• Non ci sono risultati.

Il recupero dell’evasione fiscale

Il recupero dell’evasione rappresenta tutte le somme assicurate all’erario a seguito di un adempimento degli obblighi fiscali allora, si può parlare di recupero del tax gap, in questo caso a tale recupero concorrano anche gli interventi posti per ovviare o prevenire il mancato gettito causato da errori nella compilazione delle dichiarazioni.

Mentre il recupero dell’evasione in senso stretto si riferisce ad una parte del tax gap imputabile ai comportamenti intenzionali posti in essere per ridurre la capacità contributiva. A tal riguardo ci sono due interpretazioni: una restrittiva e l’altra estensiva:

 l’interpretazione restrittiva identifica il recupero di somme derivanti da attività di accertamento e controllo;

 l’interpretazione estensiva definisce il recupero fiscale come “la somma dei proventi derivanti da attività di accertamento e controllo più l’extra-gettito da adempimento spontaneo derivante da un miglioramento della compliance dei contribuenti”(MEF (2013)).

Il fisco fa ricorso alla definizione estensiva del recupero fiscale e per raggiungere tale obbiettivo deve mettere in atto un’attività deterrente per contrastare l’evasione fiscale. Tuttavia misurare questa attività non è semplice, in quanto dai comportamenti dei contribuenti si devono eliminare tutti quegli aspetti ambientali che potrebbero creare distorsioni. Anche l’effetto deterrente può essere scomposto in due:

 effetto diretto: è dato dalla variazione della compliance di un contribuente che ha subito un controllo;

 effetto indiretto: è il cambiamento di atteggiamento dei contribuenti dovuto all’attività di controllo esercita sui contribuenti non controllati.

In riferimento a questi due effetti, negli ultimi anni, l’Agenzia delle Entrate e il Dipartimento delle Finanze stanno conducendo degli studi sperimentali.

In riferimento alla deterrenza diretta, l’Agenzia delle Entrate ed il Dipartimento delle Finanze hanno avviato degli studi prendendo a riferimento un campione di imprese individuali. L’obiettivo dello studio è quello di verificare se con la presenza attiva del fisco, il comportamento dei contribuenti varia in modo significativo e positivo, ossia in termini di maggiore compliance. I risultati di questo studio rientrano nell’ambito delle analisi di policy evaluation.

L’Agenzia delle Entrate ha esaminato un campione costituito dalle dichiarazioni fiscali delle ditte individuali con almeno una partita IVA attiva negli anni d’imposta dal 2004 al 2009. Il campione è costituito da 188.614 unità. I controlli riguardano l’anno in cui le ditte sono soggetto all’attenzione del fisco. Le azioni di contrasto all’evasione sono distinte in due gruppi:

 Accertamento: fa riferimento agli Accertamenti Unificati e Studi di Settore;  Verifiche ed Accessi: riguardano gli Atti di Contestazione, Atti di Recupero

Crediti, Verifiche, Accessi Mirati, Accessi Brevi, Altri Accessi e Verifiche. E’ necessario stimare quale sia l’impatto sulla dichiarazione dei redditi dei contribuenti dopo essere stati oggetto di un’attività di controllo, questo deve essere effettuato al fine di determinare la tax compliance. Tuttavia, a causa dell’effetto ciclico il quale influenza la variabile dell’imponibile dichiarato indipendentemente dalla compliance, la differenza tra i valori osservati prima e dopo l’intervento delle autorità, non da una visione esatta sulla variazione della tax compliance.

Nello studio effettuato, si individuano due gruppi di contribuenti: il primo gruppo è costituito dalle unità target dell’Amministrazione che sono sottoposte ad attività di accertamento controllo (i “trattati”); il secondo gruppo è costituito da tutti quei contribuenti che non hanno subito nessun tipo di controllo (i “non trattati”).

E’ necessario fare un confronto dei dati ottenuti dalle dichiarazioni dei redditi dei soggetti trattatiti rispetto ai contribuenti non trattati, e per fare ciò si fa ricorso al metodo econometrico Difference-in-Differences (DID). Da tale analisi emerge che i due gruppi , senza l’attuazione del controllo amministrativo, hanno la medesima dinamica temporale della base imponibile dichiarata.

I risultati ottenuti, mostrano che nel biennio 2006-2007 che i contribuenti a seguito della percezione dei controlli hanno avuto un miglioramento della propensione all’adempimento diretto. Nei due bienni successivi, la percezione è negativa, in quanto

si assiste a un andamento decrescente dell’effetto dei controlli fiscali sulla tax compliance. Nell’ultimo biennio si è verificato l’aumento dell’effetto di deterrenza. Dalla ricerca si può capire come il tasso di crescita della base imponibile converga a zero dopo due anni dal controllo fiscale. Lo studio condotto sull’effetto di deterrenza indiretto fa riferimento al modello econometrico, basato sulla serie storica della propensione al gap nella base dell’IVA, il modello presenta dei limiti dovuti al ristretto numero di informazioni a disposizione. Sulla base della letteratura esistente e sull’evidenza empirica disponibile, si distinguono due variabili: quelle di contesto, cioè non direttamente governabili dall’Agenzia delle Entrate, e quelle di intervento.

Le variabili di contesto sono:

 indicatore di ciclo economico (CE): PIL effettivo/PIL potenziale;

 pressione fiscale effettiva (PFE): entrate fiscali al netto dei condoni/PIL emerso;  condoni e sanatorie fiscali (CS): è il rapporto tra le entrate riferite al condono ed

il PIL osservato nei 4 anni successivi;

 variabile dummy (D) compresa tra 0 ed 1, questa serve per evidenziare eventuali modifiche normative.

Mentre le variabili di intervento sono:

 azione di contrasto (ACC): è il rapporto tra le somme riscosse grazie all’attività di prevenzione e contrasto e il tax gap totale;

 revisioni Studi di Settore (SS): è una variabile quantitativa che garantisce la revisione degli studi di settore;

Questo metodo ha dato risultati positivi, individuando la capacità di adattare il modello alla realtà. Dallo studio si rileva una coerenza con la teoria economica.

L’adempimento degli obblighi può essere favorito diminuendo la pressione fiscale, anche se questo non determina una correlazione diretta tra il tasso di evasione e pressione fiscale.(MEF(2013), pag 76-79).