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Evoluzione della sperimentazione: la Cl@sse 2

In seguito ai finanziamenti del Piano Nazionale Agenda Digitale, nell’anno scolastico 2014/15, abbiamo avviato in una classe prima la mede- sima sperimentazione, ma supportata dalla tecnologia in rapporto one-to-

l’immediatezza di utilizzo e di condivisione dei contenuti; il progetto ha coinvolto tutto il Consiglio di Classe, che è stato opportunamente formato, sia dal punto di vista tecnico che metodologico.

Il cuore della sperimentazione continua a essere la didattica del flip

teaching, ma certamente facilitata, nelle diverse fasi del lavoro didatti- co, dalla presenza dello strumento digitale e della connessione alla rete. In questo ambiente di apprendimento, gli obiettivi si ampliano, includendo lo sviluppo delle competenze digitali, l’acquisizione delle life-skills necessarie per affrontare la società dell’informazione (Ranieri, 2011, 24), la capacità di condividere materiali e di creare sintesi e prodotti multimediali, che an- dranno a costituire l’e-portfolio di ogni allievo.

La classe è stata dotata di una piattaforma Moodle, appositamente stu- diata per ospitare i singoli corsi delle discipline, un’area è riservata alla formazione dei docenti e uno spazio è dedicato ai progetti interdisciplinari; inoltre vi è un account condiviso su Google Drive.

Per comunicare l’esperienza all’esterno, è stato aperto un blog di classe, gestito dagli allievi, che racconta le attività più significative.

Gli iPad degli allievi e dei docenti sono stati configurati con alcune app utili per la didattica; in particolare un quaderno multimediale per gli ap- punti e la loro condivisione, app per creare mappe concettuali, video e pro- dotti multimediali, oltre alla Suite iLife. Ogni dispositivo è stato poi perso- nalizzato a seconda delle esigenze e inclinazioni di ciascun allievo; questo per tenere conto della creatività del singolo e per stimolare la libera espres- sione di sé.

Altrettanto libera la scelta di adozione e di acquisto dei libri di testo in formato cartaceo e/o digitale, sia per docenti che allievi.

Inizialmente, il Consiglio di Classe è stato formato all’uso operativo dell’iPad e delle sue principali applicazioni, in particolare quelle finalizza- te alla metodologia didattica del flip teaching, quali la costruzione ed edi- ting di video, app per organizzare contenuti e creare ambienti di apprendi- mento; è stato infatti necessario formare i docenti sulle potenzialità dello strumento, affinché possano sfruttarlo appieno, supportandone al massimo la didattica.

Per validare la nostra sperimentazione dal punto di vista scientifico e poter operare, al termine del quinquennio, una riflessione sulle competen- ze raggiunte dagli alunni con questa modalità di lavoro, abbiamo richiesto al prof. Cecchinato dell’Università di Padova, che si occupa in particolare degli aspetti pedagogici del flip teaching nell’apprendimento, di monitorare il nostro percorso e offrire un supporto metodologico. Riteniamo sia fonda- mentale che la sperimentazione, seppur circoscritta a singole realtà educa- tive e formative, sia documentata, validata e monitorata, per non vanifica- re il grande sforzo da parte dei docenti nel lavoro di ricerca metodologica

e di realizzazione di percorsi innovativi. Per questo motivo abbiamo scelto un ente esterno e autorevole, quale l’Università, nel guidarci lungo un cam- mino che riteniamo sia di grande responsabilità, soprattutto nei confronti degli allievi e delle loro famiglie, che credono in questo progetto come noi docenti che lo abbiamo ideato.

Conclusioni

Dopo circa 5-6 mesi di sperimentazione possiamo certamente condi- videre alcune riflessioni: per un docente occorre una forte motivazione al cambiamento nell’abbandonare, anche solo per qualche modulo del pro- gramma annuale, la propria metodologia di lavoro consolidata negli anni e “lanciarsi” a sperimentare nuove strategie d’apprendimento molto differen- ti sia nel “design” che nella valutazione e nella progettazione. Il corpo do- cente ha cercato, con entusiasmo e determinazione, di provare a sperimen- tare strumenti e strategie didattiche differenti, traendone forte motivazione.

Abbiamo dovuto superare alcuni ostacoli inevitabili e altri che, inaspet- tatamente, si sono presentati; questi ci hanno permesso di riflettere su mol- ti aspetti legati alla metodologia didattica che abbiamo deciso di sperimen- tare.

Innanzitutto, lo strumento iPad è tanto rivoluzionario e utile in una di- dattica di tipo laboratoriale, quanto distraente e di ostacolo nella didattica frontale. Questo consolida la tesi che si crea una nuova scuola solo parten- do da una profonda riflessione sulle metodologie didattiche e non è certo la presenza diffusa delle tecnologie in aula a cambiare la scuola, anche se queste possono essere altamente facilitanti, se inserite nel giusto contesto di cambiamento metodologico.

Inoltre, tutti i docenti hanno utilizzato, fin dall’inizio e con una certa fre- quenza, la modalità di apprendimento cooperativo per abituare gli allievi a lavorare in gruppo, ad assumersi responsabilità e compiti da portare a ter- mine, con precise scadenze da rispettare. Questo ha inevitabilmente ripro- posto il problema della valutazione del lavoro di gruppo, non solo rispetto al prodotto finito, ma anche in funzione delle modalità con cui ciascun ele- mento del gruppo ha contribuito al conseguimento dell’obiettivo finale.

Abbiamo cercato di guidare gli allievi in un processo di autovalutazio- ne e autocritica attraverso dei questionari guidati, al fine di permettere loro di far luce sui punti di forza e sulle criticità del lavoro eseguito in gruppo; gli allievi non sono abituati a tale processo, sia per scarsa capacità di ana- lisi, che per superficialità, che caratterizza, in particolare, la nostra utenza. Osservando il lavoro svolto con gli allievi nel nuovo ambiente facilitan- te e inclusivo, ci siamo resi conto che apparentemente sono stati sacrifica-

ti tempi utili per la didattica, intesa come trasmissione di contenuto (ad- destramento), a fronte di un lavoro per competenze, che ha consentito di produrre però apprendimento significativo (imparare ad imparare) e, grazie allo strumento digitale, lo sviluppo e il potenziamento delle capacità digi- tali e di comunicazione.

Infatti, tra gli obiettivi conclusivi del percorso di studi vi è l’acquisizio- ne di quella che Prensky definisce “saggezza digitale” intesa come obietti- vo educativo piuttosto che condizione connaturata all’essere nati nell’era di- gitale (Prensky, 2011, 62).

“Non penso che la tecnologia sia in sé saggia (anche se in futuro potreb- be esserlo) o che il pensiero umano non sia più necessario o importante. È l’interazione fra mente umana e tecnologia digitale che fa nascere il saggio digitale” (Prensky, 2010, 24).

La nostra ricerca proseguirà “tenendo gli occhi spalancati sui possibili danni del potenziamento così come sui suoi benefici” (Ibidem, 2009, 24) e faremo nostro l’augurio di Prensky: “avviamoci insieme e con i nostri col- leghi, studenti, insegnanti, genitori, verso la saggezza digitale del ventune- simo secolo” (Prensky, 2009, 24).

Bibliografia

Prensky M. (2010), “H. Sapiens Digitale: dagli Immigrati digitali e nativi digitali alla saggezza digitale”, TD-Tecnologie Didattiche, n. 50.

Ranieri M. (2011), Le insidie dell’ovvio. Tecnologie educative e critica della

retorica tecnocentrica, ETS, Pisa.

Presentazione degli autori

Francesca Alloatti – Docente di Matematica presso l’IIS Bosso Monti di To- rino. Interessata di didattica della matematica supportata dall’utilizzo delle nuove tecnologie, sperimenta dall’A.S. 2012/13 la metodologia didattica del- la Flipped Class.

Federica Viscusi – Docente di Lettere presso l’IIS Bosso Monti di Torino. Si interessa di didattica innovativa supportata dall’utilizzo delle nuove tecno- logie e sperimenta dall’A.S. 2012/13 la metodologia didattica della Flipped

Class.

alloatti@bossomonti.gov.it viscusi@bossomonti.gov.it

Didattica inclusiva, Flipped Classroom