In una società come quella sarda che è essenzialmente patriarcale, non potevano mancare nelle novelle di Grazia Deledda la raffigurazione dei vecchi, figure patriarcali per eccellenza. La prima novella nella quale ritroviamo un nonno come protagonista è
La vigna nuova, che chiude la raccolta Chiaroscuro. Essa si basa sul rapporto tra nonno
e nipote, nella contrapposizione tra il presente e il passato: don Inassiu Boy è un anziano signore che assiste alla piantagione delle viti nei suoi terreni, e racconta alla nipote Onoria cosa tradizionalmente si era soliti fare in questa occasione quando lui era più giovane. La nipote, nel tentativo di rendere felice il nonno, cerca di ricreare la stessa atmosfera di gioco che il nonno le aveva descritto, non riuscendo però nel suo intento. Don Inassiu Boy infatti ricorda che, quando lui era più giovane, la piantagione delle viti era considerata una festa, alla quale erano invitati tutti i contadini amici, che aiutavano il padrone senza pretendere nulla in cambio, se non un buon pranzo e qualche bottiglia di vino e di acquavite. In particolare, questi venivano recuperati attraverso un espediente farsesco, ovvero i contadini fingevano di rapire il padrone, legandolo con edera, giunchi e fili d’erba, e lo riportavano così avvolto alla moglie per chiederne il riscatto, che consisteva appunto in acquavite e vino, oltre che uva passa e un vaso di sapa (sciroppo d’uva che si ottiene dal mosto appena pronto). Il racconto che il vecchio fornisce alla nipote è reso con una profonda nostalgia per i tempi passati, quando c’era un vero attaccamento alla terra e una rete di supporto e di aiuto familiare e di amici che erano disposti a lavorare gratuitamente per aiutare gli altri. Per questi motivi, per ricreare questo clima di festa, Onoria cerca di far rivivere questa esperienza al nonno, che
64 sostiene di essere «l’unico del paese che sia sempre riuscito a sfuggire alla farsa»113; con l’aiuto del servo don Inassiu Boy viene legato e “decorato”, e ciò richiama anche altri contadini che accorrono ad aiutare Onoria nella farsa. Il nonno, che aveva ben compreso cosa stava capitando, non può che intristirsi poiché non è possibile chiedere il riscatto alla moglie essendo questa morta da tempo; «sei sventata, tu!» dice alla nipote, «non ricordi che mia moglie è di là, nel regno di Dio!»114.
Il racconto di questa tradizione permette a don Inassiu Boy di mettere a confronto la società di quando era giovane con quella attuale, considerata da lui in maniera negativa: i tempi sono cambiati rispetto alla sua giovinezza, ora le persone sono costrette ad emigrare, i contadini vogliono essere pagati, non accettando più un po' di cibo come ricompensa per la fatica, e «amici non se ne trovano più neanche nei giorni di festa e neanche a pagarli».115 Il pensiero di don Inassiu Boy è quello tipico dell’uomo anziano, che considera gli anni passati sempre in maniera più positiva rispetto al proprio presente, dato che il tempo che passa porta inevitabilmente con sé dei cambiamenti personali che si fanno fatica ad accettare: rispetto agli anni della farsa, lui è rimasto vedovo ed ha perso la propria forza fisica, riuscendo ormai a muoversi poco e a fatica. È innegabile però che la società nel corso dei decenni è cambiata, portando come conseguenze un aumento dell’immigrazione e una diversa visione e considerazione delle tradizioni e degli aspetti sociali tipici, per cui la dinamica di aiuto viene meno poiché la società è diventata molto più individualistica rispetto al passato. Lo scontro tra presente e passato si esplica anche nel rapporto tra nonno e nipote. Il vecchio considera una stranezza il fatto che la nipote si appunti le loro chiacchiere su questa tradizione, segno che i giovani hanno la mente debole, mentre di lui dice: «ho qui in mente tutto quello che ho veduto e sentito in vita mia, scritto come sulle lapidi di marmo»; non vede nemmeno di buon occhio i capelli corti e il vestito alla marinara di Onoria, «più da maschietto che da donnina»116, ma nel complesso la nipote gli trasmette un senso di gioia. La contrapposizione tra passato e presente termina con il tentativo non riuscito da parte di Onoria di ripetere il rito della piantagione, trasmettendo però così un senso di tristezza nel nonno, rimasto senza la moglie. Il rapporto tra nonno e nipote risulta essere
113 Grazia Deledda, La vigna nuova in Chiaroscuro, p. 180.
114 Grazia Deledda, La vigna nuova in Chiaroscuro, p. 181.
115 Grazia Deledda, La vigna nuova in Chiaroscuro, p. 179.
65 un rapporto molto positivo, di amore e di condivisione, grazie appunto alla volontà di Onoria di riportare alla mente del nonno dei momenti felici, e alla scelta di don Inassiu Boy di seguire la nipote nel suo tentativo, facendo finta di non sapere a cosa stia andando incontro e quindi non bloccando il suo piano.
Di rapporti tra nonno e nipoti parla anche l’altra novella che ha come protagonista principale il capofamiglia della famiglia Coina, ovvero nonno Bainzone; questo è presente nella novella Il fanciullo nascosto, che apre la raccolta omonima. La famiglia Coina è una famiglia patriarcale, in cui tutti rispettano la figura di nonno Bainzone, a cui tutti chiedono consiglio prima di prendere decisioni importanti (anche se poi non sempre li seguono). Tutti gli uomini della famiglia, ovvero i figli, i nipoti e i pronipoti di Bainzone, si riuniscono nella cantina della casa del nonno, nella quale lui vive con la figlia Telène e il giovane figlio Bainzeddu. Si ritrovano perché la famiglia Coina è in lotta con un’altra famiglia, e il primogenito di Bainzone teme per la propria vita; il piano che tutti presentano al vecchio, per avere la sua approvazione, è quello di inscenare il rapimento del piccolo Bainzeddu per far ricadere la colpa sul nemico, che finirebbe in carcere, e non potrebbe più rappresentare un pericolo per gli altri. Bainzone non risponde alle domande dei parenti sulla validità del piano, ed essi dunque decidono di agire ugualmente. Il giorno seguente Bainzeddu effettivamente scompare, e nessuno sa dove sia finito: la madre e tutti i parenti si disperano, temendo che egli possa essere stato veramente rapito dalla famiglia Bellu, e si riuniscono nuovamente in cantina per decidere come comportarsi; qui scoprono che il bambino era stato nascosto dal nonno, che non aveva avvisato nessuno.
Nonno Bainzone rappresenta la figura patriarcale per eccellenza, quella dell’uomo anziano al quale spetta l’approvazione o meno di tutte le decisioni prese dai propri familiari, tutti inevitabilmente sottomessi alle sue scelte, nonostante la sua età avanzata e il fatto che ormai non parli con nessuno. Come si spiega già all’inizio della novella: Continuamente i figli e i nipoti e i pronipoti lo visitavano, specialmente per chiedergli parere e consiglio in certi gravi casi di coscienza, salvo poi a non dargli retta. Ma il solo pensiero che egli sapeva ciò che essi volevano fare, anche se ingiusto, soprattutto se ingiusto, acquetava la loro coscienza: così se qualcuno li rimproverava essi potevano rispondere pronti: il nonno non ha detto niente. E questo bastava, per acquetare tutti.117
66 Non è dunque tanto importante la “voce” del nonno, quanto la sua presenza, il poter rivolgersi a lui per avere una sorta di benedizione. Per questo tutti i figli e i nipoti riuniti chiedono il permesso a Bainzone di agire con il loro piano, e non lo fanno senza avergli prima esplicato esattamente la situazione. La riunione avviene nella cantina della casa in cui vive Bainzone, luogo di ritrovo per antonomasia, nella quale si poteva parlare con tutta libertà, senza temere di essere ascoltati dai vicini di casa o dai passanti; la chiave della cantina era tenuta dal nonno, poiché solo con lui si scendeva in cantina a parlare dei propri problemi. Ovviamente la società rappresentata nella novella non è solo patriarcale ma anche maschilista, poiché sono solo gli uomini della famiglia, giovani e meno giovani, a riunirsi nella cantina per presenziare alla riunione; le donne non sono ammesse a prendere decisioni insieme agli altri familiari, nemmeno Telène, che è la mamma del bambino che dovrebbe essere rapito. Uno dei cugini infatti domanda se la madre del ragazzo sapeva e approvava il progetto, e «”Lo sa! Lo sa!” – disse con accento di noia un altro. – “È una donna, Telène!”»,118 segno che la sua approvazione o meno non era importante per la riuscita del progetto. L’unica voce che conta è quella del nonno, il quale però non risponde alle domande di approvazione; non avendo ricevuto una risposta negativa, i parenti decidono di attuare la loro idea. Ma Bainzone li precede: nasconde il bambino senza avvertire nessuno, nemmeno la madre, per essere sicuro che la loro reazione sia spontanea, per far in modo che il nemico di famiglia sia considerato colpevole vedendo la reazione della famiglia Coina; è ancora una volta il nonno a prendere le decisioni e a muovere le fila degli eventi, senza che nessuno degli altri sappia nulla. Ciò dimostra come il suo potere all’interno della famiglia sia ancora forte, nonostante i parenti credano ormai che l’anziano uomo sia troppo vecchio per aiutarli veramente.
La disputa tra la famiglia Coina e i Bellu è data da motivi ereditari: le due famiglie sono imparentate, ma a causa di un’eredità mal divisa i due gruppi si erano sempre fronteggiati con «i soliti orrori», ovvero uccisione di bestiame, incendi, vigne e alberi divelti. Questa volta però la situazione sembra più grave: sta per uscire la sentenza del Tribunale che dovrebbe essere favorevole alla famiglia Coina, e Juanne Bellu ha promesso che se così fosse sistemerà lui la situazione, ovvero uccidendo Paulu, il primogenito di Bainzone. Questa minaccia di morte in realtà non viene riferita in modo
67 chiaro, ma Paulu trova una croce disegnata col sangue nella porta di casa: ciò significa che è lui il prescelto che deve essere ucciso per sistemare la situazione. I metodi utilizzati per dirimere la questione non seguono ovviamente la legge e le vie legali, quanto piuttosto sono comportamenti regolati da consuetudini ancestrali, dati da tradizioni che prevedono di gestire autonomamente i torti subiti. L’idea di fingere il rapimento del piccolo Bainzeddu per far ricadere la colpa su Juanne Bellu serve per allontanare l’uomo dal paese, facendolo rinchiudere in carcere per essere sicuri che il suo spirito di vendetta non si rivolga verso Paulu; anche questo tipo di atteggiamento non può essere ascrivibile alla legalità, quanto piuttosto ad un tentativo casalingo ed interno di risolvere il problema. Nelle novelle della Deledda non appare mai la presenza delle forze dell’ordine come persone sulle quali si può contare, alle quali si può chiedere aiuto per fronteggiare i propri problemi; questi piuttosto vengono risolti personalmente, segno di una società individualista che non si fida dell’autorità e preferisce agire personalmente o al massimo aiutato dai propri familiari. Anche la società partecipa in parte a questi avvenimenti, poiché tutti i vicini di casa si mettono alla ricerca del bambino per aiutare la famiglia Coina, tutti sinceramente preoccupati per Bainzeddu; nessuno però allarga la ricerca anche alle forze dell’ordine, la dinamica rimane sempre all’interno della propria dimensione di appartenenza.
Torna anche il tema religioso grazie a Telène, la quale si dispera quando comprende che il figlio è realmente scomparso e non è stato nascosto dal fratello; invoca quindi il Signore sostenendo che «voi mi castigate bene! È giusto».119 Ancora una volta torna l’idea di un Dio vendicatore, che punisce le persone non appena questi si macchino di qualche peccato; in questo caso la colpa di Telène è stata quella di accettare l’idea presentatagli dai parenti, e di utilizzare il figlio come trappola nei confronti di Juanne Bellu. L’idea di un Dio vendicatore e punitore è tipica anche dei romanzi giovanili della Deledda, accompagnata però dalla consapevolezza della colpa commessa e dall’accettazione della necessità dell’espiazione e del sacrificio.120 L’idea del sacrificio è intesa da Telène in maniera letterale, dato che lei stessa domanda al padre di ucciderla, per porre una fine alle sue sofferenze e per espiare la propria colpa. Tutto ciò non sarà
119 Grazia Deledda, Il fanciullo nascosto, in Il fanciullo nascosto, p. 21.
68 necessario poiché la preoccupazione di Telène e di tutta la famiglia si rivelerà essere infondata.