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I paesaggi del petrolio La città verticale e orizzontale: la seconda rivoluzione industriale

PARTE PRIMA

CAPITOLO 2: TECNOLOGIA, FONTI ED ENERGIA

2.5 I paesaggi del petrolio La città verticale e orizzontale: la seconda rivoluzione industriale

Il protagonista della Seconda Rivoluzione Industriale è il petrolio come fonte di energia primaria. Il passaggio dal carbone al petrolio non è mai stato netto, ma le modificazioni che questa transizione ha portato nel territorio, costituiscono la testimonianza concreta del cambiamento rivoluzionario nella conformazione spaziale, sociale, culturale ed eco- nomica. Con l’uso del petrolio si sono verificati intensi cambiamenti nei sistemi insediativi, a causa della crescita degli impieghi energetici, dati dalla sommatoria di quelli direttamente connessi ai processi industriali e di quelli indirettamente scaturiti dall’aumento della popolazione, dai servizi e dal progressivo innalzamento delle condizioni di vita.

In primo luogo, con l’utilizzo del petrolio come fonte primaria di energia, si è diffuso un modello di distribuzione tramite rete (un modello non totalmente nuovo). Edison divenne famoso proprio per il suo geniale si- stema di fornitura elettrica, basato su una efficace rete di distribuzione che poteva essere realizzata facilmente in ogni luogo della città e con- sentire l’accesso ad una fonte flessibile, sia da parte di soggetti pubbli- ci, sia da parte dei cittadini privati. Il ruolo determinante dell’elettricità ricoperto fin dall’inizio, nella crescita sociale ed economica della civiltà urbana, si deve essenzialmente all’immediato sviluppo delle tecnologie, che ne favorivano il trasporto su lunghe distanze, e all’introduzione del- la distribuzione diffusa, che permetteva la definitiva separazione tra il luogo della produzione dell’energia e il luogo del consumo della stessa. La trasmissione a distanza iniziò con il trasferimento nelle città della produzione idroelettrica, ma soprattutto continuò ad espandersi con la costruzione delle centrali termoelettriche sempre più potenti, fuori dai centri abitati, connesse a reti di distribuzione sempre più ampie e ramificate, prima all’interno della città esistente e poi in seguito unite alla rapida espansione delle periferie. I primi impieghi dell’elettricità a rete hanno riguardato, infatti, in primo luogo l’illuminazione degli spazi pubblici, progressivamente anche l’illuminazione delle case private, ed infine il sistema del trasporto pubblico su rotaia.

La Scuola di Chicago viene considerata l’emblema dell’architettura del ferro, connessa all’energia elettrica, per via della costruzione dei grattacieli. In seguito al brevetto di Von Siemens nel 1880, l’elettri- cità venne utilizzata, infatti, per la distribuzione spaziale negli edifici,

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con la nascita dell’ascensore; la possibilità di sfruttare l’energia elet- trica dal basso verso l’alto, e viceversa, ha fatto in modo che l’edificio si organizzasse su un vero e proprio sistema di viadotti verticali. Le canalizzazioni dell’ascensore assumono un ruolo determinante nell’or- ganizzazione e distribuzione degli spazi dei piani, e dell’ingresso del grattacielo. In questo modo, l’applicazione elettrica, che ha favorito la funzione di spostamento verticale, non ha influito solo sulla direzione e sulla dimensione dell’edificato ma anche sull’organizzazione interna e sulla forma dell’edificato stesso. Il grattacielo è l’elemento emble- matico della direttrice di sviluppo della città contemporanea verso la verticalizzazione, che riguarda il centro urbano, non solo in America ma anche in molte città europee e soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Si ha quindi lo sviluppo della cosiddetta città verticale, caratterizzata anche dai quartieri residenziali delle periferie delle città europee (dal dopoguerra in poi), nei quali sono prevalse grandi tipologie edilizie svi- luppate in altezza (ad esempio, a blocco e a torre), la cui realizzazione è però diminuita con il tempo. In questa tipologia urbana la distribuzio- ne di energia elettrica è avvenuta tramite strutture verticali distribuite ritmicamente nel paesaggio, ovvero i tralicci in ferro ed in acciaio che caratterizzano ancora oggi le “campagne”.

Fig.11 Immagine di una centrale ter- moelettrica

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Fig.12 Immagine della diffusione dell’elettricità e del traliccio elettrico Fig.13 Immagine storica dell’automo- bile elettrica

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In questo caso il paradigma forma/energia si traduce in termini di di- pendenza dall’elettricità e, quindi, di rischio di black out, che ha causa- to spesso il blocco di tutte le attività cittadine.

L’era del petrolio segna il suo momento più importante con la nascita del motore a combustione e quindi con l’impiego di questa fonte nei trasporti. In particolare, il motore segna l’inizio dell’era dell’automobi- le, in cui le città, come ad esempio Los Angeles, sono diventate famose sia per la loro cultura improntata sulla macchina, sia per lo sviluppo delle autostrade accompagnato da quello degli incroci, sia per i sob- borghi tentacolari e per i quartieri dormitorio che tale era contribuisce a creare.

L’assetto spaziale del paesaggio e della città subisce, così, una nuova rivoluzione, ovvero quella della città orizzontale. Iniziano però, anche, i problemi legati all’inquinamento prodotto dagli scarichi degli autovei- coli. L’avvento del motore a combustione interna insieme all’automobi- le privata, porta il petrolio direttamente alla conquista del quasi totale predominio energetico nel campo dei trasporti. Il petrolio e l’automo- bile hanno favorito anche, il fenomeno della dispersione insediativa (chiamato sprawl), e viceversa, la dispersione insediativa ha incenti- vato l’utilizzo della automobile e del petrolio come fonte di approvvi- gionamento. Il rapporto tra la dispersione e l’automobile è connotato da forti componenti, legate ai comportamenti, che quindi influiscono pesantemente sui consumi, a conferma che questi in generale non de- rivano solo da fattori di tipo strettamente utilitaristico.

A proposito dello sprawl urbano, Richard Ingersoll10, il principale rife-

rimento teorico su questo argomento, afferma che “in quest’epoca le città si sono organizzate sulla base di criteri che chiedono sempre più velocità e sempre più spazio. E’ il modello statunitense che ha vinto ed è stato copiato in tutto il mondo. Bisogna trattare la nuova struttura urbana come qualcosa da restaurare, da mettere a posto. I territori sono stati depredati e feriti da troppe infrastrutture e il modo di collo- care le funzioni urbane ha un prezzo ambientale altissimo ed è causa di grande spreco”.

La dispersione urbana modifica e ha modificato radicalmente i valori culturali, produttivi e naturali dei luoghi, condizionandone l’ economia e l’identità.

10 Ingersoll R., (2008), L’Agricivismo,

http://www.ariannaeditrice.it/articolo. php?id_articolo=21962

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La diffusione della tecnologia a motore causa, infine, la progressiva denaturalizzazione delle città, che ha portato all’introduzione di quei materiali da costruzione che escludono il vuoto dalle intenzioni proget- tuali. Il modello citato è ancora attuale; si tratta di un modello socio- insediativo “automobile-centrico” fortemente vincolato per il suo fun- zionamento all’uso del petrolio, e presenta, per questo stesso fatto, un elevato grado di criticità intrinseca, il cui valore è dato in termini gene- rali dai tempi e modi di adattamento e ricalibratura del modello energe- tico stesso, in relazione ai tempi e modi di esaurimento della fonte, ma ancor più ai tempi previsti per l’inizio del suo decadimento11.

La complessità del paesaggio contemporaneo, generatasi dalla dipen- denza attuale dal petrolio, ha portato alla ricerca di nuove forme di benessere, comfort e qualità urbana e paesaggistica.

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Fig.14 Celebre immagine degli operai in pausa durante la costruzione di un grattacielo

Fig.15 Foto aerea rappresentativa del fenomeno dell’urban sprawl in America

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