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Le FER come elementi strutturali del progetto di architettura e paesaggio

PARTE SECONDA

CAPITOLO 4: RICERCHE E METOD

4.4 Le FER come elementi strutturali del progetto di architettura e paesaggio

Alla Conferenza Nazionale per il Paesaggio è stato riconosciuto per la prima volta che la conservazione e la valorizzazione del paesaggio si esercitano attraverso il progetto; tale progetto non è il progetto di pa- esaggio ma è il progetto per il paesaggio, poiché agire sul paesaggio vuol dire intervenire all’interno dei molteplici processi di trasformazio- ne del territorio, che coinvolgono una grande quantità di soggetti e di esperienze, tutte modificatrici degli spazi esistenti9. Ad ogni modifica-

zione partecipa ogni attore, a qualsiasi scala essa sia, e la progettazio- ne del paesaggio non ha un termine, in quanto il paesaggio è un’entità dinamica che si modifica continuamente nel tempo, cresce, matura e si rigenera; pertanto il progetto può solo individuare quegli input che, nel tempo, generano le fasi di sviluppo dello stesso progetto, e la stra- tegia di sostegno delle fasi nella loro vulnerabilità e imprevedibilità. L’architettura del paesaggio, metodologicamente, si occupa da sempre di confrontarsi con la natura del contesto, con i fattori climatici e con le ecologie, non determinando mai un oggetto finito, ma innescando processi; è per questo che tramite questa disciplina è possibile definire una nuova strategia per affrontare il processo urbano e paesaggistico. In primo luogo è necessario comprendere la natura dell’area di inter- vento e l’estensione spaziale del sistema ad essa connesso, in modo da determinare modificazioni che si pongano in continuità con l’identità del luogo in oggetto: gli effetti devono conferire qualità al sistema, su- perando il limite fisico dell’area in cui si opera.

In secondo luogo, è necessario considerare che l’analisi di un contesto non può prescindere dall’uso esistente, in quanto lo spazio e la fruizio- ne costituiscono un’unica realtà. Le aree urbane sono l’habitat naturale,

9 Cannavò P., (2004), A_tra_verso In-

seguire la trasformazione, pursuing change, Mandragora, Firenze

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poichè rappresentano il paesaggio in cui l’uomo vive quotidianamente, e in cui avvengono le modifiche e le trasformazioni istintivamente per assecondare le nuove necessità. La città costruita, l’ambiente e il vuoto non sono più, nella città, tre realtà distinte ma un unico paesaggio da pensare e progettare nel complesso. Gli effetti che ogni modificazione del sistema porta alla città dipendono da tutti gli elementi del conte- sto e causano spesso effetti inaspettati, pertanto ogni trasformazione dovrebbe considerare come parametro fondamentale la sostenibilità ambientale del processo: rispettare la presenza di una falda acquife- ra, conoscere l’alterazione delle correnti d’aria e prevedere il consumo energetico necessario al comfort degli ambienti. Pertanto, il nuovo ap- proccio alla progettazione non deve contemplare solamente la consi- derazione scientifica dell’ambiente, ma anche una sua interpretazione progettuale, in quanto è la risoluzione dei problemi ambientali che dà una risposta al progetto, e non viceversa.

E’ possibile che la modificazione delle aree urbane avvenga attraverso il paesaggio, come motore della trasformazione. Questo succede grazie l’utilizzo della natura, ad esempio, che si è impadronita dei luoghi ab- bandonati o dismessi; oppure attraverso l’assimilazione della sosteni- bilità del cambiamento del processo progettuale, tramite cui il progetto urbano trova la sua forma.

In generale, i conflitti creati dall’introduzione di nuovi simboli nel pae- saggio sono dati da una sostanziale incapacità di vedere ed interpretare il paesaggio come un elemento dinamico, nel quale potersi identificare anche attraverso la costruzione di nuovi simboli. Per la costruzione dei nuovi simboli, il progetto non deve far altro che dare forma agli elemen- ti che compongono la natura; un paesaggio con un grande contenuto iconico innesca a sua volta i processi di riconoscimento che il progetto restituisce, in virtù della forza simbolica che esprime. Già Kevin Lynch10

nel 1964 sosteneva che “la figurabilità è la qualità che conferisce ad un oggetto fisico una elevata probabilità di evocare in ogni osservatore una immagine vigorosa. Essa consiste in quella forma, colore o dispo- sizione che facilitano la formazione di immagini ambientali vividamen- te individuate, potentemente strutturate, altamente funzionali”. Quindi attraverso questo concetto egli indica la capacità di dare significato ad un luogo attraverso un elemento nuovo caratterizzante.

In seguito alla necessità di valutare un progetto in funzione dell’impatto

10 Lynch K., (1964), L’immagine della

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che questo ha sulle sorti del pianeta, è importante avviare una nuova cultura del progetto, che consideri le FER come elementi strutturali del processo e come parametri dello stesso, ai fini di un progetto rispon- dente alle esigenze sociali, economiche, ma soprattutto ambientali. Per introdurre nuovi parametri per la progettazione, appunto le fonti rinno- vabili, e per rendere tali parametri, caratteri identitari è necessario su- perare la visione di settore che caratterizza oggi la progettazione degli impianti nel territorio, un processo determinato unicamente da logiche di mercato, quali: la connessione alle reti di distribuzione elettriche, l’efficienza produttiva, la fattibilità tecnica. Il progetto deve occuparsi dei luoghi, che sono caratterizzati da elementi culturali, naturali, so- ciali, e storici, perché rappresenta un processo di ricerca della qualità, e una soluzione al conflitto oggi esistente fra le legittime istanze di una infrastrutturazione energetica, e di tutela e valorizzazione delle realtà locali.

Quali possono essere i parametri “energetici” che influiscono sulla progettazione della città? Un contributo interessante viene dato da Françoise-Hèlène Jourda11, architetto francese esperta negli studi della

città sostenibile, e professoressa all’Università Tecnica di Vienna, che individua gli esperimenti e i parametri che, derivanti da esperienze già in corso o in via di sperimentazione, introducono l’energia come vero e proprio materiale da costruzione dell’edificio e dello spazio pubbli- co. Innanzitutto, individua la densificazione della città come condizione obbligatoria per la riduzione del consumo energetico e delle emissioni dei gas serra nell’atmosfera, quindi come soluzione al problema am- bientale più grave della nostra epoca, nonché l’introduzione della sfera sociale, come indice di gradimento e di vivibilità del progetto che viene proposto. Poi, introduce tutti quei parametri derivanti dalle fonti rinno- vabili che possono entrare nella progettazione dell’edificio esistente o di nuova costruzione, dividendoli per categorie, in base al loro legame con l’aspetto economico e sociale, oppure con l’aspetto fisico-spaziale ed estetico: ad esempio, per la prima categoria, la possibilità di resti- tuire un’identità ad un sito tramite l’ampliamento e la valorizzazione, e non tramite la demolizione, per avere un minore impatto sull’ambiente circostante; la possibilità di collocare nello stesso quartiere funzioni diverse, in modo da ridurre i consumi; la flessibilità e versatilità nella costruzione degli ambienti interni di un edificio, in modo che possa

11 Jourda F.H., (2009), Petit Manuel de

la Conception Durable, Archibooks, Pa- rigi

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costituire una potenzialità di sfruttamento per usi differenti nel futuro; la necessità di migliorare l’efficienza energetica con l’utilizzo di pareti che riducano lo scambio tra l’interno e l’esterno; l’utilizzo dei camini di ventilazione per il raffrescamento degli ambienti interni, tramite lo sfruttamento della ventilazione naturale, al fine di ridurre i consumi; e, infine, la necessità di valutare quantitativamente il bilancio complessi- vo dell’edificio.

Per quanto concerne la seconda categoria, i caratteri nuovi del progetto citati nel testo, per l’edificio, riguardano, ad esempio, le scelte proget- tuali per gli apporti solari passivi; il trattamento delle acque piovane come risorsa idrica; la creazione negli ambienti interni dei cosiddetti giardini di inverno, ovvero alcuni ambienti vetrati a nord o a sud (a se- conda del clima esterno) per accumulare il calore durante il giorno e ri- scaldare gli ambienti interni; lo studio del rapporto tra superfici vetrate e superfici opache per garantire l’illuminazione naturale interna; l’uti- lizzo dei pannelli fotovoltaici o delle coperture verdi ai fini del migliora- mento dell’inerzia termica; infine, l’utilizzo dei materiali locali al fine di economizzare al massimo le spese e soprattutto di mantenere l’identità del luogo in oggetto, e anche l’utilizzo di materiali riciclabili come ad esempio il bambù, che non portano ulteriori danni all’ambiente.

Anche per gli spazi aperti viene fornito dall’autrice un apporto significa- tivo alla progettazione energetica, attraverso l’utilizzo delle FER come strumento di progettazione: l’introduzione del verde nella città, che di- minuisce la produzione di CO2; lo studio della posizione sul sito, dell’al- tezza, della larghezza degli edifici, che vanno ad influire sul microclima ambientale; l’introduzione delle infrastrutture necessarie nello spazio “vuoto” come elemento fondamentale per studiare alcuni aspetti quali il soleggiamento, le ombreggiature, e la ventilazione dello spazio pubblico; lo studio dell’impermeabilizzazione dei suoli ai fini dello scambio d’acqua tra il suolo e il sottosuolo; e, infine, la mobilità elettrica, guidata dall’energia prodotta tramite i pannelli fotovoltaici presenti nello spazio pubblico, che subito trasformano l’energia so- lare in energia elettrica.

Un altro apporto significativo al tema, con riferimento alla scala del progetto di paesaggio, è stato fornito anche da Michael Jakob12,

che evidenzia come, grazie all’introduzione dei trasformatori per la

12 Jacob M., (2003), Una estetica del-

la sorpresa: le centrali di Portaluppi e le forme dell’energia, in Molinari L. (a cura di), (2003), Piero Portaluppi:linea errante nell’architettura del Novecento, Skira, Milano

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corrente alternata, sia potuta iniziare l’era della formalizzazione dei luoghi dell’energia. Il linguaggio formale, delle centrali elettriche ad esempio, trova una grande varietà di soluzioni nel linguaggio dei pro- gettisti, e si dà il via ad una “architettura allegorica” che crea il punto di contatto con la tradizione, tramite strutture tecnologiche contenute che evochino valori ben consolidati nell’immaginario collettivo.

In Italia uno step molto importante in questa direzione è rappresentato dal concorso di idee I Paesaggi del Vento13, dove l’obiettivo iniziale è

stato quello di introdurre il tema dell’inserimento di un impianto eolico nelle aree di Cilisi (Palermo) e Pescopagano (Potenza), come una sfida dell’adattamento del territorio ad uno dei simboli delle tecnologie del futuro. Infatti, l’inserimento di infrastrutture sul territorio per la pro- duzione di energia dalle FER, rappresenta un’importante strategia per la ridefinizione del rapporto fra l’uomo e l’ambiente e per uno sviluppo equilibrato del territorio.

Nei temi di concorso quello che emerge è il progetto per il paesaggio attraverso diversi approcci: un primo approccio che studia il territorio e la sua morfologia attraverso i segni in esso presenti, per l’appro- fondimento della relazione fra nuove tecnologie e paesaggio esistente tramite connessioni e percorsi storici dei luoghi; un secondo approccio che lavora, invece, “sulle funzioni compatibili e la fruizione in forma nuova delle aree attraverso una rivisitazione in chiave contemporanea del tema del parco rispetto alla specificità del tema eolico”14; infine, un

terzo approccio è legato al tema dell’impatto visivo degli impianti, at- tento a valutarne e disegnarne i caratteri per individuare alcune forme,

13 Indetto da Legambiente e da Erga

(gruppo ENEL)

14 Zanchini E. (a cura di), (2002), Pae-

saggi del Vento, Meltemi, Roma

Fig.5 Immagine del concorso “Paesaggi del Vento”, pubblicato da Meltemi Ba- bele

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colori, luci e ombre, in grado di caratterizzarne in maniera originale il ruolo (come landmark) rispetto al paesaggio.

Considerando le peculiarità di ogni luogo, caratterizzato dalla stratifi- cazione di elementi storici, culturali, morfologici e simbolici, la risposta alle trasformazioni del territorio e alla sfida di introdurre nuove tecno- logie, può arrivare solo dal progetto, che deve essere in grado di riflet- tere la complessità di ogni processo di modifica.

4.5 La HEW (Hydrogen Energy Web):