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Capitolo V – Disertori della Wehrmacht in Italia

2. Presenza di disertori della Wehrmacht nelle formazioni partigiane

2.1 Emilia Romagna

Tra i documenti conservati presso l'istituto della Resistenza di Reggio Emilia, si trovano alcune liste404 contenenti i nominativi e alcuni brevi cenni biografici di soldati tedeschi che, fuggiti dalla Wehrmacht, si unirono alla Resistenza. Una nota a margine di un elenco, contenente 34 “Dati

biografici dei tedeschi partigiani o collaboratori” però precisa che

“La ricerca è stata piuttosto affrettata e d'altro canto l'elenco non può essere completo. È accertato infatti che vari militari tedeschi militarono nelle brigate SAP della pianura, benché non esistano documenti in proposi-to”405.

Esistono comunque testimonianze della presenza di disertori tedeschi all'interno delle formazioni S.A.P.

Giuseppe Stochert (Stokert) fu uno di questi; disertò nel dicembre 1944, unendosi al comando S.A.P. di Carpi e, una volta ricercato dalla polizia tedesca, dovette rifugiarsi in montagna, presen-tandosi il 18 febbraio 1945 al comando Unico Zona e venendo poi incorporato nella 145° brigata “Franco Casoli”, nella quale assumeva anche il ruolo di capo squadra406.

Altri due soldati del presidio di Croce di Castelnuovo Monti disertarono negli ultimi giorni di guerra; il 16 aprile 1945:

403 Comando unico zona brigate Garibaldi e Fiamme Verdi Reggio Emilia, 12/4/1945, ivi, fondo Archivi della Resi-stenza, busta 3P BIS Comando Unico zona RE fascicolo 1 Giustizia partigiana; tribunale varie lug. 44 - apr. 45. 404 Compilate sulla base dei documenti dell'ufficio storico dell'Anpi di Reggio Emilia.

405 Dati biografici dei tedeschi partigiani o collaboratori, ISTORECO, Fondo Anpi provinciale, busta 18F Archivio Anpi di Reggio Emilia, fascicolo 1 Partigiani stranieri Albinea

406 Cvl-Comando unico provinciale, oggetto: Rapporto informativo circa l'attività svolta dal Patriota Stockert Giusep-pe, 12/6/1945, ISTORECO, ivi, fascicolo 3 Partigiani stranieri; Tedeschi

“alle ore 18.30 circa […] si sono presentati volontariamente con tutte le armi in loro possesso ai S.A.P. del 5° distaccamento in seguito ad accordi presi precedentemente. I suddetti tedeschi si sono sempre comportati molto bene nel periodo che sono rimasti alla Croce, tutto ciò viene dichiarato dai S.A.P. del 5° distaccamen -to, nessun vandalismo è stato fatto nella zona circonvicina, da tempo avevano espresso il desiderio di diserta-re”407.

Come emerso anche dai documenti tedeschi (si confronti a riguardo quanto scritto nel rapporto di luglio del generale z.b.V., riportato nel capitolo III, circa il fatto che i disertori si tenessero lontani dalle grandi città, per evitare controlli di polizia e bombardamenti aerei alleati), la permanenza dei disertori nelle formazioni sappiste, proprio per la loro natura prevalentemente urbana , non aveva però lunga durata. Se per i disertori poteva essere più conveniente tentare la fuga in città, perché si poteva sperare nell'appoggio della popolazione e di un ambiente meno ostile di quello montano, è anche vero che i controlli delle autorità tedesche nelle città erano sicuramente maggiori. Le forma-zioni S.A.P paiono dunque, in alcuni casi, fungere da collegamento per i disertori tra l'ambiente cittadino e quello delle montagne, dove i disertori cercavano rifugio qualora fossero ricercati o intendessero raggiungere le formazioni partigiane. Essere arrestati in montagna, territorio in molti casi considerato “Bandengebiet” dai tedeschi, rappresentava però sicuramente un grosso rischio, perché ciò nella maggior parte dei casi significava agli occhi della giustizia tedesca che il fuggitivo non aveva intenzione di rientrare tra le fila dell'esercito o, atteggiamento ancor più grave, che era disposto a collaborare col movimento partigiano408.

Nella stessa nota a margine della lista contenente i 34 nominativi si affermava anche che “Si può

calcolare pertanto che i tedeschi partigiani o collaboratori nel reggiano assommano a 45-50”409. Le formazioni nelle quali questi militari erano stati inquadrati erano la 26ª, 144ª e 145ª brigata Gari-baldi, ma anche la 37ª brigata G.A.P., la 76ª brigata S.A.P. e la brigata S.A.P. Montagna, la squadra “Mietec”. Va segnalato che anche nella divisione Piacenza combatté un notevole numero di soldati stranieri, la cui maggioranza era rappresentata da soldati genericamente definiti “russi”, ma che vedeva i “tedeschi” ( tra questi compaiono anche persone nate in Austria e in Polonia) come il secondo gruppo più rappresentato, a cui si aggiungevano anche cecoslovacchi, svizzeri e polacchi, almeno un francese ed un greco410.

Alcuni dei nominativi che venivano citati si possono rintracciare anche nei documenti delle forma-zioni partigiane. Compare tra gli altri il disertore Ernst Jundt, originario di Badenweiler (nel Baden

407 Cvl aderente al Cln, I battaglione SAP zona A, oggetto: Segnalazione, 17/4/1945, ISTORECO, Fondo Archivi della Resistenza, busta 6E 144” Brigata Garibaldi fascicolo 3 SAP montagna a Comando brigata feb. - mag. 45.

408 Come testimonia anche il caso di F.M., riportato nel IV capitolo (BA-MA, Pers 15/141317).

409 Dati biografici dei tedeschi partigiani o collaboratori, ISTORECO, Fondo Anpi provinciale, busta 18F Archivio Anpi di Reggio Emilia, fascicolo 1 Partigiani stranieri Albinea.

410 Elenchi componenti 1ªdivisione Piacenza, ISNMLI, fondo La Rosa Antonino, busta 3 fascicolo 8. Per un'analisi più approfondita di questi documenti si rimanda a Matthias Röhrs, I Tedeschi, cit., pp. 86-98.

Württemberg), dove era nato il 6 novembre del 1912. Professore di lettere nella vita civile, si era unito ai partigiani col nome di battaglia di “Ceri”, militando nella squadra “Mietec”411. Da un memoriale scritto proprio da Jundt si possono ricostruire diversi aspetti sulla storia di questa forma-zione412.

Nei primi giorni di dicembre del 1944 il polacco Arturo Reich “Mietec”413 era fuggito dal presidio tedesco di Busana, sulla strada n.63414, unendosi poi ai partigiani del Servizio Informazioni Gancia; nelle intenzioni “Mietec” avrebbe dovuto sviluppare i contatti col presidio tedesco di Busana. “Gancia” era riusciva a prendere contatto anche con altri due soldati tedeschi del presidio , il sergente Ernst Jundt e il caporale Giuseppe Prahmstaler, interprete del presidio. “Gancia”

“intendeva di parlare con questi nel senso di sentire se non erano pronti a collaborare con i partigiani. L'oste Giacomini, vecchio amico di Gancia, aveva già molte volte parlato con il sergente e l'interprete ed aveva compreso che quelli erano tutt'altro che nazisti. Loro erano avversari convinti contro la dominazione crudele di Hitler ed erano anche persuasi che la guerra fosse già perduta per i tedeschi, dato l'intervento degli ameri -cani con l'aiuto immenso di materiale e di roba bellica che davano agli alleati Inglesi e Russi”415.

La collaborazione si sviluppò inizialmente tramite il passaggio di informazioni di carattere militare dal presidio di Busana ai partigiani della zone. Veniva conquistato alla causa partigiana anche un altro soldato tedesco, Walter Schneider “Zaro”416 del presidio di Castelnuovo ne' Monti, che si occu-pava del collegamento telefonico tra i vari presidi della Wehrmacht.

411 I nominativi degli appartenenti a questa formazione sono conservati nel fascicolo 2 della busta 18 F presso l'Istore-co di Reggio Emilia. Compaiono qui, oltre al caposquadra Artur Reich, i nominativi di 7 persone di origine tedesca. 412 Il suo memoriale è stato pubblicato sulla rivista edita dall'Istoreco, dal titolo Ricerche Storiche, n.°25/1975, col tito

-lo Storia del servizio di informazioni segreto partigiano di “Gancia”. Gancia era il nome di copertura di Prospero Pedrazzi, creatore del servizio di informazioni di cui si ripercorre la storia nel memoriale.

413 Tra i documenti conservati a Reggio Emilia c'è anche la relazione compilata dalla 26ª brigata Garibaldi nella quale si segnala appunto l'arrivo di Arturo Reik (il suo cognome era riportato in due modi diversi), che si era presentato al Comando dell'8° battaglione a Ligonchio. “Egli dichiara di trovarsi in Italia da 4 mesi, proveniente da Monselice, adibito sempre ai trasporti, solo da 40 giorni si trovava a Busana nella Colonia, ha conosciuto a Busana un borghese di Ligonchio che gli diede informazioni dove si trovano i partigiani, avendo manifestato il desiderio di fuggire e es sere utile in qualche modo contro i tedeschi stessi”. Così il 12 dicembre 1944 si era presentato ad una pattuglia par -tigiana, portando con se il fucile di ordinanza e 60 colpi; “Interrogato a lungo quale fosse il suo desiderio e il moti-vo per (cui) egli ha abbandonato i tedeschi rispose dando anche informazioni di un lamoti-voro messosi in accordo con un proprio compagno rimasto sul posto per avere indicazioni e informazioni sul servizio che varia di volta in volta a Busana, dove con una donna conosciuta da Rombo daranno a noi queste indicazioni, egli è disposto di lavorare ed agire in qualunque formazione pur di lottare contro i tedeschi”, Commissariato della 26ª brigata Garibaldi Reggio Emilia, oggetto: Relazione sul polacco Arturo Reich, 13/12/1944, ISTORECO, Fondo Archivi della Resistenza, Bu-sta 5L 26” Brigata Garibaldi, fascicolo Prigionieri e stranieri presentatisi ott. - dic. 44.

414 Ancora nell'aprile 1945 un informatore riguardo i soldati dei presidi lungo la strada statale n. 63 scriveva: “Il morale di dette truppe è bassissimo. Fra di essi si nota la presenza di molti emoralementi di nazionalità russa, polacca e italia na. Il morale delle truppe dei vari presidi è anch'esso molto basso. Agiscono quasi indipendentemente e senza ener -gia. Molti di essi attendono solo che venga liberato il proprio paese per abbandonare le armi e fuggire coi partigiani. Molti altri invece, già in queste condizioni, attendono solo che un volenteroso gli si avvicini e lo incoraggi in questa sua risoluzione. Sono convinto che se persone dotate si capisce di una certa intelligenza e capacità, in modo da po -ter agire senza nulla compromet-tere, cercassero di avvicinarsi a quegli elementi che più danno segno di stanchezza potrebbero ottenere buonissimi risultati. Detta opera, oltre che ad alleviare la potenza armata dei vari presidi, servi-rebbe anche per dare l'avvio ad uno sgretolamento dei reparti stessi sia moralmente che numericamente” Servizio informazioni Militari, Al comando Unico, 2/04/1945, ISTORECO, fondo Archivi della Resistenza, busta 3L BIS Comando Unico zona RE fascicolo 1 Informatori; bollettini feb. - apr. 45.

Mietec e Zaro programmarono anche l'attacco del presidio tedesco di Busana, che controllava la strada statale n.63, un'azione che avrebbe goduto anche dell'aiuto della 145ª Brigata, di parte della Missione alleata e delle Fiamme Verdi. Durante l'attacco però lo stesso Jundt dovette fuggire dal presidio, insieme a altri due tedeschi, che dopo alcuni giorni passavano il fronte, in quanto era stata ormai scoperta la loro opera di collaborazione coi partigiani.

Tra i documenti dell'Istoreco è conservata anche una ricerca, compilata dal comitato provinciale Anpi di Reggio Emilia, dal titolo “Il contributo dei soldati germanici alla Resistenza reggiana”417, che inizia affermando come i tedeschi che decidevano di collaborare con la Resistenza venissero in parte assegnati ai distaccamenti, in parte venissero messi a disposizione del Comando unico di Zona come interpreti e informatori; alcuni infine venivano lasciati all'interno delle formazioni tedesche per raccogliere e trasmettere informazioni. Nella ricerca si legge che:

“L'opera dei tedeschi incorporati nella Wehrmacht e collegati con i comandi partigiani, era particolarmente preziosa. Le brigate della montagna, per loro tramite, venivano a conoscenza di spostamenti di truppe sulla Strada Statale n.63 presidiata dai tedeschi, apprendevano notizie su operazioni antipartigiane in via di prepa -razione, parole d'ordine valide per i vari presidi ecc. Spesso si aveva anche notizia dei nomi dei delatori ai danni del movimento patriottico sicché il lavoro di controspionaggio dell'Ufficio informazioni del Comando Unico ne era notevolmente facilitato. Qualche militare tedesco, pur non essendo in contatto coi partigiani, trasmetteva pure spontaneamente notizie utili mediante confidenze con famiglie di montanari, che erano in gran parte collaboratori. Per lo più trattatavasi di militari della Wehrmacht, con famiglia, stanchi dei lunghi anni di guerra inutile e bisognosi di comprensione”.

Vengono citati anche due episodi avvenuti durante la guerra; il primo era l'attacco al presidio di radiotelegrafisti tedeschi di Villa Rossi418 in località Botteghe di Albinea, che sarebbe dovuto essere aiutato dai quattro militari appartenenti al presidio stesso i quali vennero però scoperti e giustiziati. Il 27 agosto 1944 erano stati infatti uccisi due marescialli, il 28 agosto tre caporalmaggiore419.

416 Walter Schneider faceva parte insieme a Harno Dern del Sicherungs-Bataillon (M) 1218; i due venivano segnalati dal comandante del loro presidio come dispersi a partire dal 7 marzo 1945. Nei documenti tedeschi si segnala anche che durante un attacco al deposito di munizioni, il 26 marzo del'45, erano stati entrambi riconosciuti all'interno del gruppo dei partigiani che aveva attaccato il presidio. Il 27 marzo 1945 era quindi stato emessa contro di loro una denuncia per diserzione (Stab. Sich. Btl. M. 1219, Abt. II b., 10/4/1945, ISTORECO, Fondo Archivi della Resisten-za busta 14F Carteggio fascista 1943-1945 fascicolo 2 Esercito germanico: amministrazione e polizia militare, s.d.). Harno Dern comparirà nell'elenco delle persone proposte per il passaggio del fronte insieme a altri due tedeschi (Nominativi di elementi che passano il fronte per l'Italia liberata, ISTORECO, fondo Archivi della Resistenza, bu-sta 3M Comando Unico Zona RE, fascicolo 9 Permessi di passaggio linee alleate ago. 44 - apr. 45).

417 Anpi, comitato provinciale di Reggio Emilia-Ufficio storico-, Il contributo dei soldati germanici alla Resistenza reggiana, ISTORECO, Fondo Anpi provinciale, busta 18F Archivio ANPI di Reggio Emilia, fascicolo 1 Partigiani stranieri Albinea.

418 Di Villa Rossi ad Albinea parlava anche il disertore originario di Bonn del Grenadier-Regiment 1044 (232 ª Infante-rie- Division) Heinrich Kauertz, che riferiva come la villa fosse l'accantonamento ufficiale del generale Valentin Feurstein, comandante generale del LI° Gebirgs Armeekorps, insieme al suo assistente personale, Brager Rittmei-ster. C.M.F./C.S.I.D.C. (200 mobile unity), Interrogation Report on Kauertz, Heinrich, 27/03/1945, US NARA, Re-cord Group 165, Entry 179, Box 647.

419 I loro nomi erano: Schreyer Karl, Schlünder Erman, Koch Martin, Bucher Ervin, Schmidt Hans. Sulla successiva “operazione Tombola”, a cui partecipò anche un disertore austriaco, Hans Amoser, si veda anche il libro di Roy Alexander Farran ( maggiore dell'esercito britannico che prese parte all'attacco) dal titolo Operation Tombola, Col-lins, Londra, 1960.

L'altro episodio a venir riportato è quello di un tenente, comandante di un presidio di 40 uomini, situato nella villa Spalletti presso Casalgrande (S. Donnino). Di lui veniva detto che “si dimostrava

cordiale con la popolazione”; un partigiano appartenente alle S.A.P era riuscito a entrare in contatto

col tenente, e a convincerlo a ritirare le pattuglie notturne e le sentinelle che controllavano le strade, in modo che i partigiani potessero compiere indisturbati un lavoro di recupero. Alcuni soldati che erano comunque usciti in pattuglia, contrariamente al suo ordine, erano stati puniti dal tenente stesso. Sospettato e infine denunciato Werner Muller, questo il suo nome, aveva disertato e si era unito ai partigiani col nome di battaglia di “Italo”.

Una terza ricerca dal titolo “I partigiani stranieri nella provincia di Reggio Emilia”420 ci informa dell'esistenza di una formazione alle dipendenze del Comando unico zona di Reggio Emilia, che era composta quasi esclusivamente da una decina di disertori austriaci e che venne sciolta poco dopo la sua creazione nel settembre del'44, senza che avesse potuto portare a termine azioni di rilevo. Si dava però notizia anche dell'esistenza di un'altro gruppo, composto da elementi austriaci, chiamato “Squadra volante Vienna”. Il comandante era Heinz Scheffler, nato a Innsbruck il 27 marzo 1919. Da una relazione medica partigiana nella quale si riportava lo stato di salute dei partigiani di diverse formazioni si evincono i nomi dei membri della squadra Vienna; si dice inoltre che questa fosse in condizioni non ottimali, in quanto “costituita da soldati che stettero sul fronte russo per lunghi

anni. Non è in grado di affrontare le fatiche invernali”421. Nella scheda compilata dall'Anpi di Reggio Emilia nel dopoguerra si legge:

“Si dichiara che il partigiano Scheffler Heinz (Alfredo)[…] ha fatto parte della 144ª brigata A.GRAMSCI dal 1/5/44 al 1/10/1944 data in cui rimaneva ferito in combattimento e veniva trasportato presso il Comando Unico Zona, ove rimaneva quale comandante della squadra Vienna sino al 15/12/44 data in cui causa l'aggra-varsi della malattia passava le linee del fronte per ordine del Comando Unico Zona”.

Significativo anche quanto si diceva in conclusione, ovvero che essendo Scheffler rimasto per un lungo periodo di tempo oltre il fronte non era stato inserito negli elenchi dei partigiani da smobili-tare, cosa che si notava andasse invece fatta in quel momento.

Sopra la scheda anagrafica compilata dalla stessa sezione Anpi, che riporta le sue informazioni biografiche e il suo contributo dato in guerra, è però scritto a penna “Soldati tedeschi non possono

essere riconosciuti”422.

420 I partigiani stranieri nella provincia di Reggio Emilia. Il testo non è firmato ma è con molta probabilità opera di Guerrino Franzini. ISTORECO, Fondo Anpi provinciale, busta 18F Archivio ANPI di Reggio Emilia, fascicolo 1 Partigiani stranieri Albinea.

421 Al direttore generale del servizio sanitario sede, oggetto: relazione medica, 28/11/44, ISTORECO, Fondo Anpi pro-vinciale, busta 18F, fascicolo 3 Partigiani stranieri; Tedeschi.

422 Anpi-Sezione di Reggio Emilia, dichiarazione alla Commissione Smobilitazione di Parma, 22/01/1946, ISTORECO busta 18F Archivio ANPI di Reggio Emilia, fascicolo 1 Partigiani stranieri Albinea.

Veniva però anche data notizia di alcune formazioni costituite da partigiani di altre nazionalità, come un distaccamento di partigiani sovietici, alle dipendenze della 144ª brigata, che si trasformò in seguito in battaglione “Russi” e fu più tardi incorporato nel battaglione Alleato”, o della formazione di sabotatori “Cane Azzurro”, della quale si legge:

“Quando i reparti avevano bisogno di far saltare ponti o di minare strade[…] venivano richiesti i sabotatori del “Cane Azzurro” i quali, in collaborazione con reparti italiani, portavano a termine i sabotaggi”423.

Uno specchio riassuntivo al termine di questa breve ricerca presenta alcune cifre della presenza di partigiani stranieri nelle formazioni partigiane della provincia di Reggio Emilia; venivano così segnalati sei partigiani tedeschi combattenti, più un ferito; cinque austriaci, a cui si aggiungeva un ferito; 123 russi, con sette caduti e tre feriti. Seguiva poi nella lista un partigiano francese (e un caduto), un greco (un ferito), tre polacchi (con un ferito) e 14 partigiani per i quali si affermava fosse incerta la nazionalità. Un totale dunque di 153 partigiani combattenti stranieri, con otto morti e sei feriti. In questa cifra non erano inclusi i circa 50 combattenti inglesi del battaglione alleato, con tre morti e sei - otto feriti circa 424.

Per ammissione dello stesso autore si sottolineava come non fosse possibile ricostruire un quadro più preciso sulla base dei soli documenti prodotti dalle formazioni partigiane:

“Molti prigionieri fuggiti dai campi di concentramento nazifascisti in Italia od allontanatisi dalle file dell'esercito tedesco fecero la loro fugace apparizione nelle file dei partigiani. Questi uomini di varie nazio -nalità in parte combatterono a fianco dei nostri partigiani ma la documentazione esistente non reca tracce di questa loro attività. Molti partigiani ricordano figure di russi, di francesi, di inglesi, di jugoslavi o americani ma i nomi sfuggono così come sfugge alla memoria la loro sorte, specie se trattasi di gente conosciuta agli albori della lotta partigiana”425.

Conferme della presenza di queste persone emergono comunque dai documenti d'archivio. Signifi-cativa è ad esempio la vicenda del disertore tedesco Josef Frank, appartenente al Grenadier-Regiment 725 della 715ª Infanterie-Division. Il soldato, nella vita civile falegname, interrogato dai partigiani che lo avevano arrestato raccontava di non essere iscritto al partito nazionalsocialista, di aver fatto già cinque anni di guerra, di aver combattuto in Polonia, in Norvegia e a Murmansk, città della Russia nord occidentale.

Josef aveva disertato a fine maggio nei pressi Nettuno e di lui si scriveva:

423 I partigiani stranieri nella provincia di Reggio Emilia, cfr. nota 32. Sulle vicende di soldati dell'est Europa passati con i partigiani in Emilia Romagna si segnala il contributo di Guerrino Franzini pubblicato sul numero 10-11 di lu-glio 1970 di Ricerche Storiche dal titolo I partigiani russi nel Reggiano, pp.15-53 e quello di Tarassov Anatolij che riportò la sua esperienza della guerra in Sui monti d'Italia (memorie di un garibaldino russo), così come Sergej So-rokin, La Stella Garibaldi. Memorie di un partigiano sovietico in Romagna 1943-1945, entrambi già citati.

424 I partigiani stranieri nella provincia di Reggio Emilia, ISTORECO, Fondo Anpi provinciale, busta 18F Archivio ANPI di Reggio Emilia, fascicolo 1 Partigiani stranieri Albinea.

425 Ivi. Si affermava anche che non era stato preso in considerazione il contributo dato dai soldati inglesi, in quanto erano militari regolari dell'esercito, e non potevano essere quindi, si diceva, equiparati ai partigiani.

“Rifiuta di essere scambiato con un prigioniero nostro e dimostrava una reazione violenta a questa proposta e chiede di essere piuttosto ucciso, non per paura della pena essendo un disertore ma perché ingannato dal suo colonnello che prometteva carri armati e aviazione”.

Josef chiedeva così di essere aggregato ai partigiani e che, in caso di ferimento, non venisse abban-donato sul posto, evidentemente per il timore di eventuali vendette da parte dei tedeschi426.