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Il progetto di formazione permanente e la nuova ECM

Nel documento Aldo Pagni, (pagine 135-147)

Luigi Conte

Segretario Generale della FNOMCeO, Componente della Commissione nazionale ECM Coordinatore della IV Sezione Obiettivi Formativi e Dossier

A

ldo Pagni ha sempre avuto “il pallino” della formazione continua e complementare: uomo e medico di profonda e multiforme cultura, nei diversi importanti ruoli ricoperti nel tempo nella professione e per la professione, è stato sempre in prima linea per proporre un’innovazione che portasse un fattivo contributo al miglioramento culturale dei professionisti del-la salute. Come scrive in una beldel-la pagina di un suo libro:

“La Formazione Complementare in Medicina Generale, voluta non a caso da una Direttiva Europea e recepita dai Governi dell’Unione Europea, rappresenta un com-pletamento logico e funzionale degli studi universitari particolarmente complesso e impegnativo. Il “sapere” acquisito nel corso universitario di base necessita, infatti, di una didattica ulteriore e specifica, più attiva e più pratica della precedente, che consenta di imparare a “saper fare” e soprattutto a “saper essere”. Essa ha il compi-to di trasformare un neolaureacompi-to in un professionista, traducendo le competenze in competenze e performance, e di renderlo capace di mettere in atto interventi e pre-stazioni adeguate in un setting particolare, come un ambulatorio e il domicilio, in risposta a una domanda di salute diversa da quella delle corsie o degli ambulatori specialistici.

Alla Formazione Complementare dovrà poi seguire, in permanenza, la Formazio-ne Continua per il mantenimento e l’acquisizioFormazio-ne di nuove conoscenze e abilità, nonché l’adeguamento della preparazione professionale all’evoluzione scientifica e tecnologica della sanità, alle necessità sociali e alle nuove opportunità gestionali e organizzative della professione”.

(A. Pagni, Il Sileno di Alcibiade. Medici, medicina e società, Edizioni Medico Scientifiche, Torino, 2007, p. 128-9).

Come contributo alla sua opera, cerco qui di delineare l’evoluzione della nuo-va ECM cui Pagni ha sempre prestato grande attenzione.

Premesso che ogni professionista sanitario di qualità deve acquisire e possede-re moderni strumenti di conoscenza per garantipossede-re l’efficacia e l’appropriatezza delle pratiche professionali, la buona gestione di complesse relazioni professionali ed umane e l’efficienza di costosi fattori produttivi, diventa indispensabile che tutta la formazione e l’aggiornamento si articolino in un processo, continuo ed integrato, “long life”, che parta dall’accesso agli studi di medicina e si concluda al termine del-la vita attiva professionale.

acca-demica, il progetto di educazione continua in medicina.

Sono trascorsi oltre 12 anni da quando nel nostro paese è nato il sistema di for-mazione continua e dal bilancio di questa esperienza emergono luci ed ombre di cui si è cercato di fare tesoro per l’attuale progetto che è partito per il trien-nio 2011-2013. Quello che doveva essere uno strumento di mero supporto al-la gestione organizzativa del sistema ECM è diventato il fine prevalente di un buon numero di organizzatori di eventi e, successivamente, di qualche provi-der e di professionisti – discenti. Il burocratismo distributivo dei crediti non è stato modulato ed ha minato la valutazione effettiva della qualità educativa de-gli eventi formativi, mentre i professionisti della salute hanno spesso palesato senza reticenza l’unica aspirazione ad accumulare il numero obbligato di cditi. Abbiamo riscontrato che c’è stato un quasi esclusivo ricorso ad eventi re-sidenziali e molti organizzatori di eventi pur di garantirsi “audience” hanno chiesto e chiedono l’accreditamento per garantirsi un certo numero di crediti da distribuire. Una riflessione critica dell’esperienza maturata nel periodo spe-rimentale ECM deve tener conto di un dato presente in letteratura, secondo il quale, in ambito sanitario, un sistema di formazione permanente fondato quasi esclusivamente sulla sistematica implementazione ed aggiornamento del-le conoscenze degli operatori, manifesta una bassa efficacia quando rapportato ad indicatori di qualità di processo e di esito. La Formazione Continua ECM non può essere pensata solo come un banale trasferimento di conoscenze più o me-no aggiornate né come semplice “manutenzione tecnica” ma deve essere intesa co-me supporto allo sviluppo di “sistemi di competenze”, che è riduttivo connotare esclusivamente come “tecnico-professionali”, e che deve invece ricomprendere tutta la gamma delle attività richieste in contesti sociali continuamente mutevoli e com-plessi e sfociare nello sviluppo professionale continuo.

Va riconosciuto al sistema ECM il grande merito di aver prima sollecitato e poi mantenuta alta l’attenzione del management e dei professionisti sul valore del-la formazione permanente. L’aumento dei soggetti che si occupano del proble-ma ECM ha consentito che nuove soluzioni intelligenti venissero proposte e sviluppate e quindi la pedagogia, o meglio l’andragogia, si è potuta arricchire ed aprire alle nuove tecnologie, tanto che la C.N. ECM ha bandito un con-corso per lo sviluppo e la ricerca sulle metodologie innovative nella formazio-ne continua formazio-nel tentativo di collocare in una giusta dimensioformazio-ne un “didattici-smo” esasperato , astratto, “fine a se stesso”, autoreferenziale. Sicuramente l’aper-tura al mercato in senso lato può comportare alcuni rischi quali l’inevitabile ri-duzione del livello medio, una forte tendenza all’omologazione e la standar-dizzazione acritica dei processi. Ma la vigilanza che si vuole perseguire con le nuove regole deve mirare a valorizzare “l’andragogismo”. Infatti un formatore deve avere competenze didattiche (“i ferri del mestiere”), ma deve essere anche ben consapevole che queste vanno subordinate alla capacità prioritaria e cru-ciale, di saper individuare, esplicitare e quindi lavorare sugli obiettivi formati-vi, generali e specifici e sui contesti per cancellare una standardizzazione acefa-la di formatori di massa o, peggio ancora, distributori di crediti.

L’accredita-mento diretto dei provider non identifica una diversa procedura burocratica ma ri-balta il principio di responsabilità ed autonomia dei produttori di formazione, chia-mati a dare garanzie non su singoli eventi ma su tutta la propria attività,con pro-fili consoni di organizzazione (statuti, contabilità, centri di responsabilità), di of-ferta formativa (piani formativi), di trasparenza (contratti di sponsorizzazione). E questo significa in prospettiva offrire al bisogno di formazione continua di tutti i professionisti sanitari non un frammentato e disorganico universo di soggetti a vo-cazione formativa, non sempre trasparenti, efficaci ed indipendenti, ma solo quan-ti possono invece garanquan-tire lo sviluppo e la conquan-tinuità di un sistema affidabile di of-ferta di attività formative. Sono state fissate regole certe e stringenti per l’accre-ditamento dei Provider Nazionali e Regionali, l’obbligo di rendere trasparenti i rapporti di sponsorizzazione, l’obbligo di evitare o rendere pubblici eventua-li confeventua-litti di interesse, l’obbeventua-ligo della valutazione non solo dei discenti , ma an-che dei docenti e degli approcci didattici. È stato stabilito an-che ogni Provider ac-creditato deve allestire un progetto formativo annuale / pluriennale quale frut-to di un’autentica progettazione educativa ed un’attenta riflessione sui proces-si formativi.

Così facendo l’obiettivo è di non avere più una formazione occasionale, “a spot”. Le domande a cui un provider ECM è chiamato a rispondere nel programma-re un piano formativo ed i programma-relativi eventi sono:

- Quale operatore sanitario vogliamo formare? - Con quali competenze?

- In quale contesto? e Perché?

- E, prima di tutto, qual approccio didattico utilizzare?

Con queste premesse il credito ECM diventa strumento per attestare l’avve-nuta formazione e non il fine stesso della formazione.

Abbiamo detto “No” a modelli burocratici, inquisitori e sanzionatori di con-trollo, ma è stato costituito l’osservatorio nazionale e regionale per la valuta-zione dei provider e degli eventi al fine di garantire qualità, efficacia ed effi-cienza al sistema ed è stata data la disponibilità delle Professioni (Ordini/Col-legi/Associazioni) a dare i loro osservatori.

Con il nuovo sistema ECM si è cercato di valorizzare FAD e FSC, nella con-sapevolezza che la formazione continua non può essere tutta e solo residenzia-le. Si è cercato altresì di affermare l’esigenza primaria di adattare le metodolo-gie didattiche ai bisogni formativi e ai contenuti e sono stati definiti 29 nuovi obiettivi formativi, tarati sulle esigenze dei singoli professionisti e delle orga-nizzazioni nelle quali operano.

Il Dossier formativo individuale e di gruppo

Una importante innovazione è rappresentata dal Dossier Formativo Individuale e di Gruppo che si propone come un luogo fisico dove progettare un percorso di svi-luppo professionale in grado di creare un legame tra i bisogni professionali dell’in-dividuo, la “mission” del gruppo e le attese dell’Organizzazione.

“stru-mento di programmazione e valutazione del percorso formativo del singolo operatore (individuale) o del gruppo di cui fa parte (equipe o network profes-sionale). Non è, quindi, un portfolio delle competenze, ma ne può essere con-siderato un precursore ed è comunque correlato al profilo professionale e alla posizione organizzativa”.

Il DF valorizza il diritto/dovere del professionista della sanità di acquisire cre-diti Ecm su tematiche coerenti con il proprio lavoro, profilo professionale e po-sizione organizzativa.

Gli obiettivi individuali o di gruppo/gruppi troveranno collocazione nel dos-sier formativo ricomposti in un disegno complessivo che ripercorre la pro-grammazione, la realizzazione / evidenze e la valutazione.

Pertanto il dossier non può configurarsi come una semplice raccolta statica di informazioni ma deve costituirsi come strumento di accompagnamento del professionista in grado di:

• rendere esplicito e visibile il proprio percorso formativo;

• programmare e contestualizzare la formazione individuale nel gruppo e per il gruppo;

• valutare la pertinenza e la rilevanza delle azioni formative erogate e fre-quentate in rapporto al proprio lavoro ed alla mission clinico-assistenzia-le del gruppo.

Anche per l’organizzazione (Azienda/Dipartimento/UO/), responsabile del go-verno strategico della formazione, il dossier rappresenta un’occasione per orien-tare efficacemente le scelte formative, valorizzare i singoli professionisti, realiz-zare una puntuale analisi del fabbisogno formativo e monitorare le attività for-mative stesse.

I diversi livelli che si intersecano nella formazione, in questa fase, vanno tenu-ti distenu-tintenu-ti: vi è infattenu-ti un livello relatenu-tivo alla valutazione della performance, con-seguenti ad un efficace intervento formativo, che si inserisce nella più complessa gestione/valutazione del personale; e vi è un altro livello – quello del Dossier Formativo – relativo alla valutazione della coerenza tra la formazione pro-grammata/realizzata e i bisogni individuali/di gruppo/aziendali dei professio-nisti.

Il Dossier formativo si pone l’obiettivo di coniugare la dimensione organizza-tiva ed individuale e/o di un gruppo o gruppi di appartenenza tracciando la storia formativa del professionista. Esso presenta due livelli di utilità:

Per il professionista:

• pianifica nel tempo lo sviluppo professionale personale; • mantiene e sviluppa le conoscenze e competenze professionali;

• documenta il percorso per il mantenimento e sviluppo delle conoscenze e competenze professionali;

• identifica aree di forza e aree da migliorare in relazione agli obiettivi profes-sionali;

• responsabilizza a diagnosticare i propri bisogni di apprendimento e a verifi-carli con il contesto di appartenenza;

• accompagna e supporta il professionista nei cambiamenti organizzativi e pro-fessionali;

• supporta i processi di auto-valutazione del personale ed allena al suo uti-lizzo.

Per l’azienda/professione:

• rappresenta un strumento che contribuisce al governo della formazione; • dichiara e orienta la formazione attraverso la definizione e declinazione

de-gli obiettivi formativi;

• fornisce feedback sui percorsi formativi e sul “patrimonio” professionale di-sponibile:

• orienta chi, a diversi livelli, progetta ed eroga interventi formativi; • è strumento di negoziazione;

• è strumento che rende esplicito e trasparente l’investimento formativo.

Sezioni del Dossier Formativo Individuale

Il Dossier deve essere ancorato all’anagrafica dei professionisti sanitari italiani e permettere di verificare dati anagrafici, titoli di studio e percorso formativo effettuato dal professionista nel corso degli anni. Esso si avvale di quattro spe-cifiche sezioni documentabili:

1asezione. Anagrafica: con l’indicazione del profilo professionale, della

collocazione lavorativa (posizione organizzativa) e del curriculum.

2asezione. Programmazione: il fabbisogno formativo individuale definito:

a) in rapporto al profilo e alle aree di competenza dell’operatore e b) in rapporto alle caratteristiche dell’attività clinico-assistenziale svolta.

3asezione. Realizzazione/Evidenze: le evidenze relative all’attività di

forma-zione effettuata (documentaforma-zione, crediti, tipologie di attività) e alle altre at-tività considerate rilevanti (docenza, tutoraggio, ricerca).

4asezione. Valutazione: la valutazione periodica (da parte del singolo

profes-sionista, dell’Azienda, degli Ordini etc.).

Struttura del DF individuale e di gruppo sulla base di una matrice delle competenze

Sulla base di un approccio che tenga conto della possibilità di rappresentare la multidimensionalità e la specificità delle professioni sanitarie, si propone un si-stema semplificato, ma che si ritiene esaustivo, per classificare le competenze e le conseguenti attività formative a queste correlate, suddiviso in tre macroaree descritte in tabella.

Le tre macro aree di competenze

Competenze tecnico specialistiche

Competenze medicospecialistiche e delle di-verse professioni sanitarie (di cui ai decreti ministeriali)esercitate sia individualmente (co-me liberi professionisti) sia negli ambiti or-ganizzativi previsti dal 229/99, dai CCNNLL delle diverse aree contrattuali, e dagli atti aziendali.

Competenze generali sanitarie clinico e assi-stenziali relative al proprio profilo professio-nale.

Competenze di processo relazionali/co-municative

Competenze relative alla capacità di relazione, comunicazione e rapporti con i pazienti, con gli altri soggetti dell’organizzazione (colleghi e Direzioni) con soggetti esterni (istituzioni), con i cittadini e con gruppi di lavoro.

Competenze di sistema organizzativo/ge-stionali, situazionali e di ruolo

Competenze relative alle modalità con cui le competenze tecnico professionali vengono applicate nel proprio contesto di lavoro.

In questo ambito vanno ricomprese le com-petenze generali sanitarie clinico e assisten-ziali relative al codice deontologico, alla co-noscenza delle norme generali, e del conte-sto organizzativo nel quale si opera.

Attività formativa (e crediti formativi)

Rientrano in questa area le attività formative ef-fettuate in accordo a linee guida stabilite dalle So-cietà Scientifiche relative agli specifici ambiti pro-fessionali e in rapporto all’evoluzione tecnologi-ca e scientifitecnologi-ca.

Rientrano in questa area le attività formative re-lative al mantenimento/aggiornamento delle com-petenze cliniche e assistenziali di base del pro-prio“core” professionale.

Attività formativa (e crediti formativi)

Rientrano in questa area le attività formative re-lative al lavoro in èquipe, ai processi di integra-zione e comunicaintegra-zione interna ed esterna, alla co-municazione con i parenti, i pazienti etc.

Attività formativa (e crediti formativi)

Rientrano in questa area le attività formative/i re-lative alla declinazione del proprio agire profes-sionale nei contesti operativi, relative alla gestio-ne della sicurezza del paziente, all’appropriatez-za, alla organizzazione e gestione dei contesti or-ganizzativi e finalizzate alla qualità dei servizi e delle cure.

Razionale allocazione delle risorse.

Rientrano in questa area le attività formative re-lative al mantenimento/aggiornamento delle co-noscenze in tema di deontologia ,etica professio-nale, conoscenza della legislazione e del contesto.

Introdurre la cultura e la valorizzazione della documentazione dei percorsi for-mativi significa non solo responsabilizzare il singolo professionista, ma signifi-ca anche introdurre nuove modalità per la valutazione del fabbisogno formati-vo e la verifica periodica di processo.

Queste nuove modalità dovrebbero essere svolte attraverso appositi Audit al-l’interno delle specifiche articolazioni organizzative aziendali per ciò che ri-guarda i professionisti dipendenti (es. specifici audit improntati alla “valuta-zione tra pari” e guidati dai responsabili del gruppo o della struttura o del di-partimento o suo delegato per la formazione), o in appositi Audit professiona-li presso gprofessiona-li Ordini, i Collegi, le Associazioni, per ciò che riguarda i professiona-liberi pro-fessionisti.

Struttura del dossier formativo di gruppo (DFG)

Il DFG si articola nelle seguenti sezioni.

Sez. 1 – Elementi di contesto/struttura del servizio

a. Mission di servizio

b. Caratteristiche dell’attività clinico - assistenziale c. Professionalità coinvolte

d. Definizione della tipologia di pazienti - utenti destinatari dell’attività pro-fessionale

e. Sistema delle relazioni interne ed esterne f. Negoziazione di budget

Sez. 2 – Obiettivi formativi di gruppo in riferimento ai problemi clinico-as-sistenziali, organizzativi, relazionali del proprio contesto/struttura (cioè agli elementi della 1a sezione), all’analisi del fabbisogno formativo e alla rileva-zione delle competenze del gruppo. Programmarileva-zione formativa di gruppo:

La programmazione formativa dovrà tenere conto:

A. delle aree e dei campi di apprendimento specifici e caratteristici della UO o del Dpt,

B. dei bisogni individuali e professionali espressi nei dossier individuali C. delle tre aree delle competenze previste nel Dossier

D. delle Aree di miglioramento necessarie

E. della negoziazione di budget e degli indirizzi del management aziendale La Programmazione delle attività formative conseguenti sarà declinata in un Piano Formativo di Gruppo di periodo annuale o pluriennale.

Sez. 3 - Realizzazione/Evidenze

La documentazione delle attività formative realizzate sarà registrata in un “Re-port di Gruppo” che dovrà indicare:

(tipo-logie formative utilizzate);

B. le aree di competenze maggiormente presidiate attraverso la formazione; C. le aree di miglioramento realizzate;

D. n° di professionisti coinvolti nelle attività formative.

Sez. 4 – Verifica periodica (annuale/triennale) di processo

Si articola in due diverse fasi:

• verifica iniziale, riguarda l’analisi dei fabbisogni di formazione e il Piano di Formazione di Gruppo.

• verifica annuale/pluriennale, riguarda il Report di Formazione di Gruppo. Il Dossier Formativo è creato e gestito solo su supporto Informatizzato messo a disposizione dal Cogeaps.

Proposta operativa per la “costruzione” del dossier sul portale CO.Ge.A.P.S.

Ogni professionista sanitario , sottoposto all’obbligo ECM, accede all’applica-zione collegandosi a http://application.cogeaps.it/DF/login.ot , entra nell’area riservata utilizzando login e password. Le password iniziali sono tutte

passwor-dtest e possono essere cambiate in autonomia.

Ogni altro futuro accesso per i professionisti potrà avvenire direttamente allo stesso indirizzo, con login: codice fiscale e la password passwordtest di libero cam-biamento. Ogni utente è invitato a modificare la password al primo accesso in-serendone una personale.

Compilata la parte anagrafica e professionale si procede alla costruzione del dos-sier cliccando sul link “nuovo dosdos-sier”, si aprono le tre aree:

Si ritiene ancora una volta ribadire che la costruzione del proprio dossier for-mativo viene lasciata alla libertà, autonomia e responsabilità del singolo pro-fessionista che dovrà rilevare ed indicare la percentuale di bisogno formativo per ciascuna area.

Per ciascuno dei tre item si aprirà un file a tendina con gli obiettivi formativi specifici coniugabili coerentemente all’interno di quella area.

Per l’area delle competenze tecnico professionali specialistiche:  Epidemiologia - prevenzione e promozione della salute. (ob.10a)

 argomenti di carattere generale: informatica e lingua inglese scientifica di livello avanzato. (17)

 contenuti tecnico-professionali (conoscenze e competenze) specifici di cia-scuna professione, di ciacia-scuna specializzazione e di ciacia-scuna attività ultra-specialistica. Malattie rare. (18)

 medicine non convenzionali: valutazione dell'efficacia in ragione degli esi-ti e degli ambiesi-ti di complementarieta’. (19)

 trattamento del dolore acuto e cronico. Palliazione. (21)

 fragilita' (minori, anziani, tossico-dipendenti, salute mentale): tutela degli aspetti assistenziali e socio-assistenziali.(22)

 sicurezza alimentare. (23)  sicurezza ambientale. (26)

 sicurezza negli ambienti e nei luoghi di lavoro e patologie correlate.(27)  sanità veterinaria. (24)

 farmacoepidemiologia, farmacoeconomia, farmacovigilanza.(25)

 implementazione della cultura e della sicurezza in materia di donazione tra-pianto.(28)

 innovazione tecnologica: valutazione, miglioramento dei processi di gestione dflle tecnologie biomediche e dei dispositivi medici. Health technology as-sessment.(29)

 tematiche speciali del ssn e ssr ed a carattere urgente e/o straordinario in-dividuate dalla cn ecm e dalle regioni/province autonome per far fronte a specifiche emergenze sanitarie.(20a)

Per l’area delle competenze di processo, relazionali e comunicative:  documentazione clinica. Percorsi clinico-assistenziali diagnostici e

riabili-tativi, profili di assistenza -profili di cura. (0b.3)

 appropriatezza prestazioni sanitarie nei lea. Sistemi di valutazione, verifica e miglioramento dell'efficienza ed efficacia. (4)

 integrazione interprofessionale e multiprofessionale, interistituzionale. (ob.8)  integrazione tra assistenza territoriale ed ospedaliera. (9)

 management sanitario. Innovazione gestionale e sperimentazione di mo-delli organizzativi e gestionali (vedi nota l). (11)

 aspetti relazionali (comunicazione interna, esterna, con paziente) e uma-nizzazione delle cure. (12)

 la comunicazione efficace la privacy ed il consenso informato. (7)  metodologia e tecniche di comunicazione sociale per lo sviluppo dei

pro-grammi nazionali e regionali di prevenzione primaria. (13)

 accreditamento strutture sanitarie e dei professionisti. La cultura della qua-lita’.(14)

 multiculturalita’ e cultura dell' accoglienza. Nell' attività sanitaria.(15)  tematiche speciali del ssn e ssr ed a carattere urgente e/o straordinario

in-dividuate dalla cn ecm e dalle regioni/province autonome per far fronte a specifiche emergenze sanitarie.(20b)

Per l’area delle competenze di sistema, organizzativo/gestionali,

situazio-nali e di ruolo:

 Applicazione nella pratica quotidiana dei principi e delle procedure del-l'evidence based practice (ebm - ebn - ebp). (ob.1)

 linee guida - protocolli – procedure. (ob.2)

 principi, procedure e strumenti per il governo clinico delle attività sanita-rie.(5)

 la sicurezza del paziente. Risk management.(6)

 epidemiologia - prevenzione e promozione della salute.(10c)  etica, bioetica e deontologia.(16)

 argomenti di carattere generale: informatica ed inglese scientifico di livello

Nel documento Aldo Pagni, (pagine 135-147)