Con tante doti e con il corredo scientifico pre
paratosi attraverso un’applicazione allo studio ve
ramente eccezionale, Don Bosco era in grado di affrontare serenamente e con garanzia di successo i problemi dell’educazione intellettuale.
Anzitutto non sfuggì al santo Educatore l’im
portanza di questo ramo della Pedagogia. C hia
mato da Dio a una missione provvidenziale, era naturale che i suoi sforzi, specialmente agli inizi dell’opera sua, fossero dedicati preferibilmente all’insegnamento religioso, che egli fin da bambi
no aveva saputo im partire in modo del tutto ec
cezionale ai suoi piccoli, e talora anche già adul
ti, compaesani.
Continuò l’insegnamento del catechismo du
rante tutta la sua vita, persuaso che questo
apo-stolato sarebbe stato di grande efficacia per la formazione morale dei giovani e del popolo. Egli riuscì in tal modo uno dei più esperti e più gran
di catechisti della Chiesa.
Però, indagatore sagace, fin dai più teneri an
ni aveva compreso la somma importanza e la necessità di apprendere varie materie, come pure diverse professioni.
Si era agli inizi della campagna che i nemici di Dio avrebbero condotta a fondo servendosi di ogni mezzo per esaltare l’istruzione « scientifica », la quale allora — ed oggi, ancor più decisamente
— prescindeva da tutto ciò che trascende la ma
teria, sostenendo perciò i princìpi malsani di quel naturalismo che conduce logicamente all’ateismo.
Erano a lui noti i danni cagionati dalle nuo
ve correnti del suo secolo, le quali praticamente sacrificavano all’istruzione intellettuale la for
mazione morale. Fin d’allora si pretendeva di di
stinguere tra istruzione ed educazione fino a scuo
tere il dovuto equilibrio tra lu n a e l’altra e a creare così degli uomini dalla testa smisurata
mente grande ma dal cuore gretto e rattrappito:
si rendeva per tal modo vana, tumida e malsana la struttura della formazione intellettuale.
Don Bosco, guidato dal suo intuito profon
damente pedagogico, aveva compreso che non vi poteva essere vera istruzione, la quale non fosse
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al tempo stesso una vera educazione. L ’istruzione infatti accompagna di pari passo lo svolgersi ed il compiersi dell’agire umano, il quale deve comin
ciare sempre con la conoscenza del fine per pas
sare poi a scegliere e ad applicare concretamente i mezzi che conducono al fine stesso.
Questa vigile coscienza del fine educativo, cui deve tendere ogni formazione intellettuale, accom
pagnò Don Bosco per tutta la sua vita e lo rese instancabile nell’attuazione del suo programma.
La sera del 15 aprile 1885, parlando con un valente avvocato, si soffermava sulla ricerca dei motivi di tante aberrazioni dilaganti. L ’interlo
cutore dava delle spiegazioni piuttosto secondarie;
onde il Santo: « No, no, mio buon avvocato. La causa del male è una sola: l’educazione pagana che si dà generalmente nelle scuole. Form ata tut
ta su classici pagani, imbevuta di massime e di sentenze pagane, im partita con metodo pagano, oggi che la scuola è tutto, questa educazione non formerà mai veri cristiani. Ho combattuto tutta la mia vita contro questa perversa educazione che guasta la mente ed il cuore della gioventù. Fu sempre mio ideale riform arla su basi schietta
mente cristiane. Per questo ho intrapreso la stam
pa castigata dei classici latini profani più usati nelle scuole: per questo hp cominciato la pubbli
cazione di scrittori latini cristiani. Ho mirato a
questo con molti avvertimenti dati ai Direttori, maestri e assistenti salesiani » (153).
Don Bosco aveva tracciato a Don Barberis il vero scopo della educazione intellettuale: e cioè abituare l ’alunno a percepire, a riflettere, a giudi
care e a ragionare rettamente.
Orbene, è notevole lo sviluppo che il primo maestro — vorremmo dire, ufficiale — di Peda
gogia nella Società Salesiana, diede, nei suoi A p punti di Pedagogia Sacra, alla educazione intel
lettuale, seguendo le direttive di Don Bosco. Que
sti voleva coltivata ed equilibrata tutta l'intelli
genza: e ciò, mentre i fautori dell’istruzione laica, ipocritamente chiamata « neutra », si preoccupa
vano di arricchire l’intelletto degli alunni con mol
te cognizioni, trascurando poi di formare le gio
vani menti soprattutto alla riflessione.
Eppure, non l’uomo erudito, ma quello rifles
sivo e ragionatore porta maggior giovamento alla civile società. A che servono infatti le molte co
gnizioni, qualora non siano dovutamente com
prese, approfondite, assimilate, e al tempo stesso rettamente orientate? Y ’ha di più. Don Bosco, da saggio educatore, mentre s’ingegnava di procu
rare il debito sviluppo a tutte le attività intellet
tuali dell’alunno, non dimenticava mai l’alta, di
vina missione di formare tutto l’uomo, indirizzan
dolo ai suoi eccelsi destini. Egli stimava essere
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grave errore il coltivare la sola formazione intel
lettuale a scapito di quella riguardante anche le altre attività umane, con danno irreparabile per la personalità delleducando.
L ’umana società, non lo ripeteremo mai abba
stanza, ha bisogno di cervelli ben compresi delle vere e altissime finalità dell’uomo: e non di teste ricolme di svariate cognizioni più o meno utili, ma totalmente prive di ciò che maggiormente im
porta. Forse Don Bosco, nelle sue ripetute con
versazioni con l’Allievo, eminente pedagogista di Torino, aveva conchiuso con lui che il buon edu
catore non deve limitarsi al cranio e al cervello, ma estendersi all’uomo, a tutto l ’uomo.
Don Barberis, formato nell’Università Piemon
tese, non poteva prescindere dall’insegnamento scientifico dei suoi Professori; anzi, delle verità apprese alla loro scuola, egli seppe servirsi per dar vigore al suo insegnamento, appoggiandolo su basi che tenessero nel dovuto conto i nuovi por
tati della scienza. E così, nei suoi Appunti, parla dei princìpi fondamentali, delle leggi, dei limiti dell’educazione intellettuale; tratta del buon maestro, delle linee generali della didattica e delle diverse forme d’insegnamento; dedica pure una speciale sezione alla memoria e ai mezzi per eser
citarla e rinvigorirla opportunamente.
Tuttavia, formato alla scuola di San Giovanni
Bosco, insiste e si preoccupa ancor più perchè l’educazione intellettuale sia impartita, non solo ampiamente, ma, soprattutto, rettamente.