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Due versioni della “cattiva” retorica.

CAPITOLO II – La medicina greca come modello di cura.

1.3. Due versioni della “cattiva” retorica.

Tornando al paragone medico nel Fedro cerchiamo di formulare una lettura che sia

315 Si veda, per fare un solo significativo esempio, la prima pagina dell'Apologia platonica. Rivolto ai giudici, all'inizio della sua orazione, Socrate pronuncia la nota affermazione di essere estraneo ai discorsi dei tribunali, di non essere capace di un discorso adorno “di belle frasi e parole, e nemmeno in bell'ordine” (17c), rivolto ai giudici li prega di concedergli di trattarlo come tratterebbero uno straniero, acconsentendo che parli nel modo cui nel modo in cui è abituato, concludendo così: “e mi pare ragionevole preghiera che […] badiate solamente a questo, e a questo poniate mente, se io dico cose giuste o no: perché questo è il dovere di chi giudica; com'è dovere di chi parla dire la verità.”, (18a).

coerente con il testo, ma che in questa sede non può tenere conto della mole di letteratura secondaria che pur sarebbe utile prendere in considerazione. Rispetto alla “proporzione” del

Gorgia bisogna notare innanzitutto delle differenze fondamentali. Nel Fedro è associata alla

medicina come corretta arte di “cura delle anime”, la “vera retorica”, laddove nel Gorgia corrisponde alla medicina la dykaiosyne, che si è ritenuto nella prima parte del presente paragrafo poter ricondurre all'elenchos, inteso come parte della “vera arte politica” che Socrate dichiara di possedere in 521d-e. Nel Gorgia è poi istituita una corrispondenza con la culinaria, in quanto arte che soddisfa il corpo dei “pazienti”, dando loro quello che desiderano facendo credere che sia ciò che gli porterà salute; al contrario del medico che costringe i pazienti a sottoporsi a purghe, cauterizzazioni, salassi o ad ingoiare bevande di cattivo gusto, a mangiare cibi poco saporiti, che porteranno tuttavia la salute nel lungo periodo. Allo stesso modo la retorica è considerata parte dell'adulazione in quanto imita la giustizia accontentando i cittadini e assecondando la loro opinione; fornendo cioè loro ciò che desiderano e ciò che essi stessi credono possa loro giovare, senza preoccuparsi delle conseguenze sul lungo periodo.

Nel Fedro la corrispondenza stabilita è differente: la falsa retorica è intesa come una

empeiria che riguarda solo i “preliminari” dell'arte, conseguente all'esperienza di colui che,

impratichito con farmaci e purganti, ha imparato come ottenere certi risultati nel corpo di un paziente, ma senza sapere in quali occasioni sia utile un provvedimento piuttosto che l'altro. Costui è medico solo in apparenza, e può ingannare l'ignorante, così come il falso retore è retore solo in apparenza, perché pur sapendo scaldare o raffreddare la folla a suo piacimento e provocare ogni sorta di mutamenti dell'umore di una platea per influenzarne le decisioni, non sa quando e a quali decisioni deve indurli, né da quali dissuaderli. Così come colui che cerca di convincere l'amico a comprare un asino chiamandolo cavallo (260b6-c1), senza sapere lui stesso cosa sia un cavallo, ma spingendo l'ascoltatore in una certa direzione, solo perché “sa che egli crede che l'asino si chiami cavallo”.

Da queste due immagini della retorica ottenute attingendo dai due dialoghi, si evincono differenze e affinità. Un primo punto in comune è il parallelo con la medicina: in entrambi i casi la retorica adulatrice è considerata come l'usurpatrice di un'arte che si configura come “medicina dell'anima”. Nel Gorgia si tratta della dikaiosyne, nel Fedro della “buona retorica”. In secondo luogo è costante il rapporto che unisce queste due arti e la retorica: si tratta di un rapporto imitativo, di somiglianza.316 Sono tuttavia differenti gli aspetti che vengono 316 Nel Gorgia si veda ad es. 464d1: “simula d'essere quella parte sotto cui s'è insinuata”; nel Fedro che il rapporto sia d'imitazione è meno esplicito, ma è chiaro nella descrizione del falso medico (268a-b) che le

considerati rilevanti al fine di questa somiglianza. La falsa medicina assomiglia alla medicina nella pratica concreta: le pratiche del falso medico sono le stesse di cui fa uso il medico, e sono efficaci nell'ottenere determinati risultati immediati, e che in via del tutto casuale potrebbero forse anche condurre alla salute. Similmente il falso retore è considerato nel Fedro come colui che possiede gli stessi strumenti di cui fa uso il retore conduttore di anime, e tuttavia non avendo la conoscenza necessaria non può davvero modificare l'opinione degli ascoltatori, ma può essere persuasivo solo basandosi su quello che gli ascoltatori già pensano (cfr. 260b). È evidente che praticando qualcosa di simile, ed essendo capace di produrre effetti nell'animo degli ascoltatori (ma effetti passeggeri, si badi bene),317 il retore e colui che vuole

condurre le anime verso la virtù (come l'amante del secondo discorso), possono essere confusi.

Nel Gorgia invece è la culinaria ad esser considerata somigliante alla medicina, in quanto gli scopi delle due arti possono essere confusi: il piacere è infatti ciò che è percepito immediatamente come benefico per il corpo. Allo stesso modo il retore assomiglia a colui che guarisce le anime, sulla base della somiglianza degli scopi dei rispettivi saperi: il piacere ed il bene dell'anima. La vera salute dell'anima deve passare attraverso la punizione, come la salute del corpo passa per cose dolorose, mentre la retorica consente al retore di concedere al pubblico ciò che desidera senza passare per nulla di penoso (cfr. Gorg. 517c), come la culinaria fornisce cibi piacevoli al corpo di chi se ne serve.

Nei due casi sono dunque sottolineati due diversi aspetti della retorica adulatrice, ma in buona sostanza sembra che le due immagini possano sovrapporsi: nel Gorgia si sottolinea il rapporto con lo scopo astratto dell'arte corrispondente (il bene del suo oggetto), ed il come l'adulazione possa apparire relativamente a questo scopo più efficace della vera arte, essendo in accordo con l'opinione dell'ascoltatore che si arresta alla considerazione di ciò che è benefico nell'immediato; ed inoltre, mancando di conoscenza, non prevede quali possano essere le conseguenze dannose di ciò che è piacevole. Nel Fedro invece è sottolineata la somiglianza dei mezzi esteriori di cui fa uso la retorica, con quelli di cui fa uso la techne che le corrisponde (la vera retorica psicagogica). Questo è evidentemente un aspetto che non poteva essere messo in risalto nel Gorgia, dove la techne corrispondente alla retorica è

abilità che costui possiede sono quelle che possono farlo assomigliare ad un medico agli occhi di un ignorante: ed è infatti agli esperti delle varie tecniche prese ad esempio che bisogna rivolgersi per contraddire coloro che conoscono solo “i preliminari dell'arte” (così come in Gorg. 459a3-5 era solo di fronte agli ignoranti che il retore poteva risultare più persuasivo del medico).

317 Cfr. Protagora 328d-e, Fedro 235d dove Socrate si definisce stordito dai discorsi retorici, e ammaliato, ma lascia intendere che si tratta di un risultato passeggero.

chiamata giustizia. Concetto che, come si è cercato di dimostrare nella prima parte di questo lavoro, viene giocato su due piani: quello metaforico, con riferimento alla confutazione socratica; quello letterale, che ha una grande importanza per un altro grande tema del Gorgia, ovvero l'infelicità dell'ingiusto impunito. In altre parole nel Gorgia c'era forse l'esigenza di fare riferimento all'ambito giuridico, perché la questione etica posta dalla sofistica estrema, è relativa alla possibilità di essere al contempo assolutamente ingiusti e pienamente felici, nella misura in cui si è capaci di sfuggire alla punizione.