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Della dicotomia davvero operante: inside come oggetto d’analisi psicologica; outside come oggetto di sintesi fisiologica.

Rappresentare la realtà dopo la crisi di fine secolo.

4. Della dicotomia davvero operante: inside come oggetto d’analisi psicologica; outside come oggetto di sintesi fisiologica.

Che De Roberto, sia a livello di speculazione poetica sia a livello di realizzazione letteraria, non considerasse inscindibili visione idealista e metodo dell’analisi psicologica, dunque, può darsi per assodato. L’esempio di un Bourget, scrittore ‘d’avanguardia’ sul piano dei contenuti, autorizza e legittima una scelta che consente da subito a De Roberto, in ossequio alla propria Weltanshauung, di venir meno all’ossequio delle rigide partizioni proposte dalle due scuole ‘di moda’.

Potremmo allora considerare le dichiarazioni esplicite di De Roberto, ad apertura e a chiusura della prefazione ai Documenti Umani, come provocazione lanciata a un pubblico, nello specifico al pubblico dei critici, innanzi alle troppo rigide dicotomie operanti al tempo e innanzi, soprattutto, ai troppo rigidi giudizi di valore legati a tali categorie critiche. Potremmo considerarle, in ultima analisi, come dimostrazione del contrario di quanto dichiarato, e dunque della attendibilità della visione pessimista veicolata dalla ordinariamente dalla narrativa ‘naturalista’, ma non dipendente dunque da questo solo metodo d’arte: pur rappresentando una società di livello superiore, pur rappresentando il mondo dell’anima e delle idealità, il pessimismo della visione complessiva dell’uomo e del suo agire sociale risulta identico.

Fra le dicotomie enunciate nella Prefazione ai Documenti, sono invece altre ad intrattenere fra loro un legame davvero inscindibile e operante nella produzione letteraria derobertiana, tanto in quella già realizzata quanto in quella di là da venire. Si tratta dell’opposizione fra piani di rappresentazione della realtà, rispettivamente distinti in rappresentazione dell’anima, dell’inside, e rappresentazione della dimensione sociale dell’agire umano, dell’outside, e dell’opposizione fra metodi narrativi di rappresentazione della realtà, rispettivamente distinti in metodo dell’‘analisi psicologica’, e metodo della ‘sintesi fisiologica’ o, come più comunemente veniva designato all’epoca, metodo dell’‘osservazione impersonale’. Nella Prefazione, e in numerosi articoli in cui, più o meno marginalmente, tornerà sull’argomento, viene appunto stabilito un rapporto univoco fra rappresentazione dell’inside e analisi psicologica, e fra rappresentazione dell’outside e osservazione impersonale. Ciascun metodo

darebbe la possibilità, infatti, di rappresentare una dimensione dell’umana esistenza, e ciascuna di queste dimensioni sarebbe per De Roberto ugualmente legittima e ugualmente reale; all’autore spetterà la scelta dell’aspetto cui riconoscere l’importanza maggiore, e De Roberto, portando avanti parallelamente due serie di novelle sì opposte, non farebbe in fondo se non realizzare, coerentemente, la propria visione del mondo di stampo relativista, che ammette la legittimità e la realtà di tutto quanto esista, e di tutto quanto sia considerato ‘soggettivamente’ vero, finanche i sentimenti, salvo poi rivelare, al proprio lettore come al proprio protagonista, l’illusorietà del sentimento e dell’ideale da questi già creduto vero, il relativismo di visioni non essendo altro, in fondo, che generatore d’inganni, ‘il più fresco prodotto’ della visione materialista [positivista?] del mondo, dunque l’ultima e più funesta delle fatali leggi di natura.

Se tale dinamica era ben esemplificata nel già citato Il passato, viene teorizzata e proposta già dal racconto eponimo dei Documenti Umani, in apertura di raccolta. E in questa stessa sede viene soprattutto teorizzata la legittimità della rappresentazione di entrambe le dimensioni dell’esistenza umana, quella soggettivo-psicologica e quella oggettivo-sociale, e di conseguenza la legittimità del metodo dell’analisi psicologica che De Roberto dispiegherà per l’intera raccolta.

Il racconto propone infatti, in apertura, quello che da uno dei due protagonisti verrà in seguito definito ‘documento umano’; si tratta, però, di un ‘documento umano’ atipico, il cui statuto avrà bisogno della dimostrazione e della difesa dell’ingegner Ferrieri, di fronte al proprio interlocutore, lo scrittore ‘naturalista’ Paolo Dinolfi, non disposto a vedere nel ‘documento’ nient’altro che «rettorica», antitetica a quella che dovrebbe essere la «verità». Tale documento infatti non coincide, secondo la ‘vulgata zoliana’, con una tranche de vie che registri oggettivamente quanto in essa riferito; coincide invece con una appassionata e folle lettera d’amore diretta da un amante respinto alla donna responsabile delle proprie atroci sofferenze, in cui viene annunciato, in toni enfatici, il proprio prossimo suicidio. L’epistola, letta su richiesta dell’amico Ferrieri, genera in Dinolfi le più vive rimostranze: questo non è disposto a riconoscere alla lettera statuto di ‘documento’, o al documento statuto di verità, appunto. La perorazione che segue, assegnata dal testo alla figura di Ferrieri, coincide appunto con la legittimazione del metodo psicologista, e della

rappresentazione di una realtà ‘ideale’ cui viene assegnata un’accezione, ancora una volta, contraddittoria rispetto alle dichiarazioni della Prefazione e, invece, completamente in linea con una concezione relativista che ammette l’esistenza tanto di una realtà oggettiva quanto di una soggettiva, tanto di un outside quanto di un inside.

E se noi cominciassimo a intenderci sul significato dei vocaboli? La verità! Quale verità? C’è una verità reale, e ce n’è una ideale… a vostra volta mi domanderete di spiegarvi queste altre grosse parole. È semplicissimo; io non uscirò dai limiti dell’etimologia. Reale è il mondo delle cose, ideale è il mondo delle idee. Ora un’idea, un sentimento, un fatto d’ordine morale è nel vero allo stesso titolo di una cosa, di un avvenimento, di un fatto d’ordine fisico. […] Perché di tutte queste dolci e torturanti credenze, dell’amore, della poesia, dell’ideale, noi siamo tutti capaci; perché vi sono certi momenti in cui tutta la nostra anima vibra come se volesse spezzarsi, in cui soltanto l’inverisimile è vero; […] E se quella lettera è stata da voi scritta col cuore sanguinante e con la mente smarrita, potrà nascere in voi la tentazione di rileggerla quando la freschezza pungente del mattino avrà sedato la vostra eccitazione… Allora, in mezzo al ridestarsi delle attività umane dopo la salutare tregua della notte […] voi potrete sentire come una doccia ghiacciata sferzarvi la schiena, e giudicare precisamente rettorica le vostre lacime della notte… Non per questo voi non le avrete versate! […] Prosa […] poesia. Vedete, mio caro romanziere? Esse sono nel vero entrambe!274

Inside e outside, analisi e osservazione: a fronte di una stessa visione del

mondo, ugualmente pessimista, si ripropone così la tradizionale scissione fra due filoni narrativi contrapposti. Da un lato avremo la produzione psicologista, che si serve del metodo dell’analisi e rappresenta ‘fatti di coscienza’, sebbene approdi a una visione pessimista dell’uomo; dall’altro, la stessa visione pessimista è restituita da una produzione affatto diversa, che si serve del metodo dell’osservazione impersonale, rappresenta l’uomo ‘dall’esterno’, ed è ispirata alla tradizione naturalista. E, invece, la presente ricerca mira a dimostrare, oltre all’unità di visione che presiede ai due filone e che ha come matrice comune la

Weltanshauung derobertiana ‘della crisi’, anche l’unità tecnico-formale che è

sotterraneamente rintracciabile in essi.

Non sta a me, certo, il merito di avere dimostrato la stretta connessione esistente in De Roberto fra analisi e osservazione, e la perenne ricerca di sintesi fra i due metodi.

Ma se tutto questo è vero, ed è spia importante della sperimentazione tecnica derobertiana e delle aperture e della preparazione a più moderne soluzioni rappresentative, rimane pur operante la distinzione fra metodi e versanti

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dell’esperienza umana cui tali metodi sarebbero appropriati. In altre parole, se la dicotomia inside-analisi/outside-osservazione scavalca le singole opere e la tradizionale partizione fra due filoni, all’interno di una stessa opera essa rimane pur operante, per cui potremo dire che Adriana o I Viceré partecipano dell’uno e dell’altro metodo, ma che l’eclettismo implicato dal perpetuo ricorso a due distinti metodi rimane la cifra indispensabile a intendere la produzione derobertiana.275

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