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I temi della cultura della crisi La crisi nel Positivismo.

2. In principio era Bourget

Enorme è il debito di De Roberto nei confronti di Paul Bourget, che nel 1884 viene salutato come «uno dei più attraenti fra i giovani ingegni francesi».81 Debito enorme, però, non tanto sul piano delle influenze letterarie. Da questo momento in avanti, infatti, il giovane catanese non mancherà di seguire e recensire i romanzi successivamente editi dal Bourget, e, nonostante la pregressa ammirazione, sarà tempestivo nel rilevare, e criticare, le prime avvisaglie di mutamento nell’indirizzo ideologico del romanziere che emergono con la pubblicazione del Disciple. A prescindere dall’avvicinamento a posizioni reazionarie ‘alla Bourget’, questione da ridiscutere e comunque da collocare ad una fase decisamente posteriore al 1889, De Roberto rimarrà lucido nel rilevare le carenze estetiche visibili nei romanzi bourgettiani dopo l’ingresso di poco credibili, moralistiche tesi; inoltre, anche della produzione ammirata in questi anni Ottanta, quella del Bourget che traduce in personaggi viventi le più fosche massime schopenhaueriane, il catanese, come vedremo, non abbraccerà incondizionatamente il metodo, filtrando il modello francese attraverso scelte tecniche ben altrimenti personali.

Il metodo che abbraccia incondizionatamente, invece, è quello delle due serie di Essais de psychologie contemporaine: è questo a lasciare un’impronta indelebile nella formazione e nella successiva riflessione derobertiana, perché guiderà e ispirerà la redazione degli articoli consegnati al «Fanfulla della Domenica» e al «Giornale di Sicilia», e farà registrare i propri effetti ancora nei primissimi anni del Novecento, in alcune delle recensioni comparse sul «Corriere della Sera». È proprio in ragione del metodo seguito che questo gruppo di articoli, usciti contemporaneamente ad altre prove giornalistiche di carattere più

81

F. De Roberto, Psicologia contemporanea, «Fanfulla della Domenica», a. VI, n. 41, 12 ottobre 1884.

marcatamente recensorio o specificamente dedicate a ‘questioni d’arte’, possono invece considerarsi opera a parte, serie di saggi sulla psicologia contemporanea che ricalcano l’opera prima di Bourget senza però trovare un loro momento di sintesi organica nella pubblicazione in volume. E tuttavia il loro organico statuto di capitoli afferenti a uno stesso discorso emerge prepotente, nella sua autoevidenza, anche attraverso la lettura franta e discontinua concessa da pezzi giornalistici affidati a date e quotidiani sparsi, anche al di là di titoli ingannevoli che sembrerebbero ancorare le colonne di giornale ad occasioni puntuali o di scarso respiro. Per tutti i saggi giornalistici che sottoporrò ad analisi, infatti, potrebbero ripetersi identiche le indicazioni di lettura affidate da Bourget all’Avant-propos alla prima serie dei suoi Essais: nell’analisi degli autori volta a volta proposti, in effetti, non si trova «ce que l’on peut proprement appeler de la critique. Les procédés d’art n’y sont analysés qu’autant qu’ils sont des signes, la personnalité des auteurs n’y est qu’à peine indiquée». E infatti l’«ambition», tanto degli Essais bourgettiani quanto dei saggi di De Roberto, «a été de rédiger quelques notes capables de srvir à l’historien de la vie morale pendant la seconde moitié du dix-neuvième siècle», nella convinzione che, se «cette vie morale [...] se compose de beaucoup d’éléments divers», senz’altro «la littérature est un de ces éléments, le plus important peut-être».82

Ma, oltre che per il metodo, De Roberto è certo debitore nei confronti degli Essais anche per il dibattito, di respiro europeo, nel quale viene d’improvviso proiettato. Non credo infatti azzardata l’ipotesi che proprio la lettura del Bourget ‘psicologo’ abbia iniziato il giovane intellettuale catanese alle complesse problematiche aperte dalla crisi del Positivismo e della ‘malattia morale’ che già investivano la cultura francese; o, quantomeno, l’incontro con un’opera che raccoglieva e affrontava sistematicamente segnali di una crisi e di un dibattito già sparsamente circolante sarebbe stato determinante nel catalizzare su di esso l’attenzione del futuro scrittore siciliano. Questo spiegherebbe quella «netta cesura», riscontrata da Di Grado, che separa gli articoli prodotti a partire dall’’84, «improvvisamente maturi», da «quella nebulosa incerta in cui ancora s’aggirava il giovane De Roberto che polemizzava sul “Don Chisciotte” e brigava

82

P. Bourget, Avant-propos de 1883, in Oeuvres complètes. Critique. I Essais de psychologie

contemporaine, Paris, Plon, Nourrit et C., 1899, p. XIII (d’ora in poi, per ogni citazione dalle

prefazioni o dai singoli saggi delle due serie di Essais di Bourget, rimanderò direttamente all’edizione delle Oeuvres complètes e alla rispettiva pagina).

per la Circumetnea, che curava i Semprevivi di Giannotta e pubblicava i sopravvalutati Arabeschi del 1883».83 Il momento d’incontro con gli Essais, già quello con la sola prima serie recensita sulle colonne del «Fanfulla della Domenica» nel 1884, rappresenterebbe allora per De Roberto il momento d’incontro, che presto diverrà incontro di prima mano, con Taine, con Renan, con Amiel, con Leconte de Lisle, da unire entro un unico ‘circolo ermeneutico’ assieme al già osannato Flaubert, a Baudelaire, a Dumas fils, e da connettere, ancora, alle figure di Leopardi, e di Hartmann, e Schopenhauer. Momento d’incontro, certo, determinante solo supponendo nel giovane De Roberto, al di là di ogni effetto di suggestione, la capacità di recepire stimoli tanto moderni e l’esigenza di far propri i dolorosi interrogativi della crisi, sulla base d’una ‘malattia morale’ già personalmente e indipendentemente contratta. Perché, se da un lato è vero che «il n’est aucun de nous qui, descendu au fond de sa conscience, ne reconnaisse qu’il n’aurait pas été tout à fait le même s’il n’avait pas lu tel ou tel ouvrage»,84 è vero anche, come affermerà Bourget nell’Avant-propos de 1885, che «nous n’acceptons que les doctrines dont nous portons déjà le principe en nous».85 E dell’esistenza di un’intima affinità fra cultura della crisi e sensibilità derobertiana è testimone l’ininterrotta attenzione che l’autore, d’ora in poi, dedicherà a questioni e ad autori di cui inizia ad occuparsi in questo 1884, e che rimarranno centrali per la comprensione tanto del suo pensiero quanto della sua opera.

In principio, dunque, era Bourget.

3. Le tematiche della crisi: metodo positivo, nichilismo, relativismo nel

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