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Gli errori e le cancellature

Nel documento Gaia Russo (pagine 87-91)

1.1 L’esame codicologico: problematiche e soluzioni

1.2.4 Il processo creativo

1.2.4.2 Gli errori e le cancellature

Altri elementi di discussione tra i più significativi per tracciare il profilo creativo dell’autore sono le cancellature. Per quanto riguarda queste, lo scrivente ne fa un discreto uso e di solito e sembrano essere dettate o dalla riflessione sulla norma grammaticale o da motivazioni di ordine narrativo-dialogico. Tenendo per dopo le correzioni dettate dalla ponderazione formale, prendiamo il caso molto indicativo di una cancellatura nella carta 1r, avvenuta, probabilmente, per un semplice errore di distrazione. Nella suddetta carta, infatti, possiamo vedere bene nella Figura 14, le modifiche apportate su alcuni nomi di attori del dramma, Ersilia e Groldo, i quali probabilmente sono stati vergati poco dopo se si vuole dare conto della leggera diversità del colore dell’inchiostro. Prima di proporre delle riflessioni sulla genesi dell’errore

88 Fig. 14: c. 1 v., parte finale.

leggiamo il contenuto qui di seguito e osserviamo meglio la carta nella sua fotoriproduzione:

De chimaj restarebe a ta<n>to stento Ersilia(A)

or vane Groldo eno<n> far piu co<n>tesa

Groldo(B) Ersilia(C) ai raj<n> tu damore d<e>ntro

groldo(D) tu come<n>ci aver fretta orsu to […]

Considerando il contenuto delle occorrenze cancellate, potremmo, allora, ricostruire la complessa dinamica in questo modo: l’autore in un primo momento scrive i versi appena letti, tranne i termini (B), (C), (D), dimenticandosi di specificare il nome (Groldo) prima della ultima battuta tu come<n>ci aver fretta orsu to i<n>tesa; successivamente, accortosi della dimenticanza, rimedia al suo errore aggiungendo il suddetto nome, tuttavia, inserisce quest’ultimo erroneamente nell’interlinea precedente (B), forse in questo favorito dalla presenza dello stesso vocabolo posizionato immediatamente sopra nella battuta precedente, di conseguenza, resosi conto del nuovo errore cancella il nome Groldo (B) appena scritto e scrive quello di Ersilia (C), o il contrario, per poi accorgersi che quest’ultima battuta non aveva bisogno di ulteriori specificazioni perché era già presente il nome dell’attore poco prima (A). Di conseguenza, decide a questo punto di sbarrarlo e in ultimo, finalmente, scrive al posto “giusto” il nome di groldo (D), che appare scritto in quest’ultima occorrenza con la lettera minuscola e presenta una grafia più compressa a causa dell’interlinea più piccola. Questa appena data è ovviamente solo una delle possibili ricostruzioni, ciononostante è particolarmente utile al nostro scopo d’illustrare e rappresentare lo stato di abbozzo del manoscritto, ossia, di un’opera non abbastanza compiuta, certa e sufficientemente ragionata.

Un esempio di ripensamento stilistico-formale è, invece, il luogo dove la lezione

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Fig. 15: c. 5 v., parte finale.

Fig. 17: c. 8 r. Fig. 16: c. 6 r.

Fig. 18: c. 5 v.

questa un termine non ben riconoscibile, ma che per affinità argomentativa potrebbe essere <nalta> col significato di un’alta (parte):

Altri esempi di correzioni d’autore sono quelli che possiamo catalogare come indecisioni formali e/o ortografiche, le quali possono essere, a differenza degli altri casi presi in esame, anche, legate alla pronuncia dei fonemi nella varietà diatopica regionale dello scrivente, la quale verrà analizzata da vicino e organicamente nel prossimo capitolo. Si tratta dei casi seguenti, in ordine di apparizione: gridar/ grigar nella carta 6

r. e rengere/rendere nella carta 8 r., riportati nella Figura 16 e 17:

Infine, pensiamo possa appartenere a una diversa categoria la rasatura del termine della pagina 9 r., che presenta una correzione che, quasi certamente, si è verificata per annullare una precedente erronea ripetizione dello stesso termine (ove), come si può intuire dalla seguente Figura 18:

Restando sempre nello stesso ambito, si tiene a citare brevemente un elemento molto importante per la ricostruzione delle informazioni sulla lingua e sulla grammatica dell’autore e che per questa sua eccezionalità approfondiremo meglio nella parte

90 Fig. 19: c. 5 v.

dedicata alla morfologia all’interno del Capitolo II, si tratta dello sbarramento e modifica grammaticale della lezione el suo che diventa ilor, come si vede bene nella

Fig.19:

In ultimo, riprendendo l’importante tema della questione della composizione, preme riportare alcuni dei casi in cui l’autore, scegliendo di restare all’interno della riga deve ricorre all’interlinea superiore per terminare la trascrizione della sillaba di fine verso o per inserire nella stessa intere parole. Questi elementi letti così, possono entrare nella categoria dei fenomeni perigrafici100 un «termine che caratterizza l’insieme delle tecniche e degli espedienti impiegati dal copista per gestire con tutti i mezzi a sua disposizione, evitando nella misura del possibile ogni irregolarità, lo spazio entro il quale viene a iscriversi il flusso della scrittura, nel tentativo di segmentarlo in pagine e righe il più possibile uniformi».

Questi espedienti vengono a trovarsi, per ovvie ragioni, sempre sul bordo destro della carta, allo scopo, quindi, di migliorare la regolarità della giustificazione, come possiamo vedere negli esempi delle Figure 20, 21 e 21:

espressa distructo

adesso

Fig. 20: c. 1 r Fig. 22: c. 1 r. Fig. 23: c. 2 r.

Per concludere il sotto paragrafo e ricollegarci al tema della mise en page e dello sfruttamento dello spazio della pagina si nota che la gestione delle righe, anche tramite

100 Marilena Maniaci, Archeologia del manoscritto, Metodi, problemi, bibliografia recente, con contributi di Carlo Federici e di Ezio Ornato, Viella, 2002, Città di Castello, p. 121.

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questi espedienti, all’interno della pagina risulti poco ordinata, inoltre, ad accentuare la difformità, si osserva che il numero stesso delle righe è vario, oscilla, infatti, tra le ventisette (c. 2 r.) e le trentasei (cc. 6 r., 5 v., 8 v., 9 v)101 e ciò accade, probabilmente, perché, come abbiamo già rimarcato, lo scrivente cerca in ogni caso di conservare le terzine intatte e complete dei tre versi nella stessa pagina.

Nel documento Gaia Russo (pagine 87-91)