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Il fautore di rinnovamento strutturale della medicina

Nel documento Aldo Pagni, (pagine 72-76)

Stefano Falcinelli* e Giuseppe Miserotti**

* presidente OMCeO Ravenna, componente Consulta deontologica nazionale ** past president OMCeO Piacenza, componente Consulta deontologica nazionale

N

on è facile scrivere di un amico e collega come Aldo Pagni perché da una parte c’è il rischio di limitarsi a redigere un mero formale elen-co di fatti più e meno importanti della vita del “nostro”, e dall’altro quello ancora più grave di mettersi a sottolineare i suoi meriti e le sue virtù. In quest’ultimo caso, infatti, siamo certi che Aldo non apprezzerebbe affatto una visione troppo “deferente” della sua lunga esperienza umana e professionale. Forti di questa convinzione abbiamo allora scelto di scrivere queste note, affi-dandoci ai due sentimenti che sempre ci hanno accompagnato in questi anni: la stima e l’affetto.

Nei primi anni ’80 molti medici di famiglia, e noi tra quelli, sentivano la ne-cessità di pensare a una nuova figura di dottore della persona, che superasse un modello francamente obsoleto che aveva fatto il suo tempo. Erano i tempi del dottor Tersilli che imperversava sugli schermi prima cinematografici e poi te-levisivi come emblema di un medico della “mutua” intento a perseguire più il personale interesse economico che non la salute dei propri assistiti. In quegli anni la Regione Emilia-Romagna iniziò a promuovere con regolarità dei corsi di formazione per animatori dei corsi di aggiornamento in medicina generale. Dopo aver frequentato i corsi, fummo tra i primi a far parte di questo Albo de-gli animatori regionali. Il fermento era diffuso. In molte parti d’Italia iniziava un percorso nuovo per i medici di famiglia. Sapevamo che analoghe esperien-ze stavano trovando risposta anche in Toscana. Nell’estate del 1982 per volon-tà dei dirigenti della Fimmg (Poggiolini, Panti e Boni) fu fondata a Firenze la Simg (Società italiana di medicina generale) e ne fu eletto Presidente Aldo Pa-gni. Da allora il nome di Aldo divenne sempre più famigliare e ricorrente, sia per chi s’interessava di vita sindacale sia per chi sosteneva la necessità di un nuo-vo medico di famiglia.

Aldo Pagni sottolineava – in un articolo tra i tanti scritti in quel tempo – la ne-cessità di una medicina generale sottratta almeno in parte alla tradizionale ege-monia accademica. Occorreva dunque superare lo sterile sapere appreso sui ban-chi della Facoltà di Medicina per appropriarsi del “sapere essere” servendosi del “saper fare”. S’intuiva la portata dell’innovazione professionale, che Aldo por-tava avanti con caparbietà. Bisogna dire che furono molti i colleghi affascinati dalla consapevolezza e dall’opportunità di un salto di paradigma della profes-sione. I primi programmi informatici e i primi computer fecero la loro com-parsa grazie anche a un progetto del Cnr cui Aldo collaborò in modo fonda-mentale. Paradossalmente, la massiccia dose di rinnovamento insita in una

se-rie di proposte portate avanti da Aldo e dalla Simg non ottennero il successo che meritavano, anche per alcuni problemi tecnici, fra cui lo scarso sviluppo delle tecnologie informatiche di quei tempi. Per circa un decennio, la cono-scenza di Aldo è quindi stata per così dire “a distanza”, attraverso la mediazio-ne costituita dalla lettura dei suoi contributi scritti, peraltro caratterizzati da notevole ricchezza di contenuti e fonti bibliografiche. Emergeva molto bene la sua statura intellettuale raffinata e colta, corredata di una visione complessiva dei problemi professionali. Le letture degli scritti di Aldo ci hanno sempre sti-molato al confronto con i problemi della nostra quotidianità, alla ricerca di un equilibrio virtuoso tra umanesimo professionale, scienza, deontologia, e le esi-genze di rispetto del rapporto tra costi e benefici dell’atto medico. Il tutto sem-pre volto alla tutela di una necessaria equità semsem-pre più difficile da praticare. Siamo certi che Aldo ha rappresentato per molti colleghi della nostra genera-zione una sorta di maieuta della medicina generale; questa necessitava di esse-re modificata sia negli aspetti formativi sia in quelli epistemologici.

In anni più recenti, all’epoca in cui Aldo fu eletto Presidente nazionale della FNOMCeO, il nostro rapporto è divenuto più istituzionale, poiché nel frat-tempo siamo stati eletti Presidenti dei rispettivi Ordini provinciali. Non sono mai mancate, in questo tempo, le occasioni di confronto su aspetti fondamen-tali per la professione. È accaduto frequentemente che la discussione su alcuni temi non potesse esaurirsi in modo confacente alle attese nelle sedi istituzio-nali, e che per tale ragione proseguisse anche in frangenti più amichevoli e in-formali, magari a tavola o – durante le trasferte romane, nei ritagli di tempo – durante una mostra di pittura, verso la quale potessimo nutrire un comune in-teresse. Non di rado la discussione si protraeva anche durante il viaggio di ri-torno in treno. Ma a Firenze si arrivava presto, e allora ecco a riprometterci che avremmo fissato alcuni punti sul PC per poi scambiarceli tramite mail. Molti sono i ricordi di quegli anni, ma ne riportiamo solo due, forse tra i più significativi. Il primo quando, noi giovani Presidenti alle prime armi, ci ritro-vammo praticamente asserragliati nella sala di un albergo romano a dover de-cidere se dare o meno l’avallo della FNOMCeO alla sperimentazione del me-todo Di Bella, divisi tra le ragioni della scienza e le necessità di un difficile mo-mento politico e sociale e Aldo condusse con saggezza il difficile dibattito. Il secondo ricordo è legato alla revisione del 1998 del Codice Deontologico a Montecatini con la lunghissima discussione sull’articolo 12 (divenuto poi 13) che introduceva per la prima volta tra i doveri etici del medico l’attenta valu-tazione del costo delle prescrizioni e dei trattamenti subordinandola sempre pe-rò alla buona cura del paziente; il tutto fu risolto dal famoso gerundio che tut-ti noi che eravamo presentut-ti ricordiamo con grande sollievo dopo il lungo stal-lo della discussione.

In questi ultimi anni, la revisione del Codice Deontologico ci ha visto lavora-re tutti insieme nella Consulta deontologica. Si è trattato di un’occasione irri-petibile di confronto, anche per rafforzare le capacità di mediazione tra le di-verse anime che caratterizzano la nostra professione. In questo compito, Aldo

ci ha sempre meravigliato per la sua preparazione sui più svariati temi, segno inequivocabile di un profondo e continuo intento di revisione degli argomen-ti, adeguandoli all’attualità e ai radicali mutamenti epistemologici della medi-cina. In particolare sui temi scottanti, quelli che non consentono tentennamenti circa il rispetto dei diritti e della libertà di scelta delle persone; riguardo a que-sti, Aldo ha sempre mostrato rigore e coerenza. Lo abbiamo visto difendere in modo convinto e fermo ogni limitazione che in qualche modo attenuasse la pregnanza, la portata o l’efficacia di un importante aspetto deontologico. Allo stesso modo lo abbiamo visto infastidirsi per l’emergere di posizioni ideologi-che o confessionali ideologi-che potessero – anideologi-che surrettiziamente – limitare libertà e volontà di chi condivide con lui una sostanziale visione laica dell’esistenza. Aldo ha sempre esercitato il suo ruolo con autorevolezza e imparzialità, ed è evidente che una personalità forte, formata da lungo esercizio professionale, in-carichi prestigiosi, verve appassionata di scrittore sospeso tra filosofia, etica, e deontologia, ma anche da profondo disincanto verso una politica avvezza al compromesso e alle piccole e grandi ipocrisie, possa apparire a qualcuno come fastidiosa ed ingombrante. Anche all’interno della Consulta deontologica sia-mo tra chi ha sempre creduto nel valore aggiunto di Aldo, rispetto al suo ruo-lo di consulente; questo ha sempre giovato alla completezza della discussione, alla complessità di una professione passata – forse anche troppo rapidamente – da un esercizio paternalista a quello dell’autonomia del cittadino. Un cam-biamento di prospettiva così radicale non poteva non creare scompensi e Aldo, forse prima di altri, ha intravisto in questo passaggio uno dei motivi di crisi del-la nostra professione.

Per quanto le discussioni sui problemi professionali abbiano costituito un con-tinuo e stimolante confronto con Aldo, in questi anni abbiamo avuto modo di cementare la nostra amicizia in altri piacevoli modi. Uno scambio di ospitali-tà nelle rispettive citospitali-tà di residenza, insieme a Giancarlo Aulizio, ci ha permes-so di trascorrere alcuni week-end indimenticabili tra buona cucina, arte, tradi-zioni e paesaggio. Pia, moglie di Aldo, con Manuela, Tiziana e Antonietta han-no avuto modo di fraternizzare e di scambiarsi curiosità, fatti, storie esistenziali fatte di famiglia, figli, nipoti, insomma di tutto quell’umano sentire che ha crea-to un cordone ombelicale fatcrea-to di complicità, di condivisione, di piccole e gran-di attenzioni che trova spazio nelle frequenti telefonate. La scorsa estate (2012) a Poveromo, nella residenza estiva di Aldo, abbiamo trascorso alcuni giorni tra mare, bagni, risate, ilarità e tanta spensieratezza. La leggerezza era tale e tanta che uno di noi (Beppe) entrò in piscina per un bagno ristoratore dimentican-do di sfilare dalla tasca l’IPhone…. Ebbene, miracolo della tecnologia (o ma-gia della Versilia) dopo aver messo al sole il telefonino per qualche ora, il mez-zo tecnologico ha ripreso a funzionare normalmente. Quante risate con Aldo che citava spesso modi di dire e ilarità tipiche della Toscana e di Firenze in par-ticolare, con Pia a fargli da contraltare per spiegarci che per lei, donna raffina-ta e colraffina-ta intellettuale del sud, non fu affatto facile ambienraffina-tarsi a Firenze! Du-rante un week-end fiorentino, Aldo, sapendosi contornato da tanti amici e

col-leghi, pensò di metterne alla prova la perizia. Si fece venire la febbre e noi con Giancarlo costituimmo un collegio medico per curare l’illustre malato! Pia, pre-occupata a prescindere per il suo “Aldino” ci costrinse ad un consulto a tre; do-po aver visitato ed auscultato il paziente fummo tutti concordi nel do-porre dia-gnosi di virosi influenzale e la tranquillizzammo affermando solennemente che la prognosi sarebbe stata favorevole! E che dire della gita a Fiesole, presso la pre-stigiosissima scuola di Musica in cui la figlia di Aldo e Pia – Valentina – inse-gna pianoforte e il cui direttore artistico è il genero Andrea Lucchesini, straor-dinario pianista che abbiamo avuto il piacere di sentire più volte in concerto sia a Firenze che a Piacenza. La musica addolcisce l’animo e lo nobilita. Le no-te musicali rappresentano uno straordinario linguaggio che parla ad ognuno se-condo la personale sensibilità. Ad Aldo riconosciamo tanti meriti e qualche for-tuna. Tra queste il poter vivere in una famiglia di musicisti a nostro avviso è un modo per arricchire l’animo e divenire più sensibili nei confronti degli altri. La musica esprime meglio delle parole i grandi temi della vita, così come le trage-die, l’ironia sottile, lo scherzo… Il Mahatma Ghandi affermava che “la nostra vita deve essere piena di musica in modo che la melodia pervada tutte le nostre azioni”. La serenità cha Aldo evidenzia nei rapporti umani trae qualche bene-ficio anche dal clima che respira nella sua famiglia. E non vi è dubbio che Al-do e Pia siano orgogliosi della loro bella famiglia. Oltre a Valentina, la primo-genita Ilaria è professore ordinario di Diritto processuale civile presso l’Uni-versità di Firenze. Di Ilaria abbiamo avuto occasione di leggere, su riviste pro-fessionali mediche, alcuni interessantissimi interventi sulla mediazione e sulla sua importanza in campo medico.

A questo punto non possiamo che augurare ad Aldo di consolidare quel carico di benevolenza che ha creato intorno a sé con l’impegno di una vita, ma anche con intelligenza e il giusto equilibrio fra serietà e ironia. Noi che abbiamo il privilegio della sua amicizia personale, gli porgiamo l’augurio ideale di tutti quei numerosissimi colleghi che – come è accaduto a noi per un certo nume-ro di anni – non lo abbiamo conosciuto di persona ma lo abbiamo apprezzato per quanto ha fatto e scritto per i medici italiani e per la nostra bellissima pro-fessione. Ma ad Aldo, medico e uomo vero, devono molto anche i comuni cit-tadini per avere trovato in lui uno dei più generosi e autentici rappresentanti di quella passione civile che tanto ha contribuito alla convivenza democratica, alla libertà e ai diritti.

Grazie Aldo della tua amicizia, che speriamo ci accompagni ancora per tanti anni.

La sua visione di una medicina per il mondo

Nel documento Aldo Pagni, (pagine 72-76)