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I dibattiti degli ultimi ann

Negli ultimi dieci anni molte sono state le polemiche sui costi ma soprattutto sugli sprechi della politica; tali polemiche, che hanno coinvolto tutti i principali giornali italiani ed hanno dato spunto a numerosi libri, hanno coinvolto direttamente le province.

Gli enti in questione, come ciclicamente avviene, sono stati presi di mira come uno dei principali motivi degli eccessivi costi della nostra politica e come uno dei luoghi di maggior inutilità governativa.

Durante la campagna elettorale del 2008, ad esempio, l’abolizione delle province è tornata ad essere proposta come una delle possibili soluzioni al generale degrado dei costumi, caratterizzante la cosa pubblica italiana.

Questa nuova inversione di tendenza nel modo di affrontare il tema degli enti provinciali è testimoniata dal variare del numero di proposte di istituzione di nuove province: nella XIV Legislatura (2001-2006) 38 proposte che proponevano l’istituzione di ben 28 nuovi enti, nella XV Legislatura (2006-2008) si arriva a 46 proposte, nella XVI Legislatura (2008-2013) si scende drasticamente a due proposte, che sono controbilanciate da diverse proposte di legge costituzionale per l’abolizione delle province, provenienti da vari schieramenti politici.

Una delle proposte di legge, che mira all’abolizione, è del senatore Dini, che, motivandola, si rifà sostanzialmente alle motivazioni che hanno, quasi sempre, contraddistinto questo tipo di proposte di legge48.

48

“Quel che intendiamo qui colpire - si legge nella proposta di legge di iniziativa del sen. Dini - è l‟istituzione provincia, non ritenendo utile la persistenza di una classe politica che si interpone tra quella comunale e quella regionale e che non ha nella storia italiana un vero e significativo radicamento,

58 Di tutt’altro parere è l’UPI (Unione Province d’Italia) che, nell’Assemblea Generale tenutasi ad ottobre del 2008, ribadisce, tramite il suo presidente Fabio Melilli, la non trascurabilità dei compiti svolti dagli enti provinciali a favore dei cittadini italiani e fa notare che un ente di governo di livello intermedio esiste in molti paesi europei ed in tutti i paesi dell’Unione Europea49

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Il presidente dell’UPI va, sicuramente, nella stessa direzione di una ricerca realizzata dall’Università Bocconi con il CERTeT (Centro di Economia Regionale, dei Trasporti e del Turismo) nel 2011, a cura del Prof. Lanfranco Senn e del Dott. Roberto Zucchetti.

Tale studio ha voluto mettere in evidenza come la riduzione dei “costi della politica” conseguenti all’abolizione delle province sarebbe,

come dimostra la scarsa partecipazione degli elettori alle elezioni provinciali. La provincia è un ente lontano dai cittadini e a poco vale l‟aver rafforzato la legittimazione dei suoi Presidenti, attraverso un peraltro efficace, sistema elettorale a doppio turno. La sua visibilità e la sua legittimazione sono molto più scarse di quella del Presidente della regione e ancor più di quella del sindaco. Questo livello politico intermedio dunque - conclude la relazione - ci appare un elemento di confusione, non realmente radicato privo di una sostanziale rappresentanza e generatore invece di costi impropri cui in questa fase della nostra storia dobbiamo guardare con particolare severità e attenzione”. 49Il Presidente dell‟UPI ribadisce che nei bilanci delle province: “trovano spazio servizi fondamentali per la vita dei cittadini, spese spesso incomprimibili: tanto per citare alcuni dati, lo scorso anno le Province hanno dedicato alla viabilità, ai trasporti, alla tutela del territorio ed alla protezione dell‟ambiente il 42,2% dei loro bilanci, più di 4 miliardi di euro. Per la formazione e l‟istruzione dei nostri giovani e per assicurare scuole sicure e accoglienti abbiamo investito oltre 2 miliardi di euro. Ci siamo, per la nostra parte, impegnati a contribuire al rilancio del Paese, riservando quasi 2 miliardi di euro allo sviluppo dei territori, con aiuti alle industrie e alle piccole e medie imprese, sostegni all‟imprenditoria giovanile e femminile, promozione della ricerca e della diffusione delle energie alternative e delle fonti rinnovabili. Quasi 500 milioni di euro sono stati impegnati per la promozione della cultura, del turismo e dello sport e per i servizi sociali”. In più, ha aggiunto Melilli, il livello di governo intermedio prevale ormai nel panorama europeo: “il livello di governo intermedio è presente in tutti gli Stati dell‟Unione, sia nei Paesi come Francia, Germania e Inghilterra, dove vanta antiche tradizioni e non è mai stato messo in discussione, sia in Stati dove, dopo essere stato contestato, è uscito integro e più forte di prima”. Di più “le Province in Europa presentano caratteristiche di uniformità rispetto alle funzioni esercitate che attengono principalmente ai settori del Welfare, Istruzione, Sviluppo Economico, Ambiente, Viabilità, Urbanistica e Cultura”.

59 sicuramente, inferiore rispetto ai sacrifici oggettivi, che il Paese dovrebbe affrontare in una simile situazione.

Anche i ricercatori hanno convenuto sul fatto che fosse necessaria una razionalizzazione delle amministrazioni provinciali, per rendere queste funzionali all’attuazione del federalismo fiscale e all’adozione del criterio dei fabbisogni standard, nel finanziamento delle funzioni.

Le province, secondo tale studio, dovranno utilizzare al meglio le risorse, che saranno sempre minori, migliorando al contempo le prestazioni offerte.

Non si potrebbe ottenere un risparmio di spesa maggiore, trasferendo le funzioni provinciali ai comuni o alle regioni.

Vivamente consigliato dai ricercatori è razionalizzare le dimensioni delle circoscrizioni provinciali esistenti, così da ridurre i costi della spesa pubblica e utilizzare al meglio le risorse esistenti, accorpando le amministrazioni più piccole50.

I risultati dello studio ci mostrano che la spesa media per abitante è inversamente legata alla grandezza demografica delle province e che l’autonomia finanziaria delle circoscrizioni provinciali, cresce con il crescere della dimensione demografica.

Un punto di equilibrio sembra trovarsi intorno ai 350 mila abitanti. Allora, si è pensato di assumere questo dato come riferimento per l’aggregazione dei confini attuali.

Per definire la dimensione adeguata delle amministrazioni provinciali, gli esperti hanno stabilito che è necessario individuare indici geografici, demografici ed economici, che tengano nella giusta considerazione le particolarità storiche e territoriali dei vari territori.

La vera risposta, che il Parlamento dovrebbe dare, secondo i ricercatori, sarebbe l’istituzione delle Città metropolitane.

50

Sulle problematiche giuridiche relative alla razionalizzazione delle Province cfr. Alessandro Sterpa, “L‟indisponibile autonomia: la riduzione delle Province”, in Federalismi.it, n. 11/2010.

60 Per diversi anni si è discusso di ulteriori riforme della seconda parte della Costituzione e, solo, nel 2009, si è arrivati all'approvazione della legge delega sul federalismo fiscale, che prevede l'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, in assenza di un riordino delle funzioni e dell'organizzazione degli enti territoriali.