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III.3 Campagne 2002-2007: schedatura degli edifici, saggi di scavo, analisi specialistiche sui reperti

III.3.3 Domus di Apollo, VI,7,23

L‟edificio VI,7,23 (TAV. 4) è un ricco complesso residenziale274 nel settore settentrionale dell‟insula 7, che si affaccia sulla via di Mercurio con un paramento in opera quadrata in blocchi di calcare del Sarno. Il complesso è noto in epoca moderna come domus di Apollo in ragione della raffigurazione della divinità radiata sulla parere sud dell‟atrio275. L‟abitazione fu dissepolta nel periodo culminante dello sterro di via di Mercurio276.

Dalle fauces (1) si accede all‟atrio (2) con impluvio; all‟angolo sud-est una scala realizzata in muratura induce ad ipotizzare la presenza di vani superiori, non conservati. Sul lato est dell‟atrio si aprono due cubicola (3 e 9) e, più a nord, altri due ambienti (B, C), posti ad una quota superiore rispetto all‟atrio stesso. Sul lato ovest si aprono un cubicolo (6)277,il tablinum decorato in IV Stile (7), ed un corridoio di passaggio (8). Dal tablino e dal corridoio 8 si accede al viridario (10), incentrato sulla fontana piramidale. L‟ambiente di maggiore prestigio che si apre sul viridario è il triclinium 18, con una piccola trapeza decorata a protomi leonine. Le pareti ovest e nord conservano il rivestimento in tegulae mammatae. A sud del triclinio, un altro piccolo ambiente di forma trapezoidale aperto sul viridario è stato acquisito dal complesso nel corso del I secolo d.C.

271 US 1100=1143, costituiti da caementa di calcare e lava frammisti a sabbia limosa e conglomerati di calce piuttosto coesi 272 Come restituito dagli altri contesti indagati in situazioni analoghe per la medesima faciesD‟AMBROSIO-DE CARO 1989,

p. 187; PESANDO 2005, pp. 78, 82. Cfr. qui §§. III.3.1-3, saggio 3 nella domus VI,7,7 e saggio 2 nella domus di Apollo (VI,7,23).

273 Le informazioni esposte riassumono gli esiti dell‟analisi architettonica e stratigrafica condotta all‟interno dell‟edificio.

Il complesso architettonico è stato studiato da S. Zanella (tesi di laurea depositata presso l‟archivio di Ateneo di Ca‟ Foscari). Le indagini stratigrafiche si sono svolte nel giugno 2004, sotto la responsabilità di G. Peris (PERIS-BULIGHIN

2006a, pp. 59-61), che ne ha realizzato la documentazione finale (Dir. Scientifica prof.ssa A. Zaccaria Ruggiu).

274 In origine, sui lotti VI,7,23 e VI,7,25 doveva sorgere un‟unica casa a due atri(NISSEN 1877,pp. 427-428;PPM,p.

482). ZANKER 1979,pp. 481-484;PPP II, pp. 157-163; PPM IV, pp. 470-524; JASHEMSKI 1993,130-132;GUIDOBALDI

2002a, pp. 74-75;GUIDOBALDI 2002b, pp. 284-287.

275 BRETON 1855; p. 253; SCHULTZ 1841, p. 178; FIORELLI 1875, pp. 116-235; SCHEFOLD 1957, p. 102; CORDIÉ 2002. 276 L‟identificazione del proprietario in A. Herennuleius Communis deriva dal rinvenimento di un sigillo (CIL X 8058, 39) a

ridosso dell‟ingresso al civico VI,7,20 (ESCHEBACH 1993, p. 181), PAH II, pp. 235, 340-344, 354-355, 362-369, 376;

SCHULTZ 1838, pp. 178-179; SCHULTZ 1841, pp. 97-99; ZANKER 1979, p. 482; CASO 1989, n. 59; JASHEMSKI 1993, pp.

130-132; PPM IV, p. 470; D‟AMBROSIO 2002, p. 20; GUIDOBALDI 2002a, p. 74; GUIDOBALDI 2002b, p. 284.

Dall‟angolo nord-ovest del viridario si accede alla zona di servizio: una cucina (15) 278 ed un‟area di disimpegno (16-17), le cui funzioni sono connesse con la cucina stessa; un piccolo ambiente (14) è occupato da una scala in muratura. Dal viridarium 10 si accede, attraverso l‟ambulacrum 11, anche agli ambienti 12 e 13 (ripostiglio) e al giardino (24), che occupa una superficie di 300 mq. Una scala di quattro gradini nel corridoio (20) dà accesso alla parte bassa del giardino, delimitata da due muretti di contenimento delle aiuole pensili. Al centro vi è una fontana rivestita di marmo bianco. All‟estremità del giardino, addossati al perimetrale nord, si trovano un triclinio estivo decorato a concrezioni calcare e conchiglie dipinte (26) e un cubicolo (25) in posizione sopraelevata279.

Il nucleo originario dell‟abitazione di prima età sannitica è stato individuato280 in un lotto di media estensione, caratterizzato da una facciata in blocchi di calcare del Sarno. Non si hanno indizi sufficienti a tracciare l‟articolazione planimetrica dell‟edificio della prima fase, più chiaramente ricostruibile per la seconda età sannitica. A quest‟epoca la domus era strutturata in due nuclei principali, collegati da un corridoio in asse con le fauces: il primo focalizzato sull‟atrio (sul quale si affacciavano i due cubicoli 3 e 9), ed un secondo sulla pars postica destinata ad hortus, con ambienti di servizio nel settore nord-occidentale281.

Le successive modifiche, a partire dalla metà del I secolo. a.C., portarono all‟allestimento dell‟area del tablino (7), mentre nella pars postica fu realizzato lo spazio necessario ad allestire il triclinio (18) ed un ampliamento della domus verso nord. Si data al I secolo d.C. l‟acquisizione dell‟area dove fu realizzato il giardino (24), originariamente in uso al peristilio e a due cubicula della domus VI 7, 25282 (le tamponature sono chiaramente leggibili sulle murature. TAV. 9). Sino alla metà del I secolo d.C., il lotto su cui sarebbe sorto lo stabulum VI 7, 26 rimase di pertinenza della casa di Apollo.

Negli ultimi anni di vita della città, all‟interno della domus venne realizzato il complesso che gravita sulla zona settentrionale del giardino (24), il cubicolo dipinto (25) e un triclino estivo (26), probabilmente ancora in via di completamento al momento dell‟eruzione283.

Il saggio 1 della campagna 2004 (TAVV. 8, 31, 32. Parte III, §. IV.5.1) è stato aperto nel vano 3, con lo scopo di accertare la datazione del muro in opera quadrata in facciata (ES 374) e delle più antiche fasi di frequentazione dell‟area. Le attività di scavo non hanno potuto tuttavia approfondirsi al di sotto di una pavimentazione in cocciopesto in III Stile pompeiano (ES 107), databile all‟età augustea. Per quanto è stato possibile ricostruire, fra la tarda età sannitica e il I secolo a.C. una serie

278 La decorazione del larario è oggi fortemente compromessa. BOYCE 1937, p.167; FRÖHLICH 1991, p. 60.

279 Questo è il vano meglio conservato della casa, anche grazie alla ricostruzione della copertura a protezione delle

pitture (Marsia punito da Apollo: CASO 1989, pp. 111-130).

280 SCHOONHOVEN 2006, pp. 63-77.

281 Secondo un assetto che trova confronti in altre Regiones di Pompei nelle abitazioni di media estensione, a pianta stretta

e allungata e con un atrio privo di ambienti laterali, EVANS 1978; HOFFMANN 1979, pp. 111-115; CAROCCI et al. 1990,

pp. 211-212; ZAMPETTI 2006, pp. 108.

282 Cfr. qui §. III.3.4, indagini 2005-2007 nello stabulum VI,7,26. 283 MAU 1882,p.454.

di interventi si concentra sulla posa in opera e sulla successiva rimozione284 di impianti idraulici: nell‟ambiente sono stati infatti rinvenuti un sistema di fistulae e vasche (in particolare una vasca rivestita in cocciopesto idraulico e con foro di scarico)285, obliterato nel corso del I secolo d.C.

Il saggio 2 della campagna 2004 (TAVV. 8, 31, 32. Parte III, §. IV.5.1) è stato aperto nel vano 9, identificato già dalla letteratura ottocentesca come cubiculum286. L‟indagine archeologica si è concentrata a ridosso del muro in opus quadratum di calcare del Sarno, con le stesse finalità descritte per il saggio 1. Diversamente dal caso precedente, in questo settore è stato possibile intervenire in profondità; la fase più antica identificata è testimoniata da un compatto piano di frequentazione, costituito da limi e sabbie frammisti a cinerite e tufi vulcanici (ES 120). Insistono sul piano due livelli naturali, probabilmente deposizioni vulcaniche287 pertinenti all‟eruzione Avellino 1 (coerenti per quote e composizione con quanto evidenziato in altri punti della Regio288).

Strati di riporto e di frequentazione antropica sarebbero da leggere quali tracce più attendibili di una frequentazione arcaica del sito, fra VI e V sec. a.C.289 Le prime sicure attestazioni di attività edilizie (realizzazione della facciata in opus quadratum) si datano alla prima età sannitica (prima metà del III sec. a.C.)290

Una serie di interventi mutarono progressivamente le strutture presenti nell‟area nel corso della seconda e tarda età sannitica, sino ad assumere l‟assetto attualmente visibile. Al termine della prima sequenza di operazioni, fu steso sull‟intera superficie del vano lo strato US 1013291, allettamento preliminare ad una nuova pavimentazione in battuto (ES 115). Un nuovo allestimento dell‟ambiente è segnalato dalla posa in opera della struttura di drenaggio del vano, realizzata secondo modalità affini ad altri contesti indagati292, utilizzando un‟anfora Dressel 1A capovolta, forata e priva di puntale e di collo. L‟anfora è allettata entro un riempimento ricco di inclusi ceramici, databili alla fine del II sec. a.C. A queste attività va connesso un livello pavimentale in cocciopesto (ES 109) rimasto in uso nel vano sino al 79 d.C. Anche dal suo allettamento (US 1011) provengono frammenti ceramici databili alla fine del II secolo a.C.

Il saggio 4 della campagna 2004 (TAVV. 8, 31, 32. Parte III, §. IV.5.1) è stato aperto nel viridario 10 della casa, sul lato est della fontana piramidale a gradini di marmo, oggi spoliata di ogni

284 UUSS -1014, -1015, -1017. 285 EESS 106, 113.

286 NICCOLINI 1862, p. 32.

287 US 1056 è costituito un deposito circoscritta di lapilli misti a ceneri; US 1057 è una stesura uniforme di scorie

vulcaniche rinvenute lungo tutta la superficie dello scavo.

288 BONGHI-JOVINO 1984, p. 360. 289 USS 1026, 1027.

290 UUSS 1055, 1024, ES 138.

291 Dallo strato di preparazione US 1013 proviene una moneta greca di bronzo imitazione della zecca di Ebusus, al 214-

150 a.C. ca.

292 D‟AMBROSIO-DE CARO 1989, p. 187; PESANDO 2005, pp. 78, 82; Cfr. qui §§. III.3.1-2, saggio 3 nella domus VI,7,7 e

elemento decorativo. Questa in antico poggiava sul muro sud, che originariamente era decorato con la rappresentazione di un giardino293. L‟area è stata oggetto di interventi anche in epoca moderna294.

Le indagini sono state avviate in questo settore per chiarire la datazione del muro sud del vano 11 (ES 378). Il rinvenimento della cisterna sottostante al viridario e di un sistema di fistulae plumbee

quinarie ha impedito l‟approfondimento stratigrafico. Tali evidenze sono da leggere in fase con la

realizzazione dell‟acquedotto del Serino in età augustea295 e al gusto per le architetture dal giardino che conobbe in questa fase un nuovo impulso, proprio grazie alla possibilità di arricchire i viridaria con fontane e giochi d‟acqua296; il funzionamento del sistema idraulico della casa è composto da due cisterne, pertinenti all‟atrio e al viridario -probabilmente comunicanti tra loro- nonché da un sistema di fistulae per rifornire la fontana. Alla prima età augustea si data infatti una serie di interventi di riassetto della pars postica dell‟abitazione VI,7,23, focalizzati sulla sistemazione del viridario, che venne ad assumere l‟assetto planimetrico definitivo. In questa fase fu posta in opera la risega di fondazione (ES 132), necessaria alla realizzazione del paramento murario ES 378. A completare l‟arredo del viridario, furono installate la cisterna e la fistula quinaria (EESS 131, 132), messa in luce lungo tutta la superficie del saggio con orientamento nord-est/sud-ovest. La stesura del pavimento in cocciopesto (ES 119), tuttora visibile nell‟ambiente, conclude il primo arredo dell‟area del

viridarium 10. Nuovi lavori di sistemazione a carico del sistema di fistulae in piombo, probabilmente

lesionato dallo sciame sismico, dovevano essere in corso al 79 d.C., dal momento che una grande quantità di lapilli (US 1072) sono stati rinvenuti all‟interno del taglio che aveva inciso il cocciopesto per raggiungere le condutture (US -1074)297.