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Le protagoniste delle novelle di Ada Negri sono quasi sempre donne, di età e di esperienze diverse; la prima novella della raccolta ha per protagonista una donna anziana, come si può facilmente comprendere anche dal titolo Il posto dei vecchi. Essa è la storia, descritta in breve, di Feliciana, dal momento in cui rimane vedova, in età molto giovane e con due figli piccoli a cui badare, al momento della sua morte. La Negri si concentra in particolare sulla parte finale della sua vita, quando ormai anziana, dopo decenni di lavoro faticoso in fabbrica, arriva per lei il momento di ritirarsi e farsi aiutare dai due figli adulti. Si trasferisce quindi per un periodo dal primogenito e poi dal secondogenito, ma è costretta in entrambi i casi a vivere in spazi angusti e ad essere mal sopportata dalle nuore. Ormai molto vecchia, quando si rende conto di essere un peso per i figli che stanno progettando di mandarla in una casa di riposo, desidera ardentemente di morire, e viene presto accontentata.

In questa novella ritroviamo molti dei temi cari alla Negri: la maternità e il rapporto con i figli; il matrimonio infelice e una visione negativa del marito; la donna proletaria. Ciò che contraddistingue questa novella dalle altre è che la protagonista Feliciana è una donna anziana, che dopo una vita di privazioni, di duro lavoro e di cura dei figli è costretta a fare affidamento sulla sua prole per sopravvivere: «Eccomi. Ho finito. Adesso tocca a voi»9, dice ai figli. In un primo momento viene accolta da entrambi con gioia, coscienti dei sacrifici che la madre aveva fatto per loro e dunque prodighi nel fare altrettanto; ciò si trasforma negli anni in malessere, che porta l’anziana donna a sentirsi emarginata e confinata in spazi sempre più piccoli e angusti a causa della nascita dei nipoti, e ciò le procura un senso perpetuo di asfissia. La povera Feliciana dunque, dopo avere accettato l’idea di non essere più indipendente e di dover richiedere l’aiuto degli

8 Angela Gorini Santoli, p. 54.

114 altri, si sente un peso per i figli e per le nuore, desiderosa solo di morire per togliere loro questa fatica, impaurita dall’idea che la morte possa averla dimenticata, finché le sue preghiere non vengono finalmente esaudite. Ada Negri si sofferma a raccontare donne di diversa estrazione ed età, e con questa novella, e con Mater admirabilis poi, si concentra sulla vecchiaia: essa è presentata come l’ennesima fase della vita triste e faticosa, in cui non si riesce a godere del meritato riposo dopo una vita di privazioni e difficoltà, ma anzi si diventa solo un peso per le persone; per questo Feliciana prega di essere accontentata nel suo desiderio di morte, «vissuta come un aldilà pacifico dove affacciarsi ormai pacificati con il mondo», come scrive Ilaria Crotti10.

Ci sono altri temi però importanti in questa novella. Innanzitutto la condizione lavorativa di Feliciana sottolinea lo sfruttamento lavorativo femminile degli ultimi decenni dell’Ottocento, caratterizzato da moltissime ore di lavoro per una paga di sole due lire al giorno (perché questa era la retribuzione femminile, come si sottolinea nel testo, lasciando intendere che quella maschile fosse superiore per le stesse ore di lavoro); il duro lavoro di fabbrica porta poi ad una disumanizzazione della stessa Feliciana. Nonostante questo Feliciana è una donna molto felice ed ottimista, come rivela anche il suo nome, non scelto a caso dalla Negri ma con una precisa valenza simbolica, quasi ironica se si considera che in vecchiaia è respinta dalla famiglia come un oggetto inutile ed ingombrante.11 Feliciana però ricorda moltissimo anche la figurazione della madre di Ada Negri, Vittoria, che compare nella novella Il denaro; il nome Feliciana dunque richiama questa novella perché risponde al carattere di Vittoria. Inoltre ritroviamo anche in questa novella, in apertura, uno dei temi fondamentali di tutta la produzione di Ada Negri, ovvero l’infelicità matrimoniale: il marito è un ubriacone che sperpera tutto il denaro suo e della moglie in osteria; per questo la donna, quando lui si ammala, prega perché muoia, consapevole che per i suoi figli sarebbe stato meglio rimanere orfani di padre piuttosto che crescere con un tale esempio. I matrimoni infelici, e la descrizione con caratteri negativi degli uomini, sarà una costante in tutte le novelle di Ada Negri, poiché tale situazione sottolinea maggiormente la condizione di profonda insofferenza e tristezza delle donne. Ma la Negri dimostra la sua modernità

10 Ilaria Crotti, Luoghi reali e spazi simbolici ne “Le solitarie” di Ada Negri, a cura di Barbara Stagnitti, p. 99.

11 Alison Carton-Vincent, Enunciazione e ritratti femminili nella raccolta “Le solitarie”, a cura di Barbara Stagnitti, p. 85.

115 parlando anche di un aspetto totalmente dimenticato e trascurato nella letteratura, in particolare quella che ha per protagoniste le donne, ovvero le pulsioni sessuali di Feliciana, che in quanto donna non avrebbe diritto di esternare, e che le procurano profonda vergogna.

In un’altra novella ritroviamo per protagonista una donna anziana, ovvero in

Mater admirabilis, in cui la protagonista Assunta è una nonna, portinaia di un palazzo,

che si prende cura del nipote Lucetto essendo il figlio al fronte (siamo nella Prima Guerra Mondiale), mentre la nuora è scappata di casa con un altro uomo; nella descrizione di giornate sempre uguali, un giorno ad Assunta viene comunicata la morte del figlio, in un ospedale da campo. La donna, sconvolta dalla notizia, torna a casa dal nipote, decisa a crescerlo con le sue sole forze, e a non ridarlo alla nuora nel caso in cui questa dovesse tornare, perché Lucetto è l’unica cosa che le rimane in ricordo del figlio. Attraverso questa novella la Negri vuole commentare l’evento bellico che ha sconvolto l’Italia del primo Novecento e molte famiglie che hanno perso qualche familiare nelle battaglie, molti dei quali conosciuti personalmente dalla stessa autrice. Qui infatti, come ricorda Monica Biasiolo, si può rivedere un richiamo alla morte di Roberto, il figlio di Margherita Sarfatti che era partito per la guerra come volontario ed era morto al fronte. La scrittrice pone in particolare l’accento sull’entusiasmo dei giovani partiti per il fronte, e sulle numerose morti avvenute; anche in questo caso però parlano le donne, e gli uomini che partecipano all’evento bellico rimangono sullo sfondo.12 Il punto di vista è quello delle persone che sono rimaste a casa ad aspettare, e soprattutto qui a parlare è un’anziana signora che comprende poco la situazione politica che sta vivendo. Le domande che si pone sulla guerra che si sta combattendo sono elementari ma pertinenti, soprattutto quando si chiede il perché di questo conflitto, «ci deve essere un perché, che una povera donnicciuola non comprende: un perché ancor più grande di quel campo di morti. Se così non fosse, come farebbero tanti madri a tacere?».13 La descrizione di Assunta richiama anche alcune rappresentazioni pittoriche della Madonna, come l’affresco Mater admirabilis di Pauline Perdrau, giovane postulante francese, che si trova a Trinità dei Monti a Roma, soprattutto per la rappresentazione visiva di lei che

12 Monica Biasiolo, Tessitura di parole e iconografia di alcune pagine negriane, a cura di Barbara Stagnitti, p. 182.

116 lavora ai ferri.14 Ed Assunta può essere considerato un nome con una valenza simbolica, come era stato per Feliciana (e per molte altre protagoniste negriane): il nome crea infatti un parallelo tra la protagonista, figura di devozione ed affetto materno, e la madre per eccellenza, ovvero la Madonna.15

La presenza di una donna anziana in questa novella è molto differente rispetto alla precedente: mentre Feliciana viene ritenuta un peso dai suoi familiari, Assunta è invece fondamentale per la crescita di Lucetto, rimasto ormai senza genitori e quindi legato maggiormente alla nonna. Anzi il senso di attaccamento di Assunta nei confronti del nipote viene richiamato alla fine della novella, quando la donna si ripromette di non lasciare il bambino alla madre qualora lei dovesse decidere di riprenderselo. Le due figure quindi, in un’ottica familiare, sono diverse ma condividono un aspetto importante, che poi è ciò che unisce tutte le protagoniste negriane, ovvero una profonda solitudine: sia Feliciana che Assunta sono sole a combattere contro le difficoltà della vita, la morte dei mariti, di un figlio o l’abbandono da parte di questi. Un’altra particolarità che le lega, oltre all’età, è il duro lavoro che ha caratterizzato la loro intera vita, sia esso in fabbrica o in portineria: le due donne hanno lavorato duramente per tutta la loro esistenza, facendosi carico anche della famiglia, senza lamentarsi nemmeno del poco denaro ricavato da questa fatica. Inoltre, come il lavoro di Feliciana era un richiamo alla madre Vittoria, anche Assunta si richiama all’autobiografia della stessa Ada Negri, la cui nonna era stata portinaia di un palazzo nobiliare per moltissimi anni; la stessa Negri aveva abitato in questa portineria insieme alla madre e alla nonna, fino alla morte di quest’ultima, durante la sua infanzia, esattamente come Assunta e Lucetto. Quasi tutte le prose del libro si snodano in rievocazioni nostalgiche dell’infanzia e dell’adolescenza,16 in una nostalgia che ricorda solo gli aspetti buoni di quegli anni, nonostante le difficoltà, soprattutto per la presenza femminile della nonna ed in particolare della mamma Vittoria.

14 Monica Biasiolo, p. 183.

15 Alison Carton-Vincent, p. 85.

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