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2.5.1: Evoluzione giurisprudenziale della materia.

Nel documento Intercettazioni e criminalità organizzata (pagine 101-105)

La Corte europea dei diritti dell’uomo, dopo aver sottolineato la necessità di regole chiare e dettagliate in materia intercettazioni, con la sentenza Zakharov c. Russia, risalente al

102 4 dicembre 2015, ha fornito importanti indicazioni sui requisiti

qualitativi e contenutistici della normativa in materia di intercettazioni. Per prima cosa, la Corte ha ribadito che il legislatore nazionale ha il compito di precisare l'ambito di applicazione di tali strumenti, consentendo così ai cittadini di conoscere le circostanze nelle quali le autorità pubbliche hanno il potere di ricorrervi. La Corte ha inoltre sottolineato che gli Stati non debbano indicare in modo esaustivo le specifiche ipotesi criminose che possono dar luogo ad intercettazioni, ma è sufficiente fornire alcuni dettagli sulla natura di tali reati. Alle autorità nazionali è inoltre lasciato il compito di determinare la durata delle intercettazioni, con l’unico limite costituito dall’esigenza di specificare il momento in cui il decreto autorizzativo perde la sua efficacia, le condizioni a cui è subordinata la sua rinnovazione e infine, le circostanze nelle quali l’attività di intercettazione deve cessare. In aggiunta, la Corte ha specificato che ogni legislazione interna debba contenere la previsione della immediata distruzione di tutti i dati chiaramente irrilevanti per lo scopo in funzione del quale sono stati ottenuti e che debba fornire indicazioni sulle circostanze nelle quali il contenuto delle intercettazioni possa essere conservato dopo la fine del processo. Questo ha suscitato preoccupazione, dato che la previsione legislativa lascia al giudice del dibattimento una illimitata discrezionalità sulla conservazione o distruzione dei dati usati come prove dopo la fine del processo. Sempre nella

103 sentenza Zakharov, la Corte europea ha precisato che

costituisce forma legittima di autorizzazione, l’attribuzione del suddetto potere ad una autorità non giudiziaria, purché sufficientemente indipendente dal potere esecutivo149 e che il provvedimento autorizzativo debba indicare chiaramente la specifica persona da porre sotto sorveglianza. Da tutto ciò si desume con chiarezza come non sia necessario che nel provvedimento autorizzativo delle intercettazioni siano stabiliti con precisione i luoghi in cui le stesse debbano svolgersi, purché ne venga identificato chiaramente il destinatario. Infatti, i due requisiti in questione, la specificità della persona da porre sotto sorveglianza e l'insieme dei luoghi rispetto ai quali viene ordinata l'intercettazione, sono alternativi tra di loro. Per questo motivo la tesi accolta dalla sentenza Musumeci, del 26 maggio 2015, in base alla quale il decreto autorizzativo delle intercettazioni ambientali deve necessariamente definire con precisione, a pena di inutilizzabilità, i luoghi nei quali esse dovranno essere espletate, appare del tutto isolata nella giurisprudenza di legittimità. Infatti, la giurisprudenza precedente ha sempre escluso, laddove non si tratti di luoghi di privata dimora150, la

149 La Corte ha specificato che la supervisione da parte di un organo non giudiziario può essere considerata compatibile con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, purché si parli di un organo indipendente dalle autorità che attuano la sorveglianza e dotato di sufficienti poteri, che permettano di esercitare un controllo continuo ed effettivo. Tale organo deve aver accesso a tutti i documenti rilevanti e tutti i soggetti coinvolti nelle attività di intercettazione hanno il compito di fornire ad esso tutto il materiale richiesto. Quest’ultimo ha il potere di far cessare e di porre rimedio alle violazioni compiute durante l’attività di captazione e deve svolgere un rilevante ruolo nella determinazione dei tempi e modi riguardanti la distruzione del materiale captato ottenuto illegalmente.

150 Cass. Sez. VI, 5 novembre 1999, n. 3541, Bembi, in C.E.D. Cass., n. 214972 in cui si stabilisce che l'intercettazione di comunicazioni tra presenti richiede l'indicazione dell'ambiente nel quale l'operazione deve avvenire solo quando si tratti di abitazioni o luoghi privati, secondo l'indicazione di cui all'art. 614 del codice penale.

104 necessità di una simile indicazione, ritenendo sufficiente

l’indicazione della tipologia di ambienti dove eseguire le intercettazioni. Dunque, nel caso in cui siano indicati i destinatari della captazione e la tipologia di ambienti in cui eseguirla, l'intercettazione rimane utilizzabile anche qualora venga effettuata in un altro luogo rientrante nella medesima categoria. In questa logica si inseriscono tutte quelle pronunce che hanno ritenuto adeguata l’indicazione di un luogo rientrante in una certa categoria, ai fini della utilizzabilità delle intercettazioni eseguite in altri luoghi ad essa riconducibili. Quindi, la necessità di specificare i luoghi nei quali verrà posta in essere l’intercettazione delle comunicazioni tra presenti è prescritta esclusivamente per le abitazioni e i luoghi di privata dimora, con esclusione del caso disciplinato dall'art. 13 d.l. 13 maggio 1991, n. 152, convertito con modifiche nella l. 12 luglio 1991, n. 203, a norma della quale è consentita, per i reati di criminalità organizzata, l’intercettazione nei luoghi di privata dimora, anche se non vi è motivo di ritenere che vi si stia svolgendo attività criminosa. Nonostante la sentenza Musumeci abbia aggiunto un elemento nuovo, la specifica indicazione del luogo di esecuzione della intercettazione ambientali, all’interno del decreto autorizzativo delle intercettazioni151, appare molto più coerente con il dettato

151 Peraltro costituisce un’interpretazione che non trova un fondamento all’interno della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, la quale, come precedentemente sottolineato, nella sentenza Zakharov c. Russia, ha indicato importanti precisazioni riguardo al contenuto dell’autorizzazione all'intercettazione, stabilendo che essa debba identificare chiaramente la specifica persona da porre sotto sorveglianza oppure la categoria di luoghi rispetto ai quali viene ordinata l'intercettazione, precisando come questi due elementi contenutistici siano alternativi tra di loro.

105 normativo seguire un’interpretazione che escluda la necessità

di indicare con precisione il luogo della captazione.

Nel documento Intercettazioni e criminalità organizzata (pagine 101-105)