6 Osservano,in particolare, i periti chimici a pag. 514 della loro relazione: “ … Per quanto riguarda i parametri inquinanti a cui si è fatto riferimento, si deve sottolineare la doppia valenza delle polveri che, in quanto tali, da una parte rappresentano un inquinante di notevole rilevanza ambientale, e dall’altra costituiscono anche un indice della presenza degli altri inquinanti emessi. Perciò le polveri danno una informazione integrata sulla qualità e quantità delle emissioni prodotte e sulle conseguenti immissioni, come evidenziato anche dagli accertamenti svolti su di esse nel corso della indagine …”
187 Archimede 689238 4485033 1850 34,9 S.Vito 688778 4477122 602 22,9 Alto Adige 691924 4481337 752 26,3 Machiavelli 688642 4484370 1441 34,9 Talsano 693783 4475985 2311 27,5 Carcere 684358 4481091 2327 25,1 Paolo VI 686716 4487932 1987 30,8
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Con riferimento, quindi, ai MODELLI DI DISPERSIONE DEGLI INQUINANTI, si legge nella perizia (pagg. 17/24).
I modelli di simulazione della dispersione atmosferica degli inquinanti sono diventati uno strumento di estrema utilità per l’analisi dello stato della qualità dell’aria e per la stima dell’impatto su un territorio di sorgenti inquinanti.
L’utilità di tali modelli è ribadita dalla European Environmental Agency
(http://www.eea.europa.eu/publications/TEC11a/page011.html): “La modellizzazione dell’inquinamento dell'aria può essere visto come un utile metodo per fornire informazioni sulla qualità dell'aria sulla base di ciò che si conosce delle emissioni, e dei processi atmosferici che portano alla dispersione degli inquinanti, trasporto, conversione chimica e alla rimozione dall'atmosfera per deposizione. I modelli sono diventati uno strumento primario per la maggior parte delle valutazioni della qualità dell'aria in particolare nelle seguenti condizioni:
- Si può ottenere il quadro della qualità dell'aria di un area superando i limiti della mancata copertura spaziale delle misurazioni attraverso strumenti fissi.
- Le relazioni tra le emissioni e le concentrazioni in aria delle sostanze inquinanti possono essere stimate in modo esplicito e quantitativo mediante modellizzazione.
- I modelli sono l'unico strumento a disposizione per stimare l'impatto sulla qualità dell'aria di possibili future fonti alternative o di scenari di emissioni future. “
Per l’area di Taranto, sono disponibili i risultati di diversi modelli di dispersione che vengono rapidamente illustrati di seguito.
Modello di ricaduta degli IPA e del Benzopirene elaborato da ARPA Puglia (Relazione ARPA Puglia del 4 Giugno 2010, “Quantità di Benzo(a)pirene aerodisperso”, agli atti).
Attraverso l’utilizzo di un sistema modellistico diffusionale è stata realizzata l’attribuzione alle sorgenti delle concentrazioni di benzo(a)pirene e di Idrocarburi Policiclici Aromatici osservate nel 2009 presso la centralina di monitoraggio sita in Via Machiavelli, rione Tamburi. Per tale valutazione è stata impiegata una catena modellistica costituita dal modello lagrangiano a particelle SPRAY, dal preprocessore meteorologico MINERVE e dal preprocessore micrometeorologico SURFPRO. Tale catena, alimentata con le previsioni meteorologiche elaborate dalla ditta Arianet S.r.L per l’anno 2009, è in grado di simulare il trasporto e la diffusione di specie chimicamente inerti in condizioni meteorologiche complesse, caratterizzate cioè da disomogeneità spazio-temporali delle variabili meteo-diffusive. Il sistema è inoltre in grado di simulare emissioni provenienti da sorgenti puntuali, areali o lineari. La rosa dei venti indica una prevalenza del settore NO che pone il sito Via Machiavelli sottovento all’area industriale.
Al fine di valutare separatamente il contributo delle diverse tipologie di sorgenti inquinanti presenti nell’area in esame sono state condotte separatamente tre simulazioni:
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Sorgenti convogliate industriali - Sorgenti Areali - Sorgenti Lineari.
Le sorgenti puntuali considerate sono state: ILVA – agglomerato; ILVA – forni cokeria; ENI;
EDISON; ENIPOWER; CEMENTIR; APPIA ENERGY.
Le mappe
[illustrate a pag. 18 della relazione peritale]
riportano la concentrazione media annuale di IPA TOT e la concentrazione di Benzo(a)Pirene (BaP) previste dalla catena modellistica per il 2009 relativamente alle sorgenti considerateSono state inoltre simulate le sorgenti areali: ILVA Cokeria; Areale Industria; ILVA Altoforno;
Areale Attività Traffico; Portuale. Alle concentrazioni di IPA TOT modellate al suolo contribuisce in maniera determinante la sorgente areale Ilva Cokeria. Per quanto riguarda il BaP, si mostra
[v. mappa illustrata a pag. 19, ibidem]
la mappa di concentrazione media annuale relativamente alle sorgenti areali Ilva per le quali è stata stimata la relativa emissione.Si riportano
[ibidem, a pag. 20]
le distribuzioni relative (diagramma a torta) di attribuzione delle concentrazioni medie annuali al suolo di IPA e benzo(a)pirene alla centralina Machiavelli (Tamburi) dovute alle sorgenti considerate.Sulla base di quanto osservato, ARPA Puglia ha concluso che i dati indicano concordemente che il contributo emissivo responsabile dei livelli di benzo(a)pirene nel sito di monitoraggio di via Machiavelli a Taranto è costituito dai processi produttivi condotti nell’area a caldo dello stabilimento siderurgico ILVA ed in modo maggioritario, all’interno di tale area, dall’impianto di distillazione del carbon fossile per la produzione di coke metallurgico (cokeria).
Il modello dell’Istituto Inquinamento Atmosferico del CNR (Relazione del 12 aprile 2010
“Modellazione delle ricadute al suolo delle emissioni del camino dell’agglomerato dellostabilimento ILVA di Taranto”)
L’Istituto Inquinamento Atmosferico del CNR ha effettuato stime modellistiche delle diossine generate dalle emissioni del camino dell’impianto di agglomerazione dello stabilimento ILVA. Sono state stimate le concentrazioni in aria e le deposizioni al suolo.
La figura
[nella relazione peritale, a pag. 21]
mostra il campo di concentrazioni medio annuale al suolo ottenuto mediante il codice SPRAY per l’anno 2005, su un’area di 15x15 km2 intorno allo stabilimento ILVA, rappresentato dal poligono bianco. Si evidenzia la presenza di un pattern al suolo orientato in direzione NNO-SSE rispetto all’impianto. Considerando la rappresentazione grafica in figura, i valori superiori sino ad un massimo di circa 9 fg(TEQ)/m3 si concentrano in una zona che si estende fino a circa 12 km a Sud e 5 km a Nord dell’impianto, mentre si evidenzia una zona che si estende fino ai limiti del dominio di calcolo caratterizzata da valori di concentrazione diffusi e piuttosto bassi, inferiori a 5 fg(TEQ)/m3. Questo tipo di pattern è conseguenza del tipo di circolazione rappresentata dalle rose dei venti nella zona di Taranto, ed è più in generale caratteristica di un sito costiero. Il dettaglio delle concentrazioni illustra meglio l’estensione dell’area con valori superiori a 5 fg(TEQ)/m3 che si estende verso Sud fino a coprire la zona del centro cittadino, a circa 6-7 km SSE dell’impianto. Le variazioni stagionali mostrano pattern più regolari e valori più elevati durante l’estate, pattern più irregolari ma rivolti più facilmente verso il mare durante i mesi freddi.La figura successiva
[ibidem, pag. 22]
illustra il campo di deposizioni al suolo medio annuo di diossina ottenuto mediante il codice SPRAY per l’anno 2005, su un’area di 15x15 km2 intorno allo stabilimento ILVA, rappresentato dal poligono bianco.Sono state calcolate le percentuali, riferite alla massa totale di diossina che si ipotizza sia emessa dall’impianto in esame, della massa depositata la suolo e presente in aria sotto forma di concentrazioni in prossimità del suolo. La quantità depositata al suolo in un anno (superficie
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80*80 km2) rappresenta lo 0.98% rispetto della massa totale emessa, e lo 0.95% si deposita fuori dal perimetro dell’impianto. La quantità di massa che risiede nell’atmosfera in uno spessore di 20 metri è pari al 5% del totale emesso.
ISPESL - Dipartimento Insediamenti Produttivi e Interazione con l'Ambiente.
Analisi modellistica dell'inquinamento atmosferico di origine industriale e antropica nell'area di Taranto. Ed. TEXMAT ISBN 88-88748-14-8; 2006; e Gariazzo et al “Application of a Lagrangian particle model to assess the impact of harbour, industrial and urban activities on air quality in the Taranto area, Italy”, Atmospheric Environment 41 (2007) 6432–6444)
L’ISPESL ha effettuato stime modellistiche delle ricadute degli inquinanti nell‘ambito del progetto
“Impatto sulla salute di particolari condizioni ambientali e di lavoro, di provvedimenti di pianificazione territoriale” finanziato dal Ministero della Salute e pubblicato nel 2006. Sono state effettuate nel corso del 2004 due campagne di misura (invernale ed estiva) per il rilievo dei dati meteorologici e per determinare le concentrazioni di inquinanti convenzionali (PM10, SO2, NO2, CO). E’ stata effettuata la caratterizzazione meteoclimatica del sito e la ricostruzione di campi tridimensionali di vento e temperatura per calcolare le caratteristiche dell’atmosfera mediante un processore di turbolenza. Per quanto riguarda le emissioni, il rapporto sottolinea che ILVA rilasciava a quel tempo la maggiore quantità di inquinanti censiti da sorgenti puntuali (per le polveri 4575,07 ton/anno da ILVA e 456,38 ton/anno da tutte le altre fonti, ovvero ILVA emetteva il 91% di tutte le emissioni, 4575,07/5031,45=91%) e che tali emissioni provenivano in buona parte da camini di altezza inferiore a 50 metri. Sono state considerate anche le emissioni fuggitive provenienti dalla industria (4 siti localizzati in ILVA e 3 cave; erosioni dal vento, attività di veicoli, carico/scarico materiali), le emissioni da traffico veicolare, dal porto e dal riscaldamento domestico (419.14 Mg/anno), e da discariche di rifiuti. Le emissioni da sorgenti convogliate da ILVA e le emissioni fuggitive da ILVA rappresentavano il contributo più importante delle emissioni totali di polveri nell’area di Taranto come indicato nella figura
[a pag. 23 della relazione peritale]
tratta dal lavoro in inglese.Sono state dunque effettuate simulazioni per il calcolo della concentrazione giornaliera tridimensionale degli inquinanti utilizzando un modello langragiano a particelle SPRAY operante in condizioni non stazionarie e non omogenee in presenza di orografia complessa. La figura
[ibidem, pag. 24]
illustra la dispersione delle polveri totali PM10 nell’area di Taranto; si notino le aree a concentrazioni più elevate corrispondenti alla area industriale e alle zone limitrofe.
A pag. 24 dell’elaborato i periti segnalano, infine, che in un lavoro originale condotto per la stessa perizia (vedi materiale allegato), il Prof. Pollice della Università di Bari ha provveduto ad una interpolazione statistica dei dati delle centraline del sistema di rilevazione ARPA. La metodologia tiene conto dei valori giornalieri e della meteorologia. La procedura è stata applicata per gli anni 2009 e 2010. La figura (a pag. 24, in basso) illustra i dati stimati di PM
10per ogni punto della città, con valori più elevati nei rioni Tamburi e Borgo (i puntini rappresentano gli abitanti).
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