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N. inventario: IG 140621b Materiale: pietra di Aurisina

4. L’ANFITEATRO DI AQUILEIA: UNA SINTESI INTERPRETATIVA

4.1. L’architettura e la tecnica

4.1.6. Il sistema dei serviz

Il sistema dei servizi dell’edificio resta ampia- mente ignoto. Sfugge in particolare la distribu- zione dei carceres, quei piccoli vani (superficie media 16 m ca.) recintati e chiusi dove si custodi- vano gli animali prima di lanciarli nell’arena566. Tuttavia, sembra aver ricoperto tale funzione un cuneo della raggiera interna, caratterizzato da una pavimentazione in battuto sabbioso (cap. 2.3.5). Un indizio per tale riconoscimento sembra venire dalle analisi condotte presso il Laboratorio di archeozoologia e tafonomia dell’Università di Fer- rara sulle ossa di animali recuperate nel livello d’uso sopra il suo piano di calpestio567, piuttosto numerose rispetto alla complessiva scarsità di atte- stazioni negli altri livelli stratigrafici dell’edificio. Per quanto non ancora ultimate, tali analisi eviden- ziano che i reperti faunistici sono riferibili soprat- tutto a resti craniali e dentari di singoli individui di animali domestici (tra cui sono presenti il cavallo - Equus caballus - e il bue - Bos taurus) e selvatici. Gli ungulati selvatici sono rappresentati solamente dal cervo (Cervus elaphus), mentre la composizione dei carnivori selvatici appare più variegata e interes-

sante per la presenza di lupo (Canis lupus), orso (Ursus arctos) e di un grande felide (Panthera sp.)568. Di grande interesse sono evidentemente in parti- colare il felide e l’orso, compatibili con gli animali delle venationes attestati anche da indagini condotte in altri anfiteatri569.

Dal carcer gli animali sarebbero usciti nella gal- leria dietro al podio, che, come si è detto, doveva assolvere una funzione di servizio, e poi da qui, attraverso il settore più interno del corridoio radiale da noi portato alla luce e l’ipotizzata porta postica alla sua estremità, sbucare nell’arena. Si spie- gherebbero così anche i cancelli/chiusure che si sono supposti fra i radiali della raggiera interna o dentro la stessa galleria (cap. 2.3.5) e che sarebbero stati chiusi o aperti a seconda del momento, rego- lamentando l’uscita degli animali (fig. 155).

Altri cunei sotto la cavea potevano invece fun- gere, come si è ipotizzato ad es. per l’anfiteatro di Catania570, da depositi per macchinari e coreogra- fie oppure da spogliatoi per gladiatori o ancora per altre funzioni legate al funzionamento dell’edifi- cio, per quanto non si abbia nessuna conferma in tal senso dalle indagini di scavo. Allo stesso modo non restano notizie di tutti gli altri servizi per il pubblico che un anfiteatro doveva contenere, quali fontane, spazi di ristoro, latrine.

Qualche labile indizio, come il rinvenimento di statuette di gladiatori in occasione degli scavi del Maionica571, sembra indicare l’esistenza di spazi di vendita all’interno degli stessi cunei o anche esterni all’edificio: si potrebbe pensare a strutture mobili, simili a bancarelle, come quelle che sono raffigurate nel celebre affresco della rissa fra Pom- peiani e Nucerini nell’anfiteatro di Pompei, (fig. 156). Le statuette potevano costituire una sorta di souvenir per gli spettatori, venduti forse assieme ad altri oggetti correlati agli spettacoli o anche a generi alimentari e di supporto.

Inoltre, va ricordato che due iscrizioni dedicate a Esculapio, portate alla luce in area con gli scavi ottocenteschi (cap. 1.2.4), hanno fatto ipotizzare l’esistenza di uno spazio di culto interno o in pros- 565RENTZEL2009, pp. 569-577.

566Sui carceres negli anfiteatri, cfr. GoLVIN1988, pp. 328-330.

Come si è già detto (cap. 2.3.3), data la parzialità del settore scavato dell’arena non è possibile capire se esistessero spazi sotterranei posti al di sotto del piano agonale dedicati a questo uso.

567Saggio 1 - Sett. E, US 147.

568Ringrazio molto Ursula Thun hohenstein per la breve nota che mi

ha anticipato, prima di completare il lavoro, e che qui presento. L’inte- resse dei dati comporterà un approfondimento futuro di tali indagini.

569Ad es. a S. Benedetto dei Marsi (DISTEFANoet al. 2008-2009, p.

61) si sono raccolte numerose ossa di orsi. Anche a Serdica (VELI-

ChKoV2009, p. 125) è attestata la presenza di orsi, oltre a cammelli e

animali domestici. Per ossa di orsi, felini e altri animali esotici nel Colosseo, cfr. REA2001b, pp. 230-242. Per un caso di anfiteatro ove

sono attestati il canis lupus e il cervus elaphus, cfr. Virunum: GALIK2004.

Per uno studio su cattura, trasporto e custodia degli animali in un anfiteatro, cfr. il caso del Colosseo: REA2001c.

570BESTE, BECKER, SPIGo2007, p. 598.

571MAIoNICA1894, p. 43, nn. 15-16. Per l’ipotesi, cfr. GIoVANNINI

2012, p. 179 ove è presentato anche un catalogo di queste e altre sta- tuette di gladiatori conservate nel Museo Archeologico Nazionale di Aquileia.

Patrizia Basso

simità dell’edificio, per quanto a titolo cautelativo si debba osservare che esse furono trovate in reim- piego. La stessa osservazione può essere fatta, a maggior ragione, per un altro manufatto votivo a Nemesi (cap. 1.2.4), una divinità che risulta partico- larmente cara ai gladiatori, in quanto correlata alle alterne vicende di vita, e dunque ampiamente atte- stata negli anfiteatri (cfr. fig. 160): in effetti, il pezzo è stato portato alla luce alquanto lontano dall’edifi- cio, per cui la collocazione originaria resta dubbia.

È possibile infine ipotizzare l’esistenza nelle vicinanze dell’anfiteatro di una caserma ove avve- niva l’addestramento dei gladiatori: un’iscrizione onoraria in reimpiego presso le terme costanti- niane e dunque subito a nord dell’edificio porta una dedica al patrono della città Publius Cominius Clemens, che fra le molte cariche ricoperte fu anche

reclutatore della familia gladiatoria nella Traspadana all’epoca di Marco Aurelio572.

Certo, si tratta solo di suggestioni, per ora indi- mostrate e probabilmente difficilmente dimostra- bili anche con un eventuale ampliamento dello scavo, ma che hanno un senso nel cercare di ani- mare l’edificio delle presenze umane, delle voci e dei colori della folla accalcata e acclamante, delle aspettative, dei sogni e delle paure degli uomini che combattevano nell’arena e di quelli che li sta- vano ad applaudire, delle fatiche degli inservienti impegnati nel funzionamento degli spettacoli, della agilità e bramosia delle belve lanciate nel- l’agone: suggestioni, comunque, su cui è bene riflettere, perché, senza immaginarne la vita, gli edifici antichi restano solo ossature vuote, inca- paci di parlarci e di trasmetterci emozioni.

572Inscriptiones Aquileiae 487; LETTICh2003, pp. 66-67, n. 67; EDR

93910. Per la possibile attribuzione all’anfiteatro, cfr. VENTURA

2012, p. 178.

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Fig. 155. Ricostruzione assonometrica dell’accesso di servi- zio all’arena (a sinistra) e del carcer (a destra) con il sistema delle porte/cancellate di chiusura/apertura nell’anfiteatro di Cividate Camuno (da HUFSCHMID2009, tav. 212).

Fig. 156. Affresco staccato dal peristilio di una casa di Pom- pei, raffigurante la rissa fra Pompeiani e Nucerini avvenuta nel 59 d.C. nell’anfiteatro della città e citata anche in un passo di Tacito (ann. 14,17) (Museo Archeologico Nazionale di Napoli - inv. 112222) (da LAREGINA2001, p. 333, n. 23).

Patrizia Basso

Quasi nulla si conosce dell’apparato decorativo dell’anfiteatro aquileiese, sistematicamente aspor- tato a partire dal tardoantico attraverso vari inter- venti di spoliazione: essi dovettero risultare parti- colarmente intensi nel momento in cui nell’area si impiantò un sistema di calcare, attestato da una struttura portata alla luce nel corso dei nostri scavi e da un’altra già evidenziata dal Brusin nel Nove- cento (cap. 4.3).