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3 – Dinamismo di una società urbana insulare: integrazioni e contaminazion

III capitolo

III. 3 – Dinamismo di una società urbana insulare: integrazioni e contaminazion

La rilevanza delle lettere scritte dai consoli ai Cinque Savi era fondamentale, ma non poteva certo rispecchiare la società di Larnaca. Per fare ciò, si rivelano strumenti preziosissimi i Libri Bollati di Cancelleria: in essi si può veramente trovare informazioni di natura varia e in quantità elevata: matrimoni, procure, contratti di noleggio tra veneti e ottomani, sequestri di beni, regolarizzazione di debiti e crediti, o degli effetti di un defunto, vendite all’asta, vendite o affitti di case, … tanto materiale sociale, quanto informazioni economiche, pur comprendendo che i due campi si intrecciano e sovrappongono costantemente.

I Cinque Savi andavano tempestivamente informati di eventuali conversioni all’Islam, poiché fede e diplomazia si fondevano in un fitto intreccio di interessi: libertà religiosa in uno stato straniero e necessità di evitare possibili incomprensioni diplomatiche tra Venezia e Istanbul897. Di per sé, questi episodi erano rari e solitamente, ricorda Gilles Veinstein, erano dettati da motivi di ascesa sociale e vantaggi fiscali898. Troviamo, però, altri due motivi altrettanto forti nelle carte consolari veneziane: minacciare il console di convertirsi era un modo per accattivarsi le simpatie delle autorità locali e di bloccare azioni repentine del rappresentante veneziano; oppure era un modo per sfuggire alla propria giustizia, sapendo che quella ottomana avrebbe dato un esito diverso.

Interpretiamo così la vicenda del marinaio Stipan Zecevich, imbarcato sulla nave del capitano Giovanni Battista Filetto. Zecevich, sceso a terra, si convertì; il kadı lo avrebbe riconsegnato volentieri al pro-console Giovanni Bizzaro, se una folla, commossa per quel marinaio che decise tanto audacemente della propria vita, non lo avesse protetto899. 896 Ibidem.

897 Gino Benzoni, in particolare, si è occupato di questo fitto intreccio di convenienze politiche, e

diplomatiche e del linguaggio e della retorica di questi legami. Benzoni, Da Palazzo…, op. cit., pp. 45-85.

898 Veinstein, “Le province balcaniche ..., in Mantran, Storia, op. cit., p. 330. 899 ASV, Cinque Savi alla Mercanzia, I serie, busta 647, 22 novembre 1755.

Sono ignote le motivazioni del gesto. Cinicamente, viene da pensare che forse la sua conversione fu una ribellione alla dura vita di mare, oppure che Zerevich trovò nella conversione l’unica soluzione a un possibile castigo per una cattiva condotta.

E come non temere una conversione, dopo che, nello stesso anno, a causa di una vicenda analoga, si rischiò un vero e proprio incidente diplomatico? Nell’agosto del 1755, alcuni soldati, contravvenendo all’uso, decisero di scendere dalla nave atta sulla quale erano imbarcati, mentre il capitano Girardo Silvestrini si trovava a terra, accompagnato dal capitano delle milizie di bordo, Antonio Fantinato, e con i rispettivi subalterni, per la consueta visita domenicale al consolato fatta dai capitani. In quell’occasione il vice-console Bizzaro ritenne atto cortese invitare Silvestrini e Fantinato a pranzo. Nel frattempo, un caporale, con alcuni militari, scese a terra per rifornirsi di acqua, dato che la partenza era vicina; era usuale che per questioni di rifornimento scendessero dall’imbarcazione non più di quattro militari, purché scortati da un caporale. Due soldati, approfittando dell’assenza dei superiori, si diressero al bazar (bazzarro, nella forma italianizzata del pro-console) e lì trovarono un giovane turco che vendeva pane. Decisi a comprarne, si avvicinarono, ma qualcosa andò storto: forse per un’incomprensione sul prezzo o una difficoltà linguistica, i due soldati ritennero che il giovane si stesse burlando di loro. Uno dei due incitò l’altro a vendicare l’onore offeso dai moti di spirito del Turco e il secondo diede uno schiaffo al piccolo venditore. Immediatamente si generò uno “strepitoso tumulto” e una corsa alle armi: soldati turchi, ai quali si unì la popolazione, contro soldati veneziani. Nel parapiglia generale, alcuni ebbero l’idea di recarsi presso il mahkeme, dove chiesero un documento ufficiale che li autorizzasse a passare a fil di spada quei soldati veneziani. Col calare della sera, la situazione andò calmandosi, anche in seguito all’intervento del governatore. Il pro-console Bizzaro, l’anno seguente, ritenne la vicenda chiusa e chiese ai Savi alla Mercanzia un rimborso delle spese sostenute in quel difficile giorno, per un totale di 839,8 piastre900. In seguito a quella vicenda fu posto un giannizzero alla Marina, che veniva pagato da un apposita tansa, di 5,5 zecchini zermabub901, che ogni 900 Ivi, 20 agosto 1755, 23 marzo 1756.

901 Lo zecchino zermabub era una moneta ottomana coniata al Cairo, che nel 1774 valeva 2,642 grammi-oro.

nave veneta avrebbe dovuto versare. Nel settembre 1760 giunse nuovamente la nave del capitano Silvestrini, il quale, diversamente da quanto fatto in precedenza, si rifiutò di pagare, pretendendo di vedere un comando pubblico a stampa. Serioli, che all’epoca era diventato il pro-console, chiese ai Savi come comportarsi, poiché anche il capitano Erzegovich, saputo di Silvestrini, si rifiutò di pagare la sua quota902.

Conversioni, vere o minacciate, con un fine diverso dalla fede non erano certo una caratteristica di Cipro: ad Aleppo Antonio Marconi, che fu cuoco del consolato di quella città, pretendeva di sposare Lucia, una giovanissima ragazza aleppina di tredici anni di condizioni poverissime (i genitori vivevano di elemosine). Forse non gli fu accordato il permesso e, un po' per protesta, un po' per non pagare un debito di 10 piastre, decise di farsi turco903. In tale ottica rientra anche la vicenda della signora Perovich: per fuggire ad un marito violento e dalle sue continue bastonate l’unica soluzione era una conversione, che, automaticamente, scioglieva il vincolo matrimoniale904.

Il vice-console Bizzaro, che abbiamo ritrovato nella vicenda della Perovich, non era nuovo ad attuare interventi radicali per uno scopo che riteneva molto importante, ossia preservare le anime cristiane dalla minaccia del “farsi turco”, per citare Gino Benzoni905. Nel 1754, infatti, fece rimpatriare, sulla nave atta del capitano Giovanni Battista Filetto,

“una Figlia nubile, orfanna di padre e madre, originaria veneta nata in questo Paese, raccolta, nuttrita e mantenuta à gloria di Dio sin al dì d’oggi dal signor Console Precessore, che mi ha espressamente commesso di farla passare nella Serenissima Dominante, per toglierla dalle viollenze de Turchi, per ammaestrarla nei dogmi di Santa Madre Chiesa e per riddurla se mai fia possibile all’ombra della sua famiglia naturale, ch’è quella dei Mollena à Castello. Ogn’altro miglior incontro di tuttela e di stato, ch’ella possa conseguire col mezzo della pubblica pietà, sarà un dono segnalato della providenza con cui Dio Signore vorrà largamente benefficarla. Io la metto à piedi di VV. EE., come ad un riffuggio perenne di carità”906.

902 ASV, Cinque Savi alla Mercanzia, I serie, busta 647, 6 settembre 1760. 903 Ivi, busta 604, 10 luglio 1780.

904 Cfr. II.7.

905 Benzoni, Da Palazzo…, op. cit., p. 57 . Per quanto riguarda l’atteggiamento e la considerazione con cui

i consoli considerarono la ex signora Perovich, si tenga presente, come ricorda ancora Benzoni, che la libera “scelta di dannazione eterna” era considerata “la più obbrobriosa delle colpe”. Ivi, pp. 57-59.