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La prova del ritratto: Anna di Francesco e Carlo d'Austria

Capitolo sesto

VI.1 La prova del ritratto: Anna di Francesco e Carlo d'Austria

Con lo strutturarsi di una corte di stampo internazionale a Firenze, il ricorso a ritratti in ambito matrimoniale acquistò sempre maggiore consistenza, divenendo al pari di altri uno strumento necessario ed indispensabile alla conduzione dei negoziati. E' infatti tra gli anni Settanta e Ottanta del Cinquecento che si registra nei carteggi diplomatici un significativo incremento nel numero di ritratti in entrata ed in uscita dalla corte medicea. Succeduto al padre nella guida del granducato, nel novembre 1578 Francesco I era in procinto di concludere un accordo matrimoniale con la corte di Innsbruck. Sua figlia Anna doveva ancora compiere 9 anni, ma aveva già suscitato l'interesse dell'arciduca Ferdinando del Tirolo, il quale sperava di unire il suo figlio morganatico, Carlo d'Asburgo, alla ricca casata medicea. Un progetto reso irrealizzabile solo dalla morte prematura della Medici nel febbraio 1584.

Del negozio erano stati incaricati il barone di Sprinzenstein, noto a Firenze come il Princistano, e Belisario Vinta, incaricato il 31 ottobre 1578 da Francesco I di raggiungere in suo nome la corte di Innsbruck . Come raccontò lo stesso segretario al granduca di 1 Toscana, nel corso del suo soggiorno il Vinta ebbe modo di incontrare più volte "il s[ignor] Marchese, che così si chiama il s[ignor] Carlo figliuolo di S[ua] A[ltezza] giovane di xvij anni" , trascorrendo con lui diverso tempo. Queste preziose occasioni permisero al Vinta di 2 raccogliere informazioni sul futuro sposo e di riportarle a Francesco I. Il 15 novembre, ad esempio, il segretario mediceo raccontò di essere stato invitato dall'arciduca a visitare la sua artiglieria:

"aspettavami S[ua] A[ltezza] ad una finestra d'un corridore di legname, donde si vedeva il S[ignor] Marchese giuocare al Pallone con il Bracciale, et egli era quello, che se la levava, et guidava tutto il giuoco dalla sua banda, perch[é] io lo vedessi fare ancho q[uel]la forza, et essercitio, et in vero à me' parve, ch[e] riuscisse bene, et ch[e] mostrasse una buona sanità, le spalle assai larghe, et ogni segno di havere à

Cfr. Istruzione di Francesco I a Belisario Vinta (Poggio a Caiano, 31 ottobre 1578) in ASF, Mediceo del

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Principato, f. 6355a, cc. 150 r-154 r. Il Vinta partì da Firenze la sera del 5 novembre, passando per Trento la

notte dell'8 e giungendo infine ad Innsbruck la sera dell'11 novembre 1578, cfr. ASF, Mediceo del Principato, f. 6355a, cc. 158 r-159 v.

Lettera di Belisario Vinta a Francesco I (Innsbruck, 15 novembre 1578) in ASF, Mediceo del Principato, f.

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6355a, c. 163 r. Carlo d'Austria (1560-1618), deteneva il titolo di margravio di Burgau ed era figlio del matrimonio morganatico di Ferdinando II del Tirolo con Philippine Welser.

imporre maggior persona, et carne; é questo s[igno]re di carnagion bianca, sanguigna, et colorita, di pelame biondo, et di fattezze molto comportabili" . 3

Il Vinta chiudeva il suo lungo e dettagliato resoconto con una postilla:

"[c. 170 v] Mi scordava scriverle, ch[e] l'Arciduca prega V[ostra] A[ltezza], [c. 171 r] che si contenti di mandarle per questo corriero il Ritratto della Principessa Anna mia S[igno]ra" . 4

Alla lettera, il segretario mediceo allegava inoltre un inserto in cifra nel quale scriveva al granduca:

"Del Sig[no]re Marchese non si vede estrinsecame[n]te defetto, ne' impedime[n]to alcuno; Degli occulti non si può giudicare; et qui non è, alcuno, ch[e] ne referisca se non bene, massime ch[e] ò, vogliono adulare, ò si immaginano, che s'habbia la mira à parentado: della principessa Anna è stato detto all'Arciduca, che ella habbia guasta la faccia dalla caduta, et un' occhio continuame[n]te lacrimevole, con colore pallido in viso, si che mandandosi il ritratto l'Alt[ez]za V[ostra] potra fare advertire" . 5

Le voci diffusesi in modo incontrollato sulla salute della principessa Anna rischiavano di far arenare i buoni propositi dell'arciduca. Per incoraggiare Ferdinando del Tirolo a proseguire nelle trattative, Francesco I dovette reperire in tempi brevissimi un ritratto della figlia da poter inviare.

Già il 27 novembre 1578, a neppure due settimane di distanza, il granduca di Toscana rispondeva al Vinta, allegando alla lettera un dipinto della fanciulla e pregando il segretario mediceo di rassicurare l'arciduca Ferdinando sulle condizioni fisiche di Anna:

"[c. 185 v] Vi si manda il Ritratto della Principessa Anna il meglio, ch[e] s'è potuto p[er] la fretta del rimandare il corriero, assicurando S[ua] A[ltezza], ch[e] ella no[n] hà male alcuno alli occhi, né gli lacrimano altrime[n]ti, ma perch[e] son molti mesi, ch[e] cascò, et si percosse il Naso, et le enfiò un poco, ch[e] p[er] no[n] esser curato da principio bene, come caso di poca importa[n]za, quando è guarito, et quando è ritornato un poco enfiato, et ultimame[n]te, ch[e] hebbe la rosolia, se le

Lettera di Belisario Vinta a Francesco I (Innsbruck, 15 novembre 1578) in ASF, Mediceo del Principato, f.

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6355a, c. 164 r.

Lettera di Belisario Vinta a Francesco I (Innsbruck, 15 novembre 1578) in ASF, Mediceo del Principato, f.

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6355a, cc. 170 v-171 r.

Inserto alla lettera di Belisario Vinta a Francesco I (Innsbruck, 15 novembre 1578) in ASF, Mediceo del

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asciugò quel poco di materia, ch[e] vi cadeva, et ritornò come prima, et perch[é] ella no[n] hà maculato il naso, né altro, i Medici dicono, ch[e] si leverà q[ue]l poco d'humore, et ch[e] ne resterà libera interame[n]te [c. 186 r] et il Princestano, ch[e] fù ultimame[n]te à Pratolino, et la vidde, potrà dir lui, ch[e] non è cosa d'importa[n]za, et ch[e] è per guarirne bene presto" . 6

Avendo potuto incontrare la bambina dal vivo nel corso della sua missione fiorentina, il Princistano aggiungeva quindi alla sua funzione di negoziatore anche quella di garante, confermando l'aderenza del dipinto alla reale fisionomia del soggetto.

Nella lettera di Francesco I, un dato richiama l'attenzione: la scelta di quali porzioni di testo riportare in cifra. Come si evince più in generale dal carteggio granducale, le trattative con l'arciduca erano state tenute segretissime. Alla vigilia di Natale, il cardinale Ferdinando de' Medici era ancora all'oscuro del futuro parentado . In questa prospettiva, 7 non può quindi essere casuale la decisione di Francesco I di cifrare proprio le parti relative al ritratto della principessa Anna, lasciando invece ben leggibili le notizie sulle rendite del marchese Carlo. Tale circostanza lascia presumere che le seconde non fossero percepite come informazioni scottanti, mentre l'invio di un ritratto, se intercettato da mani sbagliate, poteva divenire di per sé compromettente. Uno scambio di immagini ufficiali poteva infatti essere interpretato come una manifestazione d'interesse per un partito oppure letto come una velata richiesta di alleanza, scoprendo quindi ad occhi indiscreti le manovre politiche di una delle due parti.

L'immagine di Anna giunse in salvo alla corte di Innsbruck il 3 novembre, dove attese per due giorni il ritorno del Vinta da una breve missione in Baviera. Non appena aperto il plico, il segretario si affrettò immediatamente a richiedere udienza all'arciduca, il quale gliela accordò solo per il 7 del mese. Trattandosi di una domenica, il Vinta fu quindi ricevuto da Ferdinando "alla chiesa nel Gabbineto, dove ode la Messa". Nella sua lettera di risposta, il segretario mediceo raccontava a Francesco I il modo in cui aveva presentato il quadro all'arciduca:

"[c. 188 r] In quella prima Udienza non volsi fare altro, che presentare il ritratto, esporre quanto la mi ordinava intorno alla caduta, che già fece quella Principessa, et baciargli à nome di V[ostra] A[ltezza] le mani con molta affettione, chiedendogli un'altra Udienza più commoda à suo piacimento per referirgli nel negotio principale tutta la risposta, et la mente d[e]lla Altezza V[ost]ra, risolvendomi cosi, et per il luogo, dove si

Lettera decifrata di Francesco I a Belisario Vinta (Poggio a Caiano, 27 novembre 1578) in ASF, Mediceo

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del Principato, f. 6355a, cc. 185 v-186 r. La versione in cifra della medesima lettera si trova alle cc. 180

r-183 v. La missiva è inoltre presente in una delle filze con rilegatura in cuoio che formano il copialettere del Registro segreto (ASF, Mediceo del Principato, f. 321, cc. 42 v-44 v), cfr. nel database Bia: MAP Doc ID# 1708.

Cfr. Lettera di Francesco I a Belisario Vinta (Poggio a Caiano, 24 dicembre 1578) in ASF, Mediceo del

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trovava l'Arciduca, et per dargli tempo da considerare quel Ritratto, et da farne la mostra à Madama, et al S[ignor] Marchese medesimo [...]. [c. 188 v] Nel Gabbineto ascoltò allegrissimame[n]te l'Arciduca il tutto, ringratiò del ritratto, et del baciamano, et volse molto particolarmente intendere della savità di V[ostra] A[ltezza], dicendomi che presto mi farebbe chiamare all'altra Udienza per sentire la risposta di V[ostra] Altezza".

Concluso l'incontro, il ritratto fu consegnato al diretto interessato, il marchese Carlo, il quale stando a quanto riportato dal Vinta avrebbe condiviso appieno la scelta paterna. Il segretario mediceo fu quindi richiamato nuovamente in udienza dall'arciduca Ferdinando, il quale gli avrebbe raccontato di aver mostrato il dipinto al figlio marchese, ponendogli la domanda: "che diresti tù, se con il tempo questa Principessa fusse tua moglie"? Domanda alla quale l'accondiscendente figlio si sarebbe affrettato a rispondere con un "obbedirò volentieri l'A[ltezza] V[ostra], et questa effigie mi piace" . 8

Chi fu il pittore incaricato di una tanto rapida realizzazione? Fu necessario commissionare un dipinto ex novo oppure si ricorse ad un ritratto già presente nella guardaroba medicea? Alcuni dettagli della vicenda sono chiariti dalla corrispondenza di un altro segretario mediceo, Antonio Serguidi . Due lettere in particolare, già note a Karla Langedijk, 9 raccontano la concitazione del momento e l'impossibilità di inviare nel 1578 ad Innsbruck una grande tela di mano di Alessandro Allori. Nel novembre di quell'anno, il segretario si trovava alla villa di Poggio a Caiano al seguito di Francesco I, quando il 27 (lo stesso giorno in cui il granduca spediva il ritratto di Anna al Vinta) si vide recapitare una lettera dell'allievo prediletto del Bronzino, il quale scriveva:

"Questa mattina ho ricevuto una di V[ostra] S[ignoria] la quale mi imponeva chio havendo finito il ritratto della Principessa Anna io lo consegnassi Al cavaliere delle poste dove io le dico che appena oggi ho possuto cominciare sendo che le tele non erano ad ordine, e da me non solo di questo ma di ogn'altra cosa non manchero mai di ogni pristezza e diligentia p[er] serviti[o] del mio S[igno]re e di pui le dico come li detti ritratti hanno à esser Due uno della Principessa Leonora, e laltro della Principessa Anna, et in somma no[n] è possibile che p[er] il presente correre possi andare rispetto che facendosi a olio non asciugano i colori come farebbano se fusse di state, io no[n] le diro altro che adesso mi metto a ordine suo à servire. E piacendo à V[ostra] S[ignoria] mi fara gr[a]tia che S[ua] A[ltezza] S[erenissi]ma sappi il tutto" . 10

Lettera di Belisario Vinta a Francesco I (Innsbruck, 17 dicembre 1578) in ASF, Mediceo del Principato, f.

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6355a, cc. 188 r-188 v.

Sulla figura di Antonio Serguidi (?-1602), si veda Pansini 1982.

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Lettera di Alessandro Allori ad Antonio Serguidi (Firenze, 27 novembre 1578) in ASF, Mediceo del

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Essendo solo appena approntato il dipinto dell'Allori, il Serguidi dovette trovare in fretta e furia un altro quadro da inviare ad Innsbruck prima del calar del sole.

Sfortunatamente, di Anna de' Medici non è oggi nota alcuna immagine che la raffiguri con certezza. Nessun quadro coevo riporta iscritto il suo nome e nessuna delle serie di ritratti medicei la raffigura. Anche le incisioni di Adriaen Haelwegh e di Francesco Allegrini dimenticano la figura di Anna di Francesco I, non comprendendo nelle loro raccolte neppure uno dei suoi ritratti dispersi . Morta in ancora giovane età nel febbraio 1584, la 11 fanciulla potrebbe tuttavia essere ravvisabile in uno dei numerosi ritratti raffiguranti sconosciute principesse medicee, per i quali una chiara ed unanime identificazione deve ancora essere fornita. Diverse interpretazioni avanzate da Karla Langedijk nella sua monumentale opera sulla ritrattistica medicea sono state spesso oggetto di revisione da parte degli studi più recenti, in particolare per quanto attiene alla seconda metà del Cinquecento . Nel caso specifico di Anna, le scarne informazioni disponibili sulla sua 12 fisionomia rendono il compito particolarmente complesso.

Nonostante ciò, il dipinto della piccola principessa destinato ad Innsbruck potrebbe essere lo stesso menzionato proprio dall'Allori nei suoi Ricordi . Tra il 5 luglio ed 23 agosto 13 1579, l'allievo del Bronzino riceveva infatti "scudi sessanta quatro di moneta di Roma" per alcuni dipinti ordinati da Francesco I. Tra questi, figuravano anche un ritratto della figlia Eleonora e due di Anna, dei quali il secondo in particolare era un "ritratto della principessa Anna fatto in Pratolino" . Il prezzo concordato era stato di otto scudi d'oro, la metà esatta 14 di quanto stabilito per gli altri due dipinti delle principesse medicee, che al 27 novembre 1578 il pittore aveva appena iniziato. La differenza nel compenso pattuito si accorda con la fretta con cui Francesco I aveva richiesto il dipinto ed alla possibilità che il ritratto fosse di minori dimensioni rispetto alle due grandi tele ancora in lavorazione. Non potendo l'Allori terminare queste ultime prima della partenza del corriere per Innsbruck, è quindi verosimile che il granduca ricercasse una più rapida soluzione per portare a termine l'accordo con l'arciduca del Tirolo.

Sulla assenza di ritratti noti di Anna de' Medici, cfr. Langedijk 1981-1987, vol. I, p. 253, n. 4. Sulle serie di

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ritratti medicei, si veda invece Meloni Trkulja 2003.

Si veda, ad esempio, quanto proposto su Isabella de' Medici Orsini in Langdon 2006; Mori 2011.

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Sulla produzione pittorica di Alessandro Allori, si vedano Lecchini Giovannoni 1991; Pilliod 1992; Pilliod

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2001; Costamagna 2002, pp. 207-213; Bronzino 2010, pp. 323-335.

Supino 1908, p. 11. Sui ritratti di Eleonora e Anna de' Medici cfr. più avanti il par. VI.2.

Un'immagine presentabile della piccola Anna poteva essere presente nella guardaroba medicea oppure nella bottega dell'Allori nell'ottobre del 1578 . Non è infatti da escludere 15 che il pittore fosse stato incaricato di dipingere un ritratto di Anna già in precedenza e che i pagamenti delle opere fossero stati conteggiati tutti insieme solo in un secondo momento. Uno studio del volto poteva essere inoltre stato eseguito dall'Allori in preparazione della grande tela, come non è possibile escludere un intervento importante della bottega nel dipinto inviato ad Innsbruck nel novembre 1578 . Non passa infatti indifferente il fatto 16 che, nonostante si fosse in presenza di un dipinto, qualsiasi riferimento al dato stilistico dell'opera, oppure ad una sua valutazione artistica, sia completamente assente dai carteggi. In maniera differente da quanto accadeva negli stessi anni in presenza di doni diplomatici o più in generale dell'invio di opere d'arte, sembra quasi che nel caso del ritratto di Anna l'apprezzamento estetico e l'attenzione dell'osservatore fossero riservati unicamente al soggetto, che in carne ed ossa doveva celarsi oltre la cornice del quadro. L'arte del pittore era solo il mezzo di finalità eminentemente pratiche, lo strumento per misurare le qualità estetiche della futura moglie. L'immagine di Anna spedita ad Innsbruck nel 1578 non dovette raffigurare molto più del volto della principessa, arrivando al massimo alle dimensioni di un ritratto a mezzo busto secondo i modelli bronziniani, offerti da Maria, Francesco e dagli altri principi medicei prima di lei.

L'opera uscita dalla bottega dell'Allori fece la sua parte nel garantire il successo dell'accordo, convincendo l'arciduca della buona salute di Anna e smentendo le voci circa una sua possibile deformità fisica. Prima che il Vinta potesse apporre la sua firma alla lettera con la quale informava il granduca del successo raggiunto, 13 dicembre 1578 la promessa di matrimonio tra Anna de' Medici e l'arciduca Carlo d'Austria era già stilata .
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Al 15 ottobre 1578, tra i pagamenti della Guardaroba medicea figura un saldo per diversi ritratti. Cfr.

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Barocchi - Gaeta Bertelà 1993, p. 149, n. 157: "A spese generale fiorini cent' uno di moneta lire IV piccioli pagati in virtù di rescritto di Sua Altezza degli 11 stante alli appresso pittori per più ritratti et altro fatti per servizio di Sua Altezza e consegnati nella sua Guardaroba, ch'è fiorini 21 lire 3 a Francesco da Poppi, pittore, in dì 14 stante per dua ritratti a scudi 10 d'oro l'uno; fiorini 53 lire IV a Alessandro del Bronzino, in dì 14 stante per cinque ritratti a scudi 10 d'oro l'uno; fiorini 21 lire 3 a Santi di Tito pittore, in dì detto per dua ritratti al medesimo prezzo e fiorini 5 lire 1 a Filippo di Simone torniaio, questo dì per fattura di XII scatolini d'ebano che devano servire per mettervi drento cammei. Portò ciascuno li sua contanti. Fiorini 101 lire 4".

Sulla produzione di ritratti e copie all'interno della bottega dell'Allori, cfr. Lecchini Giovannoni 1968;

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Lecchini Giovannoni 1991, pp. 300-301.

ASF, Miscellanea Medicea, f. 12, ins. 9, cc. 1 r-13 v.