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Diritti dell’uomo e diritti del cittadino

La cittadinanza rappresenta uno di quegli istituti che essendo intrinsecamente connesso ai destini della democrazia, gode e soffre degli ampliamenti o dei ridimensionamenti che la toccano, in base alle epoche storiche e secondo le diverse congiunture vissute da ogni singolo Stato. Nel Ventunesimo secolo sembra permesso asserire che lo stato di salute e la maturità raggiunta dalla cittadinanza consentano di affermare che questa oggi difficilmente può essere sottoposta a palesi restrizioni. La tendenza pare quella di una graduale diffusione mondiale degli istituti democratici, sia nel loro formato minimo, sia con applicazioni fermamente avanzate (Cfr. Bobbio 1991, Dahl 2000).

Alla stessa maniera, la cittadinanza, tende oggi a seguire un percorso espansivo, questo avviene per mezzo della richiesta di particolari diritti e di più ampie classi di

86 Si tratta della teoria dell'agire comunicativo e del suo svolgimento politico-istituzionale nella teoria

discorsiva della democrazia. Habermas coglie l’agire collettivo anche come creazione cooperativa dei significati e delle norme, non appiattisce il sociale sul lato dell’amministrazione coercitiva della vita, dell’organizzazione dall’alto della relazione intersoggettiva: «Un diverso modello per la mediazione fra l’universale e il singolo è quello offerto dall’intersoggettività di grado superiore della libera formazione

della volontà in una comunità di cooperazione che sottostà a coazioni cooperative: nell’universalità di un

consenso spontaneo, raggiunto fra liberi ed eguali, i singoli conservano un’istanza di appello, che può essere invocata anche contro forme particolari della concretizzazione istituzionale della volontà “comune”» (Habermas 1985: 42).

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garanzie, seguendo quella che è stata da sempre lo schema di costruzione e di sviluppo dello status di cittadino.L’odierno dibattito ha messo in luce la complessa questione dei diritti culturali, ha prospettato una visione più ampia della cittadinanza attraverso la garanzia dei diritti in chiave cosmopolita, ma nuove tematiche vengono continuamente alla ribalta, e se non sono ancora formalizzate in vere e proprie tutele, rappresentano argomento di intenso confronto all’interno della sfera pubblica (Cfr. Bettin Lattes 2002)

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Il corpus dei diritti da valutare come tradizionalmente connessi alla cittadinanza, sono i diritti civili e politici o di prima generazione, ed i diritti sociali e industriali o di seconda generazione (Cfr. Berlin 1989). Fra questi ultimi, diritti caratteristici dell’inclusione e del riconoscimento sociale, potrebbero essere inclusi anche i diritti di natura culturale, ancora oggi ad uno stato nettamente precoce di formulazione. I diritti di terza e di quarta generazione, i cosiddetti nuovi diritti (Cfr. Bobbio 1990), sono per la maggioranza garanzie “in potenza”, che prescindono dal riferimento alla sovranità degli Stati-nazione e che rappresentano argomenti del dibattito pubblico, anziché essere tutele già ben delineate. Essi acquisiscono un valore cosmopolitico e preludono ad una legislazione internazionale volta a disciplinare le questioni etiche ed ambientali, che si alzano con la liberalizzazione di quelle attività che la scienza e la tecnologia hanno reso adesso accessibili all’uomo. Queste questioni toccano soprattutto la coscienza di quella parte di umanità che già usufruisce del benessere materiale e che quindi risulta già, e da lungo tempo, garantita dalle tutele di prima e di seconda generazione.

I nuovi diritti sono quelli di natura ecologica ed ambientale (detti di terza generazione) e quelli attinenti alla composita questione dell’intervento umano in campo genetico e biomedico (chiamati di quarta generazione), sono garanzie dall’ardua formalizzazione e dall’altrettanto difficoltosa azionabilità, che riguardano valori di natura post-materialista e tematiche di respiro planetario, che scaturiscono da un approccio sempre più riflessivo del cittadino rispetto all’approfondirsi della modernità (Cfr. Beck, Giddens, Lash 1999). La richiesta dell’inclusione di nuovi diritti nel corpus dei diritti di cittadinanza, soprattutto di quei diritti che si riferiscono ad un modo di vivere e di interpretare la società sempre più cosciente e responsabile, raffigura un salto qualitativo nelle aspirazioni del cittadino. La critica sociale oggi accresce sino a racchiudere l’inclusione individuale in quelli che sono i sviluppi cognitivi, svolgimenti non solo di governo, ma anche di programmazione della società e di tutela della natura delle sue risorse e di ogni forma di vita. La necessità di conoscenza, di esercitare in

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maniera davvero informata le capacità di cittadino, evidenziando la riappropriazione del ruolo critico del soggetto e della partecipazione in forme diverse da quella che viene normalmente denominata azione politica (Cfr. Bettin Lattes 2002).

La riflessione su quello che oggi viene considerato parte della politica (e che va ben oltre all’ambito dei partiti) e la declinazione in forme più ampie del civismo e dell’impegno sociale, aprono prospettive nuove a favore della riconsiderazione dei contenuti della cittadinanza87.

Questo caratterizza l’ampliamento della cittadinanza verso nuove categorie di diritti, che vanno ad inglobare le già citate garanzie di terza e di quarta generazione in un’unica e poliforme gamma di diritti, finalizzati ad un’inclusione marcatamente cognitiva ed alla realizzazione di una cittadinanza che consideri i lineamenti scientifici e tecnologici della società attuale. Questo tipo di

cittadinanza riguarda un nuovo campo di garanzie, collegato alle forze messe in moto dalla razionalità tecnologica rispetto ai media, all’ambiente, ad internet e alla tecnologia dell’informazione, alla biotecnologia, al cibo, all’acqua, alla salute. La sua accezione è più ampia di quella della cittadinanza di tipo sociale, intesa come accesso ai beni pubblici garantito dallo Stato. Da questo punto di vista, la cittadinanza tecnologica si collega di più a ciò che è oggi la mobilità del mondo globale (Delanty 2001: 156-157).

Diventa quindi importante prendere in considerazione fattori economici e sociali come l’istruzione di base, l’assistenza sanitaria e la sicurezza dell’impiego, che non diventano fondamentali solo per l’individuo, ma per il ruolo che possono avere nel dare ad uomini e donne l’occasione di affrontare il mondo con libertà e coraggio «è dunque necessaria una base informativa più ampia, incentrate sulla capacità degli esseri umani di scegliere il tipo di vita che più hanno motivo di apprezzare» (Sen 1999:67-68).

Secondo tale lettura,

fornire ai cittadini le conoscenze tecnico-scientifiche che li mettano in grado di intervenire sulle decisioni che li riguardano, costituirebbe condizione della loro

87 A tal proposito si tenga presente la forte carica innovativa che connota i concetti di sub

politicizzazione (Cfr. Beck 2000) e di life politics (Giddens 1997), che configura un potenziale impegno a tutto tondo da parte del cittadino nella società tardo moderna.

107 stessa appartenenza a una società democratica (una sorta, azzardiamo, di cittadinanza scientifica, attraverso la quale si compirebbero le classiche forme della cittadinanza civile, politica e sociale) (Borgna 2001: 12).

Si tracciano così i contorni di una cittadinanza di tipo cognitivo, in grado di permettere ai soggetti di comprendere il sempre più complesso farsi ed approfondirsi delle dinamiche della società dell’oggi, mantenendo lo status di cittadino al passo con le prospettive della post modernità.

3.6.1 L’uomo, il cittadino

La dimensione repubblicana (Cfr. Habermas 1991), la necessità di tipo cognitivo (Cfr. Delanty 2001), le istanze della cittadinanza cosmopolitica (Cfr. Held 1995) e multiculturale (Kymlicka 1995), sembrano convergere verso un più generale “diritto ad usufruire di diritti” (Cfr. Arendt 1951) e verso una più e consapevole nel vivere civile (Cfr. Sztompka 1993). Ciò permette una più completa partecipazione del soggetto alla realtà sociale contrassegnando la posizione di quello che deve essere il cittadino nella società globale (Cfr. Dower, Williams 2002). I soggetti sono consapevoli di vivere in un mondo in cui un numero sempre più crescente di soggetti e di istituzioni stanno favorendo l’emersione di un nuovo orizzonte di senso entro nella quale la cittadinanza rappresenta come l’optimum per la legittimazione e la tutela dei diritti umani (Cfr. Sassen 2006; Cotesta 2008). Secondo questa prospettiva e rispetto ai cardini definitori della cittadinanza, l’appartenenza risulta appare sempre più riferita in senso transnazionale (si viene così ad “alleggerire” il legame classico fra cittadinanza e Stato- nazione), invece le garanzie si concentrano in un unico impianto, uguale per ogni cittadino del mondo, racchiudendo in sé i vecchi ed i nuovi diritti, cioè tutte quelle forme di tutela che sono scaturite dal dibattito nella sfera pubblica del Dopoguerra.

Per la prima volta inseguendo l’obiettivo di costruire una perfetta coincidenza fra l’uomo ed il cittadino, lo status del cittadino globale sembra poter concretizzare il progetto di realizzazione, di emancipazione e di uguaglianza già contenuti nella

Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (1975). In qualche maniera sembra

configurarsi il limite della cittadinanza moderna, cioè la diversa connotazione dello straniero (Cfr. Cotesta 2000, Perrone 2005), sia a livello formale che a livello materiale.

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Lo straniero è un individuo, che pur essendo parimenti uomo, risulta destinatario di un numero ristretto di tutele e garanzie. Vari sono gli studi sulla figura dello straniero ad esempio per Simmel (1908) rappresenta il membro di un gruppo sociale, all'interno del quale vive e svolge normalmente la sua attività lavorativa. Non è quindi considerato come un elemento esterno alla struttura sociale, bensì in tutto e per tutto, parte integrante di una società. Inoltre lo straniero “simmeliano” è vicino e lontano allo stesso tempo. É vicino perché occupa spazi lasciati liberi dalla società ospitante, lontano perché non conosce i modi e i meccanismi di relazione nei rapporti intersociali (Tabboni 1986: 148). Questa diversità, letta con la lente della democrazia cosmopolitica, riduce parecchio il carattere inclusivo della cittadinanza soprattutto considerando il processo di globalizzazione. Tale riflessione suggerisce delle suggestioni riguardo il futuro della cittadinanza sottolineando l’importanza delle sfide della contemporaneità, che impone nuove esigenze cognitive e nuove garanzie per una società ormai cosmopolita