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Dalla morte di Madeleine al Trattato di Barcellona: la politica medicea tra

Il primo Cinquecento tra Roma e Firenze

IV.3 Dalla morte di Madeleine al Trattato di Barcellona: la politica medicea tra

Roma e Firenze (1519-1529)

I dipinti della bella Madeleine furono inviati a Firenze dalla corte francese negli stessi giorni in cui a Roma Raffaello terminava il suo Lorenzo de’ Medici. Questa coincidenza temporale sembra indicare che lo scambio di ritratti tra i promessi sposi, nella sua forma rituale ed in quanto parte di un più ampio cerimoniale di corte, trovasse di preferenza il proprio spazio nel momento in cui il braccio di ferro sulla dote volgeva ormai al termine e l'accordo tra le due parti poteva dirsi pressoché raggiunto.

Sfortunatamente per i due sposi, le nozze del duca di Urbino con la principessa francese non erano destinate a durare nel tempo. Già nella primavera del 1519, ad una sola settimana di distanza l'una dall'altro, entrambi i coniugi passarono a miglior vita, lasciando orfana la neonata Caterina, futura regina di Francia.

Madeleine de la Tour d'Auvergne, infatti, dopo giorni di accessi febbrili alternati a rapidi miglioramenti che più volte avevano fatto sperare invano i medici, si era spenta il 28

Su Jacopo Salviati e sul trasferimento a Roma di un ramo della famiglia, cfr. Hurtubise 1994. Sul ramo

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francese, inaugurato da Bernardo di Giannozzo Salviati, si veda invece Hurtubise 1985, pp. 198-206. Come ricordato dallo studioso, Bernardo è testimoniato come banchiere a Lione a partire almeno dal 26 ottobre 1516, quando è ricordato insieme a Francesco Salviati e Leonardo Spina come procuratore di Jacopo Salviati presso il re Francesco I. La data precisa del suo trasferimento in Francia rimane tuttavia sconosciuta, mentre è noto che nel 1517 Bernardo acquistò la signoria di Talcy nei pressi di Blois, ampliandone il castello ed eleggendola a residenza per sé e la propria famiglia. Il ramo Salviati inaugurato da Bernardo, tuttavia, si estinse solo due generazioni più tardi con la morte del nipote Forest, alla cui scomparsa si deve probabilmente la dispersione dell'archivio familiare.

Sui preparativi per il trasporto dei dipinti e sul coinvolgimento dei Bartolini di Lione, si veda Shearman

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2003, vol. I, pp. 337-363, nn. 1518/31-36, 38-43, 45-47, 49-50, 57, 59. Cfr. inoltre supra par. IV.1 e IV.2. Knecht 2008, p. 40.

aprile, a causa probabilmente di un'infezione puerperale ed era stata frettolosamente inumata nella basilica fiorentina di San Lorenzo . 144

In pochi giorni, Lorenzo de' Medici aveva seguito le sorti della moglie. Da mesi costretto a letto da un male che lo rendeva ogni giorno più debole, il duca di Urbino esalò il suo ultimo respiro il 4 maggio, ucciso con buone probabilità da una tubercolosi polmonare 145 oppure vittima del mal francese o sifilide, che affliggeva il Medici da almeno un paio d'anni . 146

Alcune settimane prima di morire, Madeleine aveva portato a termine la sua gravidanza, dando alla luce l'unica erede legittima del casato mediceo, la piccola Caterina Maria Romula, nata il 13 aprile 1519 . Nonostante non fosse mancato nell'entourage mediceo 147 un certo disappunto per la nascita di una femmina, fin da subito la piccola orfana fu accolta presso il pontefice, Leone X, il quale ben comprendeva quale importanza rivestisse la nipote per le sorti della dinastia medicea.

Caterina era infatti l'unica Medici di nascita legittima che potesse perpetuare la stirpe. Oltre a lei, la Casa di Cosimo il Vecchio poteva ormai contare solo su due bastardi: Alessandro ed Ippolito. Il primo era nato dagli amori clandestini del cardinal Giulio ed era stato, per ovvie ragioni, legittimato come figlio naturale di Lorenzo, duca d'Urbino. Ippolito, invece, di un anno più grande di Alessandro, era figlio di una relazione extra coniugale, intessuta alla corte di Urbino da Giuliano di Lorenzo il Magnifico con la nobildonna Pacifica Brandano.

A vegliare sui primissimi mesi di vita della piccola Caterina era stata la nonna Alfonsina Orsini. Alla sua morte nel febbraio 1520, il re di Francia, Francesco I, si era fatto avanti per ottenere dal pontefice la tutela di Caterina e far crescere la bambina alla corte di Francia. Leone X, tuttavia, timoroso che la duchessina potesse divenire piuttosto un ostaggio nelle mani del Valois, ordinò che Caterina fosse tradotta a Roma . 148

Nei disegni del pontefice, la figlia di Lorenzo e Madeleine era destinata a sposare lo zio Ippolito, di otto anni più grande di lei, insieme al quale avrebbe governato su Firenze, riunendo in un'unico ramo le sorti del casato mediceo . 149

Nel frattempo, nell'attesa che quel giorno arrivasse, a prendersi cura di lei furono lo zio materno, il duca d'Albany, e le donne di casa Medici. Morta nonna Alfonsina, infatti, Caterina cresceva a Roma insieme ad Ippolito e ad Alessandro sotto l'occhio attento della

Benzoni 2006b, p. 138; Poirier 2009, pp. 23-24.

144

Poirier 2009, p. 23.

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Knecht 1998, p. 8; Benzoni 2006a, pp. 80-81.

146

Frieda 2005, p. 13.

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Cloulas 1980, pp. 27-28; Poirier 2009, p. 25.

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Mariéjol 1920, pp. 1-28; Knecht 1998, p. 8; Frieda 2005, p. 22.

zia Clarice de' Medici, moglie del banchiere Filippo Strozzi, e della prozia Lucrezia, sposa di Jacopo Salviati.

Intanto alla corte pontificia, la scomparsa di Leone X il 1° dicembre 1521 aveva aperto la strada alle riforme del fiammingo filo-spagnolo Adriano di Utrecht, la cui prematura morte tuttavia aveva riconsegnato in pochi mesi le chiavi di Pietro nelle mani della famiglia Medici. Il 19 novembre 1523, infatti, il cardinal Giulio saliva al soglio papale, assumendo il nome di Clemente VII.

Per quanto riguarda la politica familiare, il nuovo pontefice sembrò perseguire in un primo tempo gli antichi piani del cugino Leone X.

Con l'elezione di Giulio alla tiara papale, la guida del casato passò ad Ippolito, ma essendo quest'ultimo ancora minorenne, la tutela del giovane ed il governo di Firenze furono affidati al cardinale Passerini. Il 31 agosto 1524, il figlio naturale del duca di Nemours fece il suo ingresso nella città toscana, seguito nel giugno dell'anno successivo da Caterina ed Alessandro. In questi mesi, i tre fanciulli trascorsero gran parte del loro tempo tra le stanze del Palazzo Medici a Firenze e la villa di Poggio a Caiano, mentre le voci su di un matrimonio tra Caterina ed Ippolito si facevano sempre più insistenti . 150

La lotta di Carlo V e Francesco I per il predominio in Italia avrebbe tuttavia segnato l'infanzia della duchessina in maniera inaspettata . L'altalenante politica, portata avanti 151 da Clemente VII nei confronti dei due sovrani stranieri, condusse nel maggio del 1527 alla terribile esperienza del sacco di Roma ed alla cacciata da Firenze del cardinal Passerini e dei due rampolli medicei, Ippolito ed Alessandro. Banditi i Medici dalla città, la Signoria incaricò Bernardo di Jacopo Rinuccini di prelevare la piccola Caterina dalla villa di Poggio a Caiano e di condurla nel convento domenicano di Santa Lucia, posto in via San Gallo. Da qui, all'inizio del mese di dicembre, la duchessina venne condotta dapprima presso il convento di Santa Caterina da Siena e quindi al monastero benedettino delle Murate. Il biennio fiorentino di clausura forzosa fu costellato di momenti critici, nei quali l'incolumità stessa della giovane Medici fu più volte messa a repentaglio. L'importanza strategica, che per Clemente VII rivestiva Caterina nel mercato matrimoniale internazionale, si trasformò presto in un'arma per coloro i quali nella Signoria fiorentina avevano in odio il predominio mediceo. Con il diffondersi della peste in città e l'acuirsi dell'assedio da parte delle truppe spagnole, infatti, gli animi dei fiorentini erano divenuti ogni giorno più ostili nei confronti dei Medici e solo nell'ottobre 1530 Clemente VII riuscì a far rientrare sana e salva a Roma la piccola Caterina.

Una volta nell'Urbe, la duchessina fu affidata nuovamente alle cure di Lucrezia e di suo marito, Jacopo Salviati, ritrovando il suo posto al fianco di Alessandro ed Ippolito, con i quali condivideva gli spazi del Palazzo Medici, oggi palazzo Madama, e della villa di

Cloulas 1980, pp. 28-30; Knecht 1998, pp. 9-10.

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Sull'infanzia di Caterina de' Medici e sul turbolento contesto storico-politico che le fece da cornice, cfr.

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Monte Mario, affrescata da Giulio Romano su disegni di Raffaello ai tempi del cardinalato di Clemente VII . 152

Nel frattempo, per volere dello stesso pontefice, una svolta decisiva si stava consumando nella politica matrimoniale della casata.

Nonostante le spiccate inclinazioni di Ippolito per la vita di corte e per il matrimonio, fin dal gennaio 1529 il figlio di Giuliano era stato costretto all'abito cardinalizio da Clemente VII, il quale preferendogli il cugino Alessandro mirava ad escluderlo dal governo di Firenze . 153

Con la firma del trattato di Barcellona (29 giugno 1529), infatti, Carlo V d'Asburgo si era impegnato con il pontefice a restaurare con le sue truppe il perduto dominio mediceo su Firenze, ottenendo in cambio da Clemente VII la corona del Sacro Romano Impero . 154 A suggellare l'accordo con l'Asburgo, furono decise le nozze di Alessandro de' Medici con la figlia naturale dell'imperatore, Margherita d'Austria , con la quale il figlio del pontefice 155 avrebbe governato la Repubblica fiorentina - formalmente come primus inter pares -, ricevendo inoltre dal novello suocero il titolo di duca della città.


Cloulas 1980, pp. 29-36.

152

Frieda 2005, pp. 30-31.

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La scelta dell'Asburgo, fatta ormai dai principi elettori nel lontano giugno del 1519, attendeva infatti da un

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decennio la ratifica papale. Frieda 2005, p. 29.