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Don Bosco scrittore-educatore

Nel documento DON BOSCO EDUCATORE (pagine 186-191)

Sarebbe incom pleta la trattazio n e che rig u ar­

d a ciò che fece Don Bosco per la educazione

in-tellettuale della gioventù se non dicessimo qualco­

sa, sia p u re brevem ente, di lui come scrittore:

poiché, lo si avv erta bene, D on Bosco fu scrit­

tore in funzione di educatore.

D ’altronde, a d e tta di molti, « scrivere e d if­

fondere buoni libri ad istruzione della gioventù e del popolo fu un lavoro continuo del S an­

to » (213).

Pio XI, che lo conobbe e avvicinò nella in ti­

m ità, disse della sua vocazione allo studio (214) e delle sue pubblicazioni (215), oltre un centinaio, di cui alcune ebbero un esito straordinario di 40, 70 e persino 600 edizioni (216).

D ella sua p reparazione a scrivere sono una testim onianza la serietà degli studi fa tti in se­

m inario ed al C onvitto Ecclesiastico, e le molte opere, veram ente di polso, che egli lesse e studiò avidam ente in quei tem pi, come quelle di G iusep­

pe Flavio, del F leury, del C alm et, del Cavalca, del P assavanti, del Segneri, tu tta la Storia G e­

nerale della C hiesa dell’H enrion, che gli restò vi­

vam ente im pressa nella memoria, e m olti scrit­

ti in m ateria di Religione, come quelli di Mons.

M archetti, F rayssinous, Balmes, Zucconi e di molti a ltri ancora (217).

T ra i docum enti della sua vasta erudizione storica, sono notevoli u n a lettera di « Schiari­

m enti » in difesa dell’opuscolo II centenario di 167

San Pietro Apostolo, e la lettera da lui scritta Γ8 ap rile 1863 a ll’E ditore della Storia Popolare dei P a p i del C h antrel: di questa egli fa una critica esauriente, m ettendone a punto le num ero­

se deficienze ed inesattezze, indicando fatti, fonti, testi, citando nomi di P ad ri, di storici, g iudican ­ do e consigliando con una sicurezza e con una com petenza che fanno stu p ire (218).

Ma, p iù ancora che della erudizione e della critica, era am ante del bene dei giovani e della verità.

Ecco il giudizio che Don Bosco dava dei Pro­

messi Sposi nella Storia d'Italia: « La stim a che abbiam o di quest’opera non ci tra tte rrà tu tta v ia dal biasim are altam ente il ritra tto che ci porge di Don A bbondio e quello della sgraziata Gel- trude. Il M anzoni, che voleva dare all’Italia un libro veram ente m orale ed ispirato da sentim ento cattolico, poteva certo presen tarci migliori c a ra t­

teri; gli stessi rom anzieri d ’o ltr’A lpe ben a ltra idea ci porgono generalm ente del Parroco ca tto ­ lico. Il giovane poi che fin dai suoi prim i anni h a im parato, coll’am ore ai genitori, la venerazione al p ro p rio Parroco, dovrà necessariam ente ricevere ca ttiv a im pressione nella m ente e nel cuore dopo siffatta le ttu ra ». Q uindi — dice il biografo — non ne consigliava la le ttu ra ai giovanetti, p e r­

chè inesperti e im pressionabili, e solam ente la

tollerò quando fu nelle scuole p re scritta dal Go­

verno. D a ciò si argomenti che cosa Don Bosco pensasse degli altri rom anzi. D iceva continua­

m ente che i libri, anche non cattivi, m a leggeri ed appassionati, sono pericolosi, in specie p er la

m oralità (219).

Sem pre a proposito del suo amore alla verità e del suo coraggio nel difenderla, si sentì dire da Pio IX: « T re P api sono a voi debitori! Ne avete difesa la fam a oltraggiata, con la Storia d ’Italia, YEcclesiastica, e le Letture cattolich e» (220).

Alti P relati a Roma vollero m ettere a prova la p reparazio ne storica di Don Bosco, e ne rim a­

sero pieni di am m irazione (221).

Il Santo aveva anche u na buona preparazione linguistica (222). Lo stesso Leone X III, che tanto si distinse p e r il suo classico stile latino, restò m eravigliato al leggere una supplica scritta in ot­

timo latino da Don Bosco (223).

Si occupò p u re con risu ltati notevoli delle leggi e decreti della Chiesa, e ne diede am pie prove in speciali docum enti (224). Ma, ancor p iù che la scienza, am ava Gesù Cristo, e Crocifisso, come ap p u n to egli stesso ebbe a rispondere il 21 m ar­

zo 1858 a Pio IX, che lo aveva interrogato in p ro ­ posito (225). Egli nello scrivere non aveva altro fine che quello di far del bene, e non cercava la lode degli uomini. « Il mio studio, — diceva, —

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nel pred icare e nello scrivere, fu sem pre ed uni­

cam ente rivolto a farm i intendere da tu tti, sia nell/esposizione come nell’uso dei vocaboli più semplici e conosciuti » (226).

Abbiamo detto che egli aveva preveduto co­

me la scuola e la stam pa, cose eccellenti in sè, sarebbero diventate mezzi potenti p er sem inare l’errore e corrom pere i costumi. P er prevenire il m ale e giovare alla gioventù e al popolo, egli si dedicò a scrivere buoni libri. A questo fine to­

glieva molte ore della notte ai suoi riposi, e d u ­ ran te il giorno occupava tu tti gli istanti, che la cura dei suoi giovanetti, il sacerdotale m iniste­

ro e lo studio della teologia m orale gli lasciavano liberi.

Il tavolino della sua stan zetta era ingombro di quad erni e fogli, zep p i di note che andava dili­

gentem ente raccogliendo, so p ra ttu tto in difesa del­

la Religione e della Chiesa, e in relazione alla scuola. Con questo p re p a ra v a m ateria p e r i mol­

ti libri che andava ideando e dei quali l ’oppor­

tu n ità e l’eccellenza sarebbe stata p ro v a ta dalle molte edizioni e dai giudizi favorevoli pub b licati da personaggi di gran fama.

T u ttav ia, benché Don Bosco sentisse in sè la grazia e la potenza di tale missione, non si a t­

teggiò m ai a scrittore, nè m anifestò p er questo alcun sentim ento di vana gloria (227).

Il suo stile sem plice e patern o si rivela so­

p ra ttu tto nelle Memorie d c ll’Oratorio di San Fran­

cesco di Sales dal 1815 al 1855, da lui scritte per ordine del glorioso Pontefice Pio IX e riservate ai soli Salesiani: Memorie d e tt’Oratorio che vi­

dero la luce soltanto nel 1946, centenario ap p u n to della C asa M adre e centenario p u re della elezio­

ne di Pio IX a Vicario di Gesù Cristo.

Nel documento DON BOSCO EDUCATORE (pagine 186-191)