IV.5 Un modello di gestione e analisi integrata dei dati archeologici Casi di studio
IV.5.1 Dinamiche insediative nell‟insula VI,7
L‟insula VI,7 è un contesto esemplificativo dell‟utilizzo del GIS “RILEGGERE POMPEI-R.VI, INS. 7-14;R.V, INS.3-4”, che risponde ad esigenze di gestione efficace della documentazione di scavo, dell‟analisi sulle strutture murarie e sui reperti; questo tipo di approccio è più adatto a commentare le evidenze secondo argomenti di interesse generale, per condurre ricerche di sintesi sull‟intreccio dei temi di indagine, rapportandoli ad esempio alle dinamiche insediative. Questo contesto di indagine ci è utile anche per commentare la fase preliminare della sperimentazione del progetto GIS, che si confronta a posteriori con documentazione raccolta secondo un approccio prettamente tradizionale e con alcuni limiti nella strategia di campionamento.
Nel corso delle campagne 2004-2007 sono stati realizzati differenti saggi all‟interno di alcuni edifici (TAV. 4), in ricerca dei livelli datanti la realizzazione dei più antichi setti murari in situ. Tali informazioni, confrontate anche con l‟analisi sui reperti e sulle strutture murarie, hanno permesso di proporre una lettura dell‟evoluzione dei complessi, rapportandola al tessuto dell‟insula VI,7 e più in generale della Regio VI di Pompei (TAVV. 7-9, 16-19). Attraverso il GIS è possibile offrire una rappresentazione diacronica delle evidenze, accedere ai contenuti della schedatura, combinare l‟analisi delle strutture murarie alla rappresentazione dei prospetti murari e dei piani pavimentali.
Agli albori del nostro progetto GIS “RILEGGERE POMPEI-R. VI, INS. 7-14; R. V, INS. 3-4”629 l‟interesse si è orientato prevalentemente sulla digitalizzazione a posteriori delle informazioni acquisite e sulla realizzazione di un efficace strumento di gestione delle informazioni –allora prevalentemente dati descrittivi su supporto cartaceo o non uniformati-. Il sistema analizza tutte le evidenze registrate in sede di indagine stratigrafica (US, ES, Reperti) e di approfondimento attraverso analisi specialistiche sulle diverse classi di materiali e sugli aspetti architettonico-conservativi dei complessi.
Le criticità più evidenti per l‟applicazione del GIS a questo contesto di scavo sono nelle funzioni di analisi derivate. Le funzioni sviluppate sono orientate principalmente alla caratterizzazione delle evidenze, secondo parametri qualitativi, utilizzando le principali operazioni di selezione degli oggetti mediante query (by attribute e/o by location) e la manipolazione dei dati secondo combinazioni di
buffering e overlaying. La rappresentazione delle evidenze (Contesti, Reperti, Strutture) è limitata della
lacunosità dei dati, che investe sia la possibilità di posizionare con precisione i reperti in giacitura
628 V. Parte II, §§. III.2-3.
629 Il saggio nella cella ostiaria della domus VI,7,7 (V. Parte II, §. III.3.1) è stato scelto nel 2006 come campione di
sperimentazione del GIS intra-site, in ragione della completezza di informazioni raccolte in sede di analisi degli alzati, indagine stratigrafica, studio sui reperti. MARATINI 2008a; MARATINI 2008b.
(convenzionalmente simboleggiati da un grafo posizionato sul centroide del poligono che rappresenta l‟US di riferimento, Figg. 40, 41; TAV. 30) che di produrre modelli tridimensionali del terreno a partire dalle quote altimetriche registrate (TAV. 29). La ricerca di pattern o cluster o più in generale di qualche trend distributivo nel gruppo di dati analizzati è espresso mediante simbologia graduata o grafici (TAVV. 9, 28-30).
Più fruibile ai fini dell‟interpretazione delle dinamiche insediative nell‟insula VI,7 è stato il confronto tra lotti adiacenti nel settore sud-orientale (VI,7,7, VI,7,8-14630) e all‟estremità opposta dell‟insula (VI,7,23631 e VI,7,26632) per illuminarne le fasi edilizie più critiche, concentrate nel corso della seconda età sannitica e nel I secolo d.C. (TAVV. 7-9, 31-33).
Le cosiddette case ad atrio calcareo633 di prima età sannitica, caratterizzate da muri perimetrali in opera quadrata, sorgono tra la fine del IV e il III sec. a.C. 634 (T
AVV. 31, 32). In fase con tali strutture è la stesura di piani in battuto. Al di sotto questi livelli antropici, i saggi nella domus di Apollo e nell‟edificio VI,7,7 attestano la presenza di strati naturali di formazione vulcanica, pertinenti all‟eruzione dell‟VIII sec. d. a.C.635.
Nel corso del II secolo a.C. le case si uniformano prevalentemente secondo un assetto longitudinale in lotti paralleli, con una parte anteriore gravitante sull‟atrio ed una pars postica adibita a viridario636. Nella seconda metà del II sec. a.C. si registrano impegnativi interventi di risistemazione interna con il rifacimento di livelli d‟uso in opus signinum e con soluzioni di drenaggio che utilizzano anfore capovolte637 (TAVV. 8, 31).
Al periodo successivo alla fondazione della colonia sillana vanno assegnate anche varie attività edilizie, come visto nell‟area tra lo stabulum VI,7,26 e il giardino della domus di Apollo o nella trasformazione della casa ad atrio VI,7,9 in esercizio commerciale (TAVV. 4, 7, 9, 16, 32).
La seconda metà del I sec. a.C. e l‟età augustea in particolare rappresentano un momento di grandi trasformazioni nelle case dell‟insula 7 (come nella Casa di Apollo con la modifica degli ambienti a ovest dell‟atrio e l‟inserimento di spazi conviviali, a scapito dall‟adiacente casa VI,7,25:
630 V. Parte II, §. III.3.2. 631 V. Parte II, §. III.3.3.
632 V. Parte II, §. III.3.4. V. anche qui §. IV.5.3.
633 ZANKER 1993; PESANDO 1997; PESANDO 2006a; SCHOONHOVEN 2006, pp. 63-77, 174-191, 199; PESANDO 2008. V.
Parte II, §§. III.1-3 e qui §. IV.5.3.
634 Come restituito dal saggio 3 nella domus VI,7,7, dal saggio 2 nella domus di Apollo e dal saggio 6 nell‟officina lignaria (V.
Parte II, §§. III.3.1-3).
635ALBORE -LIVADIE, 2003, pp. 443-444. V. Parte II, §§. III.3.1-4. 636 V. anche qui §. IV.5.3.
637 Dr. 1 A, rinvenute nel cubiculum (9) della domus di Apollo (saggio 2, 2004), nella cella hostiaria (7) della domus VI,7,7
TAV. 33). Tra il 62 e il 79 d.C., si provvede a recuperare le strutture danneggiate dallo sciame sismico, a ripristinare il sistema di distribuzione dell‟acqua -con la posa in opera di nuove condutture- o le pavimentazioni. Alcuni complessi sembrano maggiormente colpiti di altri (TAVV. 29, 33, 39), situazione è emersa con particolare chiarezza nello stabulum VI,7,26638. Nel corso del I secolo d.C. questo spazio -originariamente connesso ad un‟abitazione come giardino- è divenuto un cantiere edilizio con cava domestica per l‟estrazione della pozzolana, che è stata colmata riutilizzandola come fossa per i rifiuti ed infine destinato a stabulum, in pieno riallestimento al momento dell‟eruzione (TAVV. 9, 33). Le informazioni raccolte sono quindi di fondamentale importanza per comprendere l‟evoluzione urbanistica dell‟intero isolato VI,7: le strutture residuali emerse dai saggi nel lotto VI,7,26 fanno ritenere che l‟area pubblica tra il limite settentrionale dell‟insula e la cinta muraria a ridosso della Torre di Mercurio sia stata interessata da una serie di interventi tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C., quando si realizzano le murature più settentrionali del giardino della domus di Apollo (VI,7,23) e l‟apprestamento definitivo dei due grandi vani dello
stabulum (VI,7,26), acquisendo così la definitiva estensione verso nord dell‟insula.