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3. FINESTRE ALTE

3.4. Le relazioni di coppia

Le quattro novelle che andremo ad analizzare trattano uno dei temi preferiti di Ada Negri, ovvero le relazioni uomo-donna, sia realizzate attraverso i matrimoni che attraverso unioni sentimentali; queste novelle però trattano aspetti differenti: ritroviamo il tradimento, una relazione resa impossibile da motivi economici, il matrimonio, ma anche un tema nuovo, ovvero il legame di dipendenza un po' subdola che si crea in certi frangenti. Le novelle in questione sono Epilogo, Il cane danese, La moglie e Prima di

morire.

Il primo tema, ovvero quello del tradimento, è presente in Epilogo: la contessa Sàrnici è in punto di morte, anche se non è una donna molto vecchia; il marito, di vent’anni più vecchio, passa il suo tempo ad assisterla. Sa che la moglie da qualche anno ha un amante, e dunque le domanda se vuole vederlo, e lei accetta la proposta, riconoscente. Così, una volta presente anche l’amante, la contessa Sàrnici muore, avendo al suo capezzale sia il marito che l’amante.

Il tradimento è molto presente nelle novelle de Le solitarie, e ha solitamente esiti tragici: Gianna in L’appuntamento si sente terribilmente in colpa e non si riconosce più, la protagonista de Un rimorso non riesce ad accettare il figlio nato da una relazione clandestina e ciò porta alla rovina del suo matrimonio e del suo rapporto con i figli, Cristiana ne Il crimine addirittura muore cercando di abortire. Il tradimento di Francesca Sàrnici nei confronti del marito è invece differente, come differente sono solitamente i personaggi di Finestre alte se considerati in relazione alla precedente raccolta. La differenza sta nel fatto che, mentre le donne de Le solitarie pagano sempre un prezzo, più o meno alto, per le loro relazioni extraconiugali, ciò non succede alla nostra protagonista, e anche la malattia che la colpisce ancora giovane portandola alla morte non è il riflesso di una sorta di punizione per la sua colpa. Questo perché la contessa Sàrnici non si sente in colpa: la relazione era nata quando lei aveva già superato i quarant’anni, ma era ancora una donna molto attiva, mentre il marito era di vent’anni più vecchio, e così «quel che doveva accadere era accaduto»;23 era rimasta legata ad entrambi gli uomini, molto diversi tra loro, e questo strano legame era potuto funzionare perché «quello che di sé stessa ella aveva dato all’uno, non era stato rubato all’altro:

166 così diversi i due uomini, così ricca la sua natura».24 Non c’è dunque in questa novella nessun aspetto negativo, nessun comportamento percepito come sbagliato, nessuna rivendicazione: i tre personaggi, la contessa e i due uomini che ama, sono persone rette ed educate, si rispettano nonostante il tradimento, sono portatori di valori e comportamenti positivi. La contessa Sàrnici è una donna buona, molto amata da tutti, che ha utilizzato la sua ricchezza per aiutare i più poveri durante tutta la sua vita; ha amato il marito e ha amato l’amante, ed è stata da entrambi profondamente ricambiata. Per questi motivi i due uomini riescono a riunirsi al suo capezzale, e il conte Sàrnici riconosce l’importanza che l’amante ha avuto nella vita della moglie, tanto da proporle lui stesso di chiamarlo, cosicché lei possa dargli un ultimo saluto, e lei muore in pace. Con questa novella Ada Negri rappresenta il tema del tradimento sotto un’altra prospettiva, spiegando che nonostante tutto alcuni equilibri si possono trovare anche nelle situazioni più disparate.

Il cane danese può essere considerata una novella in cui è presente un

tradimento affettivo più che fisico, dato che la protagonista si sposa col marito solo perché questo può garantirle una vita agiata, mentre lei è innamorata di un altro uomo. Questa giovane bella donna è innamorata di uno scultore povero, che sa di non poter sposare a causa della sua condizione economica, e accetta quindi la proposta di matrimonio di un ricco possidente; la donna si trova bene nella nuova vita di campagna, e comincia a piacerle anche il marito. Lo scultore povero le regala per le nozze un cane danese, che è molto attaccato alla padrona, la segue sempre e non la abbandona mai, e lei confida a Fido, il cane, i ricordi della sua precedente relazione con lo scultore. Un giorno lei e il marito partono per Milano con l’intenzione di rimanervi qualche giorno, e lasciano a casa il cane, che per la sofferenza non mangia e non beve per diversi giorni, fino a quando muore. Nel frattempo, a Milano, la donna incontra per caso lo scultore povero, e comprende che ormai il rapporto tra loro è completamente cambiato, finito, frutto solo del ricordo passato. Una volta tornata a casa, scopre della morte del cane, e la ritiene una fine quasi inevitabile, legata al termine della sua relazione con lo scultore. Il “tradimento mentale” della ragazza protagonista avviene perché ella passa tutto il primo periodo del suo matrimonio innamorata di un uomo che non è suo marito, un uomo però che non poteva garantirle ciò che sembra a lei interessare sopra tutto, ovvero

167 la ricchezza, tanto che l’amato viene sempre definito lo «scultore povero», e lei non ha mai nemmeno un attimo di dubbio circa l’impossibilità per loro di stare insieme. La novella inizia infatti con il chiaro pensiero della donna, quando afferma: «Amava, sì, lo scultore povero. […] capiva da sé che, purtroppo, in certi casi, l’amore è una cosa e il matrimonio un’altra. Mai, assolutamente, lo scultore povero l’avrebbe potuta sposare».25 Secondo Vanna Zuccaro: «Ella rinuncia quindi all’amore dell’artista per vivere una vita tristemente borghese»,26 e rimane in lei solo il ricordo dell’amore passato, reso attraverso la presenza di Fido, il cane danese. Il cane funge nella novella da chiaro richiamo alla relazione passata, come monito del grande amore che ha unito i due, e infatti rimane vivo fino a che vivo nel cuore della donna rimane l’amore per lo scultore. Quando la donna e lo scultore comprendono che il loro sentimento è ormai concluso, appare a lei una naturale conseguenza la morte dell’animale, che non manca ovviamente di procurarle un grandissimo dolore, ma che le sembra anche la fine più sensata.

Anche se il pensiero di Vanna Zuccaro sulla rinuncia all’amore della protagonista è assolutamente veritiero, non bisogna dimenticare che la Negri qui non ha presentato un’altra storia di un matrimonio infelice, e non solo perché la protagonista sceglie personalmente e consapevolmente chi sposare, ma anche perché il marito è un uomo che la ama e che le permette di avere una vita ricca e serena. Tanto che lei si ritrova ad essere appagata della vita di campagna, e comincia anche ad apprezzare il marito, sia fisicamente che caratterialmente. Anche in questo caso, la donna protagonista ha saputo accettare e seguire gli aspetti positivi della sua vita.

La storia de La moglie è un po' più particolare e anomala. Le protagoniste sono Claudia e Maria, due sorelle rimaste orfane molto anni prima; Claudia, di vent’anni più grande, ha allevato Maria come fosse sua figlia. Scopre un giorno che la ragazza è incinta di Matteo Faraglia, un suo corteggiatore del passato, che lei aveva lasciato perché doveva prendersi cura della sorella. Riesce a farli sposare, aiuta la sorella con il nipotino e lo tratta come se fosse figlio suo; Matteo e Claudia hanno un rapporto sessuale, e a lei sembra la cosa più naturale del mondo.

25 Ada Negri, Il cane danese, p. 161.

26 Vanna Zuccaro, Guardare/guardarsi per conoscersi: “Finestre alte” di Ada Negri, a cura di Barbara Stagnitti, Ada Negri. Fili d’incantesimo, Il Poligrafo, Padova, 2015, p. 146.

168 Le due donne sono descritte in maniera completamente antitetica: tanto Claudia è una donna forte, determinata, una gran lavoratrice, tanto la sorella Maria è invece debole, poco volenterosa e priva di un’aspirazione per il futuro. Claudia ha dovuto rinunciare a tutto per allevare e crescere la sorella dopo la morte dei genitori, rinunciando anche al matrimonio con Matteo Faraglia, uomo che lei ama e che nutre nei confronti di Claudia dell’affetto, anche se per il lettore è difficile stabilire di che tipo. Il triangolo amoroso che si crea appare inquietante se si considera che l’uomo è conteso dalle due sorelle, e sembra che tutti e tre i personaggi siano scissi tra ciò che si dovrebbe fare e ciò che in realtà fanno. Maria sa del legame tra Claudia e Matteo, ma è talmente debole da non riuscire a negarsi all’uomo, e accetta anche l’idea di sposarsi con lui (matrimonio totalmente organizzato dalla sorella); Claudia pretende che Matteo sposi la sorella, le prepara il corredo, si prende cura del nipotino, «fosse uscito dal suo grembo, non l’avrebbe amato così»27, ma trova naturale cedere alla tentazione e avere un rapporto sessuale con il cognato. Matteo Faraglia sembra il personaggio più lineare anche se non positivo, ma perlomeno il suo comportamento segue una logica, ovvero quella di approfittarsi di ogni situazione: si approfitta di Maria, giovane e bella, moglie ideale perché sottomessa, e si approfitta del sentimento che Claudia ha per lui, tenendola legata a sé e lasciandola prendersi cura di tutto. Nonostante il tradimento, Claudia non considera il suo gesto errato, poiché ritiene di essere lei la moglie di Matteo Faraglia, se non fosse per il mancato concepimento del figlio; la «moglie» del titolo non può che fare riferimento a lei.

Claudia rappresenta quel gruppo di donne negriane che hanno imparato a riconoscere le proprie pulsioni sessuali e a dichiararle, non considerando quanto però tale atteggiamento sia sbagliato; a differenza della contessa Sàrnici, la sessualità qui è destinata a portare scompiglio e a creare problemi nella famiglia dei protagonisti.

L’ultima novella del gruppo è Prima di morire, che si avvicina in parte alle descrizioni matrimoniali presenti nei racconti de Le solitarie, anche se non ci troviamo qui in presenza di un matrimonio infelice per dispotismo del marito, quanto piuttosto di una donna talmente buona e pacata da vivere in totale tranquillità la propria esistenza. Giovanna Doni viene data in sposa a sedici anni, trascorre tutta la vita come una donna buona e pacata; ha quattro figli, rimane vedova, e poi si ammala anche lei. I giorni

169 prima di morire è colpita da un delirio erotico che la porta a dire frasi lussuriose che fanno molto vergognare i figli; dopo la sua morte, i figli cercano di dimenticare i deliri precedenti, e di ricordarla innocente come era sempre stata in vita.

Come scrive Angela Gorini Santoli: «Giovanna è la mamma ideale, buona ed innocente»,28 ed è proprio questa innocenza che rende più difficile per i figli accettare il delirio erotico che la colpirà negli ultimi giorni della sua vita. Giovanna è la rappresentazione della donna buona, colei che prende tutto ciò che capita nella vita con estrema accettazione, che appare spesso quasi eccessiva, poiché è troppo debole per impegnarsi o combattere per qualcosa. Nonostante questo, Giovanna è attorniata dall’affetto dei suoi cari, i figli e i nipoti le vogliono molto bene, hanno per lei una costante attenzione proprio perché la percepiscono sempre come troppo tenera e innocente. A differenza di Claudia nella novella precedente, Giovanna non si è mai lasciata andare alla sua sessualità, percepita da lei come qualcosa da evitare, lontana dalla sua mentalità, che faceva parte però degli obblighi coniugali. La Negri descrive questo stato d’animo con parole emblematiche:

Fra Giovanna Doni e Giovanna Marsi [cognome del marito preso dopo il matrimonio] differenza grave non ci fu: all’infuori di certe ore della notte, pesanti come macigni, martorianti come supplizi, piene di gesti oscuri ch’ella per obbedienza compiva e lasciava compiere, cercando di non sentire, di non pensare, di non piangere; e dopo, dormire le era morire.29

È facilmente intuibile da queste parole come Giovanna sia una donna che non ha mai vissuto la propria sessualità, anzi l’ha sempre percepita come un obbligo facente parte del matrimonio, come necessità espressa dal marito. Per questi motivi appare incredibile il delirio erotico della quale è vittima negli ultimi giorni della sua vita, lei che era stata sempre così innocente. Molte donne di Ada Negri, in particolare quelle incontrate in

Finestre alte, che sono solite essere più consapevoli di sé stesse rispetto a quelle de Le solitarie, hanno imparato a riconoscere le proprie pulsioni sessuali, ad accettarle e a

viverle come parte integrante della propria esistenza. Se questa nuova consapevolezza può essere considerata anche figlia delle nuove generazioni, cresciute forse con maggiore cognizione (pensiamo per esempio a Lucetta de Il suo diritto), in realtà si ritrova anche in donne mature, basti tornare alla novella Epilogo appena prima citata,

28 Angela Gorini Santoli, Invito alla lettura di Ada Negri, Mursia, Milano, 1995, p. 125.

170 nella quale la contessa Sàrnici intraprende, superati i quarant’anni, una relazione extraconiugale anche frutto del fatto che il marito, molto più anziano, non può appagare la sua fervente vitalità. In contrapposizione a queste donne se ne presentano altre, di cui Giovanna può essere la maggiore esponente (anche perché in nessun’altra novella si ritroverà un riferimento alla sessualità così esplicito) che reprimono o negano la propria sessualità, manifestando una sorta di paura nei suoi confronti, e vivono il sesso in forma onirica, o come delirio nel caso di Giovanna, ed è sconvolgente che questo colpisca proprio lei che aveva represso per tutta la vita la propria sessualità. Vanna Zuccari sottolinea come: «solo la morte, rispettando il cliché romantico-borghese, porrà fine al delirio e allo scandalo».30