IV.3 Architettura del GIS dedicato al sito di Pompei
IV.3.5 Per una valutazione del rischio e della vulnerabilità archeologica: GIS e Cultural Heritage
La salvaguardia, la conservazione e la manutenzione sono necessità associate alla gestione del Patrimonio Culturale588. Il GIS “RILEGGERE POMPEI-R. VI, INS. 7-14; R. V, INS. 3-4”prevede l‟utilizzo di funzioni di analisi e previsione, sviluppate come supporto all‟attività scientifica e conservativa: il modello logico elaborato esprime la valutazione del fattore di vulnerabilità e del rischio globale per le aree indagate assumendo un approccio multi-hazard o cross cutting risk, ovvero modellato sulla potenziale compresenza di fonti indipendenti di pericolosità. Come orientamento generale, nella valutazione dei fattori di degrado e di rischio si stimano le probabilità che un dato evento negativo si verifichi e il danno che esso potrebbe provocare; l‟entità del danno dipende sia dalle caratteristiche del Bene che subisce l‟evento sia dall‟intensità dell‟evento stesso. Convenzionalmente, il rischio (R) è valutato mediante la relazione:
R = H •V • E • Va589
dove H = pericolosità (hazard), V = vulnerabilità, E = esposizione, Va = valore esposto.
Il nostro Progetto nasce allo scopo di realizzare un sistema informativo capace di gestire informazioni relative ad una migliore conoscenza del Patrimonio Culturale, con riferimento anche alle condizioni di pericolosità, esposizione e vulnerabilità a cui esso è potenzialmente soggetto: il sistema informativo si rivolge quindi anche ad esigenze operative volte ad una pianificazione degli interventi di manutenzione e ad un efficace controllo del rischio. La prima fase di studio riguarda la schedatura degli edifici –il nostro ambito di indagine - in rapporto alla loro contestualizzazione territoriale, ambientale e antropica. Tali informazioni sono in gran parte raccolte durante l‟attività di schedatura590 delle USM e di survey e riguardano sia gli elementi descrittivi che le informazioni sugli eventuali rischi ai quali il Bene Culturale è esposto. Il modello considera la variazione locale della pericolosità del territorio e analizza globalmente lo stato di conservazione di ciascun complesso, attraverso la compilazione di un scheda591. La prima sezione è dedicata ai dati identificativi del Bene, la seconda analizza la tipologia e il grado di danneggiamento degli elementi costruttivi e decorativi, al fine di rendere possibile l‟analisi del rischio e lo studio dei rapporti causa-effetto tra fattori ambientali e beni architettonici. I rischi a cui è soggetto il Patrimonio Culturale dipendono da numerosi fattori, ma sono soprattutto quelli statico-strutturali, ambientali e antropici che indicano il grado di esposizione potenziale del monumento da conservare. La valutazione si opera per
588 Sulla progettazione di interventi per la conservazione del Patrimonio Archeologico, ACCARDO et al. 1996; ACCARDO
2000; SALONIA –NEGRI 2001; BARTOLOMUCCI 2008; LAZZERI et al. 2008; BIGLIARDI 2009; MACRIPÒ et al. 2009. Si veda anche D‟AGOSTINO et al. 2010.
589 LAZZERI et al. 2008; MACRIPÒ et al. 2009.
590 Come descritto nella Parte II, §§. III.3, III.5 e qui, §. IV.2.3. 591 V. §§. IV.3.1-2.
parametri specifici (elenchi di definizioni592 associate a valori numerici, secondo una progressione che attribuisce il valore più alto al maggior fattore di deteriorabilità).
La vulnerabilità archeologica teorica (Indice di vulnerabilità, IV; TAVV. 22, 23, 40) si calcola sulla base delle valutazioni oggettive registrate sulle condizioni di tipo di evidenza all‟interno di ciascun complesso (strutture; arredo pittorico; arredo pavimentale) rispetto alle condizioni attuali del Bene (stato
della documentazione; condizioni di fruibilità; esposizione ai fenomeni naturali; esposizione ai fattori antropici);
ciascuna definizione è accompagnata alla definizione del livello del rischio ad essa pertinente (alto,
medio, basso). Si ottiene così una dettagliata seriazione di valutazioni di vulnerabilità in risposta al
“grado di deterioramento settoriale”, cioè rispetto alle categorie di enti descritti ed ai relativi “agenti di degrado” (meccanico-strutturali, antropici e ambientali).
Il rischio archeologico potenziale (Indice di rischio, IP; TAVV. 24, 25) viene espresso da una funzione generale delle componenti di vulnerabilità, relative ad ogni complesso preso in considerazione, e del livello di danneggiamento, mediante i descrittori gravità, urgenza e diffusione. Il rischio si stima combinando la schedatura di alcune voci di compilazione (gravità, urgenza) e funzioni calcolo automatizzato, esprimendo la superficie dell‟area oggetto di rischio, la superficie totale del complesso e ricavando la percentuale di diffusione stimata.
Il rischio globale del Bene Culturale (Rischio, IG; TAVV.26,27)si calcola infine sulla sommatoria di tre condizioni: l‟aggiornamento delle informazioni, l‟Indice di vulnerabilità archeologica teorica e l‟Indice di rischio
archeologico potenziale.
Queste informazioni vanno necessariamente rapportate anche ai risultati dei progetto di censimento ICCD593 e CNR594 per la valutazione del rischio su scala nazionale dei Beni Culturali, che rispondono tuttavia a paramatri di inquadramento più ampi.
Un altro tema di approfondimento circa l‟aspetto conservativo e la musealizzazione dei complessi indagati riguarda la possibilità di accedere ai contenuti digitalizzati (descrizioni, notiziari sulle operazioni di scavo, georeferenziazione)sulle operazioni di disseppellimento avvenute tra il XIX ed il XX secolo (TAVV. 31, 40)595. Come si è detto596, la prassi dell‟epoca (mossa da interessi di tipo
592 L‟elenco delle definizioni introdotte per il progetto GIS “RILEGGERE POMPEI-R.VI, INS.7-14;R.V, INS.3-4”, stilato
secondo i criteri più opportuni a descrivere la realtà archeologica a Pompei, è applicabile anche agli altri siti vesuviani.
593 MANCINELLI 2001, v. anche Carta del Rischio del patrimonio culturale 1996 e Monumenti e Terremoti 2003. 594 ACCARDO et al. 1996; ACCARDO 2000; CNR report 2002, consultabile da http://www.cnr.it. 595 V. anche §. IV.5.3.
collezionistico-antiquario verso i reperti notevoli) ha amplificato notevolmente la frammentazione del record archeologico e ha fatto perdere quasi completamente informazioni preziose sui contesti. Solo un in numero limitato di casi questi oggetti sono riconoscibili con certezza nelle collezioni pompeiane del Museo Archeologico di Napoli. Nel nostro sistema, gli elementi di caratterizzazione dell‟arredo architettonico, la decorazione pittorica e pavimentale597 e i reperti stessi (ovvero quelle informazioni di cui si abbia notizia dalla documentazione bibliografica e d‟archivio598) sono stati associati all‟esplorazione dell‟edificio599, ricostruendo –ove possibile- la sequenza del disseppellimento di ciascun edificio ed il collegamento tra il contesto e gli oggetti rinvenuti all‟atto del disseppellimento600.