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La cittadinanza è un vero e proprio simbolo della moderna società. Per mezzo di essa, che si va caratterizzando come uno status ugualitario ed individuale, concesso dalle istituzioni centrali dello Stato ad ogni individuo della società, si realizza l’inclusione sociale ed il libero accesso alla sfera pubblica. Status delineato dall’appartenenza ad una comunità statale e dalle titolarità delle garanzie e dagli obblighi che si hanno nei confronti dello Stato (Cfr. Marshall 1950). Cooperano a comporre tale status, seguendo una logica dinamica ed espansiva, l’addizionarsi di effetti ascrivibili a condizioni storico-sociali, al quadro politico-istituzionale ed alle iniziative degli attori sociali.

Anche se considerata come «il complesso dei benefici che conseguono dall’ammissione di un sistema politico», la cittadinanza è «un oggetto di studio straordinariamente esteso e complesso» (Zincone 1992: 9-11).

27 Il tema dei doveri riguarda principalmente la fedeltà verso lo Stato, il rispetto delle leggi, il

pagamento delle tasse e l’effettuazione del servizio civile o militare a vantaggio dell’intera comunità.

28 Per quanto riguarda l’Italia, si diviene cittadini in base al principio dello ius sanguinis e cioè per

discendenza. Si tratta di uno status che viene garantito automaticamente alle persone nate da genitori italiani, mentre è concesso su domanda nei casi di matrimonio con un cittadino italiano, di lunga residenza in Italia (almeno 10 anni) o di naturalizzazione (Legge n. 91 del 5 febbraio 1992), Tematica che sarà approfondita ampliamente nel prosieguo della nostra ricerca.

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Sono motivi di controversia fra gli studiosi i processi genetici della cittadinanza, il ruolo svolto dalle diverse condizioni di partenza e la determinazione dei fattori in gioco, altrettanto problematica si presenta l’individuazione dei diritti di cittadinanza, dei loro caratteri e dei rapporti che si stabiliscono fra essi.

Zincone ricostruisce, in relazione al complesso gioco fra questi fattori, un modello statalista ed un modello societario di cittadinanza, ciascuno ancora articolato nelle versioni stabilizzatrice ed emancipatrice. Il processo di sviluppo della cittadinanza delineato da Marshall in base allo studio della storia sociale britannica non è dunque che uno dei percorsi possibili di estensione del catalogo dei diritti (Cfr. Zincone 1992 in particolare capitoli III e IV).

Da un punto di vista analitico, ed osservando sociologicamente il ruolo del cittadino, appare utile arrivare ad una suddivisione in due fasi della cittadinanza moderna (Cfr. Ferrajoli 1994; Santoro 1994; Foucault 1999), chiamate rispettivamente

cittadinanza negativa e cittadinanza positiva, fasi connesse a quelli che sono detti diritti

positivi e diritti negativi.

I diritti di cittadinanza, e cioè i diritti che da Marshall in poi vengono concordemente ascritti alla cittadinanza civile e a quella politica29 trovano la loro fase embrionale nell’ambito dei Comuni medievali, e come afferma Bobbio (1990), rivendicano uno spazio di libertà dallo Stato30. In questa categoria rientrano i diritti che potrebbero essere classificati come, i diritti di libertà in senso stretto, il diritto di proprietà, l’autonomia negoziale, le garanzie procedurali dell’habeas corpus 31, il diritto

29 che Bobbio (1990) chiama diritti di prima generazione o di libertà negativa come li definisce Berlin

(1989),

30 Tali libertà appaiono sostanzialmente identiche nell’antica polis, così come nel feudo, basate l’una

sulla mera amministrazione e la difesa dei confini, l’altra su una concezione antica e ristretta di cittadinanza. Solo nel comune prenderà piede la moderna idea di governo, un’idea caratterizzata da una peculiare disciplina sociale che si fortifica e si perfeziona nello Stato-nazione. Tale criterio detto della governabilità si basa su una tecnica di governo che attenziona sia l’amministrazione del territorio che l’amministrazione della popolazione. «Con il termine “governabilità” si intendono tre cose. [Primo,] l’insieme di istituzioni, procedure, analisi e riflessioni, calcoli e tattiche che permettono di esercitare questa forma specifica assai complessa di potere che ha nella popolazione il suo bersaglio principale, nell’economia politica la sua forma privilegiata di sapere e nei dispositivi di sicurezza lo strumento tecnico essenziale. Secondo, per “governabilità” intendo la tendenza, la linea di forza che, in tutto l’Occidente e da lungo tempo, continua ad affermare la preminenza di questo tipo di potere che chiamiamo “governo” su tutti gli altri – sovranità, disciplina – col conseguente sviluppo, da un lato, di una serie di apparati specifici di governo e [dall’altro,] di una serie di sapere. Infine, per “governabilità” bisognerebbe intendere il processo o piuttosto il risultato del processo, mediante il quale lo stato di giustizia del Medioevo, divenuto stato amministrativo nel corso del XV e XVI secolo, si è trovato gradualmente governamentalizzato» (Foucault 2004: 88).

31 Nel sistema anglosassone di common law si indica con la locuzione habeas corpus (che tu abbia il

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di agire in giudizio, l’elettorato attivo e passivo, eil diritto di ricoprire cariche pubbliche. Con questi diritti si rivendicano una serie di libertà, in particolare legate agli aspetti di partecipazione politica, è per questo motivo che si parla di diritti a matrice liberale, (Zolo 1994: 16).

Lo sviluppo della cittadinanza registra una seconda fase a cui è ascrivibile la conquista dei diritti di seconda generazione o di libertà positiva (Bobbio 1990; Berlin 1989), sono i diritti sociali ed industriali, garanzie maturate nell’ultimo secolo che fondamentalmente si riferiscono alle tutele previste dal moderno welfare state, includente in essi anche i diritti sindacali ed industriali. Questa seconda generazione ha origine con la Dichiarazione universale del 1948 e comprende diritti di natura economica, sociale e culturale (come per esempio il diritto all’istruzione, al lavoro, alla casa, alla salute ecc...).

I diritti di terza generazione o diritti di solidarietà, sono di tipo collettivo, cioè i destinatari non sono i singoli individui, ma i popoli. Si può parlare di diritto all’autodeterminazione dei popoli, alla pace, allo sviluppo, all’equilibrio ecologico, al controllo delle risorse nazionali, alla difesa ambientale. Sono anche diritti di tipo solidaristico poiché ogni popolo ha delle responsabilità nei riguardi degli altri popoli, soprattutto nei confronti di quelli che si trovano in situazioni di difficoltà, come ad esempio al problema dello sviluppo. Fanno parte dei diritti di terza generazione anche quelli che tutelano categorie di individui, ritenute particolarmente deboli ed esposte a pericoli di violazioni dei loro diritti, si tratta in particolare dei diritti dell’infanzia e dei diritti della donna.

Necessita quindi la revisione della stessa nozione di diritto, in particolare del diritto internazionale fondato sulla sovranità degli stati, e hanno come soggetto attivo non più solo gli individui intesi nella loro singolarità o in relazione alla comunità o gruppo di appartenenza, ma anche i popoli in relazione sia all’intera umanità sia nei

stretto, poiché di solito si fa riferimento all’atto legale o al diritto in base al quale una persona può ricorrere per difendersi dall'arresto illegittimo di sé stessa o di un'altra persona. Il diritto di habeas corpus nel corso della storia è stato un importante strumento per la salvaguardia della libertà individuale contro l'azione arbitraria dello stato. Tale sistema è stato inserito nell’importante documento della Magna Charta successivamente a rivendicazioni di baroni inglesi Il diritto all’habeas corpus fu una volta per tutte stabilito grazie al Bill of Rights della Gloriosa Rivoluzione inglese del 1688-89. Va rimarcato, però, che la garanzia offerta dall’habeas corpus risale in qualche modo alle quaestiones (giurie) di diritto romano, dalle quali fu recepito poi nel corpus legislativo inglese, poi passato in tutte le costituzioni liberali occidentali (Cfr. ad esempio The Bill of Rights allegato alla costituzione americana, articoli 7 e 8, c. d. 5° e 6° emendamento). Infine, la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, ha sancito tale diritto mediante il suo Articolo 9: Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato.

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rapporti con i singoli uomini sia, ancora, nei rapporti con l’ambiente, prescindendo da un diretto riferimento alla sovranità degli Stati nazionali e preludono a una legislazione internazionale che disciplina a livello planetario sia i rapporti fra i soggetti umani, sia i loro rapporti con l’ambiente naturale.

Il tema della cittadinanza diviene ancora più complesso in relazione alle proposte di estensione del catalogo dei diritti che si amplia sino ad includere i cosiddetti diritti di quarta generazione.

Riguardo ai diritti sociali è indiscutibile che la loro condizione è ambigua, basta pensare all’ordinamento italiano, alcuni diritti sociali sono diritti positivi, in quanto riconosciuti dalla Costituzione, ma le norme che le istituiscono sono considerate dalla giurisprudenza costituzionale programmatiche, nel senso che sono parte di un piano la cui realizzazione è raccomandata e promessa ma non giuridicamente vincolante (Bobbio 1990: 80).

Va anche considerato che solo i diritti politici possiedono un carattere riflessivo, cioè abilitano il cittadino a trasformare il proprio status attraverso la lotta politica, gli permettono cioè di conquistare e rendere effettivi altri diritti. I diritti sociali, invece possono essere concessi paternalisticamente anche da regimi dispotici ed autoritari (Habermas 1992: 122). Potrebbe dunque essere opportuno non chiamare diritti questo tipo di aspettative pur essendo giuridicamente riconosciute come legittime (Baccelli 1994: 133). Ma non si può negare che condizione di un allargamento effettivo della cittadinanza democratica da parte dello Stato di una serie di servizi e di prestazioni che oltrepassano l’ambito dei diritti civili e politici. Lo stesso godimento dei diritti politici richiede, nelle società complesse, di essere sostenuto da una certa diffusione dell’istruzione, da un minimum di sicurezza economica e da un certo numero di servizi sociali.

Variamente distribuite fra queste categorie fondamentali vi potrebbero essere le istanze normative che rientrano nella tendenza alla specificazione dei diritti. Si tratta del graduale passaggio dalle dichiarazioni universali dei diritti alla determinazione più analitica delle categorie di soggetti che ne sono titolari (Zolo 1994: 62-63). Questa tendenza dà vita ad una sorte di ius singulare32, sancito da specifiche dichiarazioni di

32 Esso riguarda i diritti del fanciullo, l’eliminazione delle discriminazioni nei confronti delle donne, i

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organismi internazionali, rispetto allo ius comune costituito dalle dichiarazioni universali.

Non soltanto i diritti e le formalità dello status di cittadino, ma anche l’analisi della pratica degli obblighi e delle garanzie del cittadino (Turner 1993) diventano utili per la riflessione sociologica del concetto di cittadinanza. Per pratica della cittadinanza si intendono tutte quelle modalità con la quale l’individuo interpreta il proprio ruolo di cittadino, sia come attore che come fruitore.