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Disegni come testo: indizi interni ed esterni a) Presenza (e assenza) dei disegni nella letteratura tecnica

ARCHETIPO Δ inizio VII secolo

A) testo latino di Marziano Capella

V. PER UN RIESAME DELLA TRADIZIONE MANOSCRITTA

V.4. I DISEGNI DELLE NUPTIAE : GLOSSE O TESTO ‘ORIGINALE’? 1 Disegni identificabili come glosse [Tav 12a-b]

V.4.4. Disegni come testo: indizi interni ed esterni a) Presenza (e assenza) dei disegni nella letteratura tecnica

Grafici e disegni accompagnano da sempre le opere tecniche greche e latine156, già nei papiri più

antichi157: in questa sede basti citare il P. Par. 1158, il cosiddetto ‘rotolo di Eudosso’ (vd. infra, Tav. 17a),

datato tra la fine del II e l’inizio del III secolo159, e il P. Oxy. I 29, frammento dagli Elementi di Euclide

(II 5) datato tra fine III e inizio IV secolo (vd. infra, Tav. 17b)160. Qualora i disegni non siano presenti

si deve postulare:

• una deliberata esclusione da parte del copista o del committente, come accade in alcuni mano- scritti del corpus agrimensorum (la cui presenza dei disegni ab antiquo è indubitabile)161;

• una qualche ragione codicologica: gli apparati grafici potevano circolare in fascicoli separa- ti, similmente alle illustrazioni astronomiche confluite nel ms. Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. Gr. 1087162 o ai πίνακες proposti da Netz 1999 p. 16, nt. 20 per l’Arenario di

Archimede, pervenutoci privo dei disegni nonostante lo scienziato usi le lettere per riferirsi a punti, linee e figure che evidentemente dovevano essere sotto gli occhi del lettore163.

Entrambi i casi possono spiegare la variegata situazione dei disegni nella tradizione di Marziano: in margine, in interlinea, in appendice e dall’XI secolo in textu, nonché la loro assenza in altri manoscritti.

b) Conservazione e variazione dei disegni

Le caratteristiche dei disegni nei trattati matematici greci sono state ampiamenti indagate164. Ci si

limiterà a ricordare i seguenti punti: • propensione alla schematicità165;

• presenza di figure specifiche («over-specification»)166 sebbene non siano richieste dal teorema:

i triangoli sono quasi sempre isosceli, i cerchi uguali, le rette perpendicolari e in generale si predilige la simmetria167;

156 Saito 2006, p. 81: «The text of a mathematical work is almost always accompanied by diagrams. It is quite certain that these existed in the original, because it is often impossible to understand the text without them». 157 Cf. Weitzmann 2004, pp. 15-35.

158 Pack [1952] n. 267.

159 Cf. Blass 1887 e Neugebauer 1975, pp. 686-689. 160 Vd. Grenfell − Hunt 1898, p. 58.

161 Cf. Paniagua 2012, p. 53 e in particolare nt. 44. Significativo il caso del codice Èpinal, Bibliotheque Muni- cipale, 68 [149], su cui vd. Toneatto I 1994, pp. 184-187: il manoscritto non presenta i tradizionali disegni presenti negli altri codici del corpus in quanto «i testi gromatici sono stati aggiunti sfruttando in principio e in fine gli spazi rimasti privi di scrittura» (p. 187).

162 Guidetti 2013, p. 121 nt. 11.

163 L’indipendenza di questi materiali grafici indipendenti è documentata anche per Marziano: il codice miscel- laneo Paris, Bibliothèque nationale de France, Latin 13953 al f. 48v riporta, anepigrafa, la serie completa dei disegni geometrici delle Nuptiae, evidentemente considerata un utile prontuario. Devo la segnalazione del manoscritto a Silvia Arrigoni.

164 Ad es. Netz 1999, pp. 12-67, Saito 2006, 2011 e 2012, Saito − Sidoli 2012, Suzuki 2011, Takahashi 2011. 165 A differenza di quanto accade nella tradizione araba: cf. Weitzmann 1952 [= 1971, pp. 20-44 = 1997]. 166 Saito 2012, pp. 8-9; Saito − Sidoli 2012, pp. 140-143.

• scarsa accuratezza nelle relazioni fra le varie misure168;

• incompatibilità delle figure rispetto alle dimostrazioni per assurdo169;

• uso delle stesse figure per casi differenti170;

• stabilità di alcuni grafici nei manoscritti in contrasto con la variabilità di altri171.

Scopo del disegno è illustrare qualitativamente, non quantitativamente, una definizione o un determina- to teorema172. Nel caso dei trattati matematici greci, si può addirittura affermare che, fra un grafico accu-

rato e uno inaccurato, in linea di principio il secondo rappresenti lo stadio più antico del grafico stesso, mentre il primo rifletta una correzione successiva; per converso è altrettanto frequente la tendenza ad abolire la ‘sovraspecificità’ in favore di figure più generali173.

Gli stessi elementi si riscontrano nella tradizione dei gromatici174: fra i tanti casi di trasformazione

delle figure, emblematico il caso delle illustrazioni relative ai Nomina lapidum finalium175, di cui è pos-

sibile osservare le modifiche (vd. Tavv. 20b,c,d) partendo dal codice Wolfenbüttel, Herzog August Bi- bliothek, Guelf. 36.23 Aug. 2°, ff. 81v - 82v, di inizio VI secolo176, e proseguendo con il Firenze, Biblioteca

Medicea Laurenziana, Plut. XXIX 32, ff. 4r - 6v, di fine VIII – inizio IX177, fino alla versione registrata

nel Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 13955, f. 110rv (metà IX)178, intitolata Nomina lapidum finalium

et arcarum positiones179.

Questi casi possono spiegare la variabilità non solo quantitativa, ma anche qualitativa dei disegni geometrici presenti nei manoscritti di Marziano Capella: così, mentre i codici Bamberg, Staatsbibliothek, Class 39 (M. V. 16, f. 158r) e Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48 (f. 92r) riportano correttamente l’ellisse a commento del circulus obductus di VI 713 (vd. infra, 3.8.2.), gli altri testimoni presentano un cerchio, quasi a voler ‘normalizzare’ una figura sentita come irregolare.

c) Disegni fuori testo

Il fatto che i disegni non siano inseriti nel corpo del testo (se non nei manoscritti recentiores)180

non è argomento sufficiente per affermare che le illustrazioni siano semplici glosse: nei manoscritti del corpus agrimensorum i disegni del Fragmentum Libri regionum cuiusdam (Tav. 19a) e dei Nomina la- pidum finalium (Tavv. 19b,c,d) sono riportati come tavole autonome (vd. in part. Tav. 20b, dove la dicitura Ex libro Balbi segnala chiaramente che le illustrazioni sono ‘tratte da’), mentre alcuni testimoni dell’Euclides latinus riportano le illustrazioni in margine anziché in intertesto (vd. Tav. 19c)181. Tanto

168 Saito 2012, p. 9; Saito − Sidoli 2012, pp. 143-148. 169 Saito 2012, p. 9.

170 Saito 2012, p. 9. 171 Saito 2012, pp. 13-16 172 Netz 1999, p. 18. 173 Saito 2012, p. 16.

174 Sui disegni nel corpus agrimensorum fondamentali Dilke 1967 e Carder 1976. Cf. anche Roby 2014. 175 Lachmann 1848, pp. 249,1 - 251.

176 Cf. Toneatto I 1994, pp. 152-163. 177 Cf. Toneatto I 1994, pp. 168-183. 178 Cf. Toneatto I 1994, pp. 203-213. 179 Lachmann 1848, pp. 404,12 - 405,25.

180 Oltre al Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Palat. lat. 1577, ff. 24v-25r, vd. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, San Marco 190, ff. 82v-84v, e Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Urb. lat. 329, ff. 108v-111r. 181 Anche se di genere completamente diverso, un altro esempio di illustrazione marginale in relazione con il

testo è al f. 6v del codice papiraceo Paris, Bibliothèque Nationale, Suppl. Gr. 574 (vd. Tav. 18c), datato fra seconda metà del III e inizio del IV secolo e testimone dell’opera astrologico-magica di Nefote: vd. Preisen- danz 1973, pp. 64-66 con bibliografia ivi citata. È opinione condivisa dalla critica che Marziano conoscesse (e citasse) testi di carattere magico-iniziatico: cf. soprattutto Turcan 1961 e Bakhouche 2000.

più che «la faculté de loger des illustrations dans les marges est née avec la création du codex. Alors que dans les rouleaux les colonnes d’écriture se succédaient en laissant entre elles un espace réduit, en re- vanche, dans les codices, la surface attribuée à l’ecrit une fois défini par la justification, un espace latéral assez large était laissé libre et pouvait recevoir éventuallement, soit des textes – scholia ou commentaires – soit des illustrations» (Toubert 1990, p. 393).

d) Confronti con altri autori

«Dans les ouvrages scolaires ou techniques, le rôle des images est évident; il ne l’est pas dans les œuvres littéraires»: l’osservazione di Marichal 1990, p. 427, ben si adatta al caso delle Nuptiae, la cui natura ibrida è un’altra delle cause che spiega l’intermittenza dei disegni nella tradizione manoscritta. Satira menippea ed enciclopedia, racconto di nozze e trattato artigrafico, allegoria e contenuto tecnico, l’opera di Marziano poteva essere letta secondo punti di vista, interessi e scopi differenti, quando non opposti: sono infatti numerosi i codici che riportano solo le parti narrative e non quelle tecniche, ma altrettanti sono i manoscritti che testimoniano il caso opposto182.

Se una tale libertà si riscontra nella trasmissione del vero e proprio ‘testo’, a maggior ragione si dovrà postulare per i disegni. Resta comunque innegabile che le sezioni artigrafiche delle Nuptiae sono avvicinabili alle sezioni geometriche del corpus agrimensorum [Tav. 19a], alla multiforme tradizione dell’Euclides Latinus [Tav. 19b], alle Institutiones di Cassiodoro, alle Etymologiae di Isidoro di Siviglia, ma anche a testi di altra natura, che con le Nuptiae condividono l’ispirazione neoplatonica: l’Expositio di Teone di Smirne, la traduzione e il commento al Timeo di Calcidio, nonché i commentari al Somnium Scipionis di Macrobio e Favonio Eulogio. Tutte queste opere sono accomunate dalla presenza di disegni, regolarmente pubblicati dagli editori183 nonostante molti di questi autori (Euclide in primis!) non inviti-

no esplicitamente il lettore a consultare le illustrazioni allegate.

e) Indizi nel testo delle Nuptiae

Lo stile del testo nel § 401 presuppone l’esistenza effettiva del ‘quadrato apuleiano’:

Quattuor lineis quadrata formula exprimatur. In primo angulo superioris lineae scribatur universalis dedicativa et in alio eiusdem angulo universalis abdicativus, item infra ad primum angulum inferioris lineae particularis dedicativa, ad angulum reliquum particularis abdicativa; deinde ducantur angulares lineae ab universali dedicativa ad particularem abdicativam et ab universali abdicativa ad particularem dedicativam.

I congiuntivi esortativi exprimatur, scribatur e ducantur richiamano le indicazioni fornite dai matematici greci184 e, per il mondo latino, lo stile ‘prescrittivo’ di passi come Chalc. comm. 12, p. 64 - 65,2 Waszink,

tutti testi regolarmente accompagnati da disegni.

Indizi ancora più importanti riguardano la geometria. Per ascendere alle dimore celesti degli dei, Filologia è costretta a vomitare tutta la propria sapienza, costituita da libri (II 138):

182 Vi sono anche due manoscritti che riportano solo le parti poetiche. Per tutti questi casi cf. i cataloghi in App. 1.

183 Per i gromatici cf. Lachmann 1848, che riporta le illustrazioni in appendice, e le edizioni francesi del Corpus Agrimensorum Romanorum (tra le quali Guillaumin Sr. 1996), che invece inseriscono i disegni in textu; cf. inoltre le interessanti osservazioni di Paniagua 2012, pp. 53-58. Per l’Euclides Latinus, oltre al palinsesto veronese edito da Geymonat 1964, cf. le appendici grafiche di Folkerts 1970. Per le Institutiones di Cassiodoro cf. i disegni inseriti all’interno del testo nell’edizione Mynors 1937. I grafici della sezione matematica delle Etymologiae isidoree sono pubblicati da Lindsay 1911 in una tavola fuori testo (fra i capitoli XIV e XV del III libro). Per Teone cf. Hiller 1878. Per Calcidio cf. Waszink 1972, p. clxxx: «diagrammatum viginti sex, quae ipsum iam Calcidii exemplar continuisse certum est [...]» (i diagrammi sono pubblicati in textu). Per Macrobio cf. le tabulae accessorie in Willis 1970. Per Favonio Eulogio cf. gli schemi in textu dell’edizione Holder 1901. 184 Cf. Acerbi 2012, pp. 169-172.

Ipsae etiam Musae, praesertim Uranie Calliopeque, innumera gremio congessere volumina. In aliis quippe distinctae ad tonum ac deductae paginae, in aliis circuli lineaeque hemisphaeriaque cum trigonis et qua- dratis multiangulaeque formae pro theorematum vel elementorum diversitate formatae; dehinc pictura animalium membra multigenum in unam speciem complicabat. Erant etiam libri qui sonorum mela signaque numerorum et cantandi quaedam opera praeferebant.

Sebbene sia parte della cornice allegorica dell’opera, il paragrafo II 138 è anche una testimonianza della tecnica libraria185 ed editoriale di IV-V secolo, con significative tracce della colometria di matrice alessan-

drina (deductae paginae = versi ἐν εἰσθέσει) e persino della notazione melodico-ritmica (sonorum mela si- gnaque numerorum et cantandi)186; tutti elementi che inducono a leggervi, in filigrana, una metafora della

stessa pubblicazione delle Nuptiae, ‘vomitate’ in nove libri, sette dei quali dedicati a singole discipline. In questa scena dal fortissimo valore simbolico, filosofico e iniziatico187, fra i rotoli e i codici vomitati dalla

futura sposa di Mercurio ci sono anche i testi di geometria, nei quali sono ben evidenti le figure di cerchi, linee, semisfere, triangoli, quadrati e altri poligoni. Lo conferma la Virgo in persona a VI 579:

Illud quippe quod gerulae detulerunt abacus nuncupatur, res depingendis designandisque opportuna formis; quippe ibi vel lineares ductus vel circulares flexus vel triangulares arraduntur anfractus. Hic totum potis est ambitum et circos formare mundi, elementorum facies ipsamque profunditatem adumbrare telluris; videbis istic depingi, quicquid verbis visum non valeas explicare.

Visum non va espunto (come fa erroneamente Willis), poiché indica qualsiasi (quicquid) immagine prodotta dall’intelletto che non sia compiutamente esprimibile a parole (verbis)188, ma che Geometria è

in grado di raffigurare sull’abaco in virtù della sua erudita cognitio (VI 706):

Alia est linearis atque optica huius pulveris erudita cognitio, quae quidem ab incorporeis procreata ac sensim <in> multiplices formas effigiata tenui ac vix intellectuali principio, in caelum quoque subvehitur. Dopo aver esposto i summa della sua disciplina (§ 705), in uno stile parattattico ed elencatorio che ben si sposa con la presenza di disegni, Geometria (§ 724) traccia un’ultima linea sull’abaco (lineam in abaco rectam ducens): il riconoscimento, da parte degli astanti, del primo teorema di Euclide permette alla vir- go di concludere la sua esposizione. Così, all’inizio del libro successivo, Pallade ordina di ripulire l’abaco, che da questo momento in poi non servirà più (§ 725, 3-6):

Postquam conticuit prudens Permensio terrae, Innuba, sollertes curam quae instigat in artes, sic abacum perstare iubet, sic tegmine glauco pandere pulvereum formarum ductibus aequor.

f) Conclusioni

Tutti questi elementi inducono a pensare che l’archetipo delle Nuptiae riportasse i disegni almeno per i paragrafi IV 401-403 e VI 710-718a.

185 Birt 1882, pp. 121-122.

186 Esegesi del brano in Cristante 2008.

187 Cf. Turcan 1954, pp. 56-61, Cristante 2011, pp. 298-299 e la panoramica sulle esegesi medievali e moderne in Kay 2017. L’immagine dei libri vomitati da Filologia sembra in qualche modo avvicinabile alla metafora dell’uomo-biblioteca riferita da Eunapio (vit. phil. IV 1,3) a Longino, maestro di Porfirio: cf. Pernot 2005.

a b

a) I 11-13 [Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 87, f. 5r] b) I 92 [Köln, Dombibliothek, Hs. 193, f. 13r]

c) II 120 (versione 1)

[Oxford, Bodleian Library, Laud. lat. 118, f. 12r] d) II 120 (versione 2)

[Köln, Dombibliothek, Hs. 193, f. 13r]

e) II 138 (versione 1)

[Besançon, Bibliothèque Municipale, 594, f. 12 r] f) II 138 (versione 2)

[Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 88, f. 25v] g) II 138 (versione 3)

[Trier, Bibliothek des Priesterseminars, 100, f. 81v]

c d

e

f

TAV. 2

a a) IV 344-349

[Besançon, Bibliothèque Municipa- le, 594, f. 28v]

b) IV 401-403, versione 1

[Besançon, Bibliothèque Municipa- le, 594, f. 33v]

c) IV 401-403, versione 2

[Leiden, Bibliotheek der Rijksuni- versiteit, BPL 36, f. 128r]

b

a

b

Cerchio dato dalla sommità dello stilo Questo cerchio

d’ombra misura sei

Questo cerchio misura ventiquattro c

d

e

a) VI 579 [Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 53r] b) VI 590 [Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 54r]

c) VI 596-598, versione 1 [Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 36, f. 128r] d) Ricostruzione della skaphe eratostenica

e) VI 596-598, versione 2 [Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Regin. lat. 1987, f. 82v]

Questo cerchio misura dodici

TAV. 4

a) VI 710-722b, versione in fine di libro

[München, Bayerische Staatsbibliothek, lat. 14729, ff. 220v-221r] b) VI 710-722b, versione in margine

[Bamberg, Staatsbibliothek, Class 39 - M. V. 16, f. 137r] c) VI 710-722b, versione in margine

[Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 36, f. 128r] d) VI 710-722b, versione in interlinea

[Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 87 - f. 102rv] e) VI 710-722b, versione in textu

[Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, San Marco 190, f. 83r] a

b

d

01 02 03 1 2 3 4 5 6 7,8 9 10 11 12 13 14 16 17a 18 19 20 21 22 23 24 25 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 40-52 53 54 55 56 01-03: Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss.

lat. F 48 - ff. 64r-65v | 1-3: Leiden, Bibliotheek der Rijksu- niversiteit, BPL 36, f. 88v | 4-19, 21-25, 26, 28, 30-56: Lei- den, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48 - f. 92rv | 20, 27: Bamberg, Staatsbibliothek, Class 39 (M. V. 16) - ff. 157v e 158r | 25a: Köln, Dombibliothek, Hs. 193 - f. 145v | 25b: Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 36, f. 89r | 29: Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversi- teit, BPL 87, f. 102v. 25a 25b 15 39 17b

TAV. 6 4 - quadrato 6 - rettangolo 2 - linea 3 - triangolo lati - 6-8 superficie - 12 (cf. § 756) superficie - 48 (cf. § 756) a) VII 747

[Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 88, f. 139r] b) VII 754

[Besançon, Bibliothèque Municipale, 594, f. 60v] c) VII 755-756

[Besançon, Bibliothèque Municipale, 594, ff. 95v-96r] d) Appendice astronomica con disegni relativi al libro VIII [Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8671, f. 84r]

e) VIII 814

[Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 76r] f) VIII 824

[Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 76v]

g) VIII 827 [Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 76v] h) VIII 844, versione 1 [Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8671, f. 84r]

i) VIII 844, versione 2 [Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 78v]

a b c d e f g h i

a c e f b d g

a) VIII 849 [Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 79r] b) VIII 854-857: sinossi delle orbite di Mercurio e Venere attorno al Sole [Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8671, f. 84r]

c) VIII 854-857, modello 1 [Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 79r]

d) VIII 854-857, modello 2 [Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 79v]

e) VIII 854-857, modello 3 [Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 79v] f) VIII 859-860 [Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 79v]

g) VIII 860 [Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 79v] h) VIII 861 [Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Palat. lat. 1577, f. 56r]

TAV. 8

a) VIII 864

[Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 88, f. 136v] b) VIII 865

[Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 80r] c) VIII 867

Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 92v] d) VIII 867-868, versione 1

[Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 80v] e) VIII 867-868, versione 2

[Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8671, f. 84r] f) VIII 867-868, versione 3

[Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 88, f. 164r] g) VIII 870 (eclissi di Luna)

[Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 80v] h) VIII 870 (eclissi di Sole e di Luna)

[Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8671, f. 84r]

a b c d f e g h

a) VIII 873

[Besançon, Bibliothèque Municipale, 594, f. 72r] b) VIII 874

[Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8671, f. 84r] c) VIII 878

[Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 81v] d) VIII 880, versione 1

[Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 81v] e) VIII 880, versione 2

[Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8671, f. 84r.] f) VIII 880

[Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8671, f. 84r]

g) Ignoto [Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8671, f. 84r] h) IX 933

[Besançon, Bibliothèque Municipale, 594, f. 78r]

b c d e f g h a

TAV. 10

a) IX 934

[Besançon, Bibliothèque Municipale, 594, f. 78r] b) IX 933-934

[Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Regin. lat. 1987, al f. 146r]

c) IX 935

[Köln, Dombibliothek, Hs. 193, f. 201v] d) IX 941-944, versione 1

[Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8669, f. 114v] e) IX 941-944, versione 2

[München, Bayerische Staatsbibliothek, lat. 14729, f. 220r]

a b

c d

Dal ms. Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Urbinate latino 329: a) 13v - commento a II 105 b) 94r - commento a VI 602-608 c) 96v - commento a VI 622-626 d) 133r - commento a VIII 814-816

e) 139v - Sintesi astronomica dell’VIII libro f) 139v - Significato ignoto g) 141r - VIII 865-866 h) 143r - VIII 875 a b c d e f g h

TAV. 12

a) Disegni non geometrici identificabili come glosse

40-52

b) Disegni geometrici identificabili come glosse

(da TAV. 5)

c) Disegni geometrici non di archetipo (da TAV. 5) 01 02 03 15 17b 31 25a 25b 29 1 2 3

Disegni dubbi VIII 867 VIII 870 ( = Tav. 8h) VIII 874 VIII 878 VIII 880 (= Tav. 9f) (= Tav. 9g) VIII 861 VIII 854-857 VIII 844 VIII 880 (= Tav. 9e)

VIII 867-868 a

c

IV 344-349 [= Tav. 2a] b

Disegni identificabili come ‘testo’

Fig. IV 401-403 TAV. 14

Disegni identificabili come ‘testo’: ipotesi ricostruttiva di VI 710-718

I disegni sono tratti dal codice Bamberg, Staatsbi- bliothek, Class 39 (M. V. 16), ff. 156v - 159r. I numeri sotto le didascalie fanno riferimento ai capitoli del testo marzianeo secondo l’edizione Cristante – Filip (in preparazione).

Disegni identificabili come ‘testo’: confronto con il codice B

Immagini tratte dal codice Bamberg, Staatsbiblio- thek, Class 39 (M. V. 16), rispettivamente (dall’alto): - ff. 156v, 157r - ff. 157v, 158r - ff. 158v, 159r 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 21 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 TAV. 16

Confronti con i papiri greci

a) Paris, Bibliothèque nationale, Papiro I

b) P. Oxy. I 29

Confronti con la tradizione del Corpus agrimensorum TAV. 18

a b

c

a) Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Palatinus Latinus 1564, f. 77v [Balb. grom. pp. 103,16 - 104,6 Lachmann] b) Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Palatinus Latinus 1564, f. 80v [Eucl. vers. M ll. 41-55 Folkerts]

Confronti con la tradizione del Corpus agrimensorum a

b c

d

a) Reims, Bibliothèque Municipale, 132, f. IIIv [Fragmentum Libri regionum cu- iusdam: cf. Toneatto 1994, I, pp. 164-167]

b) Wolfenbüttel, Herzog-August-Bibliothek, Guelf. 36.23 Aug. 2°, f. 81v [fig. 207 Lachmann 1848; cf. pp. 249-251]

c) Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut. XXIX 32, f. 4r [cf. Lachmann 1848, pp. 249-251]

d) Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 13955, f. 110r [Lachmann 1848, pp. 404,12 - 405,17]

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