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N. inventario: IG 111364 Materiale: Vetro verde

3.3.4. Discussione dei dati analitic

Come osservato altrove395, un indizio a sup- porto dell’inquadramento cronologico di intonaci frammentari aquileiesi, spesso rinvenuti in giaci- tura secondaria come nel caso degli scavi dell’anfi- teatro urbano, risiede nelle modalità e nei materiali impiegati per il confezionamento del tectorium in particolar modo per ciò che concerne gli strati di intonachino. Nello specifico, lo spessore conside- revole di quest’ultima stesura preparatoria all’af- fresco, l’impiego di frammenti di calcite spatica di vena in funzione di aggregato, nonché la cura nella miscelazione e nell’allettamento del composto permetterebbero di distinguere con chiarezza – per l’ambito aquileiese – intonaci di fasi tardo repubblicane/alto imperiali da quelli di fasi medio e soprattutto tardo imperiali396, la cui produzione risulta, via via, meno accurata.

Per i campioni analizzati in questo studio si è osservato come, in gran parte dei casi, l’intona- chino sia di ottima fattura. Lo spessore considere- vole, l’impiego di aggregato rappresentato da sola calcite spatica (ed eventuale sporadico marmo) ben miscelata alla calce e con distribuzione granu- lometrica e areale omogenea (fig. 94c-d), rivelano un buon grado di perizia tecnica, che ritroviamo in intonaci rinvenuti in scavi di altri contesti aquile- iesi, riconducibili al I-IV stile o comunque databili non oltre la prima età imperiale397.

Il campione BRU_INT_5, pur differenziandosi per un intonachino di spessore modesto (fig. 93c) rispetto a tutti gli altri, presenta comunque una pre- parazione di quest’ultimo strato condotta secondo

buoni standard tecnico-esecutivi (fig. 94e), che vediamo adottati fino alla media età imperiale.

Le modalità di stesura del colore vedono sia l’impiego di malta pigmentata (figg. 93a; 94a)398a supporto di un pigmento rosso steso a secco (BRU_INT_1, fig. 94b), sia l’impiego del buon fresco (BRU_INT_2, 3, fig. 94f) e della singola stesura a secco (BRU_INT_5, 6). Sono queste comunque tutte tecniche alternativamente impie- gate anche negli intonaci aquileiesi più antichi finora documentati.

Gli strati di arriccio e rinzaffo, invece, offrono meno indizi, in quanto non sono ancora state chia- rite eventuali caratteristiche a supporto di una cir- coscritta determinazione cronologica. Per ora, l’unica osservazione che si può avanzare a riguardo concerne la granulometria dell’aggregato, che tende a ridursi dimensionalmente soprattutto in campioni di intonaci tardo imperiali analizzati in altra sede399, questi ultimi in genere realizzati attra- verso l’impiego di sabbie fini o molto fini400.

Infine, anche i caratteri composizionali del tec- torium dei campioni provenienti da soffitto o da pareti in opus craticium (fig. 93d) non sembrano for- nire indizi dirimenti a favore di un migliore inqua- dramento cronologico.

Si osserva comunque come il campione BRU_INT_2 presenti una successione degli strati di arriccio e rinzaffo piuttosto singolari come fat- tura (fig. 93b), ma che risultano perfettamente con- frontabili con altri frammenti di intonaco rinvenuti entro strati di riporto negli scavi della domus di Tito Macro presso i fondi ex-Cossar (CoS_INT_1-4) e riferibili, su base stilistica, al III stile401.

395DILARIAet al. c.s.

396Va comunque considerato che le attribuzioni cronologiche qui

riportate fanno riferimento a intonaci quasi sempre datati, soprat- tutto per le fasi tardorepubblicane e alto-imperiali, su una base sti- listica e non stratigrafica. Tali datazioni vanno quindi prese con la dovuta cautela, alla luce dell’assenza di dati a supporto di un più chiaro inquadramento cronologico.

397Si rimanda per i confronti specifici a DILARIAet al. c.s. 398osservato anche altrove cfr. WEBERet al. 2009, p. 590. 399Cfr. in particolare SEBASTIANIet al. c.s.

400Secondo distinzione dimensionale definita in WENTWoRTh

1922.

401SALVADoRIet al. 2016, p. 251.

BRU_INT_8

Pigmento Non conservato

8.1 - Intonachino Spessore: 7,6 mm; Legante: calce; Aggregato: calcite spatica; Classazione: moderatamente selezionato;Rapporto legante/aggregato: malta normale (circa 1:2); Porosità: ridotta 8.2 – Arriccio sup. Spessore: 5,8 mm; Legante: calce; Aggregato: sabbia carbonatica e silicatica (selce e quarzo), con clastidi arenaria. Consistente frazione di origine terrigena; Rapporto legante/aggregato: malta normale

(circa 1:2); Classazione: poco selezionato; Porosità: moderata

8.3 - Arriccio inf. Spessore: 13,1 mm; Legante: calce; Aggregato: sabbia carbonatica e silicatica (selce e quarzo), con cla-sti di arenaria. Consistente frazione di origine terrigena; Rapporto legante/aggregato: malta normale (circa 1:2); Classazione: poco selezionato; Porosità: moderata

Simone Dilaria, Clelia Sbrolli 157

Fig. 93. Tagli petrografici di una selezione di campioni di intonaco. I livelli puntati rappresentano i diversi strati. a) BRU_INT_1; b) BRU_INT_2; c) BRU_INT_5; d) BRU_INT_8 (fotografie e rielaborazione grafica di Simone Dilaria).

Fig. 94. Microscopia ottica (OM) in luce riflessa (RL) o luce trasmessa (TL), a nicol incrociati (XN) o paralleli (PN). Microsco- pia ottica confocale a luce riflessa (CF). a) BRU_INT_1, livello di intonachino, in evidenza le stesure di malta pigmentata (CF); b) BRU_INT_1, intonachino e stesura del pigmento a secco (OM-RL); c) BRU_INT_2, strato di intonachino (OM-TL, XN); d) BRU_INT_3, strato di intonachino (OM-TL, XN); e) BRU_INT_6, strato di intonachino, (OM-TL, XN); f) BRU_INT_1, livello di intonachino, in evidenza l’applicazione a fresco del pigmento (fotografie e rielaborazione grafica di Simone Dilaria).

3.3.5. Conclusioni

Il materiale proveniente dagli strati analizzati, seppur riconducibile a più nuclei, appare tuttavia coerente per tecnica esecutiva e selezione di materiale. È stato inoltre osservato come più intonaci provenienti da USS distinte facciano spesso riferimento a uno stesso nucleo: l’apparte- nenza dei lacerti a un medesimo insieme di affre- schi, dislocato in USS diverse, è infatti confer- mata non soltanto dalla ricorrenza di frammenti di uguale fattura e decorazione ma, ancor più, dalla presenza di materiale ricomponibile attra- verso l’identificazione di “attacchi” tra singoli

lacerti pertinenti a placche frammentate (come attestato dai frammenti provenienti da US 89 e US 96=195 in fig. 92a).

Sulla scorta delle osservazioni più sopra pro- poste, è inoltre possibile avanzare l’ipotesi che i campioni provenienti dalle USS riferibili a fasi di cantiere prodromiche alla costruzione dell’anfi- teatro (BRU_INT_3, 4, 5, 6, 7, 8) siano orientati- vamente riconducibili a un arco cronologico che si estende dall’età tardo-repubblicana alla prima età imperiale, con la sola eccezione del campione BRU_INT_5, la cui tecnica esecutiva trova con- fronti fino alla media età imperiale402.

(S.D., C.S.)

402 Si sottolinea a tal proposito come la proposta crono-tipologica

Gli unici elementi architettonici rinvenuti con gli scavi di cui si può stabilire con buon margine di probabilità il contesto originario sono quattro frammenti di lastre sagomati superiormente in una cornice a modanature lisce, di cui uno è stato trovato ancora saldato in verticale tramite perni in ferro a un altro frammento di lastra403(cfr. schede 4- 5). La tipologia architettonica e il luogo di rinveni- mento nel settore dell’arena in immediata prossi- mità del podio ne indicano la pertinenza al rivesti- mento del nucleo cementizio di questa struttura, come sembrano confermare anche le riseghe di alloggiamento che il muro presenta alla base sia

verso l’arena sia verso la galleria retrostante sia ancora sul lato, in corrispondenza del corridoio radiale passante sotto la cavea (fig. 95). Una con- ferma della posizione originaria dei pezzi viene anche da un disegno e da una fotografia degli scavi del Maionica (cap. 1.2, schede 10 e 17), ove è raffigu- rata una lastra di rivestimento del muro ancora in situ, poggiata su una cordonatura di laterizi: nel disegno si vedono più chiaramente rispetto alla fotografia cinque incassi aperti sul piano di attesa della lastra, funzionali a contenere i perni in ferro e a far colare il piombo per saldare al di sopra un analogo elemento lapideo.

403Saggio 1-Settore F: US 185.

3.4. G

LI ELEMENTI ARCHITETTONICI

P

ATRIZIA

B

ASSo

Fig. 95. Gli elementi architettonici pertinenti al podio in fase di scavo. In alto all’immagine si vede il muro del podio con la risega di alloggiamento delle stesse lastre (fotografia di Valeria Grazioli).

Pur rinvenuti l’uno vicino all’altro come dove- vano essere montati nella posizione originaria, tali manufatti non sono stati trovati in stato di crollo primario (fig. 96): probabilmente essi vennero spo- stati in una fase posteriore all’abbandono dell’anfi- teatro, prelevandoli dal podio immediatamente vicino, per realizzare una struttura di dubbio signi-

ficato, costituita anche da numerose scaglie lapidee trovate sparse su tutta la superficie dell’angolo nord-orientale dello scavo404(cfr. fig. 76).

I pezzi, in pietra di Aurisina (cap. 3.8), presen- tano la stessa altezza (42 cm) e lo spessore molto simile (12-15 cm), ma hanno lunghezze diverse (da 72 a 130 cm). Solo la faccia anteriore è rifinita, 404Saggio 1-Settore F: US 81.

Fig. 97. Le varie tipologie di incassi osservate sulle superfici delle lastre di rivestimento del podio (fotografie e rielaborazione grafica di Patrizia Basso).

Patrizia Basso 161

mentre quelle che non erano a vista risultano sbozzate irregolarmente: un manufatto (cfr. scheda 1), tuttavia, mostra un lato lisciato, in quanto si tratta di un elemento angolare.

Di grande interesse risultano i numerosi incassi visibili sulle varie facce dei pezzi, molto simili fra loro per forma e misure a seconda della funzione. Rispettivamente si osservano: sulla superficie posteriore degli incassi rettangolari leggermente più larghi all’estremità esterna (10-12 x 3-4 cm) e invece approfonditi all’estremità interna in piccoli fori quadrati (3 x 3 cm; prof. 3 cm), ove alloggia- vano le grappe che fissavano le lastre al muro retrostante (fig. 97a); sui piani di posa piccoli fori quadrati (3 x 3 cm; prof. 3 cm), che in un caso (scheda 4) conservano ancora all’interno il perno in ferro per saldare le lastre in verticale (figg. 97b, 97c); sui piani di attesa varie tipologie di incassi: alcuni rettangolari centrali (6,5 x 3,5 cm; prof. 4 cm) che servivano per il sollevamento e la messa in opera dei pezzi (fig. 97d); altri più grandi, ma poco profondi (8-15 x 5-8 cm; prof. 1,5) laterali, entro cui se ne approfondivano di più piccoli quadrati (3 x 3 cm; prof. 3 cm), che in un caso (scheda 2) ancora in parte conservano la grappa a Pi greco per tenere uniti i manufatti in orizzontale (figg. 97e, 97f); altri ancora quadrati, grandi e profondi (8 x 8 cm; prof. 8 cm) funzionali all’inserimento di elementi di cui avremo modo di parlare in seguito (fig. 97g).

L’analisi complessiva dei pezzi e di questi parti- colari tecnici permette, dunque, di ricostruire un lacerto di rivestimento del podio di una lunghezza di 3,17 m e di un’altezza conservata di 0,82 m (ricostruibile sulla base dei due elementi ancora ammorsati: schede 4 e 5), costituito da lastre spesse

Fig. 98. Ricostruzione del podio e della transennatura soprastante al rivestimento, la cui altezza viene data a tratteggio perché del tutto ipotetica (ricostruzione di Fiammetta Soriano).

Fig. 99. Profilo di una delle lastre, sagomata superiormente in una cornice con modanature lisce (disegno di Valeria Gra- zioli).

12-15 cm, fissate al muro retrostante con grappe a Z405e saldate fra loro in verticale tramite perni di ferro, su cui veniva fatto colare il piombo, e in oriz- zontale tramite grappe a Pi greco. I singoli pezzi che componevano tale rivestimento con ogni pro- babilità avevano una lunghezza ridotta (la massima da noi riscontrata è di 1,30 m), così da conformarsi all’andamento curvo del podio.

Superiormente le lastre, come si è detto, erano sagomate in una cornice a profilo stondato che, stando agli incassi quadrati qui osservati (fig. 97g), doveva sorreggere una struttura costituita da montanti a sezione quadrangolare, atta a proteg- gere il pubblico delle prime file dai colpi dei com- battimenti gladiatori o dall’attacco degli animali impegnati nelle venationes: poiché i fori non presen- tano tracce di colatura di piombo, è possibile pen- sare che si trattasse di pali lignei, funzionali a reg- gere transenne o reti metalliche (fig. 98).

La sagoma semplice e sobria della cornice (listello leggermente arrotondato, gola diritta, listellino, quarto di cerchio convesso) (fig. 99) potrebbe trovare confronti con altri elementi di coronamento, quali in particolare quelli del podio dei templi del foro olitorio o di Merida406datati ad età augustea407, ma modanature simili ricorrono per tutta l’età imperiale e anzi trovano un con- fronto molto puntuale in una piccola cornice sem- pre di Merida di età claudio-neroniana408.

Ai fini dell’inquadramento cronologico dei pezzi va inoltre osservata la presenza di una moda- natura liscia anche sulla superficie laterale non a vista di una delle lastre (cfr. scheda 5), come si è detto, trovata ancora saldata superiormente a un’al- tra (cfr. scheda 4): tale modanatura si spiega solo ipo- tizzando che questo stesso manufatto fosse stato già utilizzato in precedenza altrove, ad es. negli edi- fici preesistenti alla costruzione dell’anfiteatro indi- viduati sotto all’arena (cap. 2.3.3) oppure in una prima fase dell’anfiteatro: in tal caso, gli elementi lapidei da noi portati alla luce andrebbero attribuiti a un più tardo rifacimento del podio.

oltre a questi pezzi, con gli scavi si sono raccolti altri elementi architettonici, tutti dislocati dalla posizione originaria, in quanto contenuti in un

livello ricchissimo di frammenti lapidei e laterizi che si formò a seguito delle spoliazioni dell’edifi- cio409(cap. 2.4.4). Per lo più si tratta di blocchi anche di grandi dimensioni che presentano solo una o due superfici rifinite oppure la traccia di qual- che modanatura liscia, del tutto lacunosa; qualcuno mostra su una superficie i tipici fori per il solleva- mento e trasporto con olivelle, qualche altro i pic- coli incassi quadrati che, come abbiamo visto per gli elementi di rivestimento del podio sopra men- zionati, dovevano ospitare i perni atti a saldarvi altri blocchi: in ogni caso si tratta di manufatti troppo frammentari per poterne capire l’utilizzo. Si è ritenuto quindi di non inserirli nel catalogo.

Fanno eccezione a questa scelta, pochi pezzi per i quali si può forse ipotizzare una funzione: un elemento parallelepipedo (scheda 6) interpretabile come gradino per la sua analogia con un elemento disegnato e fotografato dal Maionica (cap. 1.2 schede 10a, 10b e 17) e per la presenza di una stretta fascia ribassata in corrispondenza del lato lungo della superficie superiore, probabilmente funzio- nale all’appoggio del gradino soprastante: la sua alzata (23 cm) decisamente più bassa rispetto al gradino rinvenuto dal Maionica (50 cm) fa pen- sare che esso fosse messo in opera in una delle scale che si sono viste aprirsi fra i muri radiali sia della prima sia della seconda raggiera, dirette ai vari settori della cavea, oppure alle scalette che si possono ipotizzare fra i cunei delle stesse gradi- nate per il pubblico; un altro blocco parallelepi- pedo forse interpretabile anch’esso come un gra- dino, alto 41 cm (scheda 7), e infine un frammento di piccola base angolare, la cui pertinenza all’anfi- teatro resta tuttavia problematica (scheda 8).

Rimane da ricordare un frammento di sarco- fago in marmo (scheda 9), che certamente non aveva relazione con l’edificio per spettacoli: esso potrebbe essere stato riusato quale materiale costruttivo in una fase di restauro delle murature, come sembrerebbero attestare le abbondanti tracce di malta sulla sua superficie, oppure essere stato portato in quest’area dopo la defunzionaliz- zazione dell’anfiteatro, forse per essere bruciato nella calcara attestata dagli scavi410(cfr. cap. 2.4.4). 405Va segnalato che, per quanto non si siano osservate tracce di

malta di allettamento sulla superficie posteriore delle lastre, non si esclude che questa fosse usata per fissarle al muro assieme alle grappe, contribuendo a pareggiare le differenze, anche se minime, dei loro spessori.

406Cfr. rispettivamente CRoZZoLIAITE1980, figg. 97 e 126 e DE LABARRERA2000, nn. 11 e 15, figg. 14 e 18.

407Si osservi che l’età augustea è il periodo in cui in Italia la gola

diritta, almeno nelle zoccolature, sembra essersi imposta su quella rovescia: cfr. DE LABARRERA2000, pp. 139-140, con bibliografia

precedente.

408DE LABARRERA2000, n. 473, fig. 23.12.

409Saggio 1: US 4=7=9. Si osservi che i pezzi per la maggior parte

sono stati trovati nei settori E e D dello scavo.

410Si ricordi che un’altra calcara era già stata individuata in area dal

Patrizia Basso 163 Il catalogo dei pezzi

S

CHEDA

1

US 185, settore F

N. inventario: IG 140919