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Educazione estetica per mezzo della Liturgia

Nel documento DON BOSCO EDUCATORE (pagine 77-83)

Mezzo sovrano e di somma importanza, di cui si serviva Don Bosco per la formazione del senso

estetico nei suoi giovani, era il culto sacro.

Splendore d’arte egli volle nelle Chiese da lui costruite (58).

Nella casa di Dio esigeva ordine e proprietà somma: nei paramenti, nei vasi sacri, nella sacre­

stia, in tutto.

Ciò che si riferiva al culto era da lui tenuto in grande onore. Anche le più piccole cerimonie, come il segno della croce, gl’inchini, le cerimo­

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nie, le voleva fatte con dignità e divozione (39).

Voleva che la Santa Messa fosse servita (60) e celebrata con grande compostezza e divozio­

ne (61). Egli stesso, già prete, fu visto fare talo­

ra da accolito per dare il buon esempio (62).

Stabilì per tutti la scuola di cerimonie (63):

fomentava ogni atto di culto (64).

Il suo esempio era mirabile (65). Il Marchese Scaram pi veniva alle funzioni di Maria Ausilia- trice attratto dalla divozione e maestà del cul­

to (66): e, come lui, molti altri.

Per fomentare l’amore e la grandiosità del culto approvò la fondazione della Compagnia del SS. Sacramento e del Piccolo Clero (67).

Voleva infondere nella mente dei suoi giovani l’idea quanto più eccelsa possibile della maestà di Dio e delle sue perfezioni infinite.

3. Educazione estetica

nelle Scuole Classiche e Professionali.

Appena ebbe aperte le scuole, altrettanto egli faceva nel campo letterario, ove sapeva met­

tere in magnifica luce i migliori brani degli au­

tori più insigni della lingua italiana, latina e greca, che egli aveva studiati e gustati nel pe­

riodo di formazione. Lo sviluppo da lui dato agli studi, che voleva fatti con diligenza, serie­

tà e costanza, sotto la guida di professori forniti di un ottimo gusto letterario, è anche una prova irrefragabile del suo amore a tutto ciò che fosse bello.

Avremo occasione di esporre quanto egli sep­

pe realizzare, coadiuvato dai suoi figli, per ren­

dere accessibili ai giovani le bellezze classiche delle diverse letterature senza che ne scapitasse la loro formazione morale.

Nella misura voluta, altrettanto egli fece nel cam po professionale e agricolo, valendosi della sua personale esperienza. Sono da am m irare in­

fatti le vie della Provvidenza nel condurre il giovanetto Bosco all’apprendim ento dei diversi mestieri, dei quali avrebbe potuto poi giovarsi a vantaggio dei suoi giovani quando avrebbe ini­

ziato le scuole professionali.

A questa sua personale esperienza in ogni ge­

nere di lavori manuali si deve in p arte l’impulso da lui dato alle scuole di arti e mestieri, e quindi anche a quella educazione estetica, che è neces­

sariam ente annessa all’apprendim ento dell’arte.

Ne sono una splendida conferm a le deliberazioni del Q uarto Capitolo Generale, che si occupò an­

che di dare un indirizzo estetico agli artigiani, sia dal punto di vista tecnico della esecuzio­

ne, che da quello artistico del disegno professio­

nale.

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E cco le decisioni prese: < Non basta che l’a­

lunno artigiano conosca bene la sua professione, ma, perchè la possa esercitare con profitto, biso­

gna che abbia fa tta l’abitudine ai diversi lavori e li com pia con prestezza. Ad ottenere la prim a cosa gioverà: secondare possibilmente l’inclina­

zione dei giovani nella scelta dell’arte o m estiere;

provvedere abili ed onesti maestri d’arte, anche con sacrifìcio pecuniario, affinchè nei nostri labo­

ratori si possano com piere i vari lavori con p er­

fezione. È necessario inoltre che il Consigliere Professionale e il Maestro d’arte dividano, o con­

siderino come divisa, la serie progressiva dei la­

vori che costituiscono il complesso dell’arte in tanti corsi o gradi, per i quali facciano passare l’alunno, così che questi, dopo il suo tirocinio, conosca e possieda com pletam ente l’esercizio del suo mestiere >. Si p arla quindi del tempo neces­

sario per l’apprendim ento dell’arte: « Non si può determ inare la d u rata del tirocinio, essendo che non tutte le arti richiedono ugual tempo per ap ­ prenderle; ma per regola generale può fissarsi a cinque anni ».

R iguarda particolarm ente la formazione a rti­

stica degli artigiani la seguente deliberazione: « In ogni casa professionale, nell’occasione della distri­

buzione dei premi, si faccia annualmente un’espo­

sizione dei lavori com piuti dai nostri alunni, ed

ogni tre anni si faccia un’esposizione generale a cui prendano p arte tutte le nostre Case di A r­

tigiani ». Inutile dire che le mostre professionali e agricole salesiane sono tu tt’oggi in grande onore presso i figli di Don Bosco.

Nel medesimo Capitolo Generale si pro­

muoveva inoltre l’emulazione degli allievi, e si p rocu rava di stimolarli alla perfetta esecuzione dei lavori, con un provvedimento speciale inteso a dare settimanalmente ai giovani due voti distin­

ti, uno pel lavoro e uno per la condotta, e a di­

stribuire il lavoro a cottimo, stabilendo un tanto per cento ai giovani, secondo un sistema app rova­

to dalla Commissione incaricata. Quanto poi alla casa degli A scritti Artigiani, si stabiliva: « Sia ben fornita di m ateriale occorrente a perfezionarsi nelle diverse professioni ed abbia i migliori capi artisti salesiani » (68).

L ’educazione estetica promossa da Don Bosco nel cam po professionale culminò in quella m a­

gnifica presentazione dell’arte del libro die volle fare ai benefattori e am m iratori dell’O pera sua nell’Esposizione Nazionale di Torino del 1884. Egli aveva messo in m ostra nella galleria per la di­

d attica e la libreria, dove figuravano i prodotti delle arti grafiche, ben mille volumi d’ogni sesto e qualità, e saggi di disegno e di quanto si rife­

riva a scuole elementari, tecniche e ginnasiali:

Gl

il tutto in scansie di elegante struttura, dove spic­

cavano preziose legature.

Ma poi, in un intero padiglione di 55 metri di lunghezza per 20 di larghezza, collocò e mise in azione tutto il macchinario necessario per la produzione del libro. Il suo intendimento era di dare una dimostrazione pratica del molteplice la­

voro richiesto dalla produzione materiale del li­

bro. Ora, qui, la curiosità del pubblico assisteva al graduale processo per cui, da un mucchio di cenci, si arrivava alla confezione del volume.

Oltre a una nuova macchina per la fabbri­

cazione della carta, che produceva circa dieci quintali di carta al giorno, vi figurava il magni­

fico complesso d’altre macchine della cartiera, ti­

pografia e legatoria, e soprattutto si vedevano i giovanetti addetti all’apprendimento: il successo

fu straordinario (69).

Già il Regio Provveditore agli Studi, nel 1870, invitando la Direzione della tipografìa salesiana a partecipare alla mostra didattica di Napoli, aveva dichiarato che, fra gli editori di Torino, Don Bosco teneva « un posto distinto » e che il suo nome figurava « a buon diritto tra coloro che onorano la nobilissima delle arti moderne » (70).

Si resta compresi di ammirazione e stupore ancor oggi, quando si pensa al lavoro compiuto da Don Bosco e dai suoi figli in questo cam po.

Egli aveva detto al futuro Pio X I, suo graditis­

simo ospite allO rato rio nel 1883, che, special­

mente nell’arte del libro, intendeva « essere all’a­

vanguardia del progresso » (71). E il grande Pon­

tefice, rievocando, dopo mezzo secolo, quella vi­

sita, diceva: «D on Bosco con l’intuito del veg­

gente scorse e sentì di quale decisivo ausilio fosse l’arte tipografica ed editoriale ai nostri giorni per l’apostolato e l’educazione cristiana » (72).

4. La musica e lo spettacolo

Nel documento DON BOSCO EDUCATORE (pagine 77-83)