiasi riferimento alla tavola di Philadelphia tanto nei documenti coevi quanto nelle Vite vasariane ha aperto il campo ad interpretazioni differenti.

Da un lato vi sono coloro i quali hanno visto nel dipinto un intimo ritratto matrimoniale, un dono personale di Cosimo alla sua novella sposa Eleonora. In questa direzione condurrebbero allora l'ostentata nudità del duca ed alcuni riferimenti agli organi genitali, individuati dagli studiosi nella posizione dell’archetto e nella forma del cavigliere . 118 La soave musica di Orfeo, capace di addomesticare la più feroce delle creature, sarebbe per alcuni un’allusione al ruolo pacificatore di Cosimo I, in un parallelo non inedito tra armonia musicale e concordia generata dal buon governo del sovrano . Un richiamo 119 politico alla tradizione fiorentina sarebbe invece leggibile nell'illustre modello utilizzato dal Bronzino per la statuaria e sensuale nudità del duca: il Torso del Belvedere. Nel Cinquecento, infatti, si riteneva che la celebre statua vaticana raffigurasse Ercole, l’eroe simbolo della Repubblica Fiorentina scelto come emblema personale di Cosimo I fin dal 1537.

Lettera di Agnolo Niccolini ad Ugolino Grifoni (Roma, 4 gennaio 1539) in ASF, Mediceo del Principato,

115

f. 3261, c. ; Pubblicato in Ferrai 1882, pp. 75-76. Cfr. Spini 1980, pp. 173-178.

116

Agnolo Bronzino, Ritratto di Cosimo I de' Medici come Orfeo, 1537-1539 circa. Olio su tavola, 93,7 x

117

76,4 cm. Philadelphia Museum of Art, Philadelphia, Inv. n. 1950-86-1.

Sull'opera, si vedano Langedijk 1981-1987, vol. I, p. 418, n. 27,30; Simon 1985; Brock 2002, pp. 171-174;

L’ombra del genio 2002, pp. 161-162, n. 17 (scheda di catalogo: Janet Cox-Rearick); Pontormo, Bronzino, and the Medici 2004, pp. 130-133, n. 38. Tra i numerosi studi dedicati al pittore Agnolo Tori detto il

Bronzino, si ricordano qui Cox-Rearick 1993; Brock 2002; Bronzino 2010; Geremicca 2013. Forster 1971, p. 83 nota 53; Simon 1985.

118

Langedijk 1976; Morel [2004] 2010, p. 323.

Per altri, invece, il Cosimo-Orfeo di Philadelphia rappresenterebbe un manifesto di mecenatismo artistico. Esposta alla mostra del 2004, l’opera è stata infatti ricondotta all’ambiente letterario dell’Accademia Fiorentina, grazie anche all'acquisizione di nuovi dati scientifici. Le indagini riflettografiche eseguite sull’opera hanno infatti mostrato come in precedenza il Bronzino avesse ideato una versione "più casta" dell’immagine ducale, un dato che ha solo in parte tolto incisività all'ipotesi di un dono di nozze . 120

L'unione con Eleonora di Toledo nel 1539 garantì al ducato di Firenze una copiosa prole, consentendo di aprire fin dagli anni Quaranta del secolo una fervente stagione di negoziati matrimoniali. Nonostante il permanere di tensioni derivanti dal fuoriuscitismo anti- mediceo, la lenta stabilizzazione politica a cui si avviò il principato mediceo sotto Cosimo I garantì i presupposti indispensabili per intraprendere nuove e rinnovate alleanze.

Di trattative matrimoniali in casa Medici si iniziò a parlare molto presto. Nel marzo 1546, infatti, il segretario ducale Bartolomeo Concini veniva inviato alla corte cesarea di Carlo V per affiancarsi al lavoro dell'ambasciatore mediceo, Averardo Serristori. Nelle istruzioni ricevute dal Concini per l'occasione, Cosimo I scriveva:

"Sopra la pratica mossa da monsignor de Granuella per il casamento di don Francesco nostro figliolo, poi che a nostro nome haverete baciato le mani di sua signoria di questo suo amorevole offitio li risponderete da nostra parte che per essere don Francesco piccolo et di tenera età, noi non habbiamo pensato mai per ancora a tal cosa per lui, ma quando sapessimo con chi sua signoria disegnasse di casarlo et come et in che modo, in tal caso potremmo risolverci al casamento suo, secondo e’ partiti che ci fussino proposti, perché ci sarebbe molto grato di assettar le cose sue in vita nostra et lassarle assettate in buona maniera doppo la nostra morte" . 121

Nel prendere in considerazioni parentadi per il piccolo Francesco, l'iniziale titubanza mostrata in apertura del brano da Cosimo è subito smentita dallo stesso duca, senza dubbio profondamente incline a vagliare ogni proposta che avesse garantito la stabilità dello stato mediceo. La lettera al Concini mostra, infatti, chiaramente la presenza dei principi medicei sul mercato matrimoniale fin dai loro primi anni di vita, nella loro (inconsapevole?) funzione di pedine indispensabili all'ascesa politica del padre.

Sebbene diversi indizi testimonino il rinnovato interesse suscitato dalla famiglia Medici nel campo delle alleanze dinastiche, nessuna certezza sussiste che uno scambio rituale di ritratti tra promessi sposi abbia avuto luogo nelle numerose trattative riguardanti i figli di Cosimo ed Eleonora. Dallo spoglio della corrispondenza medicea, infatti, non sono emersi chiari riferimenti di dipinti utilizzati in questa funzione. Sappiamo, tuttavia, che un'ampia

Pontormo, Bronzino, and the Medici 2004, pp. 130-133, n. 38.

120

Istruzioni di Cosimo I a Bartolomeo Concini (Firenze, 15 marzo 1546) in ASF, Mediceo del Principato, f.

121

circolazione di immagini raffiguranti i principi medicei fu fortemente voluta e sostenuta da Cosimo I. A questo proposito, Alessandro Cecchi ha ricordato un numero cospicuo di commissioni, riguardanti ritratti di Cosimo, di Eleonora e dei principi medicei, affidate a partire dal 1543 ad Agnolo Bronzino. Di questi dipinti, una buona parte era stata destinata a corti estere . 122

Alle commissioni già menzionate dallo studioso, si aggiungono le richieste avanzate da Caterina, delfina di Francia, al delegato fiorentino Bernardo de' Medici. Il 28 febbraio 1545 quest'ultimo scriveva infatti a Firenze:

"[c. 110 r] S[ua] M[aes]ta X[ristianissi]ma alli 22 del pr[esen]te venne a San Borgh: che è un[o] solo palazzo, et quivi all'intorno, anc[or]a che vi siano poche h[ab]itationi, no[n] ha volsuto, ch[e] alt[r]o vi sia alloggiato: Et t[ut]ti ci troviamo in q[uest]a villa di Bles: dove è il primogenito d[e]lla Ill[ustrissi]ma S[igno]ra Delphina: la quale mandò da San Borgh à me la matt[in]a seg[ue]nte il suo m[on]s[ieur] Gio[vanni] Bat[tist]a Seghizio: accioche insieme co[n] luj il vedessi in Castello, dove egli si nutrisce: Lei ci venne il giorno med[esi]mo et l'Ill[ustrissi]mo S[ign]or suo Consorte, et ci son[o] stati 3 giorni, et ho havuto co[m]modita di vederlo piu volte co[n] pigliarne maraviglioso co[n]tento, si p[er]che è bello et vivace q[ua]nto altro mai e si anc[or]a p[er]che s'assemiglia al suo Don G[iovan]ni

Et ragionandone io co[n] S[ua] Ex[cellen]za son[o] stato strettamente ricerco da lei: ch'io scriva all'Ex[cellen]za V[ostra] che gli mandi il ritratto no[n] solo di Don Giovanni, ma del S[ign]or Don Franc[esc]o anc[or]a che gliene fara cosa grat[issi]ma. Et lei all'inco[n]tro gli man[de]ra il ritratto d[e]l figl[i]o, di suo Ill[ustrissi]mo Consorte, et [c. 110 v] di lei stessa" . 123

Lo stesso giorno Bernardo de' Medici scrisse al segretario Lorenzo Pagni, accennando anche con lui alle pressioni ricevute da Caterina affinché venissero il prima possibile inviati in Francia cavalli turchi, panni e ritratti dei principi medicei . Cinque settimane 124 più tardi, fu proprio il Pagni a rassicurare l'inviato mediceo sull'andamento della commissione pittorica, informandolo della nuova nomina a maggiordomo maggiore di Pierfrancesco Riccio:

"la cura de Ritratti delli s[igno]ri Don Fran[ces]co Don Gio[vanni] et do[n]na Maria è commessa al R[everen]do m[on]s[ignor] Pier Fran[ces]co

Cecchi 1998, pp. 127-133.

122

Lettera di Bernardo de' Medici a Cosimo I (Blois, 28 febbraio 1545) in ASF, Mediceo del Principato, f.

123

4590, cc. 110 r-110 v.

Lettera di Bernardo de' Medici a Lorenzo Pagni (Blois, 28 febbraio 1545) in ASF, Mediceo del Principato,

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il quale nella reforma della casa, di S[ua] Ex[cellenz]a nuovam[en]te fatta è stato dechiarato maiordomo maggior[e] di essa casa" . 125

Come si evince dalla lettera, l'iniziale richiesta di due ritratti, uno di Francesco e uno di Giovanni, si era nel frattempo ampliata, prevedendo anche un'immagine raffigurante Maria, la figlia primogenita di Cosimo ed Eleonora. La corrispondenza di Bernardo de' Medici con la corte fiorentina, tutta rigorosamente smistata attraverso il canale di Lione, continua senza accennare ulteriormente alla questione. La disputa sulla precedenza con gli Este occupò la mente del prolisso ambasciatore per settimane, concludendosi infine con il ritiro del residente mediceo dalla corte di Francia. In questo lasso di tempo, oltre a Cosimo I, il nuovo interlocutore di Bernardo divenne Cristiano Pagni, parente di Lorenzo. Quest'ultimo infatti era alla prese con la "cura del legno", afflitto dalla gotta e da altri problemi di salute che lo tormenteranno per tutta la vita . 126

Il 31 maggio 1545, è quindi Cristiano Pagni a dare a Bernardo de' Medici la buona notizia della conclusione di ben due ritratti. Scrisse infatti il segretario all'ambasciatore:

"De ritratti son fatti dua, et si fanno hor li duoi de magg[io]ri figliuoli di sua Ecc[ellenz]a et p[re]sto si manderanno" . 127

È verosimile che uno dei due dipinti terminati raffigurasse il piccolo Giovanni, il quale menzionato più volte rimarrebbe altrimenti escluso. Come esplicitato dallo stesso Pagni, i ritratti ancora da dipingere avrebbero invece riguardato Maria e Francesco, i figli maggiori di casa Medici. Il quarto dipinto infine avrebbe potuto raffigurare Isabella, di quasi tre anni. Lucrezia infatti era venuta al mondo solo nel febbraio dello stesso anno e difficilmente avrebbe potuto essere un soggetto adatto per un ritratto.

La corrispondenza di Bernardo de' Medici con la corte di Firenze non conserva traccia di chi fosse il pittore incaricato di portare a termine i dipinti richiesti da Caterina. Tuttavia, sappiamo con certezza che proprio nella primavera e nell'estate del 1545 il Bronzino era intento a ritrarre la duchessa Eleonora ed i principi medicei.

Il 19 aprile, il vescovo Marzi da Pietrasanta comunicava al Riccio:

"Il Bronzino ha scritto d'haver finito il ritratto del Signor Don Giovanni, et domanda s'ha da venir qua per far gl'altri, la S. V. R.ma gli cometterà che venga che così comanda S. Ecc.tia" . 128

Lettera di Lorenzo Pagni a Bernardo de' Medici (Pisa, 6 aprile 1545) in ASF, Mediceo del Principato, f.

125

4591, c. 41 r. Sul Riccio maggiordomo di Cosimo I, si veda Cecchi 1998. Cfr. ASF, Mediceo del Principato, f. 4590, c. 79 r.

126

Lettera di Cristiano Pagni a Bernardo de' Medici (Firenze, 31 maggio 1545) in ASF, Mediceo del

127

Principato, f. 4591, c. 71 r.

Pubblicato in Cecchi 1998, p. 128: lettera di Marzio Marzi a Pierfrancesco Riccio (Pietrasanta, 19 aprile

128

Il 4 maggio seguente, il Riccio girava l'informazione ricevuta, scrivendo a Lorenzo Pagni: "El bronzino ha finito p[er]fectam[en]te il ritracto del S[ignor] don

Giovanni et è veram[en]te vivo, mi dirà V[ostra] S[ignoria] se detto bronzino deve venir costà p[er] far l'altra op[er]a de ritracti de S[ignori] Ill[ustrissi]mi, com' s'è parlato, et ordinata la tela" . 129

Il secco "no" annotato in margine alla lettera dovette dare il contrordine all'andata del Bronzino in corte medicea - la quale doveva essere ancora ritirata a Pietrasanta oppure a Volterra come indicato dal Cecchi -, dove l'artista avrebbe dovuto porre mano ai ritratti dei principi mancanti. Tuttavia, l'arresto nel lavoro del pittore dovette essere solo momentaneo, se il 31 maggio almeno un altro ritratto oltre a quello di Giovanni era stato nel frattempo terminato . 130

I documenti provenienti dal carteggio di Bernardo de' Medici (ASF, Mediceo del Principato, ff. 4590-4591) sono infatti complementari alle informazioni già da tempo note. La richiesta dei dipinti per Caterina de' Medici fu inviata dalla Francia il 28 febbraio. Se si calcolano due settimane di media come tempo necessario al dispaccio della corrispondenza tra la corte francese e Firenze, anche la data del 21 marzo ricordata da Andrea Baldinotti per la commissione del dipinto al Bronzino concorda pienamente con la lettera firmata dal vescovo di Forlì . 131

Il fatto che per i dipinti fosse stata ordinata della tela testimonierebbe l'esigenza di spedire i ritratti fuori da Firenze, confermando appunto l'ipotesi di una loro destinazione francese. A quest'altezza cronologica, infatti, nessun ritratto realizzato dal Bronzino per la famiglia Medici utilizza questo tipo di supporto. Dal momento che tutte le immagini ufficiali note dell'artista sono su tavola, l'individuazione dei dipinti destinati alla Francia diviene assai complessa. Tuttavia, anche questo dato, ossia la loro assenza dalle collezioni museali odierne, può essere inteso come un'ulteriore riprova di una commissione voluta da Oltralpe. Come si vedrà più avanti, infatti, una dispersione pressoché totale delle opere sembra essere stato il destino ultimo della raccolta voluta da Caterina de' Medici.

Come altre opere del Bronzino, anche il ritratto di Giovanni de' Medici (Fig. 43), oggi agli Uffizi e ritenuto dalla critica il dipinto citato nelle lettere del Marzi e del Riccio, presenta

Lettera di Pierfrancesco Riccio a Lorenzo Pagni (Firenze, 8 maggio 1545) in ASF, Mediceo del

129

Principato, f. 376, c. 129 r; pubblicato in Gaye 1839-1840, vol. II, p. 329, n. CCXXXI (con indicazione della

precedente segnatura).

Cfr. supra, lettera di Cristiano Pagni a Bernardo de' Medici (Firenze, 31 maggio 1545) in ASF, Mediceo

130

del Principato, f. 4591, c. 71 r.

Bronzino 2010, pp. 134-135, n. II.12 (scheda di catalogo: Andrea Baldinotti).

un supporto in tavola . Nel dipinto fiorentino, il piccolo Giovanni è vestito di un ricco 132 abito di seta rossa ricamata in oro. Con la mano destra tiene stretto un cardellino, minuziosamente descritto nella sua cromia variegata, mentre al collo una lunga catenella d’oro sostiene diversi pendenti: una sfera in oro, una mano di Fatima ed un ramo di corallo. Questi evidenti elementi cristologici hanno permesso di leggere l'opera del Bronzino come una celebrazione della futura carriera ecclesiastica, a cui era stato destinato fin da subito il bambino. Sull'identificazione del soggetto, rimasta a lungo incerta tra Giovanni e il fratello minore Garzia, la parola conclusiva si deve a Luisa Becherucci, la quale nel 1944 riconosceva nella tavola degli Uffizi il "primo ritratto di Giovanni eseguito dal marzo al maggio 1545 quando l'illustrissimo principe ereditario aveva i diciotto mesi resi verisimili dai dentini già spuntati" . 133

A questo proposito, tuttavia, una datazione dell'opera antecedente alla primavera del 1545 sembra rendersi necessaria. Proprio il dato naturalistico messo in luce dalla Becherucci sembrerebbe indicare per il soggetto un'età compresa piuttosto entro il primo anno di vita, ossia in quel periodo di tempo in cui ha di norma luogo la prima dentizione del neonato. Dal momento che Giovanni era nato nella notte tra il 28 e il 29 settembre 1543, una datazione della tavola degli Uffizi all'anno immediatamente seguente appare quindi più verosimile, ovvero esattamente a quando il Bronzino doveva da poco aver portato a termine i primi ritratti commissionatigli dalla famiglia ducale proprio nel 1543 (Fig. 44 e 45). L'immagine di Giovanni seguirebbe dunque di alcuni mesi la versione fiorentina del Cosimo I in armi e la Eleonora di Toledo in collezione praghese , oltre al ritratto di 134 Francesco citato dal Vasari ma non ancora individuato dagli studi . Dal punto di vista 135 iconografico e formale, una datazione alta del dipinto spiegherebbe anche le differenze, evidenti, con il Giovanni realizzato dallo stesso artista nel grande ritratto di Eleonora oggi

Agnolo Bronzino, Ritratto di Giovanni de' Medici bambino, 1543. Olio su tavola, 58 x 45 cm. Galleria

132

degli Uffizi, Firenze, Inv. 1890 n. 1475. Becherucci 1944, p. 47.

133

Agnolo Bronzino, Ritratto di Cosimo I de' Medici, 1543. Olio su tavola, 74 x 58 cm. Galleria degli Uffizi,

134

Firenze, Inv. Depositi n. 28. Sul dipinto, cfr. Simon 1983, p. 536, n. 8; Brock 2002, pp. 155-159.

Agnolo Bronzino, Duchessa Eleonora di Toledo, 1543. Olio su tavola, 59 x 46 cm. Národní galerie, Praga, Inv. n. D-880 (O 11971). Sul dipinto, si veda I gioielli dei Medici 2003, pp. 64-66, n. 8 (scheda di catalogo: Lisa Goldenberg Stoppato) con bibliografia precedente.

Cfr. Vasari 1966-1987, vol. VI, pp. 233-234: "Il signor Duca, veduta in queste et altre opere l'eccellenza di

135

questo pittore, e particolarmente che era suo proprio ritrarre dal naturale quanto con più diligenzia si può immaginare, fece ritrarre sé, che allora era giovane, armato tutto d'arme bianche e con una mano sopra l'elmo; in un altro quadro la signora Duchessa sua consorte, et in un altro quadro il signor don Francesco, loro figliuolo e prencipe di Fiorenza. E non andò molto che ritrasse, sì come piacque a lei, un'altra volta la detta signora Duchessa in vario modo dal primo, col signor don Giovanni suo figliuolo appresso. Ritrasse anche la Bia fanciulletta e figliuola naturale del Duca; e dopo, alcuni di nuovo et altri la seconda volta, tutti i figliuoli del Duca, la signora donna Maria, grandissima fanciulla bellissima veramente, il prencipe don Francesco, il signor don Giovanni, don Garzìa e don Arnaldo [Ferdinando], in più quadri, che tutti sono in guardaroba di Sua Eccellenzia, insieme col ritratto di don Francesco di Tolledo, della signora Maria madre del Duca, e d'Ercole Secondo duca di Ferrara, con altri molti".

Nonostante il Bronzino fosse vivente al momento della stesura delle Vite, le informazioni fornite dal Vasari non vanno intese come un catalogo completo e puntuale del pittore.

agli Uffizi (Fig. 46), sicuramente databile all'estate-autunno del 1545 . Nella grande 136 tavola fiorentina, infatti, il piccolo Medici si distingue per una fisionomia, qui sì finalmente in linea con i suoi ventitré mesi di età.

Se quindi non è per il momento possibile identificare quali furono i ritratti inviati in Francia nel 1545, alcune ipotesi possono essere tuttavia avanzate circa la funzione ad essi demandata.

L'interesse di Caterina de' Medici per le immagini di sovrani e principi, nobili e membri della corte è ampiamente documentata . Nel corso della sua lunga vita, infatti, la regina 137 di Francia fu in grado di mettere insieme una sorprendente collezione costituita da centinaia di esemplari, da lei stessa commissionati ai pittori di corte oppure ricevuti in dono da diplomatici e sovrani stranieri . 138

Una vasta raccolta di ritratti, avviata fin dai primissimi anni del suo soggiorno in Francia, era destinata a confluire più tardi nella residenza parigina della regina, a pochi passi dal palazzo del Louvre, dove a partire dal 1570 con l'acquisto di lotti di terreno ed edifici nel popoloso quartiere di Les Halles, Caterina inaugurò i lavori della sua nuova dimora, denominata l'hôtel de la Reine. A ricordo dei meravigliosi giardini, degli appartamenti reali, della galleria di ritratti e dei preziosi cabinets voluti in prossimità del Louvre dalla regina rimane oggi solo la Colonne astronomique dell'architetto francese Jean Bullant, in origine posta nell'angolo nord ovest della corte d'onore e successivamente inglobata nel