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5 Seconde generazioni e percorsi di cittadinanza a Catania

37 M 18 Srilankese Studente Ha già acquisito la

5.2 Analisi delle interviste

5.2.1 La complessità dell’appartenenza

La cittadinanza non rappresenta soltanto un dispositivo formale per legittimare la presenza giuridica dei soggetti all’interno dei confini statali. La cittadinanza deve essere considerata come quel confine, sia materiale che simbolico, che i migranti devono varcare per potersi “trasformare” in membri della comunità nazionale (Cfr. Zanfrini 2004, 2007).

I giovani intervistati si trovano a doversi confrontare con rappresentazioni della differenza e dell’appartenenza, realizzate come entità stabili che fondono similitudini, solidarietà, memorie e futuri condivisi. Le comunità, le etnie, le nazionalità, parlano di se, esistono e sono rilevanti e sicuramente nelle vite di questi giovani bisogna tener conto di come esse entrano nella quotidianità, di come si posizionano al loro interno.

L’oscillare fra due poli, due culture, due identità, due modi appartenere allo stesso territorio è quello che si vuole evidenziare in questa prima analisi. Non si vuole prendere in considerazione solamente il contenuto delle specifiche identificazioni, ma le argomentazioni che vengono avanzate per renderle credibili e stabili. Argomentazioni che non compongono un’appartenenza unica, ma passaggi dentro un ragionamento più articolato e complesso che non considera le due diverse culture (quella di appartenenza

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e quella autoctona) come due entità separate, ma come spazi di interazione e mescolanza (Rebughini 2005: 140).

Si tratta quindi di cogliere quelle identificazioni che contemporaneamente sono scelte ed edificate per dare senso alla propria azione e alla propria biografia. Forme di identificazione che si presentano non come bisogni derivanti in maniera meccanica da appartenenze nazionali o etniche, ma come processi che emergono da pratiche situate. Processi che hanno alcuni discorsi reificati, che spiegano le identità e le appartenenze come essenze naturali ed ereditarie, ma allo stesso tempo connesse a specificità locali provenienti dal contesto entro cui il soggetto interagisce (Colombo 2005: 85).

Una prima identificazione è data dal riconoscimento in una rete ricca e, dai confini ben delineati ed in alcuni casi coincidenti con l’appartenenza etnica o nazionale.

Spesso la rete ha la dimensione delle relazioni parentale, la famiglia allargata, i cugini, gli zii e gli amici che vivono a Catania. Questo è un fenomeno che si evince soprattutto nella comunità mauriziana che nella provincia di Catania rappresenta non a caso la comunità di immigrati più numerosa: 2.480 mauriziani residenti con varie associazioni presenti sul territorio. Per questa etnia, è possibile quindi mantenere un rapporto più forte con le tradizione e ciò potrebbe incidere sulla possibilità di scelta di acquisire lo status di cittadino italiano in maniera conscia e consapevole, soprattutto nel caso dei minori ricongiunti in età adolescenziale.

Altri ragazzi si trovano “bloccati” in questa rete, la vivono come un vincolo che riduce le possibilità di sperimentare perché sentono forte le proprie radici nel paese d’origine (Appartenenza t. i. n.°1). Il discorso riguardo le origini, viene spesso accompagnato dalla sottolineatura dell’importanza delle pratiche quotidiane: l’esperienza, le relazioni, o ancora più semplicemente il tempo trascorso sono fattori che permettono di imparare un’altra appartenenza, quella italiana, come la ragazza cinese (i.

n.° 13) che afferma di percepirsi a metà fra il suo modo di essere italiana ed il suo modo

essere cinese, doppia appartenenza che vive in maniera molto forte fra le mura di casa, poiché la madre ha sposato un italiano (Appartenenza t. i. n.°22).

Se il frame delle origini continua ad essere un elemento caratteristico alla definizione dei processi identificatori, alla definizione di cittadinanza contribuiscono sempre più situazioni e pratiche connesse alle appartenenze di genere e generazionali, che non smettono di contraddistinguere la posizione sociale dei nostri intervistati.

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Indubbiamente la cittadinanza include in se la dimensione del riconoscimento, sia nel senso di richiesta di uguaglianza che nel senso più pratico di diritti soggettivi considerati più o meno fondamentali. La cittadinanza viene percepita come un prerequisito per una piena e matura individualità, in grado di agire autonomamente perché adeguatamente riconosciuta dal contesto sociale esemplare è il caso della giovane iraniana (i. n.° 24) che pur essendo cresciuta in Italia, pur avendo sposato un italiano ed essendo madre di una bambina italiana, sino a qualche anno fa aveva deciso di mantenere la cittadinanza iraniana, poiché pur dichiarando di sentirsi culturalmente prevalentemente iraniana, si è vista “costretta” a richiede la cittadinanza per non essere più riconosciuta dalle istituzioni come straniera e quindi diversa e “maltratta”. Racconta che l’evento scatenante che le ha fatto decidere di diventare italiana è legato ad un episodio avvenuto presso l’ASP dove le avrebbero fatto seguire una procedura diversa da quella della figlia perché lei era straniera ed in quanto tale si sarebbe dovuta rivolgere ad un altro ufficio (Appartenenza t. i. n.°24).

Possiamo affermare che se per certi versi i passaggi riassunti intorno al concetto di appartenenza, sembrano rientrare in qualche maniera nella teoria della cittadinanza multiculturale di Kymlicka, secondo cui vi sarebbe un’erosione della centralità di uno spazio pubblico nazionale comune, a favore dell’apertura di legami fra diverse comunità legate ad appartenenze derivate da dimensioni identitarie diverse (Cfr. Colombo, Domaneschi e Marchetti 2009). Per altri versi però è possibile osservare l’emergere di una cittadinanza postnazionale che consente di superare i limiti della cittadinanza moderna permettendo di ridefinire i diritti di cittadinanza in diritti umani, o meglio diritti individuali universali (Cfr. Soysal 1994, 2000; Tambini 2001). Possiamo concludere sostenendo che la cultura, nel senso sociologico di categoria analitica, è pertinente per l’analisi della cittadinanza, non solo per la sua capacità di cogliere la dimensione strutturale della produzione di simboli, ma soprattutto per la capacità di cogliere le forze che consentono a queste strutture di formarsi e mantenersi nel tempo.