di Sergio Dompé
Presidente della Dompé farmaceutici
Ciò che è veramente inquietante non è che il mondo si trasformi in un completo dominio della tecnica. Di gran lunga più inquietante è che l’uomo non è affatto preparato a questo radicale cambiamento del mondo. Martin Heidegger
L’
amicizia con Aldo Pagni è di lunga data e si è andata costruendo nel tempo con scambi epistolari – spesso fitti – con telefonate, incontri. Un’amicizia originata dall’insaziabile curiosità di Aldo, una curiosità di scienziato, acuto e intelligente, sempre sensibile alle novità, alle nuove sco-perte. Un’amicizia fatta di domande, di richieste di approfondimento, di veri-fiche di dati e di intuizioni, di scambi di opinioni e di idee prospettiche. Aldo è una di quelle persone che ha il dono, raro, di infondere a chi ha la fortuna di frequentarlo una fiducia e un entusiasmo per il futuro incrollabili.Non c’è da stupirsi allora se il primo paragrafo del manuale per i medici di ba-se che Aldo Pagni scrive nel 2002 sulla prescrizione dei farmaci è interamente dedicato alle biotecnologie1, un ramo del sapere scientifico rivolto per sua na-tura al desiderio di scoprire nuovi approcci terapeutici, sapendo affrontare l’ine-splorato con la solidità dell’innovazione. Si tratta di un volume voluto da un “medico pratico” per un “medico pratico”, da un medico di famiglia per i me-dici di famiglia. Perché allora aprire un volume che si pone come uno strumen-to “di consultazione” – come si legge nella prefazione – e per di più rivolstrumen-to in-nanzitutto ai medici più giovani, con una serie di pagine dedicate all’ultima fron-tiera della ricerca farmacologica? Perché non riservare a un tema tanto complesso, e tutto sommato per allora ancora molto lontano dalla pratica medica quoti-diana, uno spazio in appendice come approfondimento sull’attualità?
Il libro è stato scritto più di dieci anni fa. Le biotecnologie sono un settore gio-vane e un decennio è un periodo lunghissimo, potremmo dire che si tratta di un’era. Solo oggi le statistiche ci dicono che nel mondo sono oltre 350 milio-ni i pazienti curati con farmaci biotecnologici, che rappresentano il 20 per
cen-to di tutti quelli in commercio, il 40 per cencen-to di quelli di nuova registrazione e il 50 per cento di quelli in fase di sviluppo. Solo oggi possiamo affermare con maggiore ottimismo di un tempo che in molti casi i trattamenti frutto della ri-cerca biotecnologica sono una delle poche, se non l'unica, possibilità di tratta-mento per patologie rilevanti e diffuse nonché la soluzione per rispondere ai bisogni ancora in gran parte insoddisfatti dei pazienti affetti da patologie rare e orfane di cura.
Con il consueto entusiasmo che lo contraddistingue, Aldo Pagni scrisse quel paragrafo con un preciso obiettivo. Il suo programma lo esplicitò chiaramente in una lettera nella quale volle generosamente anticiparmi il piano dell’opera e la sua idea di aprire il volume proprio parlando di biotecnologie farmaceuti-che. Per Pagni si trattava infatti di “un argomento in continua e rapida evolu-zione dove non è facile dall’esterno, per i non addetti ai lavori, distinguere le prospettive delle ricerche dalle applicazioni pratiche dei suoi risultati”. In queste poche righe credo si possa sintetizzare il “programma” di Aldo Pagni, la sua idea di medicina fatta innanzitutto di pratica, di confronto quotidiano con il malato più che con la malattia. Come chiarisce in una sua lectio magi-stralis:
La visita deve rimanere un insostituibile ‘incontro’ tra due persone, una che soffre e un consigliere esperto che ha il compito di aiutarla, avvalendosi senza pregiudizi degli strumenti che l’organizzazione della tecnologia scientifica moderna gli mette a disposizione2.
Una medicina che tuttavia, cosciente della propria storia e della sua funzione sociale, deve tenere il passo con l’innovazione senza per questo diventare mera tecnica.
Alla fine, se è vero che il metodo clinico più classico e tradizionale non ha più un suo ruolo per l’aumento delle conoscenze, la frammentazione specialistica, la me-dicina basata sull’evidenza, la tecnologia, la computerizzazione delle diagnosi, le linee guida, le note sui farmaci, gli algoritmi e gli alberi decisionali dei ‘sistemi esperti’, ciò non significa che tanta dispersione di energie, di competenze e cono-scenze non debba essere ricomposta utilmente con i nuovi strumenti di un futuro che è già presente3.
Ecco dunque delinearsi il pensiero di Aldo Pagni sull’innovazione in medicina. Quale assiduo frequentatore dei primi convegni di Assobiotec, ha intuito da subito la portata rivoluzionaria che le biotecnologie avrebbero avuto nei tem-pi a venire. Già nel 1997, appena eletto nuovamente e all’unanimità alla pre-sidenza della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odon-toiatri, nel suo programma le biotecnologie facevano parte dei “grandi temi di
2 A. Pagni, Dalla condotta medica alla medicina telematica, Lettura Magistrale in occasione del con-vegno “Dalla Sanità Elettronica alla Medicina Telematica. Il Futuro è adesso”, Firenze, 8-9-10 apri-le 2010 http://www.ordinemedicilatina.it/node/16313.
carattere etico e morale a cui la Federazione è chiamata a dare risposte autore-voli e vincolanti per la professione medica4”.
Nella seconda metà degli anni Novanta le biotecnologie facevano prepotente-mente il loro ingresso nel dibattito pubblico. Il confronto fu da subito vivace, non di rado aspro. Erano anni in cui si affrontavano i nuovi problemi posti dal-la bioetica, altra parodal-la nuova per l’opinione pubblica. Si discuteva di biotec-nologie insieme a temi quali la fecondazione assistita e la clonazione. Oggi per molti aspetti questa sovrapposizione di argomenti appare quasi anacronistica, la riflessione è andata avanti e le biotecnologie, almeno per quello che riguar-da il settore farmaceutico, non scontano più il pregiudizio ideologico di vent’anni fa. Se questo progresso culturale è stato possibile, lo dobbiamo an-che al contributo di pensiero e al ruolo di instancabile divulgatore svolto pro-prio da Aldo Pagni.
Che la figura di Aldo Pagni abbia incarnato e incarni tuttora la perfetta figura di mediatore culturale presso la classe medica è un fatto innegabile e per nulla scontato. In un paese come l’Italia, in cui purtroppo il dibattito pubblico sul-la scienza è ciclicamente afflitto da pregiudizi antiscientifici e da ideologie con-trapposte, figure come quelle di Aldo Pagni sono indispensabili e svolgono un ruolo fondamentale perché il dialogo resti aperto e vivo.
Aldo Pagni, con grandissima lungimiranza, ha compreso prima di altri quanto fosse importante impostare da subito la discussione sulle biotecnologie su basi solide, quanto fosse determinante coinvolgere i medici, i medici di base in par-ticolare. Non poteva però non inserire questo argomento nel contesto più am-pio della deontologia professionale e dell’etica medica. A tale proposito ha scrit-to di recente:
La medicina di ieri costava poco e, nella pratica, non “produceva molto di nuovo”, ma aveva fini eticamente indiscutibili: “Curava spesso, guariva qualche volta e con-solava sempre”, e la deontologia professionale, fino agli anni ‘90, poteva limitarsi a dare indicazioni per una prassi medica moralmente onesta, corretta e decorosa5. Il confronto con l’opinione pubblica diventa oggi necessario per le mutate con-dizioni culturali e sociali. La classe medica non può sottrarsi al dibattito: La medicina tecnologica di oggi è invece molto costosa, ha conseguito notevoli suc-cessi e ha dilatato il suo potere, andando oltre le regole della natura, e questa im-presa è divenuta sempre più spesso oggetto di discussioni pubbliche sul piano etico. In questa prospettiva la deontologia è stata chiamata a riflettere sul rapporto dia-lettico tra fini e mezzi, tra responsabilità e conseguenze, e tra fatti e valori. L’aper-tura al “diritto” del cittadino di essere coinvolto nelle decisioni del medico, ha
com-4 Medici: Aldo Pagni confermato presidente FNOMCEO, ADN Kronos Salute, 18 marzo 2007 http://www.adnkronos.com/Archivio/AdnSalute/1997/03/18/Sanita/MEDICI-ALDO-PAGNI-CONFERMATO-PRESIDENTE-FNOMCEO_183300.php.
5 Biodiritto, giurisprudenza e deontologia sui temi bioetici in “Parma Medica”, Atti del convegno del 28 ottobre 2012 http://www.omceopr.it/fileUpload/Cms/files/ydt2WJi77Q_44.pdf .
portato la conseguenza che la riflessione deontologica dei medici non potesse più esaurirsi nell’ambito esclusivo della professione, ma dovesse confrontarsi anche con l’opinione pubblica come momento della politica etica della professione. La coscienza morale individuale, infatti, non corrisponde soltanto a un astratto profilo morale privato della persona, ma si modella sulla cultura di una data epoca e sulle condi-zioni civili di una società6.
Questa “riflessione deontologica”, innescata dalla lucida analisi delle possibili-tà e al tempo stesso dei rischi di una “medicina tecnologica”, va al di là dei con-fini della pratica medica e si estende al pensiero scientifico in generale e alle sue ricadute pratiche nella quotidianità degli individui.
Negli anni della mia presidenza presso Assobiotec, ricordo i fitti carteggi che hanno consolidato la nostra conoscenza e fatto nascere poi la nostra amicizia, la sua passione che non esito a definire civile. Fu Aldo Pagni a suggerire che fosse-ro i medici di base i destinatari di un opuscolo dedicato alle applicazioni delle biotecnologie in agricoltura. Fu un’idea a suo modo rivoluzionaria. Ma perché i medici di famiglia dovevano essere messi al corrente del dibattito ancora oggi ac-cesissimo sugli organismi geneticamente modificati?
Perché come volle scrivere nella lettera di accompagnamento a un opuscolo in-formativo che firmai con lui, Aldo Pagni considerava “insostituibile il ruolo del medico di famiglia nella informazione personalizzata ai suoi pazienti sulla quali-tà della vita e dell’ambiente e sulle regole della sana alimentazione”. Quell’opu-scolo doveva essere un altro tassello a supporto della pratica professionale quoti-diana e nel dialogo senza pregiudizi con i cittadini. In una sua lettera rilevava: “la situazione delle biotecnologie in Italia è caratterizzata da una spiccata ambiva-lenza: favorevole per quanto riguarda le applicazioni nel settore salute e in co-stante antagonismo in ambito agroalimentare”. Da uomo di scienza non poteva tollerare questa dicotomia e non poteva ammettere che la classe medica fosse in qualche modo a sua volta espressione di questo strabismo della razionalità. Come ci ricorda la massima di Heiddegger con la quale ho voluto aprire questo mio modesto contributo e che ho tratto proprio dalla lectio magistralis già citata, l’uomo rischia di non essere preparato alle evoluzioni rapidissime imposte dal-l’innovazione. Al pessimismo del grande filosofo tedesco credo di poter sostene-re che faccia perfettamente da contraltasostene-re l’ottimismo e l’entusiasmo di Aldo Pa-gni che da sempre sono parte integrante della sua missione. Una missione civile, la missione di un divulgatore che mi onora con la sua amicizia vera e sincera. Nella dedica che ha voluto rivolgermi, proprio nel manuale che ho citato in aper-tura, Aldo ha scritto “gli amici veri non si scelgono a caso ma per passione”. Sot-toscrivo pienamente e spero che queste pagine esprimano il mio modo di ricam-biare questo affetto.