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IV.5 Un modello di gestione e analisi integrata dei dati archeologici Casi di studio

IV.5.2 Un complesso artigianale al 79 d.C.: pistrinum V,3,8

L‟edificio V,3,8 è caratterizzato dall‟installazione di un complesso artigianale (un panificio con stalla) all‟interno di un‟abitazione affacciata sulla via di Nola (TAV. 6). Nel corso delle campagne di scavo 2008-2009 è stato indagato l‟ambiente della panificazione, disseppellendolo dall‟accumulo delle pomici originali dell‟eruzione del 79 d.C. sino a mettere in luce i piani e le strutture in uso nell‟ultima fase di vita. Tali informazioni, confrontate con l‟analisi preliminare sui reperti e sulle strutture murarie, hanno permesso di proporre una lettura dell‟evoluzione del complesso, rapportandola ai lotti adiacenti delle insulae V,3 e V,4 e allargando il confronto anche ad altri complessi produttivi di Pompei (TAV. 34). Come nei casi precedentemente affrontati, attraverso il GIS è possibile offrire una rappresentazione diacronica delle evidenze, accedere ai contenuti della schedatura, combinare l‟analisi delle strutture murarie alla rappresentazione dei prospetti murari e dei piani pavimentali. Nell‟ambito del nostro progetto portiamo quindi il pistrinum V,3,8 come esempio di ottimizzazione del work-flow della documentazione di scavo sino dalla fase di acquisizione dei dati sul campo; la registrazione tuttavia è avvenuta sempre secondo un approccio prettamente tradizionale. Nell‟ambito di questa indagine il GIS ha permesso inoltre di sviluppare le funzioni analisi intra-site e di modellazione utili all‟interpretazione del deposito stratigrafico (TAVV. 28, 29, 34- 36).

638 V. Parte II, §. III.3.4.

Possiamo affermare quindi che lo scavo estensivo nel pistrinum V,3,8 appartiene quindi ad una fase più matura della sperimentazione del GIS “RILEGGERE POMPEI-R.VI, INS.7-14;R.V, INS.3-4”. Le problematiche connesse a questo contesto coinvolgono la rappresentazione delle informazioni e l‟interpretazione del complesso all‟interno del tessuto socio-economico di Pompei nel I secolo d.C.640 Come si è detto, il focus dell‟interesse per le indagini nella Regio V insulae 3 e 4 è insito nelle implicazioni di tipo urbanistico ed in particolare sul rapporto della Via di Nola con i lotti urbanizzati, dove i complessi attualmente visibili, certamente il risultato delle variazioni subite tra l‟epoca sannitica e il periodo romano, si discostano dall‟assetto planimetrico canonico -più frequente invece nella Regio VI- della casa ad atrio e peristilio (TAVV. 16, 17).

Una nota caratteristica di questo settore è certamente l‟incidenza degli impianti artigianali, in particolare di quelli connessi con la produzione e la vendita di cibi, utilizzando per gli scopi commerciali e produttivi spazi ricavati da abitazioni (TAVV. 17, 20, 21, 34). Va parimenti osservato come, diversamente dalla fisionomia della Regio VI, in cui l‟incidenza di impianti commerciali si associa prevalentemente alla fase posteriore al sisma del 62, le evidenze di questo genere lungo la via di Nola siano invece generalmente databili tra la fine del I secolo a.C. e la prima metà del I secolo d.C., secondo dinamiche più simili, ad esempio, alla composizione della Regio I641.

Un altro aspetto determinante nell‟approccio a questo contesto è rappresentato conservazione dei livelli eruttivi, risparmiati sino dai primi scavi intervenuti in questo settore della città tra il 1898 e il 1905 portando in luce solo il settore più meridionale della Regio V, cosicché le insulae 3 e 4 sono solo parzialmente esplorate (TAV. 2). Dall‟evidenza archeologica, è emerso chiaramente che l‟edificio era disabitato al momento dell‟eruzione, pur essendo in corso un restauro delle strutture del forno e degli ambienti adiacenti. Il campione di indagine riprodotto analizza tutte le evidenze registrate in sede di indagine stratigrafica (US, ES, Reperti) e di approfondimento attraverso analisi specialistiche sulle diverse classi di materiali e sugli aspetti architettonico-conservativi del complesso (TAVV. 35, 36). Le strutture murarie e alcuni piani pavimentali sono stati documentati mediante fotoraddrizzamento e vettorializzazione. La rappresentazione delle evidenze (Contesti, Reperti, Strutture) è in questo caso estesa alla possibilità di posizionare i reperti in giacitura. A partire dalle quote altimetriche registrate sui livelli d‟uso e sugli strati eruttivi sono stati prodotti modelli tridimensionali del terreno (TAV. 36). La stratigrafia eruttiva era formata da livelli stratificati di ceneri, lapilli, pietre pomici fortemente compressi e disposti in pendenza da nord/est a sud/ovest, a testimonianza della direzione del flusso dei materiali eruttivi in uno spazio che al momento dell‟eruzione doveva essere scoperto, o parzialmente coperto nel settore meridionale.

640 V. qui §. IV.3.4.

Anche in questo caso, le evidenze sono state messe in relazione con livelli di analisi ad inquadramento più ampio, incentrati sulla ricostruzione della storia del disseppellimento della città antica, sull‟analisi dei moduli edilizi o sulle pitture.

Come già descritto nei casi precedenti, le funzioni sviluppate sono orientate principalmente alla caratterizzazione tipologica delle evidenze, secondo parametri qualitativi, utilizzando le principali operazioni di selezione degli oggetti mediante query (by attribute e/o by location) e la manipolazione dei dati secondo combinazioni di buffering e overlaying. La ricerca di pattern o cluster o più in generale di qualche trend distributivo nel gruppo di dati analizzati è espressa mediante simbologia graduata o grafici (TAVV. 28-30).

La TAV. 35 esemplifica l‟analisi della distribuzione dei reperti in giacitura sul piano in restauro al 79 d.C. e sepolti dai livelli di crollo e dalle pomici. Tra i materiali recuperati da questo saggio risultano particolarmente significative alcune suppellettili sul piano in battuto: una grande ciotola ricavata da un‟anfora Dr. 1 segata, un‟anfora Dr. 2-4 capovolta ed un‟olla pertusa piriforme con fondo piano. A questo arco cronologico vengono assegnati anche frammenti di ceramica comune, un piatto-coperchio, altri frammenti di vasellame da cucina e da dispensa. Le evidenze messe in luce sono prevalentemente connesse ad attività edilizie e di restauro (intonaci, malta), che occupano circa il 60 % dell‟area del vano. I reperti sono concentrati significativamente in funzione della presenza delle spallette, come è reso esplicito dalla posizione dei contenitori integri summenzionati. Il trend di distribuzione si allinea con il dato registrato per la sequenza di deposizione dei livelli eruttivi, che, a partire da un area di concentrazione delle pomici nel settore centrale (compatibile con una struttura a pergula inclinata e con la posizione delle strutture all‟interno del vano), si distribuiscono su un piano inclinato in direzione nord-est/sud-ovest642 (T

AVV. 28, 29, 36).