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Disegni all’interno del ‘canone Préaux’: libro VII a) VII 747 [Tav 6a]

ARCHETIPO Δ inizio VII secolo

A) testo latino di Marziano Capella

V. PER UN RIESAME DELLA TRADIZIONE MANOSCRITTA

V.3. I DISEGNI NEL TESTO: CATALOGO DELL’APPARATO GRAFICO

V.3.5. Disegni all’interno del ‘canone Préaux’: libro VII a) VII 747 [Tav 6a]

Il passo spiega come mai ogni numero dispari produce un quadrato attraverso singole progressioni: Omnis impar progressus a monade per singulas positiones necessario quadratos efficit: primam ipsam mona- dem; adde triadem: fecit quattuor, primum quadratum.

Il brano è chiosato con un disegno nel ms. Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 88, f. 139r. b) VII 754 [Tav. 6b]

Il passo illustra il concetto di ‘numero piano’:

Alii etiam plani numeri sunt, alii crassitudinem quoque in se habent. Planum numerum esse Graeci dicunt, qui a duobus numeris continetur. Id eiusmodi est: in ratione mensurarum tantum de norma contineri, quantum a toto quadriangulo, cuius pars in ea norma sit, existimant. Item ad numeros plani feruntur, qui in duo latera ordinantur sic, ut rectum angulum faciant et normae similitudinem repraesentent. Igitur si in alterum latus IIII, in alterum III porriguntur, hi duo numeri lege eorum XII capiunt, planumque eum numerum nominant. At crassitudinem aiunt a tribus numeris. Sint in alterum puta latus IIII, in alterum III, supra deinde quattuor adiciantur. His numeris altitudinem quoque super inferiorem normam impleri dicunt includique viginti quattuor. In quibus, obscuritate ex supervacuo quaesita, evidentissimum est planum esse numerum sic singulis iunctis ne quid super alterum sit, crassitudinem fieri numero super numerum impositis. Il commento grafico comprende un quadrato, con all’interno la scritta geometria, e tre colonne di quattro punti ciascuna, con la didascalia aritmetica: le figure evidenziano i legami fra le due discipline germanae.

I codici che trasmettono questi disegni sono:

• Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 69r • Besançon, Bibliothèque Municipale, 594, f. 60v125

c) VII 755-756 [Tav. 6c]

I due paragrafi spiegano le differenti forme che la superficie piana può assumere (triangolo, qua- drato e poligono, a seconda del numero di lati), nonché il passaggio dalle figure piane a quelle solide. La trattazione marzianea si basa sulla prassi pitagorica di rappresentare i numeri sotto forma di figure geo- metriche (cf. al §755 numeris ad similitudinem aliquarum figurarum ordinatis)126; espressione di questo

procedimento sono appunto i disegni conservati nei manoscritti: • Besançon, Bibliothèque Municipale, 594, ff. 60v-61r

• Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 69v • Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 36, f. 96r

125 Ma cf. anche Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 36, f. 95v, privo del quadrato di geometria. 126 Cf. Guillaumin Sr. 2003, pp. 112-113.

V.3.6. Disegni all’interno del ‘canone Préaux’: libro VIII

L’ottavo libro delle Nuptiae è accompagnato da un ricco corredo di disegni, secondo Bruce R. Eastwood interamente di epoca carolingia. Lo studioso distingue in particolare due redazioni127:

• una realizzata prima dell’850 e attestata nei manoscritti Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversi- teit, Voss. lat. F 48 e Besançon, Bibliothèque Municipale, 594;

• un’altra risalente all’850 e testimoniata dai codici Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 88 e Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Regin. lat. 1987.

In un secondo momento, rielaborando i disegni registrati nella prima versione, sarebbe nata l’appendice grafica [Tav. 6d] posta alla fine dei manoscritti

• Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 92v • Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8669, f. 122rv

• Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8671, f. 84r

• Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 36, f. 129r

• München, Bayerische Staatsbibliothek, lat. 14729, f. 221v

• Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Palat. lat. 1577, ff. 55v - 56r

Mettendo momentaneamente fra parentesi i rapporti fra manoscritti e il problema della paternità dei dise- gni (nulla vieta di pensare che, almeno in parte, siano rielaborazioni di materiali già presenti negli antigrafi), si presenta di seguito un catalogo sul modello di Eastwood – Grasshoff 2004, pp. 117-147, con aggior- namenti e considerazioni aggiuntive.

a) VIII 814 [Tav. 6e]

Il disegno raffigura le quattro sfere concentriche dei quattro elementi (terra, acqua, aria, fuoco, il tutto circondato dalla quintessenza), secondo la descrizione del § 814. È attestato nei codici:

• Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 87, f. 119v • Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 76r

b) VIII 824 [Tav. 6f]

Il disegno, attestato solamente nel codice Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48 (f. 76v), mostra i paralleli celesti intersecati dal passaggio della cintura dello Zodiaco: l’intersezione fra la diagonale dello Zodiaco e i paralleli crea una serie di angoli acuti e ottusi corrispondenti fra loro. La linea verticale indica il coluro equinoziale, ovvero il meridiano celeste dal quale si misura l’ascensione retta di un astro.

c) VIII 827 [Tav. 6g]

Il solo codice Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, al f. 76v, riporta l’imma- gine stilizzata della costellazione del Drago, commentata con le glosse minor arc(us) e maior arc(us) in corrispondenza delle due anse.

d) VIII 844 [Tav. 6h-i]

Il § 844 presenta due diversi commenti grafici:

1. il primo illustra la differenza fra orbite perpendicolari e oblique delle costellazioni zodiacali, che creano angoli rispettivamente aequales e inaequales nella volta celeste;

2. il secondo, de diversitate ort(us) occasusq(ue) signoru(m), mostra appunto la salita e la discesa (trasversale e verticale) dei segni zodiacali.

Il disegno n. 1 [Tav. 6h] è attestato nei seguenti codici:

• Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 92v • Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8669, f. 122v

• Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8671, f. 84r

• Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 36, f. 129r

• München, Bayerische Staatsbibliothek, lat. 14729, f. 221v • Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Palat. lat. 1577, f. 56r

Il disegno n. 2 [Tav. 6i] è presente solo nel Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, al. f. 78v.

e) VIII 849 [Tav. 7a]

Il disegno, presente nel solo ms. Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48 (f. 79r), illustra una opinione contestata da Marziano. Nella figura la Terra si trova al centro sia dell’orbita solare sia dell’orbita zodiacale (signifer): in realtà, afferma Marziano, la Terra è eccentrica rispetto all’eclittica.

f) VIII 854-857 [Tav. 7b-e]

Nei §§ 854-857 Marziano presenta la sua originale teoria geo-eliocentrica: tutti i pianeti sono in rivoluzione attorno alla Terra, tranne Mercurio e Venere che ruotano attorno al Sole. Questa tesi è stata tradizionalmente attribuita all’astronomo greco Eraclide Pontico (IV sec. a.C.) sulla base di un noto passo di Calcidio (comm. 109-110):

Quidam vero putant contrariam vim esse in his stellis propterea quod comprehendant solis incessum Mercurius et Lucifer et interdum remorantes eos sol comprehendat, cum ortus et item occasus effulsionesque et obumbrationes interdum mane, interdum vesperascente patiantur praecedentes modo, modo recliti; sic enim fere semper iuxta solem comitari videntur. Quod his usu accidit ex eo quod una medietas atque punctum unum est tam solstitialis circuli quam cuiuslibet alterius stellarum harum. Denique Eraclides Ponticus, cum circulum Luciferi describeret, item solis, et unum punctum atque unam medietatem duobus daret circulis, demonstravit ut interdum Lucifer superior, interdum inferior sole fiat.

In realtà il passo dice tutt’altro: secondo Eraclide Pontico, infatti, Sole e Venere ruotano attorno allo stesso centro, in linea con la visione cosmica illustrata da Platone nel Timeo128, ricostruita nell’immagine

della pagina successiva, dove i numeri 1-2-4-8 rappresentano la serie dei ‘doppi’, mentre 1-3-9-27 quella dei ‘tripli’, (cf. Tim. 35b-c), ovvero i due rami di quella che Teone di Smirne chiama δευτέρα τετρακτύς (p. 94, 11-12 Hiller).

128 Sul fraintendimento della testimonianza di Calcidio e l’unicità della visione cosmica marzianea vd. East- wood 1992.

Marziano, invece, non lascia spazio a dubbi:

VIII 854 Venus vero ac Mercurius non ambiunt terram;

VIII 857 nam Venus Mercuriusque licet ortus occasusque cotidianos ostendant, tamen eorum circuli terras omnino non ambiunt, sed circa Solem laxiore ambitu circulantur. Denique circulorum suorum centron in Sole constituunt [...];

VIII 879 nunc planetarum cursus convenit intueri, eorumque praecipue qui circa Solem peragranatione mundana volvuntur.

Un altro elemento che non trova riscontro nelle fonti è la presenza di tre valori numerici differenti per misurare l’elongazione di Mercurio rispetto al Sole: 45°, 32° e 20°, rispettivamente ai §§ 857, 880 e 881. Va infine ricordato che Marziano specifica come cum supra Solem sunt, propinquior est terris Mercurius, cum intra Solem, Venus, utpote quae orbe vastiore diffusioreque curvetur (§ 857). Tutto questo sembra trovare una sintesi grafica in tre disegni che Eastwood – Grasshoff 2004, pp. 129-130 identificano come una ‘sinossi’ fra tre diverse rivoluzioni di Venere e Mercurio attorno al Sole129:

1. a orbite concentriche (destra) 2. a orbite sfasate (sinistra) 3. a orbite incrociate (centro)

Questa sinossi [Tav. 7b] è attestata nei codici:

• Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 92v • Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8669, f. 122v

• Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8671, f. 84r

• Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 36, f. 129r

• München, Bayerische Staatsbibliothek, lat. 14729, f. 221v • Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Palat. lat. 1577 - f. 56r

Una versione ‘separata’, con i tre disegni disgiunti e privi dell’arco solare, è attestata nel codice Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48:

• f. 79r: orbite concentriche

• f. 79v: orbite sfasate / orbite incrociate

Una versione ‘ridotta’, con due disegni anziché tre e senza l’unione dell’arco solare, è attestata nei codici • Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 88

f. 162r: orbite concentriche / f. 162v: orbite incrociate • Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Regin. lat. 1987

f. 127v: orbite concentriche / f. 128r: orbite incrociate

Il Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 87, al f. 124v, presenta la sola versione a orbite concentriche. modello 1: orbite concentriche [Tav. 7c]

Il grafico raffigura le rotazioni concentriche di Mercurio e Venere attorno al Sole: il Sole, a sua volta, gira attorno alla Terra. Il ciclo compiuto dai due pianeti interni è quindi molto piccolo, ma si trova su un’orbita ‘superiore’ rispetto a quella della Terra: di qui il nome di epi-ciclo. Un probabile fraintendi- mento di Chalc. comm. 108-112, che associa il nome del platonico Eraclide Pontico all’idea di un unico centro per le orbite del Sole e di Venere, può aver generato la glossa secundum platonicos ista che ac- compagna il disegno nel codice Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48 (cf. Eastwood 2007, pp. 250-253, in particolare nt. 179). Lo stesso disegno è invece attribuito a Beda il Venerabile nel Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8671 (f. 84r) e nel Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 36 (f. 129r). Sull’attribuzione a Beda del modello ‘platonico’ vd. Eastwood 2007, pp. 258-259.

modello 2: orbite sfasate [Tav. 7d]

Il disegno illustra il modello cosmologico che il Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48 attribuisce (f. 79v) a Plinio e a Pitagora. Secondo Plin. nat. II 72-73, Venere non si stacca mai dal Sole più di 46°, mentre Mercurio per più di 20°: le orbite dei due pianeti sono quindi ‘attratte’ da quella solare. Non si fa cenno, tuttavia, a una rivoluzione eliocentrica di Mercurio e Venere, ma secondo Eastwood 2007, p. 248, «the designer for the Vossianus diagram has read this text from Pliny in the light of Capellan circumsolarity for Venus and Mercury, including the relative sizes of the planet’s elon- gations from the Sun, and produced two pendant and intersecting arcs as a result».

L’attribuzione a Plinio è condivisa anche dai codici Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8671 (f. 84r) e Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 36 (f. 129r), che riportano la sigla Pl per Plinius.

modello 3: orbite incrociate [Tav. 7e]

L’immagine raffigura Mercurio e Venere che ruotano attorno al Sole secondo orbite che si in- tersecano fra loro. I codici Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48 (f. 79v), Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8671 (f. 84r) e Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 36 (f. 129r) sono concordi nell’attribuire questo modello allo stesso Marziano Capella.

g) VIII 859-860 [Tav. 7f]

In calce al f. 79v del codice Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48 è riportato un disegno di significato poco chiaro [Tav. 7f]. Le glosse che lo circondano, tuttavia, si riferiscono al § 859, laddove Marziano sottolinea come il disco proiettato dalla Luna sul Sole durante le eclissi solari sia più o meno grande a seconda delle latitudini: è possibile che il grafico rappresenti proprio questo aspetto. In tal caso M potrebbe essere la sigla di Meroe, la città in cui l’eclissi solare è totale (cf. il testo marzianeo: crebro in climate Diameroes proveniens Solis defectus eiusdem ex omni parte totum obumbravit orbem);

i puntini, invece, potrebbero rappresentare idealmente le varie località della Terra dove il disco lunare proiettato sul Sole si fa sempre più piccolo, fino a scomparire del tutto in climate vero Diaborysthenus (alla latitudine del fiume Boristene, odierno Dniepr).

Più semplice da interpretare il grafico relativo al § 860 [Tav. 7g], dove Marziano spiega che la Terra è sei volte più grande della Luna; poiché l’orbita lunare è seicento volte maggiore rispetto alla luna stessa, tale orbita è cento volte più grande della Terra. Solo il codice Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, al f. 79v, riporta un disegno per questo capitolo dell’opera marzianea: cf. Eastwood 2007, p. 262.

h) VIII 861 [Tav. 7h]

Con la scritta iuxta terram partes (co)angustantur il grafico rappresenta il fatto che più un oggetto celeste è vicino alla Terra, più l’arco angolare della sua orbita si restringe. Il disegno è attestato nei codici:

• Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 92v • Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8669, f. 122v

• Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8671, f. 84r

• Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 36, f. 129r

• München, Bayerische Staatsbibliothek, lat. 14729, f. 221v • Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Palat. lat. 1577, f. 56r

i) VII 864 [Tav. 8a]

Il disegno, che raffigura le fasi lunari secondo la descrizione del § 864, è attestato nei codici: • Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 88, f. 163v

• Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Regin. lat. 1987, f. 129r

k) VIII 865 [Tav. 8b]

Il solo Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, al f. 80r, presenta i disegni di due costellazioni: Leone e Sagittario.

j) VIII 867 [Tav. 8c]

Il grafico si struttura mediante una linea verticale che incrocia perpendicolarmente quattro pa- ralleli: essa rappresenta l’inizio del segno zodiacale della Bilancia, nel quale il Sole (raffigurato con un pallino) si alza e si abbassa di mezzo grado. Cf. il § 867: Sol enim in nullam excedens partem medio libra- mento fertur absque ipso Librae confinio; nam ibi se in austrum aquilonemve deflectit ad dimidium fere momentum. Il disegno è attestato nei seguenti codici:

• Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 92v • Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8669, f. 122v

• Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8671, f. 84r

• Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 36, f. 129r

• München, Bayerische Staatsbibliothek, lat. 14729, f. 221v • Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Palat. lat. 1577, f. 56r

l) VIII 867-868 [Tav. 8d-f]

Il grafico illustra la differenza fra il percorso del Sole e quello della Luna sulla volta celeste. Nel § 867 Marziano ricorda che il Sole si muove sempre alla stessa latitudine, deviando di mezzo grado solo in pros- simità della Bilancia; La Luna, al contrario, si muove trasversalmente. Il disegno è attestato in tre versioni:

1. nella prima viene messo l’accento sulla trasversalità del transito lunare (cf. al § 868 obliquitati e, nel disegno, il termine oblicus che corre lungo la diagonale);

2. nella seconda l’attenzione si concentra sugli angoli complementari formati dal transito lunare (cf. le glosse acutus / spatiosus);

3. nella terza vengono accostati due grafici senza scritte: nel primo, che commenta al § 868 aut acutis... (angulis secet), viene raffigurato il transito obliquo della Luna lungo cinque paralleli; nel secondo, che commenta al § 868 aut spatiosis angulis secet, la Luna è al centro di tre paralleli ed è attraversata da una linea verticale.

La versione 1 [Tav. 8d] è registrata nei manoscritti:

• Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48 f. 80v • Besançon, Bibliothèque Municipale, 594, f. 72r

La versione 2 [Tav. 8e] è registrata nei manoscritti:

• Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 92v • Paris, Bibliothèque Nationale, lat.i 8669, f. 122v

• Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8671, f. 84r

• Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 36, f. 129r

• München, Bayerische Staatsbibliothek, lat. 14729, f. 221v • Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Palat. lat. 1577, f. 55v La versione 3 [Tav. 8f] è registrata nei manoscritti:

• Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 88, f. 164r • Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Regin. lat. 1987, f. 129v • Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversteit, BPL 87, f. 125r

m) VIII 870: eclissi di luna [Tav. 8g]

Il disegno illustra una eclissi di Luna secondo le indicazioni del § 870: Item Lunae defectus fit, cum in contrario Luna posita, hoc est quinta decima, in eadem linea Solis umbra terrae metaliter infuscatur. È attestato nei codici:

• Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 80v • Besançon, Bibliothèque Municipale, 594, f. 72r

n) VIII 870: eclissi di sole e di luna [Tav. 8h]

L’immagine presenta due cerchi concentrici rappresentanti le orbite del Sole (il più esterno) e della Luna attorno alla Terra. Nella parte superiore è raffigurata la congiunzione (coitus) di Sole e Luna tale da provocare una eclissi solare; nella parte inferiore è rappresentata l’ombra della Terra (umbra) che, allineata al Sole, si proietta sulla Luna fino a oscurarla. Il grafico è attestato nei codici:

• Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 92v • Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8669, f. 122v

• Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8671, f. 84r

• Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 36, f. 129r

• München, Bayerische Staatsbibliothek, lat. 14729, f. 221v • Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Palat. lat. 1577, f. 55v

o) VIII 873 [Tav. 9a]

Il disegno illustra la differente lunghezza delle stagioni causata dalla eccentricità dell’eclittica solare rispetto alla Terra (cf. le glosse istud tardius, riferita al percorso nel Sole nell’emisfero boreale, e istud citius, riferita allo stesso percorso nell’emisfero australe). Le lettere poste fra i due cerchi rappresentano i segni zodiacali: partendo dalla A di Aries posta sulla linea equinoziale e procedendo in senso antiorario, si leg- gono T(aurus), G(emini), C(ancer), L(eo), V(irgo) − assente L(ibra), che dovrebbe trovarsi sulla stessa linea equinoziale di A(ries) − S(corpio), S(agittarius), C(apricornus), A(quarius), P(isces). Va rilevato che l’orien- tamento delle linee solstiziali e la stessa collocazione dei segni non è precisa: si tratta di una stilizzazione (cf. Eastwood 2007, pp. 280-281). È attestato nei codici:

• Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 81r • Besançon, Bibliothèque Municipale, 594, f. 72r

p) VIII 874 [Tav. 9b]

Il grafico, caratterizzato dalle glosse Libra e Aries, presenta due cerchi concentrichi collegati fra loro da quattro raggi superiori e quattro raggi inferiori; nelle sezioni delimitate dai raggi superiori sono inseriti i numeri da 4 a 1, mentre in quelle racchiuse dai raggi inferiori i numeri da 1 a 4. Il cerchio in- terno può essere interpretato come la Terra, quello esterno come l’eclittica solare; i numeri 4-3-2-1 e 1-2-3-4 sembrano indicare l’opposizione speculare fra le quattro stagioni del circolo boreale e australe, così come vengono descritte nel § 874 delle Nuptiae. Le diciture Libra e Aries ricordano i due momenti di passaggio stagionale equinoziale. Il grafico è attestato nei codici:

• Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 92v • Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8669, f. 122v

• Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8671, f. 84r

• Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 36, f. 129r

• München, Bayerische Staatsbibliothek, lat. 14729, f. 221v • Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 87, f. 125r • Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Palat. lat. 1577, f. 55v

q) VIII 878 [Tav. 9c]

La linea retta rappresenta l’equinozio di primavera: alla sua sinistra sono segnalati i primi tre mesi dell’anno, alla sua destra i succesivi tre. L’arco più largo rappresenta quindi il periodo che separa il sol- stizio d’inverno dal solstizio d’estate (cf. Eastwood − Grasshoff 2004, pp. 124-125).

Il disegno è attestato nei seguenti codici:

• Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 81v e f. 92v • Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8669, f. 122v

• Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 36, f. 129r

• München, Bayerische Staatsbibliothek, lat. 14729, f. 221v • Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Palat. lat. 1577, f. 56r

r) VIII 880 [Tav. 9d-e]

Il grafico raffigura la cosiddetta ‘elongazione’, ossia la distanza angolare fra Mercurio e Sole, argo- mento del § 880. Sulle caratteristiche di questo disegno si soffermano Eastwood − Grasshoff 2004, pp. 125-126, con argomentazioni riprese in Eastwood 2007, pp. 288-289. Il disegno presenta due versioni:

1. con una parafrasi del passo marzianeo all’interno dell’orbita di Mercurio;

2. con la sola indicazione della misura (ultra XXXII partes) all’interno dell’orbita di Mercurio. La versione 1 [Tav. 9d] è presente solo nel Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 81v, mentre la versione 2 [Tav. 9e] è registrata nei manoscritti:

• Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48, f. 92v • Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8669, f. 122v

• Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8671, f. 84r

• Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, BPL 36, f. 129r

• München, Bayerische Staatsbibliothek, lat. 14729, f. 221v • Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Palat. lat. 1577, f. 56r

Il grafico riguarda appunto il § 880, che da Bodianus 1499 a Grotius 1599 si presenta così:

Sed idem Stilbon, licet Solem ex diversis circulis comitetur, ab eo tamen numquam ultra XXXII partes poterit aberrare nec duobus signis absistere.

Grotius 1599 p. 297 segnala in margine a comitetur la variante manoscritta contineat, ma bisogna at- tendere Willis 1983 per trovare il ripristino della lezione continetur, forma del raro verbo continor130,

attestato soprattutto in Apuleio con il valore di ‘raggiungere, incontrare’. Il primo a intervenire sul valo- re numerico dell’elongazione di Mercurio è invece Kopp 1836, che pubblica (p. 683):

Sed idem Stilbon, licet Solem ex diversis circulis comitetur, ab eo tamen numquam ultra viginti tres partes poterit aberrare nec duobus signis absistere.

Kopp sostituisce 32 con 23 sulla base di due passi di Plinio, probabilmente tratti dall’edizione Harduinus 1723 (nat. II 8 = II 39; II 14 = II 72). Nel primo brano (p. 73, 7 dell’edizione Harduinus) si legge numquam ab eo (sc. Sole) viginti tribus partibus remotior; nel secondo (p. 83, 25s.) numquam longius [...] Mercurius vigintitribus a Sole abscedant. La proposta di Kopp sarà indirettamente smentita da Detlefsen 1866, che nella sua edizione di Plinio (a p. 77, 19) correggerà su base manoscritta la misura di nat. II 39: non più 23, ma 22 gradi. Un intervento che suggerirà a Eyssenhardt 1866 la stessa emendazione sul testo marzianeo (p. 327, 22), tanto più che il codice R − assieme a B l’unico su cui ha lavorato l’editore tedesco − riporta appunto XXII, a differenza di tutti gli altri manoscritti marzianei che testimoniano XXXII.

La correzione di Eyssenhardt è stata accolta da Dick 1925 e Willis 1983, ma l’autorità di R non può essere sufficiente per ammettere una lezione che non appare in nessun altro codice, a meno di non postulare un subarchetipo comune a tutti i manoscritti marzianei (compreso B) contrapposto a un ramo che comprenda il solo R: ipotesi giustamente esclusa in tutti i tentativi di stemma codicum effettuati finora

(vd. infra, V.2.)131. Se dunque XXII non può essere accettato dal punto di vista strettamente filologico, ci

troveremmo di fronte a un errore compiuto dallo stesso Marziano: 32 gradi di elongazione non trova riscontro nelle fonti, oscillanti fra 20 e 23 gradi132, con la significativa eccezione dei 28° proposti dal solo

Tolomeo133, dato confermato dall’astronomia moderna. In questo senso il grafico rappresenterebbe ap-

punto il tentativo, da parte dei commentatori carolingi, di spiegare la contraddizione nei dati forniti da Marziano a proposito della elongazione massima di Mercurio: 32° nel § 880, 20° nel § 881. Contraddizio- ne rilevata già da Eriugena (Lutz 1939 p. 184, 27-29) e Remigio di Auxerre (Lutz 1965 p. 289, 30-34), secondo i quali il valore 32 va inteso sub sole [...], non ante solem, vel post solem in longitudine signiferi134.