• Non ci sono risultati.

PARTE SECONDA

CAPITOLO 4: RICERCHE E METOD

4.1 L’energia e la dimensione sociale

L’accettabilità sociale delle fonti di energia rinnovabile è un parametro di definizione della qualità spaziale delle nuove città. Innanzitutto è ne- cessario evidenziare la coscienza e la conoscenza “ecologica” dell’indi- viduo, che è la struttura attraverso la quale ci si appropria delle risorse rinnovabili e degli “oggetti” che si utilizzano nella vita quotidiana; ad esempio, l’informazione circa le automobili ad idrogeno o circa il riciclo dei rifiuti sono aspetti che devono essere assimilati e devono costituire una soluzione.

A questo si aggiunge la conoscenza economica del problema, la cui analisi risulta più complessa, visto il sistema centralizzato da cui di- pende l’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile, ad esempio il nodo esistente fra i costi di installazione degli impianti e i benefici di utilizzo degli stessi.

Perché introdurre la dimensione sociale nel dibattito contemporaneo sull’energia e sulla “città sostenibile”?

La questione della sostenibilità, intesa, nei termini più generali, mette in primo piano la necessità di un coinvolgimento dei cittadini per la costruzione della città di domani. Ma questa mobilitazione sociale degli abitanti nel dibattito pubblico deve essere condotta dando ai cittadini un ruolo ben preciso nei processi decisionali.

Quale sia, poi, questo ruolo è complicato definirlo: si tratta del semplice parere nella realizzazione di un progetto, oppure di un intervento deci- so nella realizzazione di un progetto, in termini di co-decisione?

Tutto dipende dalla volontà politica, e dal ruolo che si intende dare ai processi partecipativi, nel senso urbanistico del termine. In Francia3, ad

esempio, questi processi e dispositivi mirano a coinvolgere sempre da una parte i cittadini con una dotazione culturale maggiore, studenti o economisti, e dall’altra le classi meno abbienti, i giovani e gli stranieri. Questo coinvolgimento allargato, pur essendo complesso da gestire, in realtà permette di trattare nel complesso le questioni di uguaglianza sociale e di giustizia sociale, nei dibattiti pubblici che vengono orga- nizzati, alla presenza di un mediatore, che si occupa dell’equità e del buon funzionamento del dibattito. Fondamentale è anche l’informazio- ne e la formazione che vengono portate all’interno dei dibattiti pubblici, per quanto riguarda gli aspetti tecnici, in modo che tutti i partecipanti

3 La situazione francese viene descritta

in R. Heliot (a cura di), (2010), Ville Durable et Ecoquartiers, , Cédis, Mon- treuil, pp. 56-58

113

possano sentirsi in egual misura utili all’interno del dibattito. La diver- sificazione delle forme di incontro, così come l’adattamento ai supporti tecnici degli esperti, permettono agli abitanti di appropriarsi di un pro- getto e di dialogare, senza inferiorità, con gli esperti. Non è possibile riconoscere una “buona forma” di progetto di partecipazione, ma a seconda dell’occasione devono essere scelte le modalità di incontro, per esempio gli atelièr pubblici, oppure i “giorni dei cittadini”, o altri espedienti simili.

Ci si pone, a questo punto, un quesito: come l’individuo entra in gioco nel processo energetico? Nel sistema energetico dei combustibili fos- sili, l’individuo ha sempre avuto un ruolo passivo sia nella conduzione centralizzata delle attività da parte delle multinazionali dell’energia, sia nel contesto politico-economico fondato sulla logica di funzionamento dall’alto verso il basso, proprio dell’era degli idrocarburi. Nell’utilizzo di fonti rinnovabili, invece, il ruolo dell’individuo potrebbe diventare attivo sia nell’ipotetico coinvolgimento della popolazione locale, nei model- li di tecnologia bioclimatica, ad esempio includendo la partecipazione civica nella proprietà degli impianti, come già avviene in Danimarca; sia nell’ipotetico sistema decentralizzato, intrinsecamente insito nella natura delle FER, dal basso verso l’alto, dove tutti potrebbero produrre l’energia per sé e per la collettività.

Alcuni studi nell’ambito della psicologia ambientale, legata al cambia- mento climatico, sostengono che l’adattamento al problema ambien- tale, secondo alcuni esperti4, avverrà principalmente in modo auto-

nomo, con individui e società capaci di utilizzare le nuove tecnologie e di servirsi di nuove pratiche, grazie alla pianificazione dei governi che finanziano e finanzieranno strategie orientate ad una transizione climatica serena. I limiti dell’adattamento si identificano nelle caratte- ristiche della società e dei singoli individui, dalle preferenze ai valori, che mutano a seconda dell’interpretazione soggettiva assegnata alla vulnerabilità percepita. La vulnerabilità è strettamente correlata con una sempre maggiore urbanizzazione, con la densità della popolazio- ne e con l’elevata difficoltà di governance insite nella società odierna complessa. Il capitale sociale coinvolto nell’adattamento, dovrà quindi sapersi confrontare con tutti quegli aspetti che finora sono stati poco considerati, come le nuove smart technologies per la mobilità, e le nuo- ve reti di telecomunicazioni e di energia, che dovranno essere adattate

4 Di questo argomento si è discusso du-

rante il workshop “The Social Dimen- sion of Adaptation to Climate Change”, organizzato dall’International Center for Climate Governance (ICCG), dal- la fondazione ENI Enrico Mattei, e dal Centro Euro Mediterraneo per i Cam- biamenti Climatici (CMCC), svoltosi a Venezia nel febbraio 2010

114

al patrimonio storico e culturale esistente. Negli ultimi anni le analisi in Italia su questi temi, nel campo della sociologia, in rapporto alle problematiche urbane e ambientali, sono state svolte secondo alcune caratteristiche generali:

•La persona e l’ambiente sono studiati in una prospettiva integrata; •L’approccio metodologico è di tipo multidisciplinare;

•La metodologia si articola secondo parametri qualitativi (la perce- zione visiva dei residenti) e quantitativi (la proposta di questionari standardizzati);

•Gli studi e le ricerche sono orientate alla applicazione pratica.

Gli obiettivi perseguiti da questo tipo di analisi sono rivolti a scoprire le motivazioni di alcune azioni energetiche, a studiare l’accettabilità sociale delle tecnologie bioclimatiche alle diverse scale del progetto e a trovare le nuove possibilità di gestione delle diverse parti che inter- vengono al processo (i residenti, gli ambientalisti, le aziende e le isti- tuzioni). In ciascuna analisi entrano in gioco alcune importanti variabili psicologiche, come ad esempio l’attaccamento al luogo, il processo di identificazione della persona, le qualità ambientali percepite e la desi- derabilità e le aspettative sociali.

In particolare, il problema dell’accettabilità sociale delle tecnologie bio- climatiche è composto da tre parametri fondamentali: la valutazione, che è strettamente connessa al costrutto degli atteggiamenti legati agli aspetti cognitivi, affettivi o comportamentali; la percezione, che include nel processo le strutture interne, e che è strettamente legata alla sfera identitaria e culturale; e la trasformazione dall’utilizzo delle tecnologie tradizionali all’utilizzo delle tecnologie alternative.

La trasformazione5, in particolare, verso una comunità energeticamente

sostenibile è un processo caratterizzato dal sentimento di preoccupazio- ne ed interesse verso le fonti di energia rinnovabile, dalla partecipazione ai processi decisionali del governo e delle istituzioni, dall’accettazione delle energie rinnovabili e dal razionale uso dell’energia (in questo in- terviene la tecnologia e l’”addestramento comportamentale”), e dagli incentivi statali monetari o funzionali.

In conclusione si può sostenere che la scala sociale costituisce una parte molto significativa della ricerca, perchè se l’individuo è l’unità di misura del progetto, e se l’accettabilità delle tecnologie bioclimatiche

5 Proposta nei termini successivamente

descritti, in Schweizer-Ries P.; (2008), “Energy Sustainable Communities: Environmental psychological investi- gations”, in Energy Policy, n. 36, pp. 4126-4135

115

costituisce un parametro fondamentale nella definizione dei nuovi ele- menti fisici della qualità spaziale, il progettista non può che considerare questi aspetti come strutturali del ragionamento processuale insito in una trasformazione del paesaggio.