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Capitolo V – Disertori della Wehrmacht in Italia

2. Presenza di disertori della Wehrmacht nelle formazioni partigiane

2.5 Lombardia e Trentino Alto-Adige

Disertori tedeschi e delle Deutsche Volksliste III sono segnalati dal comando del battaglione alpino “Adamello”, della divisione Fiamme Verdi in zona Breno, monte Alto, monte Pora (Bergamo)493. Nelle “Norme generali per la sistemazione dei tedeschi e fascisti fatti prigionieri o disertori dai

loro reparti” emanate nell'ottobre 1944 dalla brigata “Antonio Schivardi” (divisione “Fiamme

Verdi”) si poteva leggere:

“Se fatti prigionieri in combattimento, posto che non interessino per rappresaglie od ostaggi, vengano dimes-si in zona lontana dagli accantonamenti, dopo essere stati disarmati e privati di ciò che interessa[… ] Si deve tenere particolare conto dell'età dei prigionieri (giovanissimi talvolta indotti a militare in tali reparti con falsi miraggi). Coloro che di loro spontanea volontà disertino dai loro reparti passando nelle nostre file, verranno disarmati e condotti al confine( sempre che a loro carico non risulti alcun crimine). In casi straordinari po-tranno anche essere trattenuti, subendo però un periodo di punizione dopo del quale popo-tranno anche meritarsi di entrare a far parte delle Fiamme Verdi”494.

Lo stesso comando di brigata, già nell'ottobre del 1944, valutava che fosse maggiormente d'aiuto alla lotta proseguire nell'addestramento dei membri che già erano presenti in formazione, piuttosto che arruolarne di nuovi. I disertori tedeschi dovevano quindi essere disarmati e accompagnati al confine, anche per evitare infiltrazioni di possibili spie495.

La circostanza della fuga di soldati disertori verso la Svizzera era segnalata d'altra parte già nell'agosto 1942 dalla prefettura di Bolzano, che riportava al Ministero dell'Interno il contenuto di una lettera proveniente dalla Svizzera, controllata dalla censura postale. Nella lettera si leggeva:

“Eppure, tutti i giorni arrivano dei soldati stranieri in Isvizzera, anche tedeschi perfino nei vagoni di carbone, quando escono sono neri e non bianchi. Essi vengono tutti internati in un accampamento e sorvegliati da sol-dati svizzeri, fanno però quello che vogliono, sono già accadute parecchie cose, perciò è ora necessario com-portarsi il più severamente possibile altrimenti si potrebbe credere che noi siamo stranieri, e gli altri cittadini svizzeri [...]”496.

Grazie alla sua neutralità durante il conflitto, la Svizzera fu una delle mete scelte da quanti intende-vano sottrarsi alla guerra497.

Questo aspetto veniva confermato anche da un informatore del Cvl che scriveva nell'estate del '44:

493 Battaglione alpino “Adamello”- comando, Posti di bande nella zona di sicurezza n.16, 03/04/1945, ARECBs, fondo Morelli Dario, busta 4, fascicolo 3. Così si legge della banda Fiamme Verdi gruppo c (Gruppo “Pizzo Cammino”), operante nella Val camonica, nella zona di Borno e Ossimo. Particolari del gruppo: “Questa banda ha incorporato, tramite aiuti d'altre persone, dei disertori tedeschi dalla lista del popolo Germanico n.3”. Per un'altra banda di “Fiamme Verdi”, operante nella zona di Monte Alto e Monte Pora, si legge che nella zona erano stati avvistati an-che dei disertori tedeschi. In un altro documento della brigata Fiamme Verdi “Antonio Schivardi” si leggeva invece della presenza di disertori (senza però che ne venisse specificata la nazionalità) nella zona Alta Valle (in numero di 4), nel distaccamento C.10 (4),nel distaccamento C.12 (1) e C.15(1), oggetto: composizione delle formazioni rispet-to all'età dei componenti, 04/02/1945, ivi, busta 41 fascicolo 1.

494 Divisione Fiamme Verdi-Brigata Fiamme Verdi “Antonio Schivardi”, Norme generali per la sistemazione dei tede-schi e fascisti fatti prigionieri o disertori dai loro reparti, 4/10/1944, ARECBs, fondo Morelli Dario, busta 41, fa-scicolo 1.

495 Divisione Fiamme Verdi “Tito Speri”- comando brigata “Antonio Schivardi”, oggetto: arruolamenti, 08/10/1944, ivi.

“Continuano gli sconfinamenti in Svizzera di soldati tedeschi isolati; grande giubilo per lo sbarco nella Fran-cia meridionale fra alcuni reparti tedeschi dislocati in Verona”498.

Anche nel gruppo partigiano “Conte Gianantonio Manci” che operava in Trentino venivano segna-lati almeno tre disertori della Wehrmacht: Augusto Knoll, maresciallo originario di Vienna, del quale si diceva essere passato con i partigiani ad inizio aprile 1945. Si era dimostrato “antinazista

sfegatato”, dal comportamento leale, altruista e pronto al sacrificio. Erich Gabler e Max Hübner

erano invece nati rispettivamente a Regensburg e a Dresda. Nella stessa relazione si affermava anche che tre disertori del CST erano stati nascosti nel convento dei frati francescani di San Bernar-dino (via Don Grazioli, a Trento), dove venne prestata assistenza anche a molti ex prigionieri alleati, politici e disertori499.

L'ufficio informazioni dello stato maggiore dell'esercito informava poi di quella che pareva essere, come dava ad intendere il rapporto, una strategia tedesca:

“Risulta in modo quasi certo perché segnalato da varie fonti attendibili che negli ultimi giorni dell'occupazio ne tedesca molti militari germanici, in genere altoatesini, hanno apparentemente disertato dandosi alla cam -pagna alla ricerca di abiti civili”.

A questa affermazione seguiva anche una considerazione dell'informatore, che considerava come “logico” questo atteggiamento, salvo poi però gettare una luce tutta diversa su questo aspetto. Le scarse misure repressive messe in atto dalle autorità tedesche e il rilascio da parte dell'ambasciata

496 Regia Prefettura di Bolzano, oggetto: Corrispondenza dalla Svizzera, 10/08/1942, ACS, Fondo Ministero dell'Inter-no, divisione polizia politica (1926-1945) busta 246. I nomi di alcuni disertori della Wehrmacht (5 polacchi e un au-striaco), che vengono segnalati per il trasferimento in Svizzera sono conservati nei documenti del fondo Morelli Dario presso l'archivio storico della Resistenza e dell'età contemporanea di Brescia (busta 61 fascicolo 2 Trasferi -mento di ex militari alleati in Svizzera). Qui è conservata anche una relazione di Comensoli Carlo, collaboratore della divisione Fiamme Verdi, riguardante il trasferimento di prigionieri di guerra oltre la frontiera italiana. Riguar -do il trasferimento di soldati alleati verso la Svizzera si veda il già citato Rapporto finale sull'attività svolta dal C.L.N. Alta Italia in favore di ex prigionieri di guerra alleati, compilato da Giuseppe Bacciagaluppi e il libro di Carlo Musso, Diplomazia partigiana. Gli alleati, i rifugiati italiani e la Delegazione del Clnai in Svizzera (1943-1945), Angeli, Milano, 1986.

497 Magnus Koch nel libro Fahnenfluchten, cit., ricostruisce le vicende di alcuni disertori tedeschi che trovarono rifu-gio in Svizzera. Si stima che fino all'autunno del 1944 furono 535 i disertori tedeschi fuggiti in Svizzera, Guido Koller, Entscheidungen über Leben und Tod. Die behördliche Praxis der schweizerischen Flüchtingspolitik wäh-rend des Zweiten Weltkrieges, in Die Schweiz und die Flüchtlinge. Zeitschrift des Schweizerischen Bundesarchivs, Bern, 1996, pp. 13-106. Piú in generale sulla fuga di disertori della Wehrmacht verso paesi neutrali (Svizzera, Nor-vegia, Danimarca e Svezia) si veda Franz Seidler, Fahnenflucht, cit., pp. 206-271.

498 Rapporto n.16, 23/08/1944, INSMLI, fondo Corpo Volontari della Libertá busta 21 fascicolo 31 Organizzazioni in-formatrici n. 1 - 8 sottofascicolo "Informatore 2, bis, ter" (maggiore Enzo Fornaro, “Gigi”). In un altro rapporto di qualche giorno seguente invece scriveva:“Il morale dei Russi giorgiani (sic!) tende a far causa comune con italiani, contro i tedeschi” Ivi, Rapporto n.20, 31/08/1944. Nel rapporto del 20 gennaio 1945 ancora lo stesso informatore ri-portava: “Lo stato d'animo creatosi in queste ultime 48 ore (dalla data del presente rapporto) negli ambienti ufficiali tedeschi, è di certezza che il principio della loro fine è incominciato con l'offensiva del fronte orientale...Nell'ambiente invece dei soldati è subentrata una certa rassegnazione e la speranza che tutto finisca pre-sto. La cortesia dei soldati tedeschi verso quelli italiani di tutte le forze armate sono ridiventate ottime e l'acquisto di abiti civili frequentissimo”. Ivi, rapporto n. 96, 20/01/1945.

499 Relazione del Comando “Gruppo Conte Manci”, 01/08/1945, Archivio della Fondazione Museo storico di Trento, fondo Archivi della Resistenza, seconda parte sala H vetrina 32. Hans Pircher disertò dalla Wehrmacht mentre si trovava in Unione Sovietica, si rifugiò in Svizzera e collaborò con la resistenza del Trentino Alto-Adige; su di lui Giambattista Lazagna, Il caso del partigiano Pircher, La Pietra, Milano, 1975.

tedesca di Roma di un grande numero di documenti falsi portava a pensare che questi disertori fossero in realtà incaricati di effettuare azioni di spionaggio e di sabotaggio nell'Italia liberata500. Interessanti sono anche gli interrogatori di alcuni soldati che risultano essere prigionieri del comando S.I.P. della zona militare dell'Oltrepò Pavese. Il caporalmaggiore Heinz Müller, nato il 06/09/1913 a Bernburg, era un autista appartenente al Lehr-Bataillon Gebirgs-Jäger-Schule Mitten-wald; si era presentato alle armi il 30/08/1939 e aveva partecipato ai combattimenti in Francia e sul fronte russo. Verso la metà del 1944 era arrivato in Emilia Romagna. Quando, di stanza a Paullo (Milano) gli era arrivato l'ordine di spostarsi verso Pavia, durante il tragitto raccontava che,

“rovesciai l'autocarro in un fosso nelle vicinanze del Po per renderlo inservibile. Mi diressi a piedi verso Fumo sottraendomi all'insistente sorveglianza delle Brigate Nere insospettite della direzione del mio viaggio. Dopo Fumo venni fermato da un partigiano: allorché costui mi rese noto la sua qualità, gli consegnai le armi, mi strappai i fregi e mi feci condurre al posto di blocco”.

A domanda rispondeva poi: “Non sono iscritto al partito nazista ed ho appartenuto sino al 1932 al

partito socialista”501.

Il caporalmaggiore Viktor Dombreth, nato a Rosenberg il 16/10/1907 era stato arruolato nel 1939, ed aveva già partecipato ai combattimenti in Francia, Polonia e Russia. A fine settembre del 1943 era arrivato in Italia, appartenente alla 3ªcompagnia del Bau-Pionier-Bataillon 739 e riferiva che, essendo addetto alle fortificazioni, non aveva mai preso parte a combattimenti. “Non vi fu

combatti-mento e mi arresi subito” riferisce riguardo il suo arresto, avvenuto nei pressi di Mezzanino ad

opera di partigiani il 17/4/1945; rispondeva anche di non essere mai stato iscritto al partito nazista502.

Iwan Guzonew, contadino russo della Eisenbahn-Pionier-Kompanie 71, raccontava la sua cattura da parte dei tedeschi:

“Allorché i tedeschi arrivarono in Russia presero me giovane a viva forza e mi obbligarono a lavorare per loro. Ai primi del '44 sono venuto in Italia inquadrato nei pionieri ferroviari a Pisa. Ultimamente a Voghera. Di mia iniziativa mi presentai alle formazioni partigiane attraverso patrioti che da tempo conoscevo”503.

Diversa è la testimonianza di Ivan Scestow; soldato russo portato in Italia come prigioniero dopo essere stato catturato il 03/07/1943 vicino a Carcow, aveva disertato per non partecipare a un rastrellamento tedesco:

“Il 22/3/1945 fui destinato a Varzi a presidiare. All'inizio di un rastrellamento per non parteciparvi chiesi

500 Comando Supremo 1°Reparto-Ufficio Informazioni-Sezione “Bonsignore”, oggetto: Militari germanici disertori, 16/06/1944, AUSSME, fondo SIM 1 divisione, busta 269.

501 Comando S.I.P. Zona Militare Oltrepò Pavese, Verbale d'interrogatorio di Müller Heinz , 23/4/1945, INSMLI, fon-do Corpo Volontari della Libertà busta 66 fascicolo 166 Comanfon-do Sip zona Oltrepò pavese.

502 Comando S.I.P. Zona Militare Oltrepò Pavese, Verbale d'interrogatorio di Dombreth Viktor, 23/4/1945, ivi.

503 Comando S.I.P. Zona Militare Oltrepò Pavese, Verbale d'interrogatorio di Guzonew Ivan, 23/4/1945, ivi. Insieme a lui venivano interrogati altri 7 soldati sovietici; i loro interrogatori sono identici.

istruzioni ad alcuni borghesi per raggiungere le formazioni partigiane ove mi presentai il 09/04/1945”504.

Una dichiarazione invece dell'ufficio storico della divisione Fiamme Verdi “Tito Speri” elaborata a guerra finita (1 agosto 1948), dichiarava che Rolf Schuster, comandante tedesco della piazza di Breno

“non ha mai compiuto atti di faziosità o di attività persecutoria. Tanto é vero che il comando clandestino dei partigiani, pur essendo a pochi chilometri dalla sua residenza, poté compiere tutta la sua opera di organizza-zione, di rifornimenti, di assistenza, di azioni belliche, senza trovare seri ostacoli da parte del signor Schuster comandante tedesco. Che se questa Divisione ha subito rastrellamenti, persecuzioni, e perdite dolorose, fu sempre per opera di altre formazioni nazifasciste che non erano sotto il controllo del comandante Schu-ster”505.

Nella divisione militavano diversi sovietici, polacchi, cecoslovacchi e anche alcuni austriaci506.