• Non ci sono risultati.

L’evasione fiscale come affrontarla

Con l’analisi precedente si è visto come una variazione dell’aliquota, della sanzione o della probabilità impattino sulle scelte dei contribuenti, due ora sono le domande che ci

possiamo porre: quanto l’evasione è ideale per la comunità e quanto gli strumenti di contrasto all’evasione fiscale incidano sui costi.

Per quanto riguarda la prima domanda, in precedenza si è considerata la scelta ottimale dal punto di vista del singolo individuo, ora consideriamo la scelta ottimale dal punto di vista della comunità. Se ci si pone in questa ottica la risposta potrebbe sembrare banale: l’evasione fiscale è illegale e dovrebbe essere eliminata. Tuttavia non è possibile ignorare i costi che si devono sostenere per eliminare l’evasione, in quanto a lungo andare le risorse impiegate in questa attività di contrasto potrebbero superare i benefici prodotti da tale attività. Quindi si potrebbe suggerire che l’anti-evasione ottimale si verifica quando i costi marginali del ridurre l’evasione equivalgono ai benefici marginali.

Per quanto riguarda i benefici marginali, gli utili della riduzione delle tasse sono i gettiti fiscali che vengono recuperati. Per esempio, l’agenzia delle entrate ha dichiarato che nel 1981 il rendimento del lavoro investigativo è stato £92,000 per funzionario (Pyle 1989), questa somma supererebbe di molto i costi di un investigatore fiscale. Skinner e Slemrod (1985) citano le stime del commissario dell’agenzia delle entrate per indicare che ogni dollaro extra delle risorse dell’agenzia potrebbe portare più di 10 dollari in gettito fiscale. Se il vantaggio marginale dell’evasione fiscale è un ulteriore gettito fiscale e il costo marginale è il costo di ulteriori ispezioni fiscali, c’è ragione di dire che c’è stato un sotto investimento. Seguendo questa interpretazione nascono due problemi. C’è ragione di dubitare che l’evasione fiscale riduca il gettito in modo aritmetico e, c’è ragione di chiedersi se il reddito recuperato dalla politica anti-evasione sia o meno un riflesso dei benefici di tale politica. Il gettito potrebbe essere considerato come un trasferimento piuttosto che un costo per la comunità, tuttavia utilizzare il gettito fiscale non recuperato come indicatore del costo sociale potrebbe essere discutibile. Collard (1989) afferma che la verifica fiscale è spinta fino al punto in cui il costo marginale di investigazione è uguale al gettito fiscale marginale, ma mette in dubbio se debba non essere all’altezza di questo livello perché i costi di indagine sono reali mentre la tassazione è semplicemente un trasferimento.

Quindi se il gettito fiscale è un trasferimento i possibili benefici potrebbero essere (Pyle (1989)):

 prodotto: l’evasione fiscale riduce il prodotto? Da una parte, la perdita nelle entrate potrebbe significare che c’è una minor spesa pubblica e una conseguente perdita di occupazione, ma contro ciò c'è la tesi “lato dell'offerta” che sostiene che la tassa agisca come un disincentivo. Se le tasse sono un disincentivo per il lavoro, allora il prodotto dell’economia, formale e informale, potrebbe essere maggiore al punto che alcuni contribuenti non siano dissuasi dal lavoro;

 patrimonio netto: alcuni autori sembrano sottintendere che economia sommersa significhi che una parte del gettito fiscale vada persa per sempre. Tuttavia, se tutti i contribuenti evadessero di una certa percentuale, le autorità fiscali potrebbero semplicemente alzare le passività fiscali per un importo tale che, quando si verifica una certa percentuale di evasione, il valore necessario di gettito fiscale viene alzato. Quindi nessuno guadagnerebbe sia intermini relativi che assoluti rispetto ad un mondo di non evasione. Tuttavia non tutti desiderano o sono capaci di evadere le tasse nella stessa percentuale. C’è poi una perdita di patrimonio netto, in quanto l’abilità di evadere è distribuita in maniera arbitraria nella società; l’abilità di evadere dipende dall’opportunità;

 cattiva assegnazione delle risorse: l’evasione fiscale influisce sull’assegnazione delle risorse, mentre l’effetto di ridurre il disincentivo al lavoro potrebbe essere positivo. Se i mercati sono competitivi il prodotto marginale del lavoro e la mobilità dei capitale è equalizzato in diversi settori dell'economia, se queste risorse possono muoversi liberamente da un settore all'altro. Tuttavia, se è difficile muoversi verso l’economia sommersa, il rendimento lordo del lavoro e del capitale nel settore tassato può superare il rendimento nell'economia sommersa;

 errori nell’informazione: si discute il fatto che la continua esistenza di evasione fiscale alteri la politica macroeconomica perché l’evasione fiscale distorce l’informazione. Per esempio, il governo potrebbe utilizzare statistiche ufficiali per capire che c’è un livello preoccupante di disoccupazione, quando, in realtà, molti dei cosiddetti ‘disoccupati’ lavorano nell’economia sommersa;

 moralità fiscale: con la crescita dell’evasione gli individui potrebbero desiderare di prendere parte a qualche altra attività illegale. Questo potrebbe aumentare i reati e i costi per far rispettare la legge. Sono i poteri coercitivi dell’autorità

fiscale che precludono il free riding. Se i loro poteri smettono di essere coercitivi, riemerge la prospettiva di un fallimento del mercato;

 carico eccessivo del contribuente: Yitzhaki (1987) sostiene che l’evasione fiscale crea un carico eccessivo. Questo nasce dal fatto che se il governo garantisse un pagamento fiscale pari alla tassa e alla sanzione attesa sul reddito evaso, allora ad un individuo avverso al rischio converrebbe avere un reddito post-tassa con assoluta certezza di non eludere l'imposta sul reddito.

Mentre per quanto riguarda i costi marginali di anti-evasione, saranno ridotti al minimo sei si fa il miglior uso degli strumenti di contrasto all’evasione.

Per rispondere alla seconda domanda è necessario capire come dovrebbe essere strutturata la politica anti-evasione. Secondo Allingham e Sandmo (1972) utilità attesa da un contribuente è la seguente:

EU = (1 - p)U(Y - tD) + pU(Y – tD – F [Y - D])

Da questa equazione è possibile affermare che l’evasione conviene se quando D=Y, ossia quando il contribuente è onesto, l’utilità marginale attesa rispetto ai cambiamenti di D è negativa; questo significa che riducendo D, il reddito dichiarato, l’utilità attesa aumenterà, e quindi il contribuente è portato ad evadere.

Perché ciò accada è necessario:

Fp < t

Ossia è necessario che la sanzione attesa dall’ evasione sia inferiore dell’imposta, allora per evitare che il contribuente evada è necessario garantire che

Fp > t.

Ci sono molte combinazioni di p e F che soddisfano il prerequisito che pF > t, è possibile aumentare p o F. Se sia p che F impediscono l’evasione, la strategia più appropriata potrebbe sembrare quella di aumentare F. In quanto aumentare p richiede il sostenimento di costi, come le ispezioni fiscali, mentre aumentare F è meno costoso. Tuttavia non è sempre possibile aumentare le sanzioni per poter contrastare l’evasione fiscale, in quanto è necessario che le sanzioni siano sempre adeguate al reato, anche se dovesse servire a scoraggiare altri dal seguire lo stesso percorso. Inoltre è necessario preservare la deterrenza marginale, le sanzioni devono aumentare con l’aumentare del crimine, altrimenti i contribuenti sono portati ad evadere ancora di più, in quanto se tanto c’è il rischio di essere sanzionati meglio evadere di più che meno.

L’obiettivo delle autorità deve essere quello di minimizzare i costi per scoraggiare l’evasione e questo significa scegliere la combinazione meno costosa degli strumenti per tale politica. Se ciò viene raggiunto, è allora possibile considerare i costi marginali sociali della politica anti-evasione. Questi saranno equivalenti ai vantaggi marginali sociali per poter determinare il livello ottimale di evasione fiscale.