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III capitolo

III. 1 – L'amministrazione ottomana insulare

L’isola di Cipro divenne territorio ottomano in seguito agli accordi di pace del 1573 tra Venezia e l’Impero ottomano in seguito alla guerra del 1571813. L’amministrazione dell’isola fu dapprima affidata annualmente a un beylerbeyi, poi, a causa della progressiva riduzione della popolazione che emigrava sulle coste anatoliche e siriane per fuggire alle frequenti carestie provocate dal clima e dalle invasioni di cavallette, il governo fu trasformato nel 1640 in “kapudan-i derya vekilliği” (una sorta di procura del grand’ammiraglio) e il kapudan-i derya, in genere, affidava la carica a un mütesellim814. Dal 1703 il governo di Cipro venne concesso come hass dal sultano Ahmet III ai gran visir, i quali, a loro volta, lo appaltavano, in forma di iltizām (annuale), a un muhassıl815, che nel XVIII secolo stavano iniziando a ricoprire anche funzioni amministrative e non solo quelle di esattori di tasse. I muhassıl non ciprioti, per evitare lunghi trasferimenti, generalmente delegavano il loro incarico a mütesellim816.

813 Bacqué-Grammont, “L’apogeo dell’Impero ottomano…”, in Mantran, Storia…, op. cit., pp. 165 e 175;

Veinstein, “L’impero al suo apogeo”, in Mantran, Storia…, op. cit., p. 180. Halil İnalcik, “The Ottoman State: Economy and Society (1300-1600)”, in İnalcik, An Economic and Social History…, op. cit., p. 225.

814 İnalcik, “The Ottoman State...", in İnalcik, An Economic and Social History…, op. cit., pp. 44-45. 815 Il termine muhassıl (ل˜˜صحم) indica in modo generale colui che si occupa del prelievo fiscale per

governo. Cfr. “لصحم”, Redhouse. Il muhassıl svolgeva in genere il suo compito dietro il pagamento di un salario. Cfr. “Muhassil”, in Encyclopédia de l’Islam, nuova edizione (d’ora in poi EI2) vol. VII, p. 467. 816 Ali Efdal Özkul, Kıbrıs’ın Sosyo-Ekonomik Tarihi (1726-1750), İletişim, İstanbul, 2005, p. 48 e p. 50. Le

cariche di muhassıl e di beylerbeyi duravano circa un anno. ASV, Cinque Savi alla Mercanzia, I serie, busta 647, 8 ottobre 1753. Veinstein, “L’impero al suo apogeo…”, in Mantran, Storia…, op. cit., p. 230. Theoharis Stavrides, "Cyprus 1750-1830. Administration and Society", in Michalis Michael, Matthias Kappler e Eftihios Gavriel, Ottoman Cyprus, Harrassowitz Verlag, Wiesbaden, 2009, p. 89-90. Sia Anagnostopoulou, "Le rapports de l'Église Orthodoxe avec le Kapudan Pacha (fin du XVIIIe début du XIXe siècle), in The Passage from the Ottoman Empire to the Nation-States, ISIS, Istanbul, 2004, pp. 106-107.

I concettı di iltizām e mültezim erano abbastanza chiaro anche ai Veneziani, tanto che il console Brigadi ne descrisse accuratamente taluni aspetti:

“come il governo di questo Regno è dato dalla Porta in appalto, il Governatore, che si è l’impresario, dovendo in Costantinopoli pagare di tanto in tanto le summe dovute, è solito farle passare per via di cambiali, che lui raccoglie dalli negozianti delle varie nazioni che qui si trovano; onde è che essendo pure avvertiti di ciò li corrispondenti di costì rimettono a questi loro commissionati tante cambiali in luoco del contante bisognevole per le provviste antedette, quali poi essi convertono immediatamente in denaro negoziandole con il Governatore suddetto”817.

Il console ben sapeva che la carica era affidata in appalto dallo stato a un singolo, che doveva versare secondo certe scadenze le somme per cui era stato istituito l’appalto stesso.

In questo passaggio, inoltre, il console ricordò ai suoi superiori un aspetto che già abbiamo segnalato: per motivi di praticità o sicurezza il denaro da versare alla Porta era raccolto a Cipro e qui veniva trasformato in cambiali. Ciò era possibile grazie alla presenza dei numerosi mercanti europei che, a loro volta, ricevevano per i loro affari non soldi, ma cambiali, le quali a Cipro venivano acquistate dal governatore e riconvertite in denaro. Abbiamo l’impressione che ci fosse quasi un sistema ufficioso collaudato: non appena giunto a Larnaca (1765), il neo-console Caprara, come consuetudine, ricevette le visite dei colleghi europei e delle autorità turche. Durante la visita del muhassıl, quest’ultimo subito si informò sulla disponibilità di cambiali da parte dei mercanti veneti. Caprara interpellò gli interessati, che si dissero favorevoli a girare le loro cambiali al governatore, ma solo se il console procurava loro metà di quanto versavano e se garantiva il pagamento della restante somma in trentuno giorni “con dichiarazione che facevano tal rilascio per conto del miri, stante che in passato doppo la consegna delle Polizze passavano mesi senza poter esser riconosciuti del soldo”. Un sistema collaudato, insomma, se la prima richiesta ufficiale al neo-console fu proprio sulla contrattazione delle cambiali, ma certamente ufficioso, se i mercanti

accettarono solo a condizione che venisse loro scritta una garanzia per il pagamento, indice della mancanza di normative chiare818.

Il successore di Brigadi, Bernardo Caprara, invece, scrisse che:

“essendo questo Regno dato dal Sultano in appanaggio al Primo Vesir, questo lo cede al più offerente per un anno, con assoluta autorità di Governatore, quale nel corso del proprio anno non fa che estorquere per ponersi al coperto dell’esborso fatto et arricchirsi in modo eccessivo”819.

Anche in questo caso, il console veneziano spiegava ai Savi alla Mercanzia il sistema dell’iltizām, ponendo, però, l’accento sull’aspetto amministrativo della carica, e non su quello fiscale e ne sottolineò gli aspetti più nefasti: l’appalto era dato sulla base di quanto il futuro mültezim poteva anticipare al tesoro; la carica concedeva all’affittuario un’elevata autonomia nel ruolo di governatore; il titolare di questo appalto, per rifarsi del considerevole anticipo, sfruttava al massimo le zone a lui soggette allo scopo di ottenerne il massimo profitto possibile. Va sottolineato che Caprara scriveva esplicitamente che erano i gran visir a dare in appalto l’iltizām di Cipro, anche se non lo definiva appalto, bensì appannaggio. In questa differente denominazione della carica del mültezim (prima affittuario, poi detentore di un appannaggio), unita allo scarto temporale di ventidue anni, possa intravedersi una trasformazione della carica di iltizām. L’instabilità economica di Cipro, legata a fattori ambientali estremamente mutevoli, e l’importanza geo-politica e psicologica dell’isola non portarono alla trasformazione in un malikane820.

Presso il muhassıl, che risiedeva a Nicosia / Lefkoşa, già capitale durante il governo veneziano821, si radunava un divān (un consiglio)822, cui partecipavano le autorità 818 Ivi, busta 648, 14 giugno 1765. Nella stessa lettera leggiamo che il console Caprara, fece anche

istituire un apposito registro di cancelleria per registrarvi questo movimento di cambiali.

819 Ivi, busta 650, 12 maggio 1775.

820 Per il problema delle cavallette, si veda pagina 97-98. 821 Arbel, Cyprus, the Franks and Venice…op. cit., p. 196.

822 Il Kıbrıs Divanı era il centro amministrativo dell'isola e si componeva dei più importanti ufficiali

ottomani, riproducendo in piccolo il governo alla Porta (Divan-i Hümayun). Stavrides, "Cyprus 1750- 1830..., op. cit., p. 90.

dell’isola, gli interpreti di palazzo e i rappresentanti dei reaya. Fra le autorità, vi erano i titolari dei 15 kaza o i loro rappresentanti, i capi ortodossi della chiesa autocefala di Cipro (riconosciuti dal governo di Istanbul tramite berāt) e i kadı823. Al consiglio non potevano mancare gli āyān, sebbene la loro presenza sull'isola sia stata meno visibile, per lo meno agli occhi dei consoli veneziani, che quasi mai scrivevano di loro.

Seguendo le fonti veneziane, si verificò solo un tentativo di insurrezione da parte del dizdar824 di Girne, sebbene, come suggerito da Vera Costantini in un colloquio privato, l'insubordinazione di questa città costiera del nord nei confronti della capitale sembra essere un carattere tipico di questo centro urbano, il genius loci proprio di Girne.

Fig. 6: L’isola di Cipro e i suoi principali centri abitati. (Fonte: Roland Jennigs, Christians and Muslims in Ottoman Cyprus and the Mediterranean World, 1571-1640, New York Univereisty Press, New York, 1993 )

823 Ivi, p. 53. Theodore Papadopoullos, Studies and Documents relating the History of the Greek Church

People under Turkish Domination, Variorum, Aldershot, 1990 (II ed.), pp. 89 e 94. Hackett, A History of Orthodox…op. cit., pp. 197-198.

Nel 1765 si assistette al fallito tentativo di Khalil ağa, dizdar della città di Girne, di impossessarsi della carica di muhassıl e poi di farsi riconoscere in tale posizione dal governo ottomano di Istanbul. Secondo quanto il console Caprara riferì ai Savi alla Mercanzia, la rivolta di Khalil ağa si scatenò per una giusta causa, ossia per vedere garantiti i diritti specifici della comunità turca-musulmana presente sull’isola.

Il precedente muhassıl, Silahdar Çil Osman ağa, tentò di recuperare l’ingente somma di denaro versato per aggiudicarsi la carica di governatore, sottoponendo la popolazione musulmana e non-musulmana a un forte e arbitrario prelievo fiscale, che Caprara riferì essere oltre 20 piastre e mezzo “per testa”. Alcuni vescovi dell’isola decisero di recarsi a Istanbul per protestare personalmente alla Porta. Dopo una serie di sfortunate vicende, tra le quali la cattura e l’imprigionamento dei quattro religiosi che tentarono la missione diplomatica, il 4 novembre 1764, giunse a Cipro l’ordine di destituzione dal muhassıl Çil Osman ağa da parte del Gran Visir attraverso un çukadar825. Il muhassıl, vedendo oramai la fine del proprio governo, escogitò un complesso piano per eliminare quanti più oppositori gli fosse stato possibile. L’inviato del Gran Visir si recò presso il mahkeme (il tribunale) per prendervi alloggio e per convocarvi l’indomani la seduta, il divan, in cui sarebbe stato pubblicamente letto l’ordine governativo. Il muhassıl, però, riuscì a convincere il çukadar a utilizzare per l’occasione il suo “serraglio”, dove fece segare le colonne portanti della sala e, senza farle rimuovere dalla loro posizione, vi fece legare delle corde. Al loro arrivo, gli ospiti furono divisi per confessione e fatti accomodare per assistere alla lettura del proclama; non appena il çukadar finì di leggere, ad un cenno del muhassıl, gli uomini del governatore tirarono le corde, facendo crollare la parte in cui erano accomodate le autorità cristiane. Subito, gli ospiti scampati al crollo aiutarono quanti si erano infortunati, salvandoli dalla morte prevista per loro dal muhassıl, che aveva dato ordine ai suoi uomini di strangolare i superstiti826. La

825 Il çukadar ( هقوچراد ) era un inviato speciale della Porta; in particolare, era incaricato di tenere i contatti

tra il governo centrale e i governatori di provincia. Cfr. راد هقوچ””, Redhouse.

826 I feriti furono curati da Pietro Paolo Vondiziano di Cefalonia, “dottor fisso”. ASV, Cinque Savi alla

Mercanzia, I serie, busta 649, 24 settembre 1771. Theoharis Stavrides, parlando dei sudditi veneti di

origine ionica trasferitisi a Cipro nella seconda metà del Settecento ricorda i Vondiziano, i Peristiani e i Valsamachi, cognomi conservatesi nell'ampia documentazione cipriota. Stavrides, "Cyprus 1750-1830..., op. cit., p. 105. Anagnostopoulou, The Passage from the Ottoman Empire …, op. cit., pp. 110-130.

situazione era al limite, aggravata dal fatto che il muhassıl tentò di avvelenare anche l’importante inviato. A questo punto, la popolazione, esasperata per gli anni di vessazioni e per il comportamento disdicevole tenuto con l’ospite da Istanbul, chiese spiegazioni al mollah, il quale convocò per ben due volte il muhassıl, ma senza esito: il governatore non si presentò mai, sostenendo che quanto stava accadendo non era una cosa importante. Per tale atteggiamento fu dichiarato un ribelle alla giustizia e quindi un nemico pubblico da uccidere. La popolazione, che aspettava questo momento da lungo tempo, si diresse verso il palazzo del muhassıl, lo assaltò, lo depredò di quanto poteva e, infine, lo diede alle fiamme. Negli scontri morì anche il muhassıl. L’ordine fu ristabilito con difficoltà, grazie all’appoggio dato dagli ağa e dalle loro milizie personali, mentre il mollah fu dichiarato governatore provvisorio. Il primo ordine giunto dal mahkeme fu la restituzione di quanto depredato dal palazzo. Subito una composta, e, agli occhi di Caprara, incredibile, coda si formò fuori dal tribunale827.

Da Istanbul fu inviato un nuovo muhassıl, Hafuz efendi, il quale, per porre ordine alle finanze da lui dipendenti, chiese un contributo extra anche da parte dei sudditi turchi828. Questa situazione fu la causa, secondo il console, di una rivolta, capeggiata da Khalil ağa, poiché il muhassıl voleva far pagare ai contadini turchi le tasse dei reaya di confessione greca, riferì Caprara. Nell’estate del 1765 Khalil ağa iniziò a marciare verso la capitale con un piccolo esercito di mille uomini sotto uno stendardo verde. Nicosia fu presto raggiunta dalla notizia dell’avanzata di Khalil ağa829, ma non si fece nulla fino al marzo dell’anno successivo, quando l’ağa si nominò muhassıl sotto le mura della capitale e chiese i firmani della Porta per essere considerato legittimo detentore di tale carica e l’ammontare delle tasse prelevate, mentre la popolazione era divisa sulla posizione da prendere. L’assedio portato dagli uomini di Khalil ağa si risolse felicemente per la capitale di Cipro, poiché il kâhya830 e il “comandante del campo” del ribelle di Girne si divisero sulla strategia, fino al ritiro. Questo allentamento

827 ASV, Cinque Savi alla Mercanzia, I serie, busta 648, 13 novembre 1764.

828 J. Hackett, A History of Orthodox Church of Cyprus, Burt Franklin, New York,1972, p. 220-221. 829 ASV, Cinque Savi alla Mercanzia, I serie, busta 648, 8 agosto 1765. Stavrides, "Cyprus 1750-1830...,

op. cit., p. 100.

830 Il Kâhya “Persona incaricata di occuparsi di un dipartimento, di un çiftlik o di un luogo di sosta (konak)”,

di tensione permise al legittimo muhassıl di portare un attacco contro Khalil ağa e le sue truppe, ritiratesi presso un piccolo villaggio, che fu presto conquistato. Allora, i notabili dell’isola chiesero l’intervento dei consoli stranieri, poiché la situazione era ormai troppo complessa, e si avvicinava, per giunta, il periodo di Ramadan. In un primo momento l’aiuto consolare fu negato, ma alla fine il rappresentante britannico acconsentì. Nel frattempo, da Istanbul giunsero prima İbrahim efendi, inviato per un contro, e poi il nuovo muhassıl, Süleyman efendi. Khalil ağa si dimostrò subito amichevole con il nuovo muhassıl e lo invitò a passare le feste di fine Ramadan con lui831. Poco tempo dopo, però, Khalil ritenette opportuno conquistare i mulini di Kitrya che rifornivano quasi tutti i villaggi. La popolazione della capitale, che comunque lo sosteneva, non desiderava affatto un nuovo assedio di Nicosia: la carestia sarebbe stata assicurata832.

In quel frangente sbarcò alla Marina di Larnaca833 “Giafir” (Cafer) bey, con l’incarico di scacciare i corsari maltesi dalle acque di Cipro. Il bey convocò Khalil ağa, ma costui replicò che non avrebbe obbedito senza un ordine imperiale834. Cafer bey, convocate le autorità di Larnaca e della Marina, mostrò l’ordine di decapitare Khalil ağa e l'emir Ahmet, comandante delle truppe dell’ağa e dichiarò ribelli tutti coloro che non avrebbero obbedito ai suoi ordini. In una lettera molto concitata del 23 luglio 1766, il console Bernardo Caprara narrò le movimentate manovre militari e politiche, sebbene, “non competendo agli Europei ingerirsi in che loro non riguardano”, il suo interesse era rivolto principalmente al pagamento di alcune cambiali scadute oramai da otto mesi, ammontanti a 5.417,31 piastre.

Come abbiamo visto precedentemente, un altro motivo di grave preoccupazione fu l’accordo stipulato dai due mercanti veneziani della “ditta” Vassalo e Giaxich per l’acquisto di uan qualtità di cotone da alcuni uomini di Khalil ağa; il console temeva

831 ASV, Cinque Savi alla Mercanzia, I serie, busta 648, 14 marzo 1766. 832 Ivi, 8 giugno 1766.

833 La Marina di Larnaca, ossia il suo porto, era anche detto Tuzla per via delle saline che vi si trovavano.

Roland Jennings, Christians and Muslims in Ottoman Cyprus and the Mediterranean World, 1571-1640, New York University Press, New York, 1993, p. 249.

difficoltà nell’adempimento del patto, tanto che ne chiedeva l’annullamento835. La situazione si risolse nel giro di un mese, quando il pascià di Cipro, vedendo che non avrebbe potuto cacciare Khalil ağa dalla sua fortezza di Girne, lo convinse ad accettare una tregua e a imbarcarsi con lui per la capitale dell’impero, dove il sultano lo avrebbe ricoperto di beni e accettato nelle sue funzioni. Si trattava di una trappola: una volta a bordo, due piccoli figli e quattro ufficiali di Khalil ağa furono uccisi e il dizdâr di Girne ebbe solo il tempo di essere informato che il sultano voleva la sua morte. E fu decapitato836. Con la sua testa rotolò via pure l’unico vero tentativo riportato dalle fonti veneziane di una forte autonomia locale, simile a quella che altre parti dell’Impero stavano vivendo.