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Al di là delle mura di Firenze: Lorenzo il Magnifico e Clarice Orsin

La seconda metà del Quattrocento

III.1 Al di là delle mura di Firenze: Lorenzo il Magnifico e Clarice Orsin

La politica matrimoniale portata avanti da Piero di Cosimo de' Medici, detto il Gottoso, rappresentò una svolta importante nella storia del casato. Aprendo per la prima volta le porte di Firenze all'alleanza con famiglie non fiorentine, le scelte di Piero de' Medici dimostrano appieno quanto teorizzato da Francesco Guidi Bruscoli, ossia che "solo in due casi, tra loro opposti, una famiglia tendeva a ricercare una parentela al di fuori della città: quando era caduta in disgrazia dal punto di vista politico e quindi era spinta a cercare agganci in altri luoghi, o quando era così potente da sentire il bisogno di instaurare alleanze a più ampio raggio" . Quello dei Medici fu senza alcun dubbio il secondo caso. 1 A partire almeno dalla fine degli anni Cinquanta del XV secolo, infatti, insieme alla moglie Lucrezia Tornabuoni, il Medici aveva indagato il mercato matrimoniale alla ricerca di unioni vantaggiose per i propri figli, unioni che fossero in grado allo stesso tempo di accrescere il potere economico della famiglia e di consolidare il suo peso politico all'interno delle magistrature cittadine . 2

Per entrambe le figlie femmine di Lucrezia e di Piero, erano stati scelti esponenti del patriziato fiorentino con i quali i Medici condividevano, o spesso contendevano, forti interessi economici. La primogenita Bianca era così andata in sposa nel 1459 a Guglielmo 3 de' Pazzi, mentre per Lucrezia, detta Nannina, la scelta era ricaduta su Bernardo Rucellai, al quale la giovane era stata promessa fin dal 1461 per essere a lui unita in matrimonio nel 1466 . La figlia naturale di Piero, Maria, era invece stata destinata a consolidare i rapporti 4 interni alla consorteria medicea grazie alle sue nozze con Lionetto de' Rossi. Al servizio

Guidi Bruscoli 1997, p. 348.

1

Pernis - Schneider Adams 2006, pp. 61-83. Sulla figura di Lucrezia Tornabuoni (1427-1482), si veda anche

2

l'ampia Introduzione posta in apertura del volume Lucrezia Tornabuoni 1993. Per Piero de' Medici (1416-1469), figlio di Cosimo il Vecchio e Contessina de' Bardi, si rimanda invece a Walter 2009b.

Pieraccini 1924-1925, vol. I, p. 146.

3

Pernis - Schneider Adams 2006, pp. 66-68. Su Bernardo Rucellai (1448-1514), cfr. Comanducci 1996;

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della famiglia fiorentina almeno dal 1453, quest'ultimo giunse fino ad ottenere nel 1470 la dirigenza del banco Medici-Sassetti di Lione . 5

Alleanze matrimoniali di siffatta entità permisero a Piero il Gottoso di accrescere in poco tempo il potere economico e politico dei Medici. Tuttavia, proprio a causa di tali successi, il territorio fiorentino si rivelò di lì a poco troppo angusto per le ambizioni dinastiche di Piero tanto che, per la sposa del suo primogenito maschio, il futuro Lorenzo il Magnifico, il Gottoso preferì volgere il proprio sguardo verso Roma . 6

Le informazioni sulle fanciulle in età da marito disponibili nella città dei papi furono garantite ai Medici dal fratello di Lucrezia, Giovanni Tornabuoni, il quale dal 1465 gestiva per conto della famiglia del cognato il banco dei Medici a Roma . Fu infatti Giovanni ad 7 investigare per conto della sorella Lucrezia e del cognato Piero le possibilità offerte dal mercato matrimoniale romano, indicando ai due coniugi fiorentini quali fossero a quel tempo le fanciulle più appetibili per bellezza, ricchezza e posizione sociale . 8

Fu Lucrezia in persona nella primavera del 1467 a recarsi nell'Urbe per poter vagliare il partito di Clarice Orsini, promettente giovane dell'aristocrazia romana. Giunta in città, il 28 marzo la Tornabuoni scriveva al marito Piero, rimasto a Firenze, il seguente biglietto:

"Chome ti dicho per letera di mano di Giovanni, noi abiano vis[to] la fanciulla con buono modo e sança dimostratione e quando la cosa nonn [a]bia ' avere effetto, non ci si meterà nulla del tuo, ché nullo ragionamento s'è avuto. La fancciulla à dua buone parti, ch'è gra[n]de e biancha, non à uno bello viso né rusticho, à buona persona. Lorenç[o] l'à veduta, intendi lui s'ella li piace, che ci è tante l'a[l]tre parti e s'ella sodifaccesi a llui ci potremo contentare. El nome suo è Crarice.

Lucretia tua" . 9

Controversa rimane la data del matrimonio di Maria di Piero de' Medici con Lionetto de' Rossi. Il De

5

Roover ha avanzato l'ipotesi che la cerimonia fosse avvenuta nel 1470, in occasione di un breve soggiorno di Lionetto de' Rossi a Firenze durante il quale furono definiti i termini del suo nuovo incarico presso la filiale lionese (cfr. De Roover 1970, pp. 433-434). In seguito, Guidi Bruscoli 1997 ha invece proposto la data 1474 sulla scorta delle informazioni raccolte nel ms. Notarile Antecosimiano 14099 dell'Archivio di Stato di Firenze. L'ipotesi non è tenuta in considerazione da Pernis - Schneider Adams 2006 (p. 66), che pongono le nozze di Maria precedentemente a quelle nel 1459 della sorellastra Bianca.

Lucrezia Tornabuoni 1993, p. 7; Pernis - Schneider Adams 2006, pp. 71-77. Anche per l'ultimo nato,

6

Giuliano de' Medici (1453-1478), nel decennio successivo si parlò più volte della possibilità di un matrimonio con una nobile veneziana, nozze tuttavia mai concluse. Alla stessa sorte erano destinati tanto il progetto di un'alleanza matrimoniale con i mercanti Borromei di Milano quanto i negoziati intrapresi con la corte mantovana. Anche le trattative per la mano di una nipote del potente Girolamo Riario sfumarono e nel 1477 fu concluso un accordo matrimoniale per unire Giuliano de' Medici a Semiramide Appiani, sorella del signore di Piombino. Tuttavia, solo dopo pochi mesi Giuliano rimase ucciso nella congiura dei Pazzi. A tal proposito, cfr. Walter 2009a, pp. 82-83.

Su Giovanni Tornabuoni, cfr. De Roover 1970, ad indicem.

7

Pernis - Schneider Adams 2006, p. 71.

8

ASF, Mediceo avanti il Principato, f. 106, c. 51 r. Pubblicato in Lucrezia Tornabuoni 1993, p. 64 n. 13. La

9

Al biglietto, scritto di proprio pugno da Lucrezia, veniva allegata una missiva ben più lunga, che la Tornabuoni aveva dettato al fratello Giovanni . In questa lettera, Lucrezia 10 descriveva al marito i pregi ed i difetti della giovane Clarice, soffermandosi a lungo sulle circostanze dell'incontro, sull'aspetto e sul portamento dell'Orsini ed indugiando sulla consistenza delle fortune che la giovane avrebbe un giorno ereditato dalla famiglia.

Così, racconta la Tornabuoni che, una volta nell'Urbe, si era diretta alla volta di San Pietro, incontrando, nei pressi dell'antica basilica vaticana, Maddalena Orsini con la figlia Clarice. Al breve incontro, era seguita una visita il 27 marzo 1467 al cardinale Latino Orsini, nel palazzo del quale Lucrezia aveva avuto modo di incontrare nuovamente la fanciulla. Scrisse infatti la Tornabuoni al Gottoso:

"[...] Giovedì mattina andando a San Piero mi riscontrai in madonna Madalena Orsina, sorella del cardinale, la quale aveva secho suo figliuola d'età d'anni 15 in 16. Era vestita alla romana, col lenzuolo , la 11 quale mi pareva in quello abito molto bella, biancha e grande, ma perché la fanciulla pure era coperta, no lla pote' veder a mio modo. Achadde ieri che andai a vicitare il prefatto monsignor Horsino, il quale era in chasa la prefata suo sorella che entra in nella sua; e, avendo fatto per tuo parte con suo Signoria le debite vicitazioni, vi sopragiunse la prefata suo sorella cholla detta fanciulla, la quale era in una ghonna istretta alla romana e sanza lenzuolo [...]".

La residenza del prelato Orsini si trovava a Monte Giordano, dirimpetto a Castel Sant'Angelo su di una piccola altura che da secoli costituiva il fortilizio degli Orsini a Roma. Nel suo sontuoso palazzo - vi aveva lavorato tra gli altri anche Masolino da Panicale - il cardinal Latino era famoso al tempo per intrattenere con fasto regale i propri ospiti . È qui che Lucrezia e Lorenzo avevano a lungo chiacchierato con il prelato e con 12 madonna Maddalena, scrutando di tanto in tanto la timida Clarice, della quale la Tornabuoni tratteggia al marito una descrizione ricca di particolari:

"[...] E stemoci gran pezzo a rag[i]onare e io posi ben mente detta fanciulla, la quale, chome dicho, è di ricipiente grandezza e biancha, e à jª dolce maniera, non però sì gentile chome le nostre, ma è di gran modesta e da ridulla presto a' nostri chostumi. Il chapo non è biondo, perché non se n'à di qua; pendono i suo capegli in rosso e n'à assai. La faccia del viso pende un po' to[n]detta ma non mi dispiace, la ghola è

Pieraccini 1924-1925, vol. I, p. 128.

10

Clarice indossa il velo bianco che a Roma le leggi suntuarie del tempo riservavano alle donne di buona

11

reputazione, cfr. Esposito 2013a, pp. 8-9; Esposito 2013b, p. 180.

Sulla figura del cardinale Latino Orsini (1411-1477), cfr. Pavan 2013. Sulla decorazione pittorica del

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palazzo di Monte Giordano, andata probabilmente distrutta durante l'incendio appiccato dai Colonna nel 1485, si vedano Mignosi Tantillo 1981; Amberger 2003; Grassi 2010, pp. 35-51; Pavan 2013, p. 667.

isvelta confacientemente, ma mi pare un po' sotiletta o a dire meglio gentiletta. Il petto non potemo vedere, perché usano ire tutte turate, ma mostra di buona qualità. Va col capo non ardita come le nostre ma pare lo porti un po' innanzi e questo mi stimo proceda perché si verghogniava, ché in lei non vegho signio alchuno, se non per lo star verghogniosa. La mano à lungha e isvelta; e tutto racolto, g[i]udichiamo la fanciulla assai più che chomunalle, ma non da comparalla alla Maria, Lucrezia e Biancha [...]" . 13

Il ritratto di Clarice che delinea la Tornabuoni con la sua descrizione, oltre ad offrire interessanti spunti di riflessione su quali fossero i canoni di bellezza a quel tempo, testimonia una pratica che rimarrà a lungo diffusa in casa Medici, anche quando nel secolo successivo il contatto con le grandi dinastie europee introdurrà a Firenze un più largo uso del ritratto di corte ed un più serrato cerimoniale cortigiano. Ancora con Cosimo I infatti le descrizioni di ambasciatori ed inviati medicei costituiranno preziose fonti di informazione, talvolta anche preferite alla testimonianza visiva offerta dai ritratti dipinti . 14

Nelle trattative per le nozze di Lorenzo il Magnifico con Clarice Orsini, inoltre, il ruolo svolto da Lucrezia Tornabuoni anticipa appieno l'intraprendenza che caratterizzerà in questo ambito le duchesse e le granduchesse fiorentine del secolo successivo.

Per la delicata missione romana, ad esempio, l'operosità di Lucrezia era stata evidentemente preferita dal marito Piero ai modi dell'inviato fiorentino a Roma, Giovanni Canigiani . Una scelta, quella di Piero, che aveva finito per suscitare l'ilarità della fazione 15 anti-medicea, la quale si era accanita in particolare contro lo sfarzo ostentato dalla Tornabuoni nelle sue visite ad esponenti della curia romana . Così, il 3 aprile 1467 il 16 fuoriuscito fiorentino Jacopo Acciaiuoli scrisse da Roma al fratello Neri:

"Piero di Cosimo ha mandato qui madama sua per imbasciadrice, parendo loro che Giovanni Canigiani non sia capace alle materie occorrenti. Ella va con quei mercatanti visitando ad uno ad uno quei cardinali, e attende audienzia dal Papa. Fàlla alla signorile e va lisciata come fussi di 15 anni. Ècci chi si ride di lei, ma più di Piero" . 17

ASF, Mediceo avanti il Principato, f. 106, c. 50 r. Pubblicato in Lucrezia Tornabuoni 1993, pp. 62-63 n. 12.

13

La lettera è stata pubblicata anche in Guasti 1859, pp. 9-10, n. I. Cfr. più avanti il par. V.4.

14

Su Giovanni Canigiani (1404-1477), più volte incaricato di ambascerie per conto della Repubblica

15

fiorentina, cfr. Mallett 1975.

Tomas 2003, pp. 29-32. La studiosa sottolinea inoltre come le leggi suntuarie del tempo prescrivessero alle

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matrone fiorentine un abbigliamento sobrio, contrariamente a quanto concesso loro in materia di lusso in età giovanile e nei primi anni di matrimonio, cfr. Tomas 2003, pp. 42-43 nota 161.

ASF, Mediceo avanti il Principato LXXII, 239. Pubblicato in Municchi 1911, p. 145; Lucrezia Tornabuoni

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Per Piero de' Medici, il giudizio di Lucrezia nelle alleanze matrimoniali dovette essere tutt'altro che secondario. A lei era infatti stato assegnato un compito delicato dal momento che difficilmente qualcuno avrebbe avuto occasione nuovamente di vedere Clarice prima che un accordo matrimoniale fosse stato raggiunto. Il giudizio di Lucrezia era quindi in qualche modo vincolante. Da una lettera scritta dalla Tornabuoni al marito il 5 aprile 1467 si evince infatti come a Firenze Piero de' Medici fosse di già persuaso dalla scelta del partito. Nonostante ciò, il Gottoso doveva aver scritto alla moglie chiedendo chiarimenti per la mancanza di entusiasmo da lei dimostrata nel descrivere la Clarice, tanto che la Tornabuoni si era affrettata a rassicurare il marito sul fatto che non vi era nessuna fanciulla che valesse quanto l'Orsini in tutta l'aristocrazia romana. Scrisse infatti Lucrezia al marito:

"Per Donnino ò avuto la tua e inteso la diterminatione che avete presa, che mi piace, bench'io credo, quando sarò costà e dettovi quello che me ne pare, voi rimarete bene sodisfatti e masime piacendo a Lorenço. Noi no ll'abiàno poi veduta, no se fece la rivede[ssi]mo, benché no ne fo chaso. Tu mi di' ch'io ne parlo fredo, fo pe riuscire meglio e non credo che chostì sia al prese[n]te più bella fanci[u]lla a maritare. Io vi dirò al mio ritorno il pare mio e, chome dicho di sopra, noi ce n'acordereno. E circha questa parte non dico altro [...]" . 18

Insieme all'aristocratica fiorentina Alessandra Macinghi Strozzi, Lucrezia Tornabuoni è stata infatti ricordata da Anna Esposito per il ruolo attivo da lei svolto nella scelta della futura nuora . In particolare, la studiosa ha sottolineato come a contraddistinguere le 19 donne appartenenti all'aristocrazia fosse la consapevolezza del fatto che la scelta del/la coniuge rappresentasse sempre "un affare di famiglia" e quanto tale scelta fosse "subordinata alla necessità di mantenere strutture di potere, di stabilire alleanze politiche, di consolidare legami d'affare" . 20

Se le trattative sulla dote rimasero a lungo una prerogativa prettamente maschile, infatti, la scelta del miglior partito in termini di valutazione del prestigio sociale, bellezza e prestanza fisica veniva percepita come una peculiarità anche femminile, ricadendo in quello spazio tra governo domestico e sottogoverno che sembra aver caratterizzato fin dal Quattrocento il luogo d'azione privilegiato delle donne di casa Medici . 21

ASF, Mediceo avanti il Principato, f. 106, c. 52 r. Pubblicato in Lucrezia Tornabuoni 1993, pp. 64-65 n. 14.

18

La lettera è stata pubblicata anche in Guasti 1859, p. 11, n. III. Cfr. Esposito 2013b.

19

Esposito 2013b, p. 160.

20

Per un'analisi più dettagliata del ruolo ricoperto dalle donne Medici nel Quattrocento e sui concetti di

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