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L'anfiteatro di Aquileia. Ricerche d'archivio e nuove indagini di scavo

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(1)

3. DOPO LO SCAVO:

LO STUDIO DEI MATERIALI,

LE ANALISI, LE RICOSTRUZIONI

(2)
(3)

Elisa Zentilini, Marina Scalzeri

Durante le tre campagne di scavo nell’anfitea-tro sono state individuate 228 unità stratigrafiche, di cui 96 hanno restituito materiale archeologico: ceramica, elementi fittili, metalli, vetri, elementi lapidei e oggetti in osso, per un totale di 3526 reperti, senza conteggiare le monete, i frammenti di intonaco, le tessere di mosaico, gli elementi pavimentali (sia fittili che lapidei) e architettonici che sono oggetto di approfondimento nei capp. 3.2-3.4.

Con 3340 frammenti, la ceramica è la classe di materiali maggiormente rappresentata275 (95%); seguono i frammenti di vetro (115: 3%) e gli oggetti in metallo (63: 2%), mentre pochissimi sono i manufatti in osso (7) e fittili (2) e un unico in pietra (fig. 87).

Le classi ceramiche rinvenute sono: vernice nera, pareti sottili, terra sigillata italica, terra sigil-lata orientale, terra sigilsigil-lata medio-adriatica, terra sigillata africana, ceramica africana da cucina, lucerne, anfore, invetriata, ceramica comune da mensa e dispensa, ceramica da fuoco e maiolica276 (fig. 88 ). Come si può vedere dal grafico, la tipolo-gia maggiormente attestata è quella delle anfore277 (68%), seguono la ceramica da fuoco (12%) e la comune da mensa e dispensa278(11%). Significa-tiva è anche la presenza di sigillata africana (4%) e italica (2%). Il resto delle classi è documentato con pochissimi frammenti che poco influiscono da un punto di vista statistico.

Non è stata trovata nessuna forma intera, solo frammenti di piccole dimensioni (in media fra i 5-6 cm di lunghezza), che piuttosto raramente

attac-cano fra di loro, indipendentemente dalla classe ceramica presa in esame e per lo più risultano per-tinenti a pareti.

Per quanto riguarda la frammentarietà, in genere connessa alle caratteristiche delle diverse classi e produzioni ceramiche (ad es. vasi fragili e grandi si rompono più facilmente)279, si può ipo-tizzare che i cocci nell’areale abbiano subito nume-rosi stress meccanici280dovuti, per esempio, agli spostamenti di grandi masse di terra connessi con la costruzione dell’anfiteatro o al livellamento di strati o alle spoliazioni delle murature antiche o ancora all’abbandono e alla ruralizzazione del-l’area che, come si è detto (cap. 2.4.6), necessitò di un apporto di terra adatta alla coltivazione e quindi fu privata di grossi frammenti che avrebbero creato impedimenti durante il lavoro.

117

275Si consideri che in questo conteggio è stato fatto un semplice

computo dei cocci rinvenuti senza una sistematica ricerca degli attacchi.

276Va segnalato che questa classificazione generale tiene conto

esclusivamente dei frammenti rinvenuti nelle unità stratigrafiche diagnostiche.

277Le anfore in questa prima catalogazione non sono state distinte

in tipi e produzioni.

278La ceramica comune e la ceramica da fuoco sono qui

conside-rate dal punto di vista tipologico e funzionale e non sono state sud-divise cronologicamente.

279Cfr. CECI, SANTANGELIVALENZANI2016, pp. 20-21. 280Cfr. CECI, SANTANGELIVALENZANI2016, p. 22.

3.1. C

ERAMICA

,

VETRI

,

METALLI E MATERIALI IN OSSO

E

LISA

Z

ENTILINI

, M

ARINA

S

CALZERI

Fig. 87. Grafico che evidenzia le percentuali dei materiali rin-venuti complessivamente (elaborazione di Elisa Zentilini)

(4)

3.1.1. Il metodo e i materiali datanti

La raccolta dei reperti nel corso degli scavi è stata realizzata “a vista”, senza procedere alla setacciatura. Le dimensioni contenute dello scavo e i tempi di lavoro non estremamente pressanti hanno permesso, infatti, agli studenti e agli archeo-logi presenti sul cantiere di porre la necessaria attenzione a un recupero più completo possibile dei materiali mobili per ogni unità stratigrafica.

In considerazione della quantità ridotta di manufatti rinvenuti e quindi della difficoltà di trarre da questi significative informazioni di carattere economico, l’obiettivo principale nello studio dei materiali è stato quello cronologico, al fine di con-tribuire alla datazione delle fasi di vita dell’anfitea-tro e delle sue trasformazioni nel corso del tempo. Con queste premesse, nel contributo si è deciso di prendere in considerazione solo i reperti delle unità stratigrafiche che potevano essere datanti. Per prima cosa si sono individuati, quindi, i punti chiave delle sequenze su cui concentrarsi in termini di inquadramento cronologico e poi si è proceduto a selezionare gli elementi diagnostici a tali fini.

In totale sono stati analizzati i contesti di 42 unità stratigrafiche. In tutte, come si è anticipato, si sono riscontrate analogie nelle condizioni dei

reperti, caratterizzati da un’estrema frammenta-rietà e dalla assenza quasi totale di completezza281. Per datare le singole unità stratigrafiche, si è proceduto all’analisi tipo-cronologica dei manu-fatti, individuando gli elementi recenziori e, a livello empirico, eventuali residui e intrusi282. Que-sti dati, correlati dove possibile a quelli forniti dai rinvenimenti numismatici, hanno permesso di definire l’inquadramento cronologico di numerose unità stratigrafiche; quelle che non contenevano materiale diagnostico283si sono potute calibrare all’interno degli intervalli temporali individuati.

In questo modo si è potuto passare dalla data-zione relativa alla datadata-zione assoluta della sequenza stratigrafica dell’anfiteatro, dalla fase precedente alla sua costruzione fino alla ruralizza-zione dell’area. Di seguito si presentano i risultati del lavoro, secondo la scansione in periodi già pro-posta nei capp. 2.3 e 2.4. Si segnala che per ogni US analizzata viene fornita una tabella che evidenzia le quantità di manufatti raccolti per classi tipologi-che. I materiali diagnostici ai fini della datazione dei vari periodi o fasi, disegnati nelle tavole, sono indicati nelle tabelle con il simbolo**. Solo per i manufatti di pregio si è redatto un catalogo com-pleto di disegni/fotografie, allegato a conclusione del capitolo. Per le monete e i frammenti di into-282Si vedano nel paragrafo successivo i singoli casi.

283Per le problematiche inerenti la datazione di singole unità

stra-tigrafiche si vedano i paragrafi successivi.

281Va segnalato che non è stata fatta una sistematica ricerca degli

attacchi in tutti i contesti e che quindi non è possibile rilevare un numero massimo di esemplari in maniera precisa. É però vero che durante la catalogazione e lo studio dei materiali si è notato, in maniera empirica, che la maggior parte dei frammenti non attaccava con altri.

(5)

Elisa Zentilini, Marina Scalzeri

naco cui si fa riferimento nel testo, cfr. rispettiva-mente cap. 3.2 e 3.3.

3.1.2. Periodo 1. La fase precedente alla costruzione dell’anfiteatro

Gli scavi hanno evidenziato una fase di frequen-tazione dell’area precedente alla costruzione del-l’anfiteatro. Le unità stratigrafiche pertinenti a tale periodo che hanno restituito materiale archeologico datante sono le US 96=195, 230=194, 222 e 223.

L’ US 96=195 (tab. 1) ha restituito numerosi frammenti di intonaco, tessere di mosaico bianche e nere, alcuni tufelli e numerosi frammenti cera-mici di minute dimensioni, per lo più pertinenti a ceramica comune depurata e da fuoco, solo in un paio di casi riferibili a pareti di terra sigillata italica. Tra questi è significativo un frammento di orlo bifido di tegame (tav. I.1) la cui forma analoga in vernice rossa interna si data all’età augustea284. Per quanto non sia possibile definire con precisione la datazione dello strato sulla base dei frammenti ceramici, questi permettono comunque di inqua-drarlo in un periodo compreso tra la fine del I sec. a.C. e i primi decenni del I d.C. Tale datazione è confermata dal rinvenimento di un denario datato tra il 2 a.C. e il 4 d.C.

L’US 194=230 (tab. 2) ha restituito numerosi frammenti di intonaco policromo, tessere di mosaico bianche e nere e frammenti ceramici. Fra questi si segnalano: un orlo di coppa in terra sigil-lata aretina di forma Conspectus 22285(tav. I.2); un’ansa a nastro e un frammento di piede di patera in terra sigillata italica286(tav. I.3); una lucerna frammentaria con vernice rossa e un disco di lucerna a volute con decorazione con ramo di mirto287 (tav. I.4); una parete con decorazione a bugnette e un frammento di fondo di bicchiere in ceramica a pareti sottili acroma con decorazione a rotella288 (tav. I.5); un’ansa d’anfora Dressel 6b. Alla luce dei materiali si propone di datare lo strato

entro la prima metà del I secolo d.C. Fra i materiali residuali va ascritto un frammento di orlo di patera in ceramica a vernice nera tipo Morel 2252/Lam-boglia 5289(tav. I.6).

Dall’US 222 (tab. 3) provengono numerosi frammenti d’anfora Dressel 6b e di ceramica comune e da fuoco, tra i quali un orlo bifido di teglia290 (tav. II.1); dall’ US 223 (tab. 4) un fondo con piede ad anello in terra sigillata italica e vari frammenti di ceramica comune e da fuoco, tra i quali un orlo estroflesso e arrotondato di olla291 (tav. II.2). Nonostante la scarsità dei manufatti rin-venuti, anche sulla base dei materiali raccolti negli strati precedentemente citati, si possono inqua-drare entrambe le unità stratigrafiche entro la prima metà del I sec. d.C.

284Cfr. GUGLIELMETTI, LECCABIShoP, RAGAZZI1991, p. 197, tav.

XCI, fig. 4; RICCoBoNo2007, p. 85, Tav. 14, fig. 4. Le caratteristiche

morfologiche e d’impasto, a un esame autoptico, potrebbero ricon-durre a una produzione tirrenica.

285La coppa Conspectus 22.6.1, di produzione aretina, venne

intro-dotta a partire dal 20 a.C. e fu prointro-dotta fino all’età tiberiana:

Conspec-tus 1990, p. 90.

286Conspectus B2.4, forma inquadrabile cronologicamente all’età

augustea.

287Il frammento appartiene a un disco di lucerna a volute di cui

però non è possibile definire la tipologia: in generale questa forma fu prodotta fra l’ultimo quarto del I sec. a.C. e il I d.C.: cfr. BIoN -DANI2014a, p. 352. La decorazione è interpretabile come parte di

una corona con un ramo di mirto o di foglie di ulivo o alloro: cfr.

BIoNDANI2014a, p. 356, fig. 6.6.

288La frammentarietà dell’esemplare non permette di trovare

con-fronti puntuali, ma un reperto simile proviene da Trento: cfr. MAR -TIN1995, p. 188, fig. 5.9.

289La forma è una delle più diffuse ad Aquileia tra il II e il I sec.

a.C.: cfr. MAMBELLI2014, p. 132.

290Simile a quello già citato per la US 96=195: Tav. I.1.

291Il frammento presenta una decorazione impressa a lunghe

tac-che a partire dalla spalla tac-che pare trovare confronti con quella su una olla di Tipo 6 in GUGLIELMETTI, LECCABIShoP, RAGAZZI1991,

p. 143, tav. LVII.6. La decorazione compare su un tipo di olla che viene datato tra la seconda metà del I sec. a.C. e gli inizi dell’età augustea: cfr. GUGLIELMETTI, LECCABIShoP, RAGAZZI1991, p.

173, tav. LXXXV.19.

119

Tabella 1. Reperti ceramici dello strato 96=195

Classe Descrizione

Terra sigillata italica 2 pareti Ceramica comune da mensa

e dispensa 13 pareti

Ceramica da fuoco 1 orlo**

Anfore 10 pareti

Tabella 2. Reperti ceramici dello strato 194=230

Classe Descrizione

Vernice nera 1 orlo**

Terra sigillata italica 1orlo**, 1 ansa, 2 pareti, unfondo** Terra sigillata orientale 1 orlo?

Lucerna 1 parzialmente ricostruibile,1 disco decorato** Pareti sottili 1 parete decorata, 1 parete, 1fondo** Ceramica comune da mensa

e dispensa 5 pareti, 1 collo, 1 attaccod’ansa Ceramica da fuoco 1 orlo, 13 pareti

(6)

1

Tavola I. (scala 1:2): 1. Orlo di tegame (US 96=195); 2. Orlo di Conspectus 22 in terra sigillata (US 194=230); 3. Piede ad anello in terra sigillata (US 194=230); 4. Disco di lucerna (US 194=230); 5. Fondo di bicchiere a pareti sottili (US 194=230); 6. Orlo di patera in ceramica a vernice nera tipo Morel 2252/Lamboglia 5 (US 194=230) (rielaborazione grafica di Elisa Zentilini).

2

4

5

6

1

1

3

2

4

5

3

Tavola II. 1. Orlo di teglia (1:2) (US 222); 2. Orlo di olla (1:2) (US 223); 3. Orlo di anfora Dressel 6B (1:2) (US 153); 4. Orlo di olla (1:1) (US 158); 5. Orlo a vernice nera Morel 2654 (1:1) (US 132) (rielaborazione grafica di Elisa Zentilini).

(7)

Elisa Zentilini, Marina Scalzeri 121

3.1.3. Periodo 2. La costruzione dell’anfiteatro Come si è detto nei capitoli precedenti, con lo scavo si sono indagati con molta fatica sia gli strati di cantiere dell’anfiteatro (per la presenza di acqua in risalita), sia i suoi livelli d’uso, ampiamente intaccati dalle spoliazioni che si sono succedute nel tempo. Della fase di vita dell’edificio hanno restituito materiali datanti solo le US 89, ricono-sciuta come lo strato di preparazione dell’arena, 153 e 191, rispettivamente piano di calpestio e di riempimento fra i radiali 63 e 145, e una serie di livelli evidenziati nel Saggio 2 (2015) e in un appro-fondimento condotto nel 2017 al limite del saggio 1 (Settore A), per sondare le preparazioni pavi-mentali del piazzale esterno dell’anfiteatro.

L’US 89 (tab. 5) ha restituito pochi materiali (frammenti di intonaco policromo, tessere di mosaico bianche, qualche frammento ceramico) che non permettono un inquadramento cronolo-gico sicuro, ma possono comunque rientrare nella datazione proposta per la fase di costruzione del-l’anfiteatro.

Entrambi i livelli 153 e 191 risultano difficil-mente databili sulla base dei materiali raccolti, a causa dell’estrema frammentarietà di questi ultimi e quindi della difficoltà della loro classificazione. L’US 153 (tab. 6) ha restituito pareti d’anfora e di recipienti in ceramica comune depurata e da fuoco, una parete e un frammento di piede ad anello di terra sigillata italica, due frammenti di coppa a pareti sottili, un orlo di Dressel 6B292(tav.

II.3) due frammenti di balsamario in vetro azzurro trasparente; l’US 191(tab. 7) un’unica parete in terra sigillata italica, alcuni frammenti d’anfora pertinenti al tipo Dressel 6B, e frammenti di un balsamario in ceramica293. Si tratta di manufatti

292A causa dell’esiguità del frammento non è possibile definire la

variante di Dressel 6B. Questi contenitori sono in uso ad Aquileia dalla metà circa del I sec. a.C. fino ai decenni centrali del II d.C.: MAGGI2004, p. 124.

293I balsamari in ceramica sono particolarmente diffusi in Friuli

Venezia Giulia tra la seconda metà del I a.C. e la prima metà del I d.C. A partire dall’inizio del II vengono sostituiti da quelli in vetro:

cfr. MIAN2017, p. 184.

294Il frammento è troppo ridotto per poter definire la tipologia

precisa dell’anfora, che comunque sembra inseribile, con una certa cautela, nelle produzioni rodie diffuse tra l’età augustea e la prima età imperiale: cfr. AURIEMMA, DEGRASSI2017, p. 334.

295Cfr. infra scheda 2.

Tabella 4. Reperti ceramici dello strato US 223

Classe Descrizione

Terra sigillata italica 1 piede ad anello Ceramica comune da mensa

e dispensa 2 pareti

Ceramica da fuoco 1 orlo** Tabella 3. Reperti ceramici dello strato US 222

Classe Descrizione

Ceramica comune da mensa

e dispensa 3 pareti, 1 fondo Ceramica da fuoco 1 orlo**, 1 ansa Anfore 6 pareti, 1 collo, 3 anse

Tabella 5. Reperti ceramici dello strato 89

Classe Descrizione

Ceramica comune da mensa

e dispensa 2 pareti

Anfore 1 parete

Tabella 6. Reperti ceramici dello strato 153

Classe Descrizione

Terra sigillata italica 1 parete, 1 piede ad anello Pareti sottili 2 pareti

Ceramica comune da mensa

e dispensa 21 pareti, 1 fondo, 1 parete dibalsamario Ceramica da fuoco 1 orlo, 4 pareti, 1 fondo

Lucerna 1 becco

Anfore 1 orlo**, 23 pareti, 1 ansa Tabella 7. Reperti ceramici dello strato 191

Classe Descrizione

Terra sigillata italica 1 parete Ceramica comune da mensa

e dispensa 2 pareti di balsamario

Anfore 7 pareti, 1 ansa

tutti compresi entro la fine del I sec. d.C.

Per quanto riguarda le preparazioni della piazza esterna, le unità stratigrafiche 156, 157, 158 e 159 (Saggio 1) e 132 (Saggio 2), nonostante siano state indagate per lo più in un approfondimento di limi-tata estensione (Saggio 1, Settore A, Appr. 2), hanno restituito alcuni materiali significativi.

Dall’US 156 (tab. 8) provengono tessere di mosaico bianche e nere e tufelli, due frammenti di pareti in terra sigillata italica, un’ansa d’anfora di produzione egea/microasiatica294, un dado in osso295; dall’US 157 (tab. 9) tessere di mosaico bianche e nere e tufelli, qualche parete in terra sigil-lata italica, un orlo di vernice rossa interna, fram-menti di ceramica comune depurata e da fuoco e di anfore, un frammento di borchia in bronzo;

(8)

dal-l’US 158 (tab. 10) tessere di mosaico bianche e nere e frammenti di intonaco rosso, pareti di terra sigillata italica, orli e pareti di ceramica comune e da fuoco, tra cui un orlo modanato di olla a impa-sto grezzo, con spalla molto pronunciata e deco-rata da tacche incise296(tav. II.4); dall’ US 159 (tab. 11) numerose tessere di mosaico nere e bianche e qualche parete in ceramica comune; dall’US 132, infine (tab. 12), un orlo a vernice nera Morel 2654297(tav. II.5) e varie pareti ceramiche.

Tali materiali risultano difficilmente databili se non in un generale quadro di prima età imperiale: essi sembrano comunque omogenei cronologica-mente e caratterizzati dalla presenza di tessere musive e intonaci, come quelli rinvenuti al di sotto dell’arena, di cui si è parlato precedentemente. Si potrebbe quindi ipotizzare che la pavimentazione della piazza esterna all’edificio sia stata realizzata contemporaneamente al resto dell’anfiteatro, dopo la stesura di una serie di livelli preparatori, forse ottenuti dalla demolizione di edifici preesi-stenti o comunque recuperando il terreno da un’area di frequentazione insediativa precedente.

In sintesi, per quanto concerne i periodi 1 e 2, si può osservare che essi hanno restituito una grande quantità di frammenti anforari (42%) seguiti da un’alta percentuale di ceramica comune da mensa e dispensa (31%) (fig. 89). Significativa ai fini interpretativi è la presenza di terra sigillata ita-lica, classe diffusa tra la fine del I sec. a.C. e i primi anni del II d.C., e la totale assenza di terra sigillata africana, che invece compare come suppellettile da mensa in corrispondenza della scomparsa dell’ita-lica e proprio in sostituzione di quest’ultima.

Nonostante la scarsità e la frammentarietà dei materiali rinvenuti nelle stratigrafie prese in esame, il Periodo 1 (fase edilizia precedente all’anfiteatro) sembra inquadrabile cronologicamente entro la prima metà del I sec. d.C. Nei decenni centrali del I sec. d.C., tali strutture sarebbero state demolite per realizzare la nuova costruzione (Periodo 2), come sembrano confermare anche lo studio degli intonaci raccolti sotto l’arena (cap. 3.3), le datazioni al C14 (cap. 3.9) e la complessiva analisi architetto-nica dell’edificio.

3.1.4. Periodo 3. Il terrapieno e la cinta muraria tardoantica

Relativamente a tale periodo, l’unica unità stra-tigrafica che ha restituito materiale è la 3 (Saggio 1) 296La forma trova confronto ad Aquileia con l’olla tipo 2 dallo

scavo di Canale Anfora. L’arco cronologico va dal I alla fine del IV sec. d.C.: cfr. CIVIDINI2017, pp. 240-241, fig. 8.

297La forma è diffusa ad Aquileia ed è datata tra la fine del II sec.

a.C. e il I d.C.: cfr. MAMBELLI2014, p. 140.

Tabella 8. Reperti ceramici dello strato 156

Classe Descrizione

Terra sigillata italica 2 orli, 3 pareti Ceramica comune da mensa

e dispensa 10 pareti

Anfore 1 ansa

Tabella 9. Reperti ceramici dello strato 157

Classe Descrizione

Terra sigillata italica 3 pareti Ceramica comune da mensa

e dispensa 11 pareti

Ceramica da fuoco 1 orlo, 5 pareti

Anfore 4 pareti, 1 ansa

Tabella 10. Reperti ceramici dello strato 158

Classe Descrizione

Terra sigillata italica 2 pareti Ceramica comune da mensa

e dispensa 2 pareti

Ceramica da fuoco 3 orli (1**), 4 pareti,

Anfore 1 orlo, 8 pareti

Tabella 11. Reperti ceramici dello strato 159

Classe Descrizione

Ceramica comune da mensa

e dispensa 8 pareti

Tabella 12. Reperti ceramici dello strato 132

Classe Descrizione

Vernice nera 1 orlo**

Terra sigillata italica 1 parete Ceramica comune da mensa

e dispensa 1 parete

Anfore 6 pareti

Fig. 89. Grafico che evidenzia le presenze delle classi cerami-che nei periodi 1 e 2 (elaborazione di Elisa Zentilini).

(9)

Elisa Zentilini, Marina Scalzeri 123

= 103 (Saggio 2) (tabb. 13-14). Essa contiene frammenti ceramici che coprono un ampio arco cronologico dalla fine dell’età repubblicana (orlo di vernice nera tipo Morel 2276) e il III-IV sec. d.C. Unici elementi che forniscono un indizio per una cronologia più ristretta sono una parete di recipiente in ceramica grezza, decorata a onde incise298, due frammenti di coperchio in ceramica da cucina africana forma hayes 185, variante D (tav. III.1)299e un frammento di fondo in pietra ollare, materiale particolarmente diffuso a partire dal IV sec. d.C.300. Alla luce di questi dati e in par-ticolare della presenza di ceramica africana da cucina si propone una datazione del Periodo 3 non anteriore agli inizi del IV sec. d.C.

fine dell’attribuzione cronologica sono in partico-lare un orlo di terra sigillata africana hayes 25301 dall’ US 24 (tav. III.2) e alcuni orli, pareti e fondi di hayes 50A302(tav. III.3)303dalle US 45 e 50. Inol-tre, in questi strati si sono rinvenute anche otto monete, tra cui due di Costanzo II (351-355 e 355-361) forniscono un importante terminus post quem. Queste ultime, insieme al frammento di coppa in terra sigillata africana hayes 50A, sembrano collo-care le prime spoliazioni dell’edificio a partire dalla seconda metà del IV sec. d.C.304.

Anche per tale periodo si può osservare che la presenza delle anfore è in percentuale decisamente maggiore (72%) rispetto alle altre classi ceramiche (fig. 90).

298L’impasto grossolano e la decorazione a linee oblique incise a

scopetto è confrontabile con un esemplare di olla con orlo everso e decorata a linee oblique incise a scopetto seguite da linee orizzontali su cui si imposta un motivo a doppia linea ondulata, per la quale viene proposta una datazione tarda: cfr. Scavi ad Aquileia 1991, pp. 147-150.

299La variante D è attestata nel IV sec. d.C.: cfr. BoNIFAy2004, p.

221.

300Cfr. BoLLA2008b, p. 491; MALAGUTI, PoRTULANo, SCARIN

2008, pp. 157-169.

301Datazione incerta: hAyES1972, p. 49.

302Coppa datata genericamente tra il 350 e il 400 circa: cfr. BIoN -DANI2014b, p. 239. A causa della frammentarietà degli esemplari

non è stato possibile capire la variante cui appartenevano.

303Nella Tavola III.3 è raffigurato un esemplare 50A, variante più

tarda, datato tra il 300 e il 360 d.C.: hAyES1972, p. 73.

304 Si segnala anche un frammento di bracciale in osso dall’US 147

di epoca tardoantica e quindi coerente con la datazione del Periodo

4: cfr. infra scheda 3.

Tabella 13. Reperti ceramici dello strato 3

Classe Descrizione

Vernice nera 1 orlo

Terra sigillata italica 2 orli, 2 pareti Ceramica comune da mensa

e dispensa 5 pareti, 1 parete di balsama-rio Ceramica da fuoco 1 orlo, 1 parete, 1 fondo

Anfore 10 pareti, 3 anse

Tabella 14. Reperti ceramici dello strato 103

Classe Descrizione

Ceramica comune da mensa

e dispensa 3 pareti

Ceramica da fuoco 2 orli, 11 pareti Ceramica da cucina africana 2 orli (1**)

Anfore 1 orlo, 11 pareti, 1 ansa Pietra ollare 1 fondo

3.1.5. Periodo 4. Le prime spoliazioni e la defun-zionalizzazione

Gli strati del Periodo 4 che hanno restituito materiali datanti sono le US 24 (tab. 15), 45=235 (tab. 16), 50 (tab. 17) e 162 (tab. 18). Significativi al

Tabella 15. Reperti ceramici dello strato 24

Classe Descrizione

Terra sigillata africana 1 orlo** Ceramica comune da mensa

e dispensa 1 parete

Ceramica da fuoco 2 pareti, 1 fondo Ceramica africana da cucina 2 pareti

Anfore 47 pareti, 1 ansa, 1 puntale Tabella 16. Reperti ceramici dello strato 45=235

Classe Descrizione

Terra sigillata africana 1 orlo** Ceramica comune da mensa

e dispensa 1 orlo

Anfore 1 orlo

Tabella 17. Reperti ceramici dello strato 50

Classe Descrizione

Terra sigillata italica 5 pareti Terra sigillata africana 5 pareti, 1 fondo Ceramica comune da mensa

e dispensa 3 orli, 24 pareti, 1 paretesovradipinta in rosso, 1 ansa Ceramica da fuoco 5 pareti

Lucerna 1 becco, 1 spalla, 1 base, 1presa Anfore 2 orli, 3 anse, 94 pareti, 3puntali, 1 fondo

(10)

3.1.6. Periodo 5. Il riuso abitativo Fase 1

Alla Fase 1 di questo periodo afferiscono le unità stratigrafiche 26 (tab. 19), 32 (tab. 20), 187 (tab. 21), fra cui la più significativa è sicuramente la 32: come descritto nel cap. 2.4.3, si tratta di un piano formato da pietre, mattoni, qualche fram-mento di contenitore ceramico di reimpiego (per lo più anfore), noduli di malta e carboni, pertinente a un vano che riutilizzò a fini abitativi lo spazio fra due radiali della raggiera esterna. Le anfore utiliz-zate sono quasi esclusivamente riconducibili al tipo Africaine III305: insieme al rinvenimento di nume-rosi frammenti di ceramica da cucina africana, tra i quali un orlo di coppa-coperchio con bordo anne-rito hayes 196306 (tav. III.4), un orlo di pentola hayes 197307(tav. III.5) e una moneta di Valenti-niano III, esse permettono di porre il terminus post quem per questa fase alla metà del V sec. d.C.

Conforta tale datazione un analogo orlo di coppa-coperchio con bordo annerito in africana da cucina di tipo hayes 196308dall’US 187 (il piano di calpestio di un altro vano di riuso abitativo rin-venuto nel settore G).

(E.Z.) Fase 2

I livelli organici US 10 e 30, che obliterarono i piani di calpestio dei vani sorti all’interno dei cunei nella Fase 1, contengono materiali eterogenei, per lo più inquadrabili alla seconda metà del V sec. d.C.309. L’ US 10 (tab. 22) ha restituito pochi elementi ceramici, fra cui si segnalano due frammenti di orlo e di una parete combacianti di un piatto in terra 305La frammentarietà dei pezzi non permette di individuarne la

variante all’interno della tipologia. Si tratta di anfore cilindriche di medie dimensioni che hanno circolato tra la fine del III fino alla metà del V sec. d.C.: BoNIFAy2004, pp. 119-122.

306Corrisponde alla variante tardiva di Bonifay datata al IV-inizi V

sec. d.C. (BoNIFAy2004, p. 227). Questo tipo compare in contesti di

III-V e anche in strati di VII-VIII a Ventimiglia: cfr. BIoNDANI

2014c, p. 528.

307 Questa casseruola si trova in circolazione a partire dalla fine del

II (variante precoce), fino alla prima metà del V secolo (variante tar-diva), per le caratteristiche morfologiche questo esemplare si può inserire nella variante tardiva; cfr. BoNIFAy2004, pp. 225-227. 308Vedi nota 306.

309Si segnalano alcuni recipienti di terra sigillata africana che

sem-brano residuali: un frammento di coperchio di tipo hayes 182, in circolazione con le sue numerose varianti dalla metà del II al III sec. d.C. e un frammento di casseruola hayes 197 del III sec. d.C. Tabella 18. Reperti ceramici dello strato 162

Classe Descrizione

Terra sigillata africana 1 parete Ceramica comune da mensa

e dispensa 5 pareti

Ceramica da fuoco 1 orlo. 1 parete

Anfore 1 orlo, 9 pareti, 2 puntali

Fig. 90. Grafico che evidenzia le presenze delle classi cerami-che nel Periodo 4 (elaborazione di Elisa Zentilini).

Tabella 19. Reperti ceramici dello strato 26

Classe Descrizione

Terra sigillata italica 1 parete Terra sigillata africana 6 pareti

Anfore 1 orlo, 12 pareti, 1 ansa Tabella 20. Reperti ceramici dello strato 32

Classe Descrizione

Terra sigillata africana 3 pareti Ceramica comune da mensa

e dispensa 1 orlo, 4 pareti Ceramica da cucina africana 2 orli**, 3 pareti

Anfore 3 orli, 12 anse, 132 pareti, 9puntali, 4 fondi Tabella 21. Reperti ceramici dello strato 187

Classe Descrizione

Ceramica medio adriatica 1 parete Terra sigillata africana 2 pareti,1 fondo Ceramica comune da mensa

e dispensa 1 parete

Ceramica da fuoco 2 orli, 2 prese, 6 pareti Ceramica da cucina africana 1 orlo, 1 fondo

(11)

Elisa Zentilini, Marina Scalzeri 125

Tavola III. 1) Orlo di coperchio in ceramica da cucina africana forma Hayes 185 (1:3) (US 3=103); 2) Orlo di terra sigillata afri-cana Hayes 25 (1:2) (US 24); 3) Orlo in terra sigillata afriafri-cana Hayes 50A (1:2) (US 45); 4) Orlo di coperchio in ceramica afriafri-cana da cucina Hayes 196 (1:3) (US 32); 5) Orlo di pentola in ceramica africana da cucina Hayes 197 (1:2) (US 32) (rielaborazione grafica di Elisa Zentilini).

Tavola IV. (Scala 1:3): 1. Orlo e parete combaciante di coppa Hayes 32/58 (US 10); 2. Orlo di coppa coperchio Hayes 196 (US 10); 3. Puntale di anfora simile a Africana IIIC (US 30); 4. Puntale di Keay 25.2/Spatheion 1 (US 30) (rielaborazione grafica di Marina Scalzeri).

1

3

2

4

5

1

2

3

4

(12)

sigillata africana hayes 32/58310(tav. IV.1), un orlo di hayes 50311e un orlo di coppa-coperchio hayes 196 del tipo variante tardiva (tav. IV.2)312.

Nell’US 30 (tab. 23) si sono rinvenuti un pun-tale simile a quello di un’anfora Africana III C313 (tav. IV.3), uno verosimilmente di Keay 25.2/Spa-theion 1 (tav. IV.4)314, un orlo di Keay 25.1315 (tav. V.1); vari elementi di terra sigillata africana, fra cui tre frammenti di piatto hayes 50316, un orlo di hayes 67317(tav. V.2), un altro di hayes 70318(tav. V.3) e un frammento di fondo decorato con cerchi concentrici e ruota frangiata all’esterno319(tav. V.5); un frammento di ansa e spalla di lucerna afri-cana Atlante VIII320(tav. V.4).

Inoltre, rientra in questo periodo (e nello stesso inquadramento cronologico) anche l’US 47 (livello di scarico evidenziato nel settore G) (tab. 24) che ha restituito un orlo di coperchio con bordo anne-rito hayes 196321 in ceramica africana da cucina (tav. VI.1), un fondo decorato con motivo a scac-chiera322(tav. VI.2) e un orlo di coppa in terra sigil-lata africana di tipo hayes 50A323, una spalla di lucerna tipo Atlante VIIIc324e un orlo e vari fram-menti di anfora Spatheion 1325(tav. VI.3).

Fase 3

Al Periodo 5, Fase 3, inquadrabile cronologica-mente tra gli inizi del VI secolo d.C. e la metà del VII sec. d.C., risultano pertinenti le US 12 e 14. Le 310In circolazione tra la fine del III e gli inizi del IV sec. d.C.: cfr.

hAyES1972, pp. 95-96.

311hAyES1972, pp. 69-73; GANDoLFI1994, p. 135; BIoNDANI

2014b, pp. 238-239; ZULINI2007, p. 130; BoRToLAMEI, BoTToS

2017, pp. 275 e 279.

312Cfr. BoNIFAy2004, p. 226. La variante tardiva si data tra il IV e

gli inizi del V sec. d.C.

313Le dimensioni sono ridotte rispetto ai classici puntali di

Afri-cana IIIC, la forma sembra invece corrispondere: cfr. BoNIFAy

2004, pp. 121-122.

314DEGRASSIet al. 2010, p. 580 e p. 583 n. 14, fig. 4; BoNIFAy2004. 315 BoNIFAy2004, p. 122. Per quanto riguarda in generale la

data-zione delle Keay 25/Africana III, essa è ad oggi controversa, fermo restando la cronologia proposta da Bonifay di tarda età imperiale; vi sono alcune ipotesi che propongo datazioni che coprono un arco cronologico dalla fine del IV al VI d.C.: cfr. ZULINI2007, p. 160;

GADDI2017a, p. 387.

316A causa dell’estrema frammentarietà dei manufatti non è possibile

distinguere tra la forma 50A e 50B. Per questo motivo si propone la datazione più ampia possibile cioè dalla metà del IV fino ai primi decenni del V sec. d.C. Per la bibliografia di riferimento, cfr. la nota 311.

317La forma è databile tra la seconda metà del IV e la seconda metà

del V sec. d.C.: cfr. MoRANDINI2008, p. 411, n. 5, tav. LVII. 318Forma datata alla prima metà del V sec. d.C.

319Simile a decorazione 36 U in hAyES1972, stile A (i), p. 237,

databile fra la fine del IV e la seconda metà del V sec. d.C. Il fram-mento, di colore marrone scuro e parzialmente vetrificato, lascia ipotizzare che sia stato a contatto diretto con una fonte di calore.

320La spalla è decorata con il motivo della palma stilizzata, molto

diffuso tra gli inizi del IV e il VI sec. d.C.: cfr. DIFILIPPoBALE -STRAZZI2008, p. 350; per la forma, cfr. tav. XXX, n. 2; per la

deco-razione cfr. tav. XXXVI, n. 6/7.

321Cfr. nota 306.

322Tipo Atlante I 1981, nr. 31, tav. LVI(b), nrr. 49-51.

323Coppa datata tra il 350 e il 400 circa: cfr. BIoNDANI2014b, p. 239. 324Per la Forma VIII si veda Atlante I 1981, pp. 192-198. A partire

dalla metà del IV secolo iniziano le esportazioni su vasta scala di questa lucerna che sarebbe stata prodotta fino la fine del V e gli inizi del VI sec. d.C.: cfr. MERLATTI2007, p. 80.

325Cfr. BoNIFAy2004, pp. 124-125. Datazione nella prima metà

del V sec. d.C. Tabella 22. Reperti ceramici dello strato 10

Classe Descrizione

Terra sigillata africana 3 orli (1**), 3 fondi Africana da cucina 1 orlo**

Ceramica comune da mensa

e dispensa 1 parete, 1 ansa, 1 fondo Ceramica da fuoco 1 orlo, 1 parete

Anfore 12 pareti, 3 puntali

Lucerne 2 spalle

Tabella 23. Reperti ceramici dello strato 30

Classe Descrizione

Terra sigillata italica 1 orlo, 1 parete

Terra sigillata africana fondo**10 orli (2**), 20 pareti, 1 Africana da cucina 4 orli, 2 pareti

Ceramica comune da mensa e dispensa

2 orli di coppa grattugia, 1 orlo, 16 pareti, 2 anse, 3 fondi

Ceramica da fuoco pareti, 3 anse, 2 fondi1 orlo di teglia, 9 orli, 61 Pareti sottili 1 orlo

Anfore pareti, 12 anse, 6 puntali5 orli (1**), 1 collo, 287 (2**), 1 fondo piatto Lucerne 1 spalla**, 1 orlo, 1 disco Tabella 24. Reperti ceramici dello strato 47

Classe Descrizione

Terra sigillata africana 1 orlo**, 5 pareti, 6 fondipiani (1**) Ceramica comune da mensa

e dispensa 3 orli, 1 parete, 1 parete, 1fondo Ceramica da fuoco 1 orlo, 16 pareti

Ceramica africana da cucina 1 orlo**, 2 pareti

Lucerna 1 spalla**

(13)

Elisa Zentilini, Marina Scalzeri 127

prime due sono state interpretate come i livelli di obliterazione dei più tardi piani pavimentali dei vani A e B, in conseguenza del progressivo abban-dono dell’area.

Dall’US 12 (tab. 25) provengono frammenti di anfora e di ceramica da fuoco. In particolare, si segnala un frammento di parete d’anfora Late Roman 4, con ansa a orecchio (tav. VII.1), caratte-rizzata da solchi paralleli incisi e grinze di argilla326, e un frammento di recipiente in ceramica comune da fuoco, con interno annerito e all’esterno deco-razione incisa a pettine associata a una linea ondu-lata e a delle impressioni irregolari (tav. VII.2)327. Lo strato ha restituito anche due ugelli in terra-cotta, che potrebbero far pensare a una produ-zione di vetro nelle vicinanze. Il rinvenimento di questi ugelli/soffiatoi (tav. VII.3-4) non trova al momento confronti, se non, relativamente alla funzione, con analoghi elementi di epoca pre-pro-tostorica328.

Dall’US 14 (tab. 26) provengono un orlo simile alle anfore LRA 4329(tav. VIII.1); un frammento di orlo affine all’anfora Keay LII330 (tav. VIII.2); un frammento di olla in ceramica comune da fuoco con decorazione incisa (tav. VIII.3), databile alla metà del IV- metà VII sec. d.C.331; un puntale di cintura di epoca alto-medievale332. Tra i manufatti si segnala una parete di ceramica invetriata con ver-nice interna di colore giallo chiaro ed esterna mar-rone: il frammento non è attribuibile a una forma precisa, ma per tecnologia sembra inquadrabile nel periodo tardoromano/ alto me dievale333.

Durante il Periodo 5, che coincide con una rifre-quentazione dell’area posteriore alla defunziona-lizzazione dell’edificio di spettacolo, si nota una netta presenza di anfore (76%), assieme alla cera-mica funzionale alla cottura dei cibi (10%), ai con-tenitori utilizzati per mensa e dispensa (7%) e alla terra sigillata africana (5%) (fig. 91). Il rinveni-mento di queste specifiche classi di materiali sug-gerisce l’interpretazione di tali strati come perti-nenti a un contesto domestico, secondo una modalità di riutilizzo già ampiamente verificata negli anfiteatri dell’Impero.

326Datata tra la fine del II e gli inizi del IV sec. d.C.: cfr. BRUNo

2002, n. 58, pp. 285, 301. Si segnalano anche pareti costolate tipiche delle anfore tardoantiche come le Late Roman Amphorae 4, 5/6. Le caratteristiche morfologiche e di impasto, a un esame autoptico, riconducono alla produzione palestinese, datata fra III e VI sec. d.C., ma in occidente presente solo dalla fine del IV d.C.: cfr. VILLA

1994, pp. 406-407.

327La decorazione trova confronti nel sito di Invillino, dove risulta

databile alla metà del IV-metà del VII sec. d.C.: cfr. NEGRI1994, p.

65, tav. 2, n. 3. Altre decorazioni analoghe si trovano su olle rinve-nute durante gli scavi dell’area a est del foro di Aquileia: cfr. RUPEL

1994, p. 201.

328 TIRABASSI2008, pp. 213-224.

329BRUNo2008, pp. 380-381, n. 9, tav. XLI.

330BRUNo2008, p. 374, nn. 7-8, tav. XXXIX. Datazione IV-VII

secolo.

331NEGRI1994, p. 65, n. 8, tav. 2. 332Cfr. infra scheda 11.

333La tipologia si inquadra tra il IV ed il VII sec. d.C. Per una

bibliografia generale, cfr. LUSUARDISIENA, SANNAZARo1991;

AGRIPPABERGER, VANNINI1991.

Tabella 25. Reperti ceramici dello strato 12

Classe Descrizione

Ceramica comune da

mensa e dispensa 1 orlo di mortaio con listello,1 orlo, 4 pareti Ceramica da fuoco 1 ansa, 1 parete, 1 parete condecorazione** Anfore 3 anse (1**), 49 pareti, 1 pun-tale Terracotta 2 ugelli in terracotta**

Tabella 26. Reperti ceramici dello strato 14

Classe Descrizione

Terra sigillata africana 2 pareti, 2 fondi Terra sigillata

medio-adria-tica 1 orlo

Africana da cucina 1 orlo, 3 pareti Ceramica comune da

mensa e dispensa 2 orli, 36 pareti, 2 fondi Ceramica da fuoco 8 orli, 2 anse, 19 pareti (1**),2 fondi. Anfore 1 tappo con presa, 2 orli**, 2anse, 2 attacchi d’ansa, 103

pareti, 2 puntali

Fig. 91. Grafico che evidenzia le presenze delle classi cerami-che nel Periodo 5 (elaborazione di Elisa Zentilini).

(14)

Tavola V. 1. Orlo di anfora Keay 25.1 (1:3) (US 30); 2. Orlo di coppa Hayes 67 (1:2) (US 30); 3. Orlo di coppa Hayes 70 (1:2) (US 30); 4. Spalla di lucerna Atlante VIII (1:2) (US 30); 5. Fondo decorato in terra sigillata africana (1:2) (US 30) (rielaborazione grafica di Marina Scalzeri).

Tavola VI. 1. Orlo di coperchio in ceramica africana da cucina Hayes 196 (1:1) (US 47) (1:2); 2. Orlo di anfora spatheion 1 (US 47) (1:3); 3. Fondo in terra sigillata africana con motivo a scacchiera (1:1) (US 47) (rielaborazione grafica di Elisa Zentilini).

1

3

2

4

5

1

3

2

(15)

Elisa Zentilini, Marina Scalzeri 129

Tavola VII. 1. Parete e ansa di anfora LRA 4 (1:3) (US 12); 2. Parete in ceramica comune da fuoco (1:2) (US 12); 3-4. Ugello/sof-fiatoio in terracotta (1:2) (US 12) (rielaborazione grafica di Marina Scalzeri).

2

1

3

2

4

Tavola VIII. 1. Orlo di anfora LRA 4 (1:2) (US 14); 2. Orlo di anfora affine alle Keay LII (1:3) (US 14); 3. Parete in ceramica comune da fuoco (1:2) (US 14) (rielaborazione grafica di Marina Scalzeri).

3

3

2

(16)

3.1.7. Periodo 6. Le spoliazioni medievali e la calcara

Fase 1

Risultano pertinenti al Periodo 6, Fase 1 le USS 13, 200, 104, 4=7=9, che andarono a colmare le trincee di spoliazione per il recupero di materiali edilizi rea-lizzate in quel periodo e gli spazi tra i muri radiali dell’anfiteatro. Tutto il materiale qui rinvenuto è molto frammentario e consunto: il poco riconosci-bile per classe risulta essere residuale delle fasi pre-cedenti. Possiamo comunque ipotizzare, visto la similitudine del materiale più recente con quello del Periodo 5, Fase 3, che le spoliazioni siano iniziate dalla seconda metà del VII sec. d.C.

L’US 13 (tab. 27) contiene per lo più pareti d’anfora, ceramica da fuoco, da mensa e dispensa, qualche frammento di terra sigillata africana non riconducibile con sicurezza a nessuna forma; la 200 (tab. 28), con un totale di 8 frammenti in tutto, presenta contenitori anforari, pareti in ceramica comune acroma da mensa e dispensa e ceramica da fuoco; la 104 (tab. 29), con un totale di 7 fram-menti, per lo più riconoscibili come pareti d’an-fora; la 4=7=9 (tab. 30) molte pareti riconducibili a contenitori anforari, per lo più non diagnostici e vari framenti di ceramica comune da mensa-dispensa e ceramica da fuoco

Fase 2

A questo periodo risale la calcara messa in luce con lo scavo, che, come testimoniano le indagini al C14334, viene datata all’VIII-X sec. d.C. I pochi materiali rinvenuti sul fondo (US 91: tab. 31), per-tinenti a contenitori anforari e ceramica inve-triata335, sono genericamente riconducibili a un

orizzonte cronologico medievale. 3.1.8. I materiali in osso, metallo e vetroNel già contenuto numero di materiali rinve-nuti con gli scavi, particolarmente ridotti numeri-camente sono gli oggetti di pregio, poco significa-tivi in alcuni casi per quanto riguarda l’inquadra-mento cronologico della stratigrafia, ma comun-que utili per attestare particolari usi dell’areale. Si tratta nella maggior parte dei casi di oggetti di uso personale, come bracciali, fibule, anelli, aghi cri-nali e fibbie. Di seguito questi materiali suddivisi per classi vengono presentati in un catalogo, inclu-dendo anche i pezzi citati in alcuni taccuini mano-scritti del Maionica conservati nel Museo Archeo-logico Nazionale di Aquileia336.

334Cfr. cap. 3.9.

335BoRZACCoNI2007, p. 357.

336Si sottolinea che si tratta solamente di elenchi di oggetti, privi di

descrizione, tra l’altro non sempre leggibili per la complessa grafia dell’autore.

Tabella 28. Reperti ceramici dello strato 200

Classe Descrizione

Terra sigillata africana 1 parete Ceramica comune da

mensa e dispensa 1 parete

Ceramica da fuoco interna1 orlo, 1 fondo vernice rossa

Anfora 4 pareti

Tabella 29. Reperti ceramici dello strato 104

Classe Descrizione

Ceramica da cucina africana 1 orlo, 1 parete Ceramica da fuoco 1 parete

Anfora 2 anse, 1 puntale, 1 fondo Tabella 30. Reperti ceramici dello strato 4=7=9

Classe Descrizione

Terra sigillata italica 1 orlo Terra sigillata africana 2 pareti Ceramica comune da mensa

e dispensa 1 ansa, 7 pareti, 1 fondo. Ceramica da fuoco 2 orli, 2 pareti.

Lucerna 1 frammento di spalla

Anfora anse, 43 pareti, 9 puntali, 32 orli, 2 attacchi d’ansa, 3 fondi

Tabella 31. Reperti ceramici dello strato 91

Classe Descrizione

Ceramica invetriata 2 fondi

Anfora 2 pareti

Tabella 27. Reperti ceramici dello strato 13

Classe Descrizione

Terra sigillata africana 2 orli, 2 pareti, Ceramica comune da

mensa e dispensa 1orlo, 1 ansa Ceramica da cucina africana 1 orlo, 1 parete Ceramica da fuoco 1 orlo, 4 pareti Lucerna 1 frammento di spalla Anfora 1 orlo, 58 pareti, 5 anse

(17)

Elisa Zentilini, Marina Scalzeri 131

Per quanto riguarda i manufatti in osso (schede 1-8), si tratta per lo più di oggetti d’ornamento o da gioco, fra cui si distinguono ben 5 aghi/spilloni (schede 4-8), variamente interpretati come aghi da acconciatura o da vesti o come oggetti con altre funzioni non meglio precisate. Secondo alcuni stu-diosi tali materiali potrebbero costituire degli indi-catori archeologici di grande interesse perché, se individuati ad es. all’interno di edifici termali, ver-rebbero a identificare gli spazi destinati alle donne337. Nel caso dell’anfiteatro aquileiese, tutta-via, essi sono stati trovati decontestualizzati in livelli di riempimento/spoliazione. In linea di mas-sima, tale categoria di manufatti può offrire molte informazioni cronologiche e sulle mode del tempo, specie se vi si riescono a distinguere gli ele-menti iconografici (ad es. il bulbo conformato a busto dello spillone presentato nella scheda 7), ma di non particolare significato economico, in quanto si tratta di prodotti solitamente destinati a un raggio di mercato locale338. Si segnala che anche dai citati manoscritti del Maionica risulta il rinvenimento “di 7 pezzi rotti di aghi e stili in osso”339.

I manufatti in bronzo (schede 9-12) sono per lo più di oggetti da ornamento, come spilloni (scheda 9), puntali (scheda 11), fibbie (scheda 12) oppure di oggetti di vita quotidiana come aghi da cucito (scheda 10). Il rinvenimento negli strati di colma-tura a seguito delle spoliazioni murarie anche di qualche osso umano potrebbe far ipotizzare una relazione di almeno alcuni di questi manufatti a sepolture pertinenti alla frequentazione altome-dievale dell’area, che sarebbero state distrutte dalle stesse spoliazioni340.

Pertiene a questa classe anche “un anello di bronzo grande con figura di Mars Gradivus” rinve-nuto durante gli scavi del Maionica341: purtroppo

l’appunto sul taccuino manoscritto non viene in questo caso corredato da alcuno schizzo accom-pagnatorio, come spesso invece avviene. Sul pezzo possiamo tuttavia fare tre considerazioni: la prima è di carattere cronologico e si basa sul fatto che questo tipo di anelli è in genere inquadrabile dal periodo augusteo fino al II sec. d.C.342; la seconda riguarda il materiale, che essendo bronzo rimanda a un proprietario di condizioni sociali non particolarmente alte; la terza concerne il sog-getto della decorazione, ovvero Marte, protettore delle attività guerresche. L’iconografia di Mars Gradivus rappresenta un dio gradiente con elmo alato, lophos, mano destra sollevata all’altezza dell’occhio per scagliare la lancia e scudo nel brac-cio sinistro343, come possiamo dunque immagi-nare anche il soggetto del nostro anello. Si sottoli-nea a livello di suggestione che questa immagine, in linea con il gusto dell’epoca, potrebbe risultare particolarmente cara al pubblico che partecipava agli spettacoli nell’anfiteatro.

Infine vanno ricordati i manufatti in vetro (schede 13-15): quelli diagnostici, riconducibili con sicurezza a forme note, sono particolarmente rari. Si osservino, fra gli altri, un frammento di vetro da finestra (scheda 14) e un frammento di bracciale (scheda 13).

Pochi scarti di lavorazione e blocchetti ruvidi con superfici bucherellate, probabilmente esito del raffreddamento di schiumature o colature, potreb-bero far pensare a spazi posteriori alla defunziona-lizzazione dell’antico edificio adibiti alla lavora-zione del vetro (scheda 15): nei settori da noi inda-gati non è stato possibile tuttavia individuare uno spazio prettamente adibito a questo tipo di lavora-zione, per quanto essa sia ben testimoniata in altri anfiteatri344.

(M.S.)

337Cfr. BIANChI2005. 338BIANChI2002, pp. 467-474.

339Archivio storico, A.2, cass. 15, Manoscritto Maionica, anno

1902, pp. 118 e 121 (in riferimento rispettivamente ai giorni 12 e 16.12.1902).

340 Per confronti in merito a sepolture tardoantiche/altomedievali

negli anfiteatri, cfr. in generale BASSo1999, p. 148; per Milano,

Anfi-teatro Milano 2004, pp. 32-33; per Verona, BRUNo2016, pp. 275-284. 341Archivio storico, A.2, cass. 15, Manoscritto Maionica 1902, p.

122 (in riferimento al 30.12.1902). Il Maionica segnala anche il rin-venimento di tre fibbie e un uncino in bronzo e altri elementi

metal-lici non meglio specificati (cfr. lo stesso manoscritto, pp. 118 e 121, in riferimento rispettivamente ai giorni 12 e 16.12.1902).

342Per alcuni confronti, GALIAZZo1979, p. 169.

343In assenza di una riproduzione iconografica non è stato

possi-bile reperire un confronto puntuale del soggetto. Per iconografie di guerrieri gradienti, in generale, cfr. GAGGETTI2000, p. 341, fig. 13;

per iconografie di Marte nelle gemme aquileiesi, cfr. SENAChIESA

1966.

344Cfr. ad esempio per Cividate Camuno MARIoTTI2004, p. 274;

(18)

US 12

N. inventario: IG 111352 Materiale: Corno

Dimensioni: Altezza 10,3 cm; diametro 2,08 cm

Descrizione: Corno di cervo lavorato, segato alla base. Solitamente questi manufatti

ave-vano un valore protettivo e veniave-vano inseriti nelle sepolture. Veniave-vano anche utilizzati e preparati per poi ricavarne dei pettini o altri manufatti in osso, come ad esempio gli spilloni, pettini o dadi da gioco

Confronti e bibliografia di riferimento: Per il valore simbolico nelle sepolture vedi

BoLLA2008a, p. 522. Per l'utilizzo per altri scopi vedi RICCI2001, p. 336

SCHEDA1 0 1 cm SCHEDA4 0 1 cm US 5=18=21 N. inventario: IG 111371 Materiale: osso

Dimensioni: Altezza 4,04 cm; Larghezza 0,05 cm

Descrizione: Ago crinale in osso con testa non distinta dallo stelo a forma di cono

ribas-sato, simile secondo la classificazione Béal al tipo A XX 3

Datazione: Diffusi perlopiù dal I al IV secolo d.C.

Confronti e bibliografia di riferimento: La funzione di questa forma è molto discussa.

Tra le varie ipotesi si pensa a un punteruolo, uno stilo o un applicatore per profumi. BÉAL

1983; BoLLA2008a, p. 524, tav. CIII, n. 17

US 156

N. inventario: IG 140664 Materiale: osso

Dimensioni: 1,05 x 1,01 cm

Descrizione: Dado da gioco in osso non perfettamente cubico. Sulle facce maggiori sono

riportati i numeri 3 e 4, sulle teste 1 e 6, sui lati lunghi 5 e 2. Numeri incisi con decorazione a occhio di dado

Datazione: Difficile, rimangono invariate le caratteristiche dalla protostoria ai giorni nostri Confronti e bibliografia di riferimento: BoLLA 2008a, p. 524, tav. CIII, n. 9

SCHEDA2 0 1 cm 0 1 cm SCHEDA3 US 147 N. inventario: IG 140625 Materiale: osso

Dimensioni: Diametro ricostruibile 5 cm

Descrizione: Per la fattura probabilmente di epoca tardoantica: manufatti analoghi sono

stati rinvenuti nelle sepolture di fanciulle con diverse soluzioni di diametro a simboleggiare l'interruzione della crescita

Confronti e bibliografia di riferimento: Vedi per confronti anche sul diametro la

necro-poli "Ai Paradisi" di Trento dove in una sepoltura di infante è stato rinvenuto un set di brac-ciali in osso dal diametro di 4,1 al diametro di 6,8. Ai Paradisi 1990; BIANChI2004

(19)

Elisa Zentilini, Marina Scalzeri 133 0 1 cm SCHEDA5 US 124 N. inventario: IG 111403 Materiale: Corno

Dimensioni: Altezza 9,09 cm; Larghezza 0,06 cm

Descrizione: Ago crinale in corno con testa ovoide tagliata orizzontalmente così da creare

uno stacco netto nel punto di raccordo con stelo/fusto a sezione circolare non omogenea, terminazione con punta mutila e leggermente annerita. Conserva tracce di lavorazione sul fusto. Tipo Béal A XX 8. Si vedono i segni di lavorazione

Datazione: Diffusissimi dalla seconda metà del I secolo d.C. fino alla fine dell'età imperiale Confronti e bibliografia di riferimento: Spesso utilizzati anche come acus comatoriae per il

prelievo di unguenti con funziona analoga ai mélangeurs tortili in vetro. BÉAL1983; BIANChI

2005; BoLLA2008a, p. 522, tav. CII, n. 16; FRoNToRI2012

SCHEDA6

US 2

N. inventario: IG 111358 Materiale: Corno

Dimensioni: Altezza 6,05 cm; Larghezza 0,07 cm

Descrizione: Ago crinale in corno con testa parzialmente conservata e terminazione a

bulbo, stelo a sezione circolare con tracce di lavorazione molto nette, punta mutila. Affine secondo la classificazione di Béal al tipo A XX 14

Datazione: Fine II secolo d.C. - IV secolo d.C. Confronti e bibliografia di riferimento: BÉAL1983

0 1 cm

SCHEDA7

US 124

N. inventario: IG 111385 Materiale: osso

Dimensioni: Altezza 6,05 cm; Larghezza 0,09 cm

Descrizione: Ago crinale in osso con testa parzialmente conservata probabilmente con

decorazione a busto femminile: parte davanti con stilizzazione di una veste, parte dietro con reticolo di solchi obliqui. Stelo a sezione circolare irregolare con tracce di lavorazione molto marcate, terminazione a punta mutila. Affine secondo la classificazione di Béal al tipo A XX 18. oggetto particolarmente di pregio

Datazione: Diffusissimo in età imperiale soprattutto tra III e IV secolo d.C. Confronti e bibliografia di riferimento: BÉAL1983; BIANChI2002, p. 471, fig. 8-9

0 1 cm SCHEDA8 0 1 cm US 149 N. inventario: IG 140725 Materiale: osso

Dimensioni: Altezza 7,05 cm; Larghezza 0,05 cm

Descrizione: Un ago da cucito o da acconciatura in osso del tipo Béal A XIX 9. Presenta

tre fori tangenti di cui la cruna centrale ovaliforme. Sezione circolare

Datazione: In circolazione circa dal II secolo d.C. al III d.C.

Confronti e bibliografia di riferimento: BÉAL1983; BoLLA2008a, p. 524, tav. CIII, n.

(20)

US 10

N. inventario: IG 111369 Materiale: Bronzo

Dimensioni: Altezza 7,06 cm; Larghezza 0,1 cm

Descrizione: Spillone ferma mantello con testa appiattita e ripiegata Datazione: VI-VII secolo d.C.

Confronti e bibliografia di riferimento: RICCI, LUCERINI2001, p. 362

0 1 cm SCHEDA9 SCHEDA10 SCHEDA11 SCHEDA12 US 10 N. inventario: IG 111369 Materiale: Bronzo

Dimensioni: Altezza 5,01 cm; Larghezza 0,2 cm

Descrizione: Ago in bronzo, probabilmente scarto d'uso. Gli aghi così sottili erano

solita-mente destinati a cuciture e lavori accurati

Datazione: Di difficile datazione, la forma permane identica fino ai giorni nostri Confronti e bibliografia di riferimento: GALIAZZo1979, p. 169; RICCI2001, p. 345

US 14

N. inventario: IG 133629 Materiale: Bronzo

Dimensioni: Altezza 3,09 cm; Larghezza 2,08 cm

Descrizione: Frammento di puntale, pertinente ad un accessorio da cintura. Sulla testa

rimane conservato un chiodino di fissaggio per l’alloggiamento sulla cinghia, l’appendice si presenta a cuore rovesciato

Datazione: Altomedioevo

Confronti e bibliografia di riferimento: Per esemplari simili vedi PARoLI, RICCI2007

Tomba 109,5, p. 74 0 1 cm 0 1 cm 0 1 cm US 5=18=21 N. inventario: IG 111370 Materiale: Bronzo

Dimensioni: Altezza 1,07 cm; Larghezza 4,01 cm

Descrizione: Elemento in bronzo frammentario, forse pertinente a un ardiglione a

scu-detto, elemento delle guarnizioni da cintura

Datazione: Altomedioevo

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Elisa Zentilini, Marina Scalzeri 135 SCHEDA13 SCHEDA14 SCHEDA15 Pulizia superficie N. inventario: IG 133642 Materiale: Pasta vitrea

Dimensioni: Altezza 0,09 cm; diametro ricostruibile 6 cm

Descrizione: Bracciale in pasta vitrea nera (giaietto), presenta decorazione a nastro con

andamento spiraliforme

Datazione: Diffusissimi dalla seconda metà del I secolo d.C. Fino alla fine dell'età

impe-riale

Datazione: Molto diffuso in età tardoromana in Italia settentrionale

Confronti e bibliografia di riferimento: RoFFIA2008, p. 513, tav. XCIX, n. 29 0 1 cm

US 90

N. inventario: IG 140812 Materiale: Vetro opacizzato

Dimensioni: Altezza 0,05 cm; larghezza 7,02

Descrizione: Frammento di vetro da finestra con bordo arrotondato. Il suo

rinveni-mento nella malta strutturale di una muratura fa pensare alla provenienza da un’abita-zione precedente

Datazione: I secolo d.C.

Confronti e bibliografia di riferimento: RoFFIA2008, p. 513, tav. XCIX, n. 30-31

US: 14

N. inventario: IG 111364 Materiale: Vetro verde

Dimensioni: Altezza 7 cm; larghezza 2,01 cm

Descrizione: Frammento di colatura in vetro a forma di goccia con corpo schiacciato

che si prolunga in un grosso filamento. Simile ai provini per misurare la viscosità del vetro

Confronti e bibliografia di riferimento: Per manufatti simili vedi BoLLA2008a, p. 514 0 1 cm

(22)
(23)

Antonella Arzone 137

3.2.1. Quantità dei reperti e confronti

Nelle tre campagne di scavo condotte nell’anfi-teatro sono state rinvenute 27 monete romane.

Va ricordato che anche le indagini ottocente-sche di Enrico Maionica (cap. 1.2.2) avevano recu-perato una serie di monete registrate in forma molto approssimativa in un suo quaderno mano-scritto conservato nell’archivio del Museo345e confluite nella collezione museale storica346. In queste pagine le monete non sono sempre identi-ficabili, perché ne viene data una descrizione gene-rica come avviene quando la moneta riemerge per la prima volta dalla terra. Solo per il 12 dicembre 1902 sono citati, con il riferimento al numero del catalogo di henri Cohen, un sesterzio di Marco Aurelio dell’anno 172-173 (cat. n. 28) e un antoni-niano di Probo (cat. n. 30). Nello stesso giorno Maionica ricorda anche il ritrovamento di «20 AE di poco valore»; per il 16 dicembre l’annotazione è ancora più generica «alcune monete»; per il 30 dicembre «un sesterzio di Antonino Pio, un MB (dupondio o asse) di Adriano con Salus Aug, un MB (dupondio o asse) di Traiano, un Marco Aure-lio con cornucopia/caduceo, un Diva Faustina con Matri Magnae347, un Costante».

L'elemento più interessante dedotto da questo elenco è che nello scavo del Maionica sono docu-mentate anche le monete perdute nel corso del II secolo d.C., mentre nelle indagini più recenti sono

attestate quasi esclusivamente le monete della fase tardoantica di vita del sito: strati d'uso e di abban-dono di formazione lenta che contengono - come di norma - i pezzi di minor valore, perduti con maggiore facilità e recuperati con minor frequenza. Riprenderò più avanti la riflessione sulla crono-logia delle monete per capire se esse possano essere di supporto alle ipotesi sulla datazione della costruzione dell’edificio, per soffermarmi ora su alcuni aspetti quantitativi del campione.

Come già detto, nello scavo dell’università di Verona sono stati recuperati 27 pezzi; in quello di Maionica, nello stesso settore dell’anfiteatro, 8 monete di cui è stata riconosciuta l’autorità emit-tente e un numero indeterminato, ma superiore a 20, di altre monete di bronzo probabilmente di IV secolo perché al Maionica non risulta immediata-mente riconoscibile il ritratto di imperatore, come avviene per le monete tardoantiche dove i tratti fisionomici sono standardizzati e la moneta è in genere attribuibile a uno o all’altro Augusto mediante la lettura dell’iscrizione.

I ritrovamenti monetali negli edifici da spetta-colo non si caratterizzano in modo specifico rispetto a quelli provenienti da altre zone degli abi-tati. Trattandosi di aree ad alta intensità di frequen-tazione, dove avevano luogo vari tipi di commer-cio, ci si aspetterebbe che fossero particolarmente numerosi, con concentrazioni, ad es., nei canali di smaltimento delle acque dove confluiva la rete 345Archivio storico, A.2, cassetto 15, cfr. pp. 118 e 121.

346Il Museo Archeologico Nazionale di Aquileia possiede una

vastissima collezione numismatica la cui consistenza numerica può solo essere oggetto di ipotesi: comprendendo gli acquisti e i ritrova-menti avvenuti nel Novecento e quelli più recenti, è legittimo sti-mare che si arrivi agli 80.000/100.000 pezzi. Già all’inizio del secolo scorso, sulla base di un inventario redatto tra il 1919 e il 1920, il numero di monete raccolte nella collezione museale

supe-rava le 40.000 unità (STELLA2018, p. 409, nota 2).

347La segnalazione di Maionica è inesatta in quanto non esiste il

tipo di rovescio Matri Magnae per Diva Faustina. Esiste a nome di Marco Aurelio, di Faustina II e di Lucilla. Si ritiene che l’identifica-zione con Diva Faustina, con la quale la moneta è descritta nel dia-rio, sia stata fatta sulla base della lettura del solo nome dell’impera-trice e che la moneta corrisponda a RIC III, 1663 (sesterzio) o RIC III, 1664 (asse).

3.2. L

E MONETE

(24)

capillare di drenaggio che poteva favorire il tra-sporto della moneta caduta. Nella realtà le vicende che coinvolsero nei secoli questi grandi edifici hanno annullato tali eventuali specificità, sia che anfiteatri e teatri abbiano continuato a vivere come è avvenuto nel caso dell’Arena di Verona, sia che siano stati utilizzati come cava di materiali e siano stati spogliati fino alle fondamenta. Mi sem-bra comunque interessante proporre qualche con-fronto, pur nella consapevolezza che le situazioni sono molto differenti: l’anfiteatro e il teatro di Civitate Camuno, il teatro e l’anfiteatro di Verona, il teatro di Iulia Concordia e il teatro di Aquileia.

Durante l’indagine archeologica della Soprin-tendenza per i Beni Archeologici della Lombardia tra il 1984 e il 2001 nell’area degli edifici da spetta-colo di Civitate Camuno sono state recuperate 35 monete romane di età imperiale, il cui excursus cro-nologico si estende tra il I e il IV sec. d.C. La distri-buzione è la seguente: 14 pezzi fino al momento della scomparsa dei nominali di bronzo e la loro sostituzione con l’antoniniano svilito, 9 pezzi della seconda metà del III sec. e solo 5 di IV secolo posteriori a Costantino I348. Gli edifici non vennero costruiti nella fase iniziale di fondazione della città, ma in un momento successivo a partire dall’età fla-via, sovrapponendo l’edificio scenico del teatro a un’abitazione costruita in età augustea a cui erano forse pertinenti le monete di età giulio-claudia.

La costruzione del teatro veronese fu avviata nell’ultimo ventennio del I sec. a.C., mentre esso smise di essere utilizzato per gli spettacoli già nella seconda metà del III sec. d.C.349Negli scavi con-dotti da Gian Maria Fontana tra il 1747 e il 1760, da Andrea Monga a partire dal 1834 e in quelli voluti dal Comune di Verona ed eseguiti dal 1904 furono recuperate 457 monete romane350. L’arco cronologico della maggior parte degli esemplari, tutti di bronzo, è compreso tra l’età augustea e il VI secolo con 50 pezzi fino a Gallieno, 72 della seconda metà del III sec. d.C. e 272 del IV sec. d.C. A questi si aggiungono 5 esemplari di età gota e bizantina351.

Tra l’inizio del Settecento e la fine dell’otto-cento, l’anfiteatro di Verona fu oggetto a più riprese di indagini archeologiche e interventi di restauro. Le monete presumibilmente ritrovate furono però disperse dato che al Museo Civico di età romana sono pervenuti solo 35 esemplari. La loro suddivi-sione cronologica è la seguente: 20 monete dei primi secoli dell’Impero; 9 della seconda metà del III sec. e 5 di IV sec. d.C.352. Il numero è veramente esiguo come emerge dal confronto con i reperti numismatici provenienti dallo scavo condotto negli anni 20132014 in tre concamerazioni dell’edificio -tradizionalmente denominate “arcovoli” - collo-cate sul suo fronte orientale353. Dal solo arcovolo 58 sono state recuperate, infatti, oltre trecento monete, tutte di IV sec. d.C.354.

Lo scavo del teatro di Iulia Concordia ad opera dell’Università di Padova ha avuto luogo a partire dal 1987 e ha portato all’identificazione di una parte estesa della cavea, dell’orchestra e dell’edifi-cio scenico. Nelle campagne di scavo 1987 e 1988 sono state trovate 108 monete di bronzo, per la maggior parte di IV secolo355.

Come ultimo confronto numerico si propon-gono i primi dati ancora inediti del teatro di Aqui-leia scavato dall’Università di Padova (cap. 5.1). Le monete sono 182; il maggior quantitativo di rinve-nimenti si concentra negli strati di frequentazione tardoantichi e nei livelli di spoglio post antichi, con un excursus cronologico tra il regno autonomo di Gallieno e i primi anni del V sec. d.C.356.

L’elemento comune di questi ritrovamenti è la prevalenza del numerario tardoantico così come avviene in tutti i siti che siano stati attivi nel IV secolo. Le differenze quantitative dipendono da vari fattori tra i quali la diversa sopravvivenza degli edifici non sembra determinante, mentre lo sono i metodi dell’indagine archeologica, le dimensioni dei settori di scavo, la quantità della terra aspor-tata. Ad esempio il recente utilizzo del metal detector per controllare la terra già asportata per-mette di intercettare i piccoli tondelli di IV secolo, quasi invisibili all’occhio.

348ChIARAVALLE2004, pp. 183-201. 349BoLLA2016, p. 55.

350La maggioranza è stata recuperata negli scavi del Comune

all’ini-zio del Novecento. Il catalogo delle monete è stato pubblicato in ARZoNE, BIoNDANI, CALoMINo2015, III/1/70, mentre un’analisi

interpretativa si trova in CALoMINo2006, pp. 86-92.

351In questo conteggio sono stati esclusi 51 pezzi non classificabili. 352ARZoNE, BIoNDANI, CALoMINo2015, III/1/15.

353BRUNo, BERSANI, CENCI2013, p. 190.

354Al momento è in corso la pulizia preliminare del materiale.

ogni ipotesi interpretativa per spiegare tale concentrazione sarà rimandata quando sarà chiaro il quadro cronologico preciso e la relazione con gli altri reperti.

355ARZoNE1988; ARZoNE1989.

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