• Non ci sono risultati.

Il rifiuto delle armi in Italia: dall’Unità alla seconda guerra mondiale

2.2 Non solo uomini davanti all’obiezione di coscienza: le donne e il rifiuto delle arm

2.2.1 Le donne e l’educazione alla pace

Tra le donne che si batterono per la diffusione di una cultura di pace e contro il militarismo lavorando nel campo della pedagogia, il nome più conosciuto (a livello mondiale) è sicuramente quello di Maria Montessori (1870-1952), che si spese non solo in Italia, ma anche in Europa e in altri continenti (si pensi in particolare alla lunga esperienza in India durante la seconda guerra mondiale), per una pedagogia che mirasse allo sviluppo spirituale dell’essere umano e che lo preparasse “scientificamente” all’organizzazione della pace.

54 Ci limitiamo a rimandare a Giuseppe Fiori, Casa Rosselli. Vita di Carlo e Nello, Amelia, Mario e Maria,

Einaudi, Torino 1999.

Nel 1933 Maria Montessori pubblicò La pace e l’educazione56 nel quale tracciava

le linee guida del suo metodo di diffusione della pace: alla base dell’educazione del bambino doveva esserci la libertà, che favoriva la creatività, e dalla libertà sarebbe poi scaturito il rispetto per gli altri, la disciplina (intesa come capacità di regolarsi da solo e di seguire delle regole di vita) e la consapevolezza che la violenza (fisica o verbale per la Montessori non fa differenza) era controproducente in qualsiasi rapporto umano. Insomma, la libertà di coscienza doveva essere uno dei primi valori che il fanciullo doveva scoprire e imparare e che lo avrebbe portato a rispettare gli altri e a non intraprendere azioni violente. È facile capire perché tale testo si diffuse facilmente tra i gruppi a sostegno dell’obiezione di coscienza al servizio militare.

Dopo essersene andata dall’Italia durante il fascismo, la Montessori rientrò nel 1946, e, nonostante l’età ormai avanzata, si impegnò per alcuni anni nella ricostruzione dell’Opera Montessori che era stata smantellata dal fascismo nella metà degli anni Trenta. Si trasferì quindi in Olanda (dove sarebbe poi morta nel 1952). Anche se ormai non aveva più le energie per partecipare attivamente alle battaglie pacifiste e di emancipazione della donna come aveva fatto in precedenza (per esempio al Congresso Femminile di Berlino del 1896 e a quello di Londra del 1899), la sua figura era ormai diventata un simbolo, utilizzato dalle pacifiste e dalle educatrici di tutto il mondo (questa fama la portò a essere anche candidata per tre volte al Nobel per la Pace, dal 1949 al 1951).

Ma se Maria Montessori era un simbolo riconosciuto da tutti, esistono diverse altri figure, meno famose, di donne impegnate nella diffusione della pace sempre attraverso il campo educativo. È il caso per esempio di un’altra italiana, Fanny Dal Ry57, che appartiene alla generazione precedente rispetto a quella della Montessori. Di origini veronesi, la Dal Ry lavorava come maestra elementare a Genova dove, femminista e socialista, collaborava al periodico antimilitarista La pace58, fondato assieme a Ezio

56 Maria Montessori, La pace e l’educazione, Opera Montessori, Roma 1949. Una prima edizione del testo,

oggi praticamente introvabile, uscì nel 1933 in “Rivista Pedagogica”.

57 Lidia Mangani, Fanny dal Ry. L'educatrice, la pacifista, la femminista (1877-1961), tesi di laurea,

Urbino, a.a. 1987-88; Ead., Fanny dal Ry. Una maestra elementare tra pacifismo e femminismo, "Storia e problemi contemporanei", 1989, 4, pp. 87-107.

58 Si tratta di una rivista fondata nel 1903 da Ezio Bartalini (esponente dei “Giovani socialisti”) e aperto

Bartalini59, ed era la fondatrice del ricreatorio laico “F. Ferrer”. La Dal Ry all’epoca era conosciuta anche per una serie di studi psico-pedagogici e per diverse pubblicazioni sull’educazione del fanciullo che, come nel caso di Montessori, avrebbero dovuto promuovere una pedagogia volta alla diffusione della pace. Tra i suoi più importanti scritti c’è Giù le armi!, un libello pacifista scritto nel 1915 dove si racconta della crudeltà della guerra e dove l’autrice auspica una ribellione che veda anche le madri in prima fila:

Ammonimento a voi, madri sonnolente, che vezzeggiate i vostri bimbi sulle ginocchia con tenerezza divina, che pei vostri figli tremate d’angoscia e dareste il sangue e la vita… e poi – incoerenza fatale – li guardate partire verso anni di dolore, forse verso la morte, senza un grido di rivolta, senza ribellione…

O madre italiana, o madri d’ogni dove, io sogno il giorno, in cui bella e selvaggia come fiera, a cui sien tocchi i propri nati, ti ergerai risoluta, forte nella forza incoercibile del tuo amore, innanzi alla bocca sitibonda dell’abisso cupo, non mai sazio di vittime e lancerai fremente un grido poderoso, che si ripercuoterà per tutto l’universo col fragor delle rocce infrante: Basta!60

Gli esempi di donne impegnate nel mondo dell’educazione e nella diffusione di una cultura di pace potrebbero essere molti e non solo italiani. È il caso della statunitense Jane Addams (che fu premio Nobel per la pace nel 1931, come presidente della Lega internazionale per la pace e la libertà) o, per certi versi, ad Anna Seghers, coinvolta nel movimento per la pace e contro gli armamenti nucleari (nel 1949 partecipò anche al Congresso per la Pace nel Mondo di Parigi)61.

Ricordiamo anche come molte delle donne che si impegnarono nella battaglia per la pace facessero riferimento e trovassero ispirazione nelle idee tolstojane: la nonviolenza di Tolstoj “condannata, sia pure per motivi opposti, tanto dalle gerarchie cattoliche quanto da una parte degli intellettuali socialisti, veniva rimessa in circolo sia nel mondo

59 Cfr. in Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico 1853-1943, a cura di Franco Andreucci e

Tommaso Detti, Editori Riuniti, Roma 1975, vol. I, alla voce Bartalini, Ezio (1884-1962), firmata da G. Perillo, dove risulta che fu anche deputato alla costituente. Nella voce di Bartalini ci sono anche alcune righe su Fanny Dal Ry (1877-1961) di cui si ricorda il volume Giù le armi! e che fu "attiva collaboratrice del giornale [La Pace], nota pedagogista che diresse una scuola per fanciulli subnormali e fondò un ricreatorio laico intitolato a F. Ferrer".

60 Fanny Dal Ry, Giù le armi!, La Pace, Genova 1915 (dopo il), pp. 106-107. 61 Anna Seghers riceverà nel 1975 il premio del Consiglio per la Pace nel Mondo.

cattolico che in quello socialista dal femminismo pratico e dal suo impegno nel campo educativo”62.