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Il 24.05.2010, poi, il Sindaco di Taranto presentava un esposto con il quale chiedeva alla Procura della Repubblica di Taranto “di voler dare avvio alle indagini necessarie per accertare eventuali responsabilità penali in ordine all’aumento di patologie oncologiche nella popolazione di Taranto, riscontrato negli studi posti a fondamento” dell’esposto stesso (inserito con la documentazione ad esso allegata nel faldone n. 4).

Si riporta il contenuto dell’esposto (per la parte di specifico interesse), rappresentando che tra i documenti ad esso allegati figurano quelli specificamente richiamati nell’esposto stesso, e segnatamente:

1) il “Registro Tumori Jonico Salentino” (2007), a cura di Giorgio Assennato, Gigliola de Nichilo, Lucia Della Corte e Lucia Bisceglia;

2) lo studio pubblicato sul Bollettino OER – Trimestrale dell’Osservatorio Epidemiologico Regionale – Anno IX – Numero marzo-dicembre 2007, dal titolo “Mortalità generale e specifica per i tumori maligni nella Regione Puglia. Confronto tra Province, Comuni, Capoluogo e i Comuni della Provincia di Taranto”;

3) lo studio dal titolo “Analisi statistica dell’incidenza di alcune patologie tumorali nella provincia di Taranto 1999-2001”, di Giusi Graziano, Massimo Bilancia, Lucia Bisceglia, Gigliola de Nichilo, Alessio Pollice e Giorgio Assennato, pubblicato sulla rivista nazionale di epidemiologia EP – Epidemiologia & Prevenzione – anno 33 – (1-2) gennaio-aprile 2009.

Si legge nell’esposto.

Il sottoscritto dr. Ippazio Stefàno, in qualità di sindaco della città di Taranto, espone … fatti riguardanti il territorio del Comune dallo stesso amministrato, che hanno suscitato grande allarme nella cittadinanza, e che ritiene necessario vengano fatti oggetto di attenta indagine da parte (della) Autorità giudiziaria.

La situazione che vogliamo sottoporre all'attenzione (dell’A.G.) ha ad oggetto la drammatica incidenza di patologie oncologiche tra la popolazione residente nell'area della Provincia, e soprattutto del Comune di Taranto, incidenza del tutto anomala rispetto a quella che si riscontra in Province o Regioni limitrofe.

Tale realtà - da lungo tempo data per nota da parte dell'opinione pubblica, e ragione di enorme allarme per tutta la cittadinanza - ha ormai trovato definitivo riscontro scientifico in una pluralità di pubblicazioni in argomento.

… … …

Per quanto riguarda gli studi meno recenti, due ci paiono i contributi più significativi, di cui è utile esporre sinteticamente i risultati.

Il primo, del 2007, è un documento del Registro Tumori Jonico Salentino [trattasi del documento sopra specificato, sub 1)], che propone un'analitica ricostruzione dei tassi di incidenza delle diverse forme tumorali nei territori di pertinenza.

Per quanto riguarda la provincia di Taranto, il lavoro di raccolta dei casi, relativo al triennio 1999-2001, è stato condotto analizzando ben 40.460 schede di dimissione ospedaliera nel triennio, e circa 4460 schede di morte per ciascun anno, per un numero di casi incidenti l'anno pari a circa 2500. Le conclusioni di tale

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studio sono molto chiare, e ci pare utile riportarne ampie citazioni letterali:

“I dati di incidenza per il triennio 1999-2001 ribadiscono la presenza di una condizione specificamente preoccupante a carico della cosiddetta area a rischio e, in particolare, del comune di Taranto. In quest'ultimo, infatti, per il sesso maschile, il tasso standardizzato di incidenza dei tumori della cavità orale, del rinofaringe, del fegato, dell'apparato respiratorio nel suo complesso, di trachea, bronchi e polmoni, della pleura, dei tessuti molli e dei linfomi di Hodgkin è sistematicamente superiore al dato nazionale, nonché a quello osservato non solo nel resto della provincia di Taranto ma anche nell'area a rischio (andamento analogo si rileva per tasso del tumore della vescica, dei reni e della prostata che però non supera quello nazionale). In particolare, l'aumento del tasso di tutti i tumori, dei tumori dell'apparato respiratorio e del polmone raggiunge la significatività statistica nel confronto con l'analogo tasso provinciale e per la pleura anche nel confronto con il tasso dell'area a rischio” (p. 38).

“Gli eccessi evidenziati per entità e tipologia delle malattie interessate suggeriscono un ruolo importante di pregresse esposizioni a fattori di rischio di natura professionale ed ambientale nella definizione della situazione epidemiologica fin qui descritta, anche in considerazione del fatto che si presentano prevalentemente a carico del sesso maschile. Come è noto, dopo l'abitudine al fumo di sigaretta, i più importanti fattori di rischio per tumore polmonare sono le esposizioni a inquinanti chimici di origine industriale, come gli idrocarburi policiclici aromatici, che originano, tra l'altro, da processi di combustione come quelli che si realizzano negli insediamenti industriali presenti nelle aree a rischio. Lo stesso discorso vale per il tumore alla vescica, ma ancora più incontestabile è l'associazione tra mesotelioma pleurico ed esposizione all’amianto. Il mesotelioma è infatti una rarissima neoplasia della pleura, praticamente assente nella popolazione generale, la cui comparsa si configura come "evento sentinella", e comporta l'attuazione di misure preventive su tutti coloro i quali hanno condiviso la medesima esposizione. E' facilmente presumibile, ed in alcuni casi, dimostrato, che l'amianto sia stato ampiamente utilizzato in passato nelle aree produttive dei territori in studio. Anche per il linfoma non Hodgkin, in eccesso rispetto al dato nazionale nel sesso maschile a Taranto, che mostra un chiaro gradiente comune - area a rischio - provincia in entrambi i sessi, sia a Brindisi che a Taranto, è possibile individuare, oltre a fattori di rischio individuale, possibili fattori di rischio ambientale rappresentati, tra gli altri, dalle diossine e dai policlorobifenili, presenti come additivi in vernici e pesticidi emessi nell'aria da industrie quali inceneritori, cementifici e impianti di agglomerazione come quello operante nello stabilimento siderurgico”

(p. 44-45).

Il secondo lavoro sul quale vogliamo ora richiamare l'attenzione è una pubblicazione del 2007 avente sempre ad oggetto la mortalità per tumore in Puglia, e specificamente nella Provincia e nel Comune di Taranto [trattasi del documento sopra specificato, sub 2)].

Lasciando ancora la parola agli autori, “Scopo di questo lavoro è stato quello di effettuare un'analisi dei tassi di mortalità, nel quinquennio 2000-2004, per valutare eventuali scostamenti dall’atteso dei tassi per tutti i tumori maligni e per i tumori maligni organo-specifici nelle cinque Province della Regione Puglia e nei cinque Comuni Capoluogo di Provincia. Per la provincia di Taranto, che con l'emanazione del DPR 196/98 è stata inclusa ufficialmente come "Area ad elevato rischio ambientale", è stata effettuata un'analisi spaziale attraverso l'aggregazione dei Comuni in quattro aree concentriche disposte a corona intorno al polo industriale dei comuni di Taranto e Statte” (p. 1) .

Uno studio, dunque, dedicato all'incidenza dei tumori in Puglia, che - ed il dato ci pare significativo - individua come specifico oggetto di analisi le zone adiacenti al polo industriale, di cui si vuole valutare l'effettivo legame con l'incidenza delle patologie tumorali. Le conclusioni in ordine alla situazione del Comune di Taranto sono esattamente le stesse cui era giunto lo studio citato sopra:

“Va notato che dei 15 tumori maligni che presentano un eccesso di mortalità nella Provincia di Taranto, 11 lo fanno registrare nel gruppo di Comuni a ridosso del polo industriale. Inoltre, ad esclu-sione delle leucemie, tutti i tumori maligni dovuti a probabile esposizione professionale, mostrano eccessi di mortalità nell'area del Comune Capoluogo di Provincia” (p. 9).

Se identiche sono le conclusioni, identici sono anche gli auspici con cui si concludono i due studi presi in

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esame.

Per il primo,

“La situazione descritta configura criticità consistenti che richiedono attenzione e interventi straordinari da parte delle autorità competenti. E' opportuno infatti specificare che queste considerazioni sono fondate su indagini di epidemiologia descrittiva, che non tengono conto di informazioni a livello individuale e devono pertanto essere utilizzati per la generazione di ipotesi che vanno successivamente verificate con studi ad hoc di epidemiologia analitica, in grado di fornire indicazioni per la valutazione del nesso causale tra esposizione lavorativa/ambientale e patologia. Per l'esecuzione di tali studi, che devono essere corredati da accurate valutazioni dell'esposizione a inquinanti, è indispensabile ottenere la massima integrazione delle competenze e la più ampia collaborazione tra le istituzioni ed i portatori di interesse” (p.

45).

Più sintetiche, ma dello stesso tenore, le raccomandazioni del secondo studio:

“Risulta, pertanto, importante indagare i determinanti dell'esposizione professionale, per definire le responsabilità legate alla presenza sul territorio della Provincia di Taranto di uno dei poli industriali più grandi d'Europa. Un'ultima considerazione è legata alla necessità di condurre adeguati approfondimenti epidemiologici sull'incidenza dei tumori esaminati, essendo i dati di mortalità riferiti ad esposizioni avvenute molti anni prima del decesso dell'individuo” (p. 9).

Ulteriore conferma di tali evidenze viene, infine, da una recente rielaborazione statistica dei dati relativi al triennio 1999-2001, pubblicata su una delle più importanti riviste nazionali di epidemiologia [trattasi del documento sopra specificato, sub 3)]… …, di cui ci pare utile riportare integralmente le conclusioni:

“ I risultati globalmente confermano le criticità osservate nella parte iniziale del lavoro, ma offrono altresì ulteriori spunti di riflessione. In particolare, dal momento che sono stati confermati nel sesso maschile gli eccessi per il tumore del polmone, della vescica e della pleura nell'area di Taranto, è verosimile ipotizzare che le esposizioni professionali che si realizzano nell'area industriale abbiano un ruolo rilevante. Come è noto, dopo l'abitudine al fumo di sigaretta, i più importanti fattori di ri-schio per tumore polmonare sono le esposizioni a inquinanti chimici di origine industriale, come gli idrocarburi policiclici aromatici, che, originano, tra l'altro, da processi di combustione come quelli che si determinano nella cokeria dello stabilimento ILVA di Taranto. Lo stesso discorso vale per il tumore alla vescica, ma ancora più incontestabile è l'associazione tra mesotelioma pleurico ed esposizione all’amianto.

Nella città di Taranto, oltre ai vasti insediamenti industriali dove è facilmente presumibile che l'amianto sia stato ampiamente utilizzato in passato, si trovano i cantieri navali, siti in cui l'esposizione ad amianto è stata ben documentata.

Per quanto riguarda il linfoma non Hodgkin, in eccesso in entrambi i sessi, appare verosimile chiamare in causa le imponenti emissioni di diossine che originano dall’impianto di agglomerazione dello stabilimento siderurgico, responsabile nel 2005 - sulla base delle dichiarazioni della stessa azienda - del 93% delle emissioni globali in Italia di questi inquinanti e oggetto nel 2007 di una campagna di rilevazioni di parte di ARPA Puglia che ha evidenziato valori largamente più elevati degli standard adottati a livello europeo. Più complicata appare l'interpretazione degli eccessi, sia negli uomini sia nelle donne, del tumore dell'encefalo registrati in un comune a nord di Taranto e confermati anche dopo aver considerato l'indice di deprivazione socio-economico. Le prove riportate in letteratura circa l'associazione con fattori di rischio ambientali e occupazionali e che riguardano pesticidi impiegati in agricoltura, formaldeide, cloruro di vinile monomero, campi elettrici e magnetici a bassa e/o alta frequenza non sono conclusive. Tali risultati sono senz'altro meritevoli di specifico approfondimento soprattutto in relazione ai diversi istotipi rilevati” (p. 42-44).

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7. – La perizia medico-epidemiologica svolta in sede di incidente probatorio.

Inequivocabili ed inquietanti, poi, sono gli esiti delle indagini medico-epidemiologiche svolte dal