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Il presente della tecnologia bioclimatica: emissioni zero?

PARTE SECONDA

3.2 Il presente della tecnologia bioclimatica: emissioni zero?

Attualmente, la ricerca dell’architettura e dell’architettura del paesaggio affronta i temi energetici secondo diversi profili, dalle esigenze di effi- cienza energetica, legate anche alle direttive a livello europeo e a livello nazionale per il raggiungimento degli obiettivi ambientali, dettati dal Protocollo di Kyoto5, prima, e dagli obiettivi della Direttiva 20/20/206 (di

cui si parlerà nella sessione dedicata alla normativa), poi, alle esigenze formali di adattamento alle culture ed alle identità esistenti.

Ci si pone, quindi, una prima domanda: cosa vuol dire effettivamente parlare di edifici sostenibili in questi termini?

Nelle linee della progettazione, significa analizzare i parametri di illu- minazione, climatizzazione, accessibilità e fruibilità degli ambienti, e rumore “indoor e outdoor”, che devono garantire un bilanciamento tra le esigenze dell’ambiente, la sostenibilità economica e la qualità della vita dell’utenza.

In altre parole, si seguono gli obiettivi di riduzione dell’uso del suolo, di riduzione del consumo di energia, e di riduzione del consumo di ma- teriali. La risoluzione degli obiettivi avviene secondo alcuni interessi rivolti da una parte al controllo degli effetti dell’energia solare, ovvero il controllo degli apporti solari e il controllo dell’isolamento termico; dall’altra parte al controllo del vento, inteso come utilizzo di impianti ad “alta efficienza” e sfruttamento della ventilazione naturale.

5 Adottato il 10 dicembre 1997 a Kyoto

nella Terza Conferenza delle Parti alla Convenzione sui Cambiamenti Clima- tici

6 Si parla della Direttiva CE 2009/28/

CE, attraverso i Piani di Azione Nazio- nale

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Si parla spesso di equilibrio tra le varie componenti bioclimatiche, e so- prattutto di incentivi statali per la riqualificazione dell’esistente, per la coibentazione degli involucri, per l’introduzione di nuovi infissi ad “alta efficienza” energetica e per la sostituzione degli impianti esistenti, con impianti che utilizzino le fonti di energia rinnovabile, come ad esempio i pannelli fotovoltaici e solari o gli impianti geotermici a bassa entalpia. Cosa significa alta efficienza energetica? Significa riuscire a poter ave- re la stessa abitabilità con l’utilizzo di meno energia, tramite un minor impatto sull’ambiente e minori costi di manutenzione e costruzione. Gli edifici, o anche i sistemi in generale, che rispondono a questi requisiti vengono definiti ad “emissione zero”7. Anche il campo delle emissioni

zero basa le sue valutazioni e le sue proposte in termini di efficienza energetica, attraverso l’utilizzo razionale dell’energia nei consumi quo- tidiani, e attraverso l’utilizzo delle fonti energetiche che non emettono CO2 nell’atmosfera, accanto alla riduzione dell’utilizzo dei combustibili fossili. Si parla, quindi, di edifici a zero emissione, quando si perse- gue l’obiettivo di avere un consumo totale annuo di energia primaria, uguale o inferiore alla produzione energetica ottenuta in loco con le energie rinnovabili.

E’ necessario specificare che il termine zero non fa riferimento ad un edificio che non consuma energia, ma ad un edificio nel quale l’energia utilizzata è diversa, ovvero quella rinnovabile. Esistono, però, alcune variabili che in qualche modo rallentano questo percorso: la variabile finanziaria, che costituisce un elemento di criticità, in quanto identifi- cativa dei meccanismi idonei ad accelerare la diffusione di tecnologie a basse emissioni; e la variabile informativa, in quanto è presente un grave vuoto di competenze che potrebbe diventare una barriera alla diffusione delle tecnologie. Inoltre, aleggiano alcuni interrogativi rela- tivi all’effettiva realtà dell’emissione zero, in quanto è noto che l’obiet- tivo principale è la riduzione delle emissioni dei gas serra, ma se con il termine emissioni zero si intende in senso più ampio l’intera gamma di consumi che anche le nuove tecnologie portano, iniziano ad emergere i dubbi. Il primo dubbio è legato all’aspetto economico, ovvero alla convenienza effettiva nell’utilizzo di tecnologie che comportano costi di investimento iniziali molto elevati. Inoltre, ci si chiede se effettivamen- te le tecnologie siano ecologiche, nel senso che rispettano l’ambiente, che si integrano non solo in termini estetici, ma anche in termini di

7 Il termine zero è riferito alla riduzione

fino al totale annullamento delle emis- sioni di gas serra nell’atmosfera sia nei processi di produzione dell’energia, sia nella trasformazione di energia da una forma ad un’altra

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materiali utilizzati, e che l’utilizzo di questi materiali possa scatenare altri problemi legati all’ambiente. Ad esempio il silicio cristallino utiliz- zato nei pannelli fotovoltaici, non crea effetti disastrosi sull’ambiente al momento dell’utilizzo, ma può creare effetti indesiderati sull’uomo, perché al contatto provoca infiammazioni sia agli organi interni che esterni. Oltre al silicio nei pannelli fotovoltaici sono presenti metalli, come il piombo o il cadmio che tendono in generale a “bioaccumularsi” negli organismi viventi, pertanto, una volta introdotti nell’ambiente, nell’aria, nell’acqua o nel suolo, possono entrare nelle catene alimentari e alla fine venire assorbite dall’organismo umano, dando luogo a gravi danni per la salute, in relazione alla qualità e alla quantità del metallo ingerito. Il piombo, ad esempio, è molto pericoloso per le donne incin- te, e il cadmio è un metallo cancerogeno. Pertanto, sebbene, non ci sia- no problemi legati all’effettivo utilizzo di queste tecnologie, i problemi si mostrano al momento dello smaltimento di queste tecnologie, per non rischiare di cadere in una nuova era dell’amianto.

Altri dubbi sono relativi alla ricarica di energia per quelle tecnologie bio- climatiche che funzionano ad energia ricaricabile, ad esempio le cosid- dette auto elettriche. La spiegazione a questi dubbi è legata al proble- ma ambientale, ovvero a quanto effettivamente incide la motivazione connessa con le conseguenze del cambiamento climatico sulla terra. Gli obiettivi della EU, inoltre, basano la propria strategia sul cosiddetto ciclo di vita che considera, secondo un’ottica integrata l’intero ciclo di vita di un prodotto, dall’estrazione delle materie prima, alla produzio- ne, distribuzione, uso, fino alla gestione dei rifiuti, compreso l’eventua- le riciclaggio, e mira a ridurne l’impatto ambientale complessivo (“dalla culla alla tomba”8). Questo obiettivo ha il fine di evitare che le iniziative

incentrate sulle singole fasi del ciclo di vita si limitino semplicemente a trasferire il carico ambientale su altre fasi. Ad esempio, la scelta as- sunta in fase di progettazione di adoperare componenti non riciclabili, potrebbe aggravare l’impatto ambientale sulla fase di smaltimento. In conclusione, si può affermare, quindi, che l’emissione zero è un obiettivo da perseguire per la risoluzione delle problematiche energe- tiche, ma per conseguirlo non basta utilizzare le tecnologie bioclimati- che, ma è necessario conoscerne tutte le componenti del ciclo di vita, affinché possano essere previste le eventuali conseguenze negative. Inoltre, sebbene l’emissione zero sia riferita ad un discorso di efficienza

8 ”From cradle to grave”, in McDonou-

gh W.; Braungart M., (2002), Cradle to Cradle. Remaking the Way We Make Things, North Point Press, New York

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energetica, pertanto ad un parametro quantitativo, è necessario trasfe- rire il concetto anche sull’aspetto formale e spaziale che le tecnologie portano, legato, ad esempio, al montaggio e allo smaltimento.

3.3 Il futuro della tecnologia bioclimatica: