• Non ci sono risultati.

2 – Per un posto al sole: Caterina II nel Mediterraneo

La pace nella regione ottomana terminò nel 1768 con la ripresa dell’espansione russa ad opera di Caterina II85 e il suo progetto di insediamento sul trono polacco del proprio 80 ASV, Cinque Savi alla Mercanzia, I serie, busta 743, 21 dicembre 1754.

81 Mantran, “Lo stato ottomano…”, in Mantran, Storia, op. cit., pp. 307-308. Bombaci- Shaw, L’Impero

ottomano, op. cit., p. 461.

82 Con il termine parcenevoli si intendevano quelli che oggi definiremmo armatori. Lane, Storia di

Venezia, op. cit., p. 486.

83 ASV, Cinque Savi alla Mercanzia, I serie, busta 647, 26 novembre 1757.

84 Bombaci- Shaw, L’Impero ottomano, op. cit., p. 461. Mantran, “Lo stato ottomano…”, in Mantran, op.

cit., p. 308. Il nuovo visir poté attuare le riforme necessarie poiché, precedentemente, aveva eliminato il capo degli eunuchi, rappresentante del potere dell’harem, decretando, in tal modo, un nuovo corso rispetto al secolo precedente. Bruce McGowan, “A Perspective on the Eighteenth Century”, in İnalcık and Quataert, An Economic and Social History of the Ottoman Empire, Cambridge University Press, Cambridge, 2004, vol. II, p. 640.

85 L’espansionismo russo fu causato da motivi economici (possedere le fertili terre della Crimea, per

potervi coltivare i cereali necessari all’esportazione soprattutto verso l’Inghilterra) e geopolitici (raggiungere i confini naturali meridionali, ossia il Mar Nero). Riasanovsky, Storia della Russia, op. cit.,

amante, Stanislao Poniatowski, secondo un calcolo politico basato sulla scarsa conoscenza da parte della sovrana dei rapporti tra stato e chiesa e sulla considerazione che la presenza di un numero esiguo di ortodossi in Polonia poteva meglio giustificare l’intervento russo86. I fronti del conflitto furono principalmente tre: si combatté dapprima in Moldavia e in Valacchia, dove fu anche occupata la città di Bucarest da parte delle truppe zariste (2 febbraio 1770), in Serbia, Montenegro e nei Principati le popolazioni venivano istigate dai Russi contro i legittimi governanti ottomani, in modo “premeditato e sistematico”87, anche se, specialmente in Morea, la popolazione greca non manifestò i sentimenti di odio e ribellione sperati dalla zarina88. Il secondo fronte si ebbe in Crimea, invasa dalle truppe di Mosca nel 1772; in mare si svolse forse la battaglia più inaspettata. Infatti, con una manovra, “improvvisata con altrettanta audacia quanta leggerezza”89, la flotta russa si portò nel Mediterraneo orientale attraverso il Baltico e l’Atlantico. La sua comparsa nel Mare del Nord, nella Manica e nel Mediterraneo fu tanto eccezionale da richiedere ampie manovre diplomatiche, alle quali Venezia, rispose nuovamente con ferma neutralità e con il divieto di ormeggio nei propri porti delle navi appartenenti alle nazioni belligeranti90. Dopo la comparsa di un primo squadrone comandato dall’ammiraglio Spiridov, giunse il grosso della flotta, comandata dal conte Aleksej Orlov91. Lo scontro decisivo fu combattuto presso Çeşme: la flotta ottomana fu annientata e pochissimi sopravvissero (6 luglio 1770).

Il console veneziano a Smirne, Luca Cortazzi, subito spedì un dettagliato resoconto ai Cinque Savi alla Mercanzia:

“[...] Questa armata è divisa in due squadre l’una di cinque di Linea dirreta dal Contra Armiraglio Chiston ch’attrovasi a Imbros, con assieme qualche altri corsari, a Lemnos poi esistono altre sei Navi di Linea compresa la Presa

p. 268. V. Gitermann, Storia della Russia, La Nuova Italia Editrice, Firenze, 1980, pp. 630-631.

86 Galasso, Corso…, op. cit., p. 414 e pp. 498-500. Isabel de Madariaga, Russia in the Age of Catherine

the Great, Phoenix Press, Londra, 2002, pp. 199-200.

87 Gilles Veinstein, “Le province balcaniche ..., in Mantran, Storia, op. cit., p. 349.

88 De Madariaga, Russia in the Age…, op. cit., p. 210. Veinstein, “Le province balcaniche ..., in Mantran,

Storia, op. cit., p. 350. Veinstein ricorda che non vi fu un sollevamento delle popolazioni greche, ma che

furono condotte diverse operazioni in cooperazione tra Russi e Greci, pur non avendo tra di loro una buona coordinazione.

89 Gitermann, Storia della Russia, op. cit., p. 648. 90 De Madariaga, Russia in the Age…, op. cit., p. 210.

Caravella Turca, e quelle direte dal Generalissimo Conte d’Orlovv, e dall’Armiraglio Spiritof con diverse fregatine corsare, e da cento trenta Prese fra Vasselli Mercantili e Barcolami Turchi, nonche [...] quatro Bastimenti Francesi, un Imperiale et otto Ragusei”, ricchi dei loro carichi del Levante. “[...] Li cinque di Luglio alle otto ore della mattina la Squadra Russa è comparsa sula punta degli Spalmadori dell’Est al numero di dieci Vasselli di Linea, quatro Fregate, una Galeota a Bomba e cinque picoli Corsari il tutto montando a venti Velle. Alle dieci ore della mattina la Squadra essendosi raccolta, l’Armiral Russo fece segno di combatimento, e la Squadra Ottomana si dispose à riceverlo a piè fermo. La Capitania la Patrona, la Reala: questi sono i nomi delli Comandanti Turchi. [...] sicome alle dieci ore della mattina l’Armiraglio Russo tirò un colpo di canone per che l’Armata Ottomana facesse vella, vedendo la sua disposizione donò l’ordine al Vice Armiraglio di attaccare. Alle undeci ore incominciò il combatimento, La Capitania, e la Patrona ch’erano alla Testa della Squadra cominciarono à far fuoco sopra il primo che con vento favorevole veniva sopra di loro: allorchè egli fu ad una certa distanza li diede la Bordata il secondo e il terzo Vassello Russo s’avicinarono di più, et il combatimento divene feroce da una parte e dall’altra [...]. A mezzo giorno la Santa Barbara dell’una e dell’altra nave egualmente preso fuoco sbalzarono in aria. L’Armata Ottomana avendo veduto la Capitania Brugiata tagliò le sue gomene, e venuta à metersi nel Porto di Cismè: l’Armata Russa metà getò l’Ancora, e metà restò alla Vella. Alle sette ore della sera la Calma obligò tutti di ancorarsi [...].” L’indomani mattina alcune navi russe, rimaste lontano dall’armata, si lanciano all’attacco di due imbarcazioni mercantili dirette a Salonicco e cariche di riso, biscotto e polvere, poi “si posero di traverso in Rada. [...]. Cominciarono il Combatimento circa la mezza notte [...] A una ora e mezza dopo la mezza notte il fuoco prese alli Bastimenti Turchi, e continuò sino al giorno. A quatro ore e mezza della mattina del sette corrente il fuoco avea tutto distrutto, e non vi è rimasto nella Rada di Cismè, ch’un gran fumo, ch’hà durato due giorni”,92

durante i quali i Russi hanno potuto disarmare la fortezza di Çeşme, “ma dopo d’averne levati due le Truppe della Natolia comparse, obbligarono li Russi ad imbarcarsi”93, dopo aver inchiodato i restanti cannoni. Il 9 i Russi si dispongono lungo la costa e a Scio.

“La perdita de Turchi montò il numero di dieci milla, quella de Russi non si conta che la perdita sola delle persone dell’IncendiataNave da circa 630 Persone fra li quali v’era un figlio d’un Prencipe della Russia volontario d’Ani 18 la perdita del quale recò somo dollore al Generalissimo. Entro l’Incendiata Nave Russa c’era la Cassa Millitare di cento settanta cinque milla Zechini Veneti, e tutto l’Equipaggio d’Argenti et altro del Generalissimo.”94

92 ASV, Cinque Savi alla Mercanzia, I serie, busta 749, 16 agosto 1770. 93 Ibidem.

Il kapudanpaşa fu deposto e spedito a Gallipoli, mentre altri ufficiali ebbero sorti più felici: stando a quanto riferì Cortazzi alla fine della sua relazione, "Zafir bey", partito per Bodrum, fu richiamato come kapudanpaşa e fu incaricato della difesa dei castelli della zona di Çeşme e Hasan bey diventò pascià di Rodi95.

L’ammiraglio Orlov, e la sua flotta non abbandonarono subito il Mediterraneo, stabilendosi nell’isola di Paros96 e scorrazzando nelle isole dell’Egeo97. Presto si seppe di “armatori moscoviti” anche nelle acque di Cipro98, a danno sia della navigazione tra l’isola e la “Soria”99, sia della “minuta navigazione”100, effettuata anche dai sudditi di nazioni neutrali. Come scrisse il console a Larnaca, Bernardo Caprara, le limitazioni al commercio imposte dal Senato dipendevano da questa mancanza di rispetto da parte della marina russa verso le navi battenti la bandiera di San Marco: era stato fatto divieto a tutti i “capitani de’ sudditi legni di impegnarsi con noleggi di carovanaggi per conto di Turchi da porto a porto ottomano”, con un serio danno economico101. Il commercio veneto stava anche perdendo la sua fama di sicurezza derivante dalla neutralità: “la guerra della Moscovia con la Porta recca al Commercio di questa Piazza grand’ pregiudizio”102, “fintanto che durarà la guerra fra la Porta e la Moscovia [...] il comercio non potrà aver risorsa”103, commentò il console Domenico Serioli da Aleppo, annotando gli assalti (effettuati o minacciati) alle imbarcazioni venete104, mentre il collega Luca Cortazzi a Smirne doveva constatare che le navi venete viaggiavano vuote, perché i Greci e gli Europei, che prima facevano gran uso della bandiera di San Marco, si sentivano esposti agli assalti russi, che sembravano prediligere il Leone marciano105. 95 Ibidem.

96 De Madariaga, Russia in the Age…, op. cit., pp. 211.

97 ASV, Cinque Savi alla Mercanzia, I serie, busta 649, 4 maggio 1771. 98 Ivi, busta 749, 31 maggio 1771, 30 novembre 1771 e 8 agosto 1772. 99 Ivi, 24 dicembre 1771 e 2 maggio 1774.

100 Ivi, 24 dicembre 1771.

101 Ivi, busta 649, 12 ottobre 1771 e busta 749, 20 agosto 1771. 102 Ivi, busta 603, 17 giugno 1771.

103 Ivi, 17 dicembre 1771. 104 Ivi, 6 settembre 1771.

105 Ivi, busta 749, 2 dicembre 1773. Non mancarono assalti russi in acque pertinenti al consolato si Smirne,

come denunciò Cortazzi; per esempio i capitani Domenico Bonivento e Vincenzo Ulazovich furono predati da Russi, convinti di saccheggiare merci di “Greci sudditi ottomani”. Ivi, busta 749, 11 novembre 1773.

Nonostante il divieto di imbarcare merci e sudditi ottomani, il capitano veneto Giacomo Chielich noleggiò la propria nave per un trasporto di merci e passeggeri a Tripoli di Barberia. Il 28 agosto 1771, approdato casualmente per il maltempo a Cipro, il capitano fece una deposizione presso la cancelleria del Consolato relativamente a quanto accaduto presso Satalia (Antalya)106: dopo aver passato la notte presso il golfo di Antalya per bonaccia, al risveglio si trovò circondato dalle navi russe dell’ammiraglio Orlov, che lo condussero in direzione di Rodi. Il capitano fu costretto a sbarcare le merci e ben 104 “pellegrini mori”. I Russi calcolarono il valore delle mercanzie, che fu comunicato al capitano Chielich: 515 zecchini mahbub (ossia zermabub107), pari a 784 talleri della regina. Il capitano, fiducioso, attendeva il pagamento di questa somma, che non giunse: si rivolgeva così al proprio console per avere giustizia108. La presenza di pirati russi nel Mediterraneo orientale perdurò oltre la fine della guerra, se non aumentò proprio in conseguenza della pace, come notò da Smirne il console Luca Cortazzi109, poiché, ristabilita la pace, i corsari trovarono maggior vantaggi a convertirsi alla pirateria che non a ritirarsi da questo genere di affari.

Vista l’enorme espansione russa sia in terra sia in mare, l’Austria e la Prussia, temendo lo squilibrio che si sarebbe potuto creare in Europa orientale, decisero di intervenire: si giunse così alla spartizione della Polonia (1772)110. Il termine della guerra era vicino, anche in considerazione dei problemi interni russi (la rivolta contadina di Pugačev) e difficoltà finanziarie già iniziate nel 1769111. Anche da parte ottomana si cercava una pacificazione, nonostante il sultano Mustafa III non fosse disposto ad accettare le

106 Mostras, Dictionnaire géographique de l'empire ottoman, Pera Turizm ve Ticaret Limited Şirketi,

Istanbul, 1995, p. 32 e p. 230.

107 Lo zecchino zermabub era una delle monete d'oro più usate nell'Impero ottomano; 4 zermabub

equivalevano a 11 piastre e 8 para. Daniel Panzac, "Affréteurs ottoman et capitaines français à Alexandrie: la caravane maritime en la Méditerranée au milieu du XVIIIe siècle", in Revue de l'Occident Musulman et de la Méditerranée, n.° 34, 1982 – 2, p. 30.

108 ASV, Cinque Savi alla Mercanzia, I serie, busta 649, 4 settembre 1771 e 24 settembre 1771. Si veda

nel capitolo "II.8 – I mercanti ottomani: contratti commerciali e realtà sfaccettate" i dettagli relativi ai termini di noleggio della nave del capitano Chielich.

109 ASV, Cinque Savi alla Mercanzia, I serie, busta 749, 17 novembre 1774. 110 Galasso, Corso…, op. cit., pp. 499-500.

pesanti condizioni di pace russe112. Ci fu solo tempo per un’ultima offensiva: l’esercito zarista avanzò fino in Bulgaria per sconfiggere ancora una volta le truppe ottomane, che non brillarono durante i sei anni di guerra dopo tanti anni di pace. Nel gennaio del 1774 salì al trono Abdül Hamid I, il quale accettò le condizioni russe e presso il campo militare russo di Küçük Kaynarca fu concluso il trattato di pace (21 luglio), ratificato nel gennaio dell’anno seguente, quando fu anche stipulata la pace con gli Asburgo113. È interessante notare che, secondo quanto detto dal console Caprara a Cipro, nelle province ottomane non giunse alcun firmano che informasse della pace; infatti, il Veneto ne fu informato ufficiosamente dal governatore114.

Secondo il trattato, la Russia avanzava verso il Mar Nero, otteneva i porti di Azov e Kinburun, la zona fra i fiumi Dnepr e Bug, evacuava le zone prese nel Mediterraneo, nel Caucaso e nei Principati. In cambio, la zarina ottenne il diritto di costruire una chiesa ortodossa a Istanbul e di proteggerne i fedeli: di fatto si riconobbe il diritto di intervento nelle faccende interne dell’impero, quando vi fossero stati in gioco interessi russi, il che aveva soprattutto un peso psicologico e di visibilità verso gli Ortodossi, gli Europei e il sultano stesso. Il sultano dovette pagare alla Russia un’indennità di guerra sostanziosa, che fu saldata in un periodo di tre anni, impoverendo sensibilmente il Tesoro115.

Il trattato di pace di Küçük Kaynarca di fatto fu la premessa per il secondo e ultimo conflitto con la zarina. Anzi, secondo Stanford Shaw, questo conflitto scoppiò proprio come conseguenza della pace: tra il 1774 e il 1779, la zarina iniziò a pensare come mettere in opera il piano di un sostanzioso allargamento dell’influenza dell’Impero

112 Ivi, p. 227.

113 Bombaci- Shaw, L’Impero ottomano, op. cit., p. 461-463. Shaw, History of the Ottoman Empire, op.

cit., pp. 247-250.Mantran, “Lo stato ottomano…”, in Mantran, Storia, op. cit., p. 298. De Madariaga,

Russia in the Age…, op. cit., p. 236 e p. 377.

114 ASV, Cinque Savi alla Mercanzia, I serie, busta 650, 20 ottobre 1772, 19 settembre 1772, 20 gennaio

1773 m.v., 11 ottobre 1774.

115 Shaw, History of the Ottoman Empire, op. cit., p. 250. Faroqhi, The Ottoman Empire and the World…,

op. cit., pp. 67-69. Shaw, Between Old and New, op. cit., pp. 9-10. Veinstein, “Le province balcaniche ..., in Mantran, Storia, op. cit., pp. 351-352. Özkaya, 18. yüzyılda Osmanlı Toplumu, op. cit., pp. 136-137. Quanto al problema della chiesa russa a Istanbul, Roderic Davison sottolinea che, di fatto, con la scusa di difendere i Greci ortodossi della capitale ottomana, la zarina intendeva costruire e proteggere una chiesa russa di rito ortodosso, indipendente dalla già esistente greca locale, costituendo un parallelo con le chiese cattoliche francese e austriaca (ancora i Protestanti non avevano chiese indipendenti). Roderic Davison, "Russian Skills and Turkish Imbecillity: the Treaty of Kuchuk Kainardji Reconsidered", in Essays in

russo in Europa fino ad un sicuro e stabile accesso sul Mediterraneo attraverso i Balcani, a scapito dell’Impero ottomano (il cosiddetto “Piano greco”)116.

Per attuare questo allargamento, evidentemente osteggiato dagli Austriaci, anche loro fortemente interessati ai Balcani, dall’Inghilterra e dalla Prussia, il primo passo russo fu l’invasione della Crimea, e in particolare delle città di Odessa e Sebastopoli, dal 1779 fino all’annessione nel 1783, quando definitivamente la zona divenne russa117.

A Istanbul, il sultano Abdül Hamid I, salito al trono proprio poco prima della firma del trattato di Küçük Kaynarca, doveva gestire gli affari di politica internazionale con la difficoltà di due partiti interni molto forti: i sostenitori di una linea più pacifista e la fazione che supportava decisi interventi armati. Nell’annessione della Crimea, però, Abdül Hamid riuscì a non far prevalere il secondo partito, riconoscendo, nel gennaio del 1784, la manovra russa, attraverso una lettera di protesta118.

L’attività della zarina, prima di passare al fronte greco-balcanico, intendeva rafforzare la recente acquisizione a est. Per fare ciò e attuare pienamente il “Piano greco”, indirizzò la propria attenzione sulla Georgia, che fu occupata allo scopo di creare uno stato ortodosso dipendente da Mosca119, nonostante la difesa apportata dai "Kani", come riferito dal conte francese di "Ferrieres", inviato da Parigi a stabilire relazioni commerciali durature con la Persia120. Il nobile "essendo ora qui arrivato da Persia, ove vi era passato, e resatovi 15 mesi per Commissione della sua Corte, riferisce che quel vasto Regno è nell'ultima desolazione per le continue Guerre Civili frà quelli Kani, che si disputano a forza d'armi il Supremo Comando; egli asserisce trovarsi molte città presso che intieramente distrutte e spopolate di modo che vi vorrebbero secoli per ristabilirle. In mezzo però a tanto disordine, sembra che vadino d'accordo per mantenire delle Armate verso il Mare Caspio, per far fronte alli Russi, che tentano di dillatare le loro conquiste in quella parte"121. Dal 1783, quindi, i Russi dilagavano nel Caucaso, 116 Mantran, “Gli esordi della questione d’Oriente...”, in Mantran, Storia, op. cit., p. 454.

117 Shaw, Between Old and New, op. cit., pp. 21-22. De Madariaga, Russia in the Age…, op. cit., p. 384. Mantran,

“Gli esordi della questione d’Oriente...”, in Mantran, Storia, op. cit., p. 459. Galasso, Corso..., op. cit., p. 490.

118 Tuncer, Osmanlı-Avusturya ..., op. cit., p. 17.

119 Mantran, “Gli esordi della questione d’Oriente...”, in Mantran, Storia, op. cit., p. 459. Shaw, Between

Old and New, op. cit., pp. 23-24.

120 ASV, Cinque Savi alla Mercanzia, I serie, busta 604, 17 settembre 1785. 121 Ibidem.

mentre a Istanbul si definiva la condotta da tenere: poiché il partito della guerra era riuscito a ottenere maggiore influenza con la nomina a Gran Visir di Koca Yusuf pascià ed aveva acquisito maggior peso nel 1787, si decise di intimare alla Russia di evacuare la Crimea e la Georgia (26 agosto del 1787), cui seguì una dichiarazione formale (4 settembre 1787)122. Pochi mesi dopo, il 9 febbraio dell’anno seguente, anche l’Austria entrò in conflitto contro l’Impero ottomano123, non tanto, e non solo, per le evidenti conquiste territoriali che ne sarebbero potute derivare, quanto per proteggersi dall’eccessiva espansione dell’alleato russo in una zona di interesse per entrambi gli stati124.

Seguirono quattro anni di una guerra latente, caratterizzata da una relativa non- belligeranza, causata da una reciproca impreparazione al conflitto, fino all’inizio del 1789, quando l’Austria portò alcuni attacchi contro l’Impero ottomano, mentre da parte russa si tentò nuovamente di istigare la popolazione cristiano- ortodossa contro le autorità ottomane125. Nell’estate, poi, il Gran Visir chiese nuovamente che i Russi evacuassero la Georgia e che il loro ambasciatore in Egitto – anche in considerazione di quanto successo nel periodo di governo egiziano di Ali bey– lasciasse il Cairo126. La guerra procedeva fra lunghi periodi di trattative e momenti di intensi scontri127, caratterizzati da evidenti difficoltà ottomane (Shaw parla esplicitamente di “una delle campagne più disastrose nella storia ottomana”128). Ogni altra manovra militare e diplomatica fu, però, interrotta da due avvenimenti: la morte di Adbül Hamid (e il passaggio del potere a Selim III, il 7 maggio 1789) e lo scoppio della Rivoluzione francese, che spostò tutte le attenzioni, e specie quelle russo-austriache, a ovest.

Inoltre, la morte di un sovrano ottomano significava molto più che un passaggio di consegne: tutti i trattati, tutte le concessioni, ogni disposizione, divieto o autorizzazione

122 Mantran, “Gli esordi della questione d’Oriente...”, in Mantran, Storia, op. cit., p. 459. De Madariaga,

Russia in the Age…, op. cit., pp. 394-395.

123 Mantran, “Gli esordi della questione d’Oriente...”, in Mantran, Storia, op. cit., p. 459.

124 Tuncer, Osmanlı-Avusturya ..., op. cit., pp. 17-18. In realtà, ricorda l'autrice, già nel 1780 vi fu un

accordo russo-austriaco per la possibile spartizione dell'Impero ottomano, osteggiato dalla Prussia, che si accordò con la Porta per cercare di contrastare l'espansione dei due potenti stati vicini.

125 De Madariaga, Russia in the Age…, op. cit., p. 400. 126 Shaw, Between Old and New, op. cit., pp. 30-31 127 Ivi, pp. 40-64.

andava riformulato, con un evidente rallentamento di tutte le attività di Palazzo, cosicché e il nuovo sultano poteva decidere se rinnovare la dichiarazione di guerra o optare per la pace129.

Il 1790 fu un anno di importanti cambiamenti: nel febbraio il trono austriaco passò al granduca di Toscana, Leopoldo II. Con il nuovo imperatore il 19 settembre 1790 si giunse a un armistizio austriaco-ottomano, preludio, già nel suoi termini, del seguente trattato di pace: tutti i territori conquistati dall'impero austriaco, inclusa Belgrado, tornavano agli Ottomani, come confermato l'anno seguente130. Le contingenze vollero che per gli Ottomani questa guerra non si trasformasse una disfatta: il 4 agosto del 1791 fu firmata la pace di Ziştovi tra l’Impero ottomano e l’Impero austriaco, che confermò i